MORTE DI ORLANDO E VENDETTA DI CARLO p.42 -La morte di Orlando è parte del poema con maggior tensione drammatica . Orlando sente venir meno le forze e, cosciente che la fine è vicina, si allontana dalla mischia per prepararsi in modo cristiano alla morte.: si distende sull’erba con lo sguardo rivolto verso i nemici, confessa a Dio i suoi peccati, gli offre il guanto in segno di sottomissione. i ricordi e le lacrime lo fanno pensare alla “dolce Francia”, alla sua stirpe, al suo signore Carlo. Questi elementi sono tipici dell’ideologia guerresca e feudale Nel momento della fine,Orlando è contemporaneamente l’eroe che incarna l’etica feudale e il martire cristiano. - La scena della morte di Orlando è scandita in vari momenti che si dispongono in una sequenza cronologica: – Orlando perde la vista: i sensi cominciano a venire meno, il protagonista capisce che la morte incombe; – preso da una sorta di furore, tenta di distruggere la spada e inveisce contro di essa: il simbolo del valore guerriero di Orlando non deve cadere in mano nemica; – mancando progressivamente le forze, Orlando si distende sotto un pino; si rassegna e attende il momento fatale; – guarda in direzione del nemico: questo gesto segna una cesura nella rappresentazione del dramma; Orlando ora è calmo, accetta l’idea della morte; – si pente dei peccati; chiede perdono a Dio e si affida al suo giudizio; – poi si abbandona ai ricordi e al pianto; – offre il guanto a Dio, cioè accetta la volontà divina: il gesto significa che Orlando chiede la protezione di Dio nelle stesse forme in cui il vassallo si pone sotto la protezione del suo signore, offrendogli in cambio i propri servigi; – Dio accetta il suo gesto e le sue preghiere, il suo guanto è raccolto dall’arcangelo Gabriele e la sua anima è quindi salva; gli arcangeli la portano direttamente in Paradiso. -Le lasse similari La narrazione non progredisce in modo lineare di lassa in lassa. La sintassi è dominata dalla paratassi; la ripresa in parallelo di espressioni e interi versi ed emistichi crea un effetto di amplificazione dei momentichiave e di lentezza nello svolgimento dell’azione. Ad esempio il venir meno delle forze che precede la morte è descritto in modo diverso in ciascuna lassa, ed è ricordato nel verso iniziale di ciascuna; si noti che varia solo la seconda parte del verso: – CLXX: Orlando sente che la vista ha perduto – CLXXIII: Orlando sente che la morte lo invade – CLXXIV: Orlando sente che il suo tempo è finito. Questa ripresa e questo ampliamento hanno come effetto espressivo un crescendo; la ripetizione della stessa formula (cioè di un gruppo di parole che ritorna nel testo sempre identico) all’inizio delle diverse lasse (anafora) fa della serie un blocco compatto e immediatamente identificabile per il pubblico. Questo modo di strutturare la narrazione, detto delle lasse similari, è stato accostato alla tecnica cinematografica dello zoom: lo scrittore sviluppa progressivamente l’azione, permettendo al pubblico di avvicinarsi con lentezza al nucleo narrativo, la morte dell’eroe. La morte di Orlando, grazie a questa tecnica, risulta potentemente amplificata: diviene un evento insieme catastrofico ed emblematico, disponendo ogni lettore ad identificarsi con l’eroe. Il discorso diretto Nel testo viene dato ampio spazio anche al discorso diretto. Orlando si rivolge: – dapprima alla sua spada, con la rievocazione delle battaglie vinte (lassa CLXX); – poi a Dio con il mea culpa (CLXXIV) e la preghiera per la propria anima (CLXXV). Il fluire dei ricordi (lassa CLXXV), cioè il momento in cui si manifesta la dimensione interiore del personaggio, non è affidato a un’effusione diretta di Orlando ma alla descrizione del narratore, come si conviene al genere epico. ESER 1 La spada, a cui é attribuito addirittura un nome, Durindarda, per evidenziarne l'importanza, é l’arma indistruttibile del più valoroso tra i 12 paladini di Carlo Magno, Orlando, cavaliere protagonista della Chanson de Roland. In punto di morte si preoccupa della sua preziosa e potente spada, che reputa preziosa perché contiene sacre reliquie per aver protezione in Battaglia e la ritiene anche indistruttibile. La spada, insieme al Corno, sono strumenti che caratterizzano la figura del Cavaliere medievale e dei valori e dell' onore per cui combatte. Infatti l'olifante è uno strumento che viene consegnato dall'imperatore Carlomagno poiché si tratta di un corno di straordinaria Potenza che gli viene detto di suonare solo in caso di estremo pericolo. Orlando non vuole che cadano nelle mani degli infedeli perché per lui questo è un motivo di disonore e va contro il codice cavalleresco lasciare la spada e suonare il corno significa cedere di fronte al nemico e consegnarli a chi è indegno di maneggiarli, venendo meno al proprio compito. Sí tratterebbe di non essere fedele al proprio Imperatore. ESER 2 Quando Orlando tende il guanto destro a Dio, si rimette nelle mani di Dio confessando le sue colpe con senso di sottomissione cavalleresca e omaggio a Dio. Dal cielo un esercito di angeli discende su di lui per portarlo in paradiso, essendosi lui dimostrato un perfetto Cristiano è un Fedele Paladino del Re Carlo Magno. ESER 3 Il senso del meraviglioso emerge in particolare nel 2458 quando risulta che la vendetta è benedetta da Dio e quando chiede che il sole si fermi e la notte non Cali in modo che l'esercito sia in grado di