Agria disputa en el Congreso entre el Gobierno

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POLÍTICA 27
ACTUALIDAD A
EL CORREO
JUEVES, 20 DE SEPTIEMBRE DE 2007
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MARAGALL
Otro referéndum si
se cambia el Estatut
El ex presidente de la Generalitat, Pasqual Maragall,
apostó ayer por celebrar un
nuevo referéndum si el TC
modifica el Estatuto de
Autonomía que aprobaron
las Cortes y ratificaron los
ciudadanos catalanes. Asimismo, el ex dirigente reconoció que Cataluña se
metió «en un lío» al variar
el texto autonómico.
EN LEIOA
Comunidad de Trabajo
de los Pirineos
Juan José Ibarretxe participa esta mañana en el vizcaíno Palacio de Artaza
(Leioa) con, entre otros, el
presidente del Gobierno de
Navarra, Miguel Sanz, el
presidente de la Generalitat,
José Montilla, en una nueva cita de la Comunidad de
Trabajo de los Pirineos.
Mañana se sumará el vicepresidente catalán, CarodRovira, y se analizarán proyectos de transportes.
ARTUR MÁS
Dinero de 2007 para
peajes en Cataluña
El presidente de CiU, Artur
Mas, propuso ayer a la Generalitat destinar los 826 millones de euros adicionales que
recibirá de parte del Gobierno español, como complemento a los Presupuestos de
2007, a «reducir o eliminar»
los peajes en las autopistas
catalanas. El líder convergente tildó de «estafa» el pacto sobre inversiones entre el
PSOE y el Ejecutivo catalán.
Agria disputa en el Congreso
entre el Gobierno y el PP por el
uso de la bandera española
El PP adelanta su
programa para
coincidir con
el debate de
Presupuestos
De la Vega acusa de «prepotentes» a los populares, que
dicen ser los únicos que defienden la enseña y la ley
Mariano Rajoy ha puesto a trabajar a todas las instancias y
dirigentes del PP en la elaboración del proyecto de gobierno con el que se presentará a
las próximas elecciones generales. Su intención es acelerar
los preparativos para hacer
coincidir el lanzamiento del
documento programático con
el debate de los Presupuestos
Generales, que protagonizará
el líder popular y candidato a
la Presidencia del Gobierno
para representar una política
económica alternativa a la de
los socialistas.
En esta primera fase, se les
ha pedido a todos la aportación de documentos para confeccionar un balance de la gestión del Gobierno socialista en
esta legislatura, con la intención de abordar, posteriormente, el planteamiento de
propuestas de futuro.
La economía y las ofertas de
carácter social se han convertido en la prioridad del programa del PP que se lanzará
públicamente en la conferencia política prevista para la
última semana de octubre. En
este acto público, que contará
con la participación de representantes de los sectores sociales, sólo se van a plantear las
líneas generales del documento
programático para su posterior concreción y presentación
en una convocatoria pública
prevista para enero.
El PP defenderá en la tramitación del debate presupuestario la disminución de
las retenciones del IRPF a
partir del 1 de enero de 2008
para que los ciudadanos puedan disponer de mayor margen y hacer frente a la subida de los precios y las hipotecas. Este planteamiento se
enmarca en una oferta de
rebaja generalizada del IRPF,
inversamente proporcional
al nivel de renta de los asalariados.
M. I. COLPISA. MADRID
M. S. P. COLPISA. MADRID
El Gobierno y el Partido Popular se
enzarzaron ayer en el Congreso de
los Diputados en un nuevo rifirrafe dialéctico a costa de los símbolos
del Estado, en particular por la
defensa de la enseña española y la
Corona. Fue una discusión larga y
agria, en la que la vicepresidenta
María Teresa Fernández de la Vega
advirtió a los dirigentes del PP de
mostrar síntomas de «prepotencia»
y que éstos llevaron a los ciudadanos a darles «la espalda» en las últimas elecciones generales, mientras
el secretario general de los populares, Ángel Acebes, respondía con
exclamaciones como «lecciones de
democracia y de convivencia, ninguna a este partido».
Precisamente, Acebes encendió
la mecha de la polémica al acusar
al Ejecutivo de no garantizar la convivencia entre los españoles por no
hacer cumplir la ley de las banderas en algunos ayuntamientos y
otras instituciones oficiales y permitir la quema de las fotos de los
Reyes la pasada semana en Gerona. Incluso, aportó un par de datos.
Dijo que los delitos contra España
y la Corona se han «disparado» un
83% este año y que, por el contrario, durante la última legislatura
de José María Aznar fueron interpuestas más de veinte denuncias
contra instituciones vascas que no
cumplían la ley de banderas.
En ese sentido, el ‘número dos’
del Partido Popular reclamó el compromiso de la vicepresidenta para
ordenar «a partir de mañana» que
la enseña nacional ondee en todas
las instituciones y actuar contra
aquellas que hagan caso omiso.
Reprochó también a Fernández de
la Vega que los socialistas «gobiernen con quienes nos amenazan de
muerte y dan vivas a ETA», en referencia a los insultos de un miem-
CONGRESO. Fernández de la Vega, durante la sesión de ayer. / EFE
bro de ERC a los populares durante la pasada Diada en Barcelona.
La portavoz del Gobierno respondió que es, precisamente, el PP
el que «utiliza todos los símbolos»
del Estado y la lucha antiterrorista
«para provocar la confrontación
entre los españoles». Fernández de
la Vega aseguró que la formación
conservadora sólo busca causar
«miedo, zozobra y tensión» en la
ciudadanía con su «arrogancia,
imposición y prepotencia», tan alejada de la «convivencia» que pregona el Gobierno con su política de
«diálogo». La vicepresidenta declaró que esta palabra –diálogo– les
suena «a chino» a los populares, a
los que reprochó la utilización de
los símbolos, algo que «siempre en
la democracia ha estado al margen
de la confrontación política».
Acebes espetó a la vicepresidenta que el PP jamás gobernaría
con un grupo que amenazara al
PSOE y volvió al argumento de
los símbolos para señalar que su
partido es el único que «defiende
la bandera, la ley y la democracia». De la Vega, en su respuesta,
acusó al PP de no respetar la legislación y expuso como ejemplo la
petición de firmas para tratar de
convocar un referéndum ilegal
sobre el estatuto de Cataluña en
toda España.
CRISIS EN CIU
Unió pone límites a
la reforma de Mas
El secretario general de
Unió, Josep Maria Pelegrí,
advirtió ayer a su homólogo
del CDC, Artur Mas, de que
su grupo no quiere «compartir casa» con socialistas
e independentistas, por lo
que su proyecto de «ensanchar la base electoral» de CiU
debe tener límites.
HERNANI
Constituida la
comisión de presos
La comisión de presos del
Ayuntamiento de Hernani,
liderado por ANV, se constituyó ayer y acordó reunirse
de forma mensual. Estará
presidida por Idurre Lukas.
El radical acusado de quemar las
fotos de los Reyes declarará mañana
M. S. P. COLPISA. MADRID
Los Mossos d’Esquadra lograron
identificar a uno de los individuos
que hace una semana quemó cuatro fotografías de los Reyes en la
plaza del Ayuntamiento de Gerona por el color de las zapatillas
deportivas que llevaba y por su
cinturón, según consta en los atestados remitidos por la Policía
autonómica a la Audiencia Nacional.
Este independentista se llama
Jaume Roura Caparellas y declarará, probablemente mañana, ante
el juez de la Audiencia Nacional
Santiago Pedraz , imputado de un
delito de injurias graves a la más
alta representación del Estado, un
ilícito castigado con penas de entre
seis meses y dos años de cárcel. El
fiscal jefe de la Audiencia Nacional, Javier Zaragoza, presentó ayer
la denuncia, en la que pide que
Roura sea citado de manera
«urgente» como imputado.
Los informes que el lunes envió
a la Fiscalía la Consejería de Interior catalana revelan que Roura
fue identificado gracias al cotejo
de tres grabaciones, que el Ministerio Público quiere incorporar a
la causa. En las primeras imágenes se ve al manifestante, con la
cara descubierta, congregado con
el resto de los 400 independentistas que protestaban por la visita
del Monarca. Roura –señalan los
Mossos– viste de negro, con un lla-
mativo cinturón rojo y unas deportivas del mismo color con tres franjas blancas.