inseguire i nemici e un angelo fa in modo che il prodigio si compia: vedi penultima e ultima Lassa. ESER 4 La ripresa in parallelo di alcune espressioni sottolinea i momenti chiave e crea lentezza nell’azione. Ad esempio il venir meno delle forze che precede la morte è descritto in modo diverso in ciascuna lassa e è ricordato nel verso iniziale di ciascuna; si noti che varia solo la seconda parte del verso: "Carlo che ha barba canuta" (v.2308); "Carlo, che or ha la barba bianca" (v. 2334). – CLXX:2297 Orlando sente che la vista ha perduto – CLXXIII:2355 Orlando sente che la morte lo invade – CLXXIV: Orlando sente che il suo tempo è finito ESER 5 Il romanzo cavalleresco ha per protagonisti Cavalieri o personaggi della nobiltà feudale. Vi è molteplicità di vicende indipendenti tra loro, con elementi fantastici e non verosimili e viene esaltato un ideale di eroe cavaliere, difensore della Giustizia, al servizio di Dio e del suo sovrano. Il cavaliere é fedele nell'amore, nell'amicizia, nel rapporto di vassallaggio. È coraggioso, avventuroso, leale, guerriero saggio. Differentemente dall'epica antica, le figure femminili hanno ruolo centrale: la donna è strumento dell'amore, fonte di bontà e bellezza e permette la sua Rinascita morale, fulcro del mondo cavalleresco e Cortese. Sono romanzi Destinati alla società di corte e gli autori sono colti ESER 6 Le vicende delle epoche passate sono permeate da un tono leggendario e nella canzone a Carlo Magno vengono attribuite mentalità e usi che invece sono propri del secolo 11esimo e 12esimo. Soprattutto nel romanzo viene messo in luce lo spirito di guerra santa di Carlo Magno contro in musulmani, mente di fatto lui aveva ottimi rapporti con questi. La chanson de Roland si rifà a un fatto storico realmente accaduto nel 778 dopo Cristo quando l'esercito di Carlo Magno era di ritorno dai Pirenei da una spedizione contro gli Arabi. La retroguardia dove c'erano alcuni importanti personaggi di Corte veniva assalita e distrutta dai Baschi, popolazione della Spagna settentrionale. Verosimilmente nell’ imboscata di Roncisvalle perse la vita il conte Rolando quindi la Chanson de Roland ha un fondamento STORICO. Ma la vicenda narrata è rielaborata con tono leggendario. Carlo Magno sembrerebbe vivere lí 200 anni, mentre in realtà ne avrebbe avuti solo 36 e la campagna militare in Spagna non sarebbe durata 7 anni ma in pratica quattro e l'esercito di Carlo Magno di fatto fu sterminato dai Baschi e non dei Saraceni e il tradimento di Gano sarebbe inventato. ESER 7 A partire della fine del secolo scorso l'espressione guerra santa è stata di frequente citata con riferimento a terroristi fanatici di matrice islamica, responsabili di terribili attentati, che si presentano come promotori di una guerra santa contro l'Occidente con battaglie che colpiscono indiscriminatamente i civili. La guerra santa è però una questione molto antica, con radici nel messaggio originario dell'Islam, che ha poco a che fare con le tesi di queste organizzazioni terroristiche Di fatto si parla impropriamente di guerra santa di cui impropriamente riferendosi invece anche alle azioni violente del fondamentalismo che minaccia chiunque, in Europa, negli Stati Uniti e negli stessi paesi arabi, in nome di una guerra santa contro l'Occidente e i suoi alleati.. Il messaggio antico dell’islam include invece 2 aspetti. C’è sia uno sforzo spirituale di trasformazione di sé stessi ("grande jihad"),che consiste nella guerra che il musulmano combatte dentro di sé, contro i suoi istinti più materiali e le tentazioni di una vita pagana, senza fede. Ma comprende anche (piccolo jihad) l’azione armata che ha come obbiettivo l'espansione dell'Islam o la sua difesa: è in questo caso che si parla di guerra santa Generalmente si tende invece a far prevalere nel termine jihad il concetto di guerra santa contro gli infedeli, cioè quello dello strumento armato di difesa per la diffusione dell'Islam. Attualmente in molti paesi musulmani predomina un'interpretazione rigida delle scritture, focalizzata sull’azione difensiva esteriore più che su quella interiore. In un contesto di diffusa ostilità verso il mondo occidentale il terrorismo strumentalizza il linguaggio religioso e politico dell'Islam, promulgando tesi estremiste che cambiano radicalmente il senso enunciato dal Corano. Questo avviene per accentuare le contrapposizioni tra Occidente e Islam, impedendo una pacifica convivenza. Condivido la posizione del papa quando sostiene che mai il nome di Dio può giustificare la violenza solo la pace è santa. L’uomo deve riprendere in mano la propria storia con spirito critico e per conoscere obiettivamente e analizzare in modo costruttivo le vicende, le tendenze violenze, i crimini commessi e riconoscere il male presente nella propria storia, Come ha chiaramente scritto Umberto Eco in “le guerre sante , passione e ragione”, La Repubblica , 5 ottobre 2001, “ tutte le guerre di religione che hanno insanguinato il mondo per secoli sono nate da adesioni passionali a contrapposizioni semplicistiche, come Noi e gli Altri, buoni e cattivi, bianchi e neri. Se la cultura occidentale si è dimostrata feconda è anche perché si è sforzata di "sciogliere", alla luce dell'indagine e dello spirito critico, le semplificazioni dannose…bisogna ricordare che fa parte della cultura occidentale anche Hitler che bruciava i libri e condannava l'arte degenerata”