Otro individuo
Segundos después, una persona se
tapa el rostro con un pañuelo verde y prende fuego a las fotografías.
Su altura, complexión e indumentaria, con las llamativas zapatillas
rojas, le delatan. Otro individuo,
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Los Mossos le
identificaron
por el llamativo rojo
de sus zapatillas
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que la Policía autonómica asegura
no saber quién es, le acompaña y
rocía las imágenes con líquido inflamable.
La quema de los retratos de don
Juan Carlos y doña Sofía tuvo lugar
después de la lectura de un manifiesto en el que los congregados criticaron al Rey y profirieron gritos
como «¡Fuera el Borbón de Gerona!», «¡Los catalanes no tienen Rey!»
y «¡La Monarquía es ilegítima porque la restauró un dictador!». Luego, dos encapuchados vertieron un
líquido inflamable a un columna
de cartón en la que había cuatro
fotos bocabajo, tres del Rey y una
de los dos monarcas juntos.
Por otra parte, un centenar de
independentistas se concentraron
a última hora de ayer ante el Ayuntamiento de Girona para protestar
por la citacion a declarar de su compañero. La concentración se prolongó durante unos 20 minutos y se
gritaron las mismas consignas que
en las últimas manifestaciones.
Regió7
| Dijous, 20 de setembre del 2007
ARREU | 23
R CATALUNYA R
Pasqual Maragall diu que si el
Constitucional canvia l’Estatut
podria fer falta un nou referèndum
R DdeG/Barcelona
L’expresident de la Generalitat Pasqual Maragall va advertir
ahir que si la sentència del Tribunal Constitucional (TC) modifica l’Estatut els ciutadans catalans que van participar en el
referèndum podrien demanarne una repetició perquè «el que
van votar no és el que ha quedat
establert». Durant unes jornades sobre reformes estatutàries
al Parlament, Maragall va tornar a qüestionar el procés de reforma de l’Estatut: «ens hem posat en un embolic, ho hem de reconèixer», va assegurar l’expresident, que va insistir que amb
aquestes possibilitats obertes
–pendents de la resolució del
TC– «hi ha un problema d’equilibri democràtic».
En aquest sentit, Maragall va
indicar que «no seria bo» que se
sospités que el Govern o l’opinió pública han pogut influir en
la decisió de l’Alt Tribunal sobre l’Estatut. L’expresident es
va referir també als «pròxims
canvis» al TC, dels quals va dir
que damunt d’ells «recauen temors i sospites que no haurien de
produir-se en bona llei». Aquestes declaracions les va fer durant les XIV jornades de l’Associació Espanyola de Lletrats de
Parlaments, que tenen lloc fins
divendres al Parlament de Catalunya i que tracta de les reformes estatutàries i l’articulació
territorial i administrativa de
l’Estat espanyol.
Maragall, que va pronunciar
ARXIU
Pasqual Maragall
una conferència titulada «L’articulació territorial d’Espanya»,
va repassar el procés d’aprovació de l’Estatut i va augurar que
«algunes transferències que finalment no es van recollir en el
text, com l’aeroport i els paradors
nacionals, acabaran sent transferides». Això demostra, va dir,
que és «molt més important l’urpa i l’ambició dels governs i la societat civil que les grans lleis». Va
opinar, però que, «per descomptat, la Constitució algun dia haurà de tenir canvis» en la denominació de les autonomies o la
pertinença a Europa.
A propòsit de l’encaix de Catalunya a Espanya, Maragall va
dir que si dirigents com Rodrigo
Rato o Alberto Ruiz-Gallardón
dirigissin el PP potser seria possible una reforma de la Constitució on Catalunya fos titllada
de «comunitat nacional».
Unió avisa que no vol compartir casa
amb socialistes i independentistes
R EFE
R Barcelona
El secretari general d’Unió Democràtica de Catalunya, Josep
Maria Pelegrí, va advertir ahir al
secretari general de CDC, Artur
Mas, que els democratacristians
no poden ni volen «compartir casa» amb socialistes i independentistes, i que per això el seu projecte «d’eixamplar la base electoral»
convergent ha de tenir uns límits.
En declaracions a COM Ràdio,
Pelegrí va explicitar els recels
que ha despertat a les files d’Unió la iniciativa de Mas de refundar el catalanisme, apel·lant a
sectors de PSC i ERC a
col·laborar en el projecte.
«No podem compartir determinats plantejaments polítics en una
sola casa, en una sola trinxera política. Nosaltres tenim una ideologia des de fa més de 75 anys, tenim
una manera de pensar, un model
de societat determinat, que no és
compatible ni amb excomunistes,
ni amb marxistes, ni amb liberals»,
va sentenciar.
«Per tant, no podem compartir
en una sola casa aspectes que són
incompatibles amb la nostra ideologia», va insistir Pelegrí, que va
subratllar que a Unió «respectem
l’independentisme, però nosaltres
no som independentistes».
Pelegrí creu que Unió té «l’obligació» de llançar una «advertència» als seus socis de federació
davant el seu projecte de refundar el catalanisme, ja que la discussió interna a CDC pot portar
a desplaçar CiU de la «centralitat
El pla per reduir la contaminació evitarà
1.200 morts anuals a l’àrea metropolitana
R EFE/Barcelona
L’aplicació del pla per reduir la
contaminació atmosfèrica que ha
aprovat el govern català evitarà
unes 1.200 morts anuals a l’àrea
metropolitana de Barcelona, fet
que suposa el 4% dels gairebé
30.000 morts que es registren cada any en aquesta zona per causes naturals. Així ho constata un
estudi elaborat pel Centre d’Investigació en Epidemiologia
Ambiental (Creal) per encàrrec
dels departaments de Salut i Medi Ambient de la Generalitat,
amb l’objectiu d’avaluar els efectes sobre la salut que tindrà
aquest pla, que contempla, entre
altres mesures, la limitació a 80
quilòmetres per hora de la velocitat màxima en algunes vies ràpides de l’àrea conurbana de
Barcelona.
El director de l’informe, Nino
Künzli,va explicar ahir que la posada en marxa del pla, que defineix més de 73 actuacions encaminades a reduir, d’aquí a l’any
2010, les emissions de contami-
nants en 57 municipis en els quals
s’excedeixen els nivells màxims
de pol·lució establerts per la
Unió Europea –40 micrograms
per metre cúbic–, evitarà unes
1.200 morts a l’any. Això no obstant, en el cas que els nivells de
contaminació a l’àrea de Barcelona, que actualment són d’una
mitjana de 50 micrograms per
metre cúbic, es redueixin als límits establerts per l’Organització
Mundial de la Salut (OMS), situats en 20 micrograms per metre
cúbic, les morts que es podrien
evitar cada any s’elevarien a
3.500.
En aquest sentit, l’estudi demostra que la millora de la quali-
Barcelona encapçala la
classificació mundial de
ciutats amb una major
concentració de partícules
en suspensió inhalables
tat de l’aire comporta un benefici
clar per a la salut i que «val la pena invertir temps, energia i diners»
per reduir la contaminació atmosfèrica, segons va destacar Nino Künzli. I és que Barcelona es
troba al capdavant de la «desafortunada» classificació mundial de
ciutats amb una major concentració de partícules en suspensió
inhalables, per damunt, fins i tot,
d’urbs com Ciutat de Mèxic, Berlín, Milà, Los Angeles o Tòquio.
Segons l’estudi de Creal, el
compliment dels nivells màxims
de pol·lució fixats per la UE no
només estalviaria més d’un miler
de morts anuals, sinó que augmentaria en uns cinc mesos l’esperança de vida de la població.
Rebaixar a 40 micrograms per
m3 els nivells de contaminació
evitaria també unes 600 hospitalitzacions relacionades amb malalties cardiorespiratòries, uns
1.900 casos de bronquitis crònica
en adults, uns 12.100 casos de
bronquitis aguda en nens i 18.700
atacs d’asma anuals.
ARXIU MARTA PICH
Josep Maria Pelegrí, secretari general d’UDC
política». «Podem eixamplar la
nostra base electoral, per descomptat que sí, però si això comporta assumir plantejaments que
Unió no pot ni vol assumir, no serà
possible continuar com fins ara»,
va alertar.
D’altra banda, Pelegrí va transmetre que en el si d’Unió continua el malestar pel comunicat
emès abans-d’ahir per la cúpula
de CDC,en el qual emplaçava els
democratacristians a no airejar
en públic les discrepàncies entre
els dos partits perquè «avorrei-
xen» la gent, i els instava a posarse a treballar. «No ho hem paït
gaire bé; primer perquè no respon
a la realitat i segon perquè no hi ha
ningú que pugui posar en dubte la
nostra capacitat ni la nostra voluntat de treballar per al país», va
protestar Pelegrí.
Segons el secretari general d’Unió Democràtica de Catalunya
(UDC),«aquesta crida que ens ha
fet el soci de federació no respon a
la realitat. Pot ser més una fugida
cap endavant que no pas una crítica real».
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JUEVES 20 DE SEPTIEMBRE DEL 2007
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HOY
NACIONAL I 26 I
INTERNACIONAL I 31 I
Detenida una mujer por degollar a su hija
de seis años en Gerona
Los McCann contratan al abogado del único
acusado del atentado de Omagh
Gobierno y PP
se enzarzan en
el Congreso en
el debate por los
símbolos del Estado
M. S.-P. MADRID
El Gobierno y el Partido Popular se enzarzaron ayer en el
Congreso de los Diputados en
un nuevo rifirrafe dialéctico
a costa de los símbolos del
Estado, en particular por la
bandera española y la Corona.
Ángel Acebes, encendió la
mecha al acusar a María Teresa Fernández de la Vega, de no
garantizar la convivencia entre
los españoles por no hacer cumplir la ley de las banderas y permitir la quema de las fotos de
los Reyes. El 'número dos' del
Partido Popular reprochó a Fernández de la Vega que los socialistas «gobiernen con quienes
nos amenazan de muerte y dan
vivas a ETA» en referencia a
los insultos y coacciones de un
miembro de ERC a los ‘populares’ durante la pasada ‘Diad’'
en Barcelona.
La vicepresidenta respondió
al PP que es el partido de oposición el que «utiliza todos los
símbolos» del Estado y la lucha
antiterrorista «para provocar
la confrontación entre los españoles». Fernández de la Vega
aseguró que el Partido Popular
sólo busca causar «miedo, zozobra y tensión» en la ciudadanía
con su «arrogancia, imposición
y prepotencia», tan alejada de
la «convivencia» que, en su opinión, pregona el Gobierno con
su política de «diálogo».
Acebes, que espetó a la vicepresidenta que el PP jamás
gobernaría con un partido que
amenazara al PSOE, volvió al
argumento de los símbolos
para señalar que su partido es
el único que «defiende la bandera, la ley y la democracia».
Maragall apuesta
por celebrar otro
referéndum si el
Constitucional
cambia el ‘Estatut’
La Policía identificó a la persona
que quemó las fotos de los Reyes
por el color de sus zapatillas
Alonso da por
superados los
problemas del
Ejército para
captar soldados
Jaume Roura declarará mañana ante
el juez Pedraz al ser acusado
de injurias a la Corona
El ministro de Defensa, José
Antonio Alonso , dio ayer por
superadas las dificultades de
las Fuerzas Armadas para
reclutar soldados, un problema que arrastraban desde la
creación del Ejército profesional y que llegó a afectar a
la capacidad de algunas unidades, sobre todo de la Armada. El ministro resaltó que, en
el capítulo de personal, los
ejércitos tienen hoy sus «necesidades cubiertas».
En una entrevista a Punto
Radio, Alonso explicó que el
Ejército profesional «está funcionando» a pesar del «problema de reclutamiento» que
los socialistas se encontraron
al llegar al Gobierno. Citó las
subidas de sueldos de los militares que aprobó su antecesor,
José Bono, y las medidas
impulsadas para mejorar la
calidad de vida de los uniformados, entre las iniciativas
que han contribuido a hacer
que «la curva descendente se
haya invertido».
El responsable de Defensa
insistió en que «nunca las
Fuerzas Armadas han estado
mejor, en toda su historia, que
en estos momentos» a «ningún
nivel».
España cuenta, explicó, con
unos ejércitos «más organizados», «mejor dotados», con
«más recursos» y «mayor operatividad» que hace treinta
años, cuando «no podían salir
al exterior» por no ser «creíbles».
«Hemos mejorado mucho y
este Gobierno tiene bastante
que ver», recalcó.
M. S.-P. MADRID
Los Mossos d'Esquadra identificaron a uno de los individuos que
el jueves de la pasada semana quemó cuatro fotografías de los Reyes
en la plaza del Ayuntamiento de
Gerona por el color de sus zapatillas deportivas y por su cinturón,
según consta en los atestados
remitidos por la policía autonómica a la Audiencia Nacional.
El independentista identificado se llama Jaume Roura Caparellas y declarará, probablemente mañana viernes, ante el juez de
la Audiencia Nacional, Santiago
Pedraz. La quema de fotografías
del rey Juan Carlos y la reina
Sofía podría ser constitutiva,
según la Fiscalía, de un delito contra la Corona en su modalidad de
injurias graves a los Reyes de
España previsto y penado con
penas de entre seis meses y dos
años de cárcel.
El magistrado, al que le fue
asignado el caso por reparto ayer
mismo, se pondrá en comunicación con los Mossos d’Esquadra
para solicitar que sea localizado
con objeto de hacerle llegar la citación de comparecencia en las
dependencias judiciales para
declarar sobre estos hechos.
El fiscal jefe de la Audiencia
Nacional, Javier Zaragoza, presentó ayer miércoles una denuncia, en la que pide que Roura sea
Los informes que el pasado
lunes envió a la Fiscalía la Consejería de Interior catalana revelan que Roura fue identificado gracias al cotejo de tres grabaciones
de video, que el Ministerio Público quiere incorporar a la causa.
En las primeras imágenes se ve
al manifestante, con la cara descubierta, congregado con el resto
de los 400 independentistas que
protestaban por la visita del
Monarca. Roura –señalan los Mossos– viste de negro, con un llamativo cinturón rojo y unas
deportivas del mismo color con
tres franjas blancas. Segundos después, una persona se tapa el rostro con un pañuelo verde y prende fuego a las fotografías.
Las zapatillas rojas
Santiago Pedraz. / HOY
citado ante el juez de manera
«urgente» como imputado. El
escrito precisa que las circunstancias de tal acción se produjeron «con la única finalidad de
menoscabar y lesionar la dignidad institucional de la más alta
representación del Estado».
No obstante, fuentes fiscales
explicaron que el Ministerio
Público no tiene previsto incoar
nuevas diligencias contra las personas que se manifestaron en apoyo de los autores de la quema de
las fotografías.
Su altura, complexión e indumentaria, con las llamativas zapatillas rojas, le delatan. Otro individuo, que los Mossos aseguran
no saber quién, le acompaña y
rocía las imágenes con líquido
inflamable.
La quema de los retratos tuvo
lugar después de la lectura de un
manifiesto en el que los congregados criticaron al Rey y profirieron gritos como «¡Fuera el Borbón de Gerona!», «¡Los catalanes
no tienen Rey!» o «¡La Monarquía
es ilegítima porque la restauró un
dictador!».
Luego, dos encapuchados vertieron un líquido inflamable a una
columna de cartón en la que había
cuatro fotos boca abajo, tres del
Rey y una de los dos monarcas
juntos. Tras la quema, los Mossos
impidieron que los manifestantes
llegaran a las cercanías del recinto donde se encontraban los Reyes.
Las tropas
españolas
participan en la
limpieza de minas
al sur del Líbano
Detenido por
participar en actos
de violencia
callejera
P. SOTO BARCELONA
El ex presidente de la Generalitat, Pasqual Maragall, afirmó ayer en Barcelona que
Cataluña se metió «en un lío»
con el nuevo Estatuto de Autonomía y apostó por celebrar
otro referéndum si el Tribunal Constitucional modifica el
texto que aprobaron las Cortes y ratificaron los ciudadanos catalanes.
Maragall, que pronunció
una conferencia titulada ‘La
articulación territorial de
España’, señaló que «hay un
problema» y «no sería bueno»
que existan «temores y sospechas» de que el Gobierno central o la opinión pública española han podido influir en la
decisión del Constitucional.
C. CALVAR MADRID
EFE JIAM
La ‘Ertzaintza’ detuvo ayer por la
mañana en la localidad alavesa de
Llodio a Oier Amorrortu, alias
‘Ajo’ (según confirmó ‘Askatasuna’), de 29 años, acusado de participar en actos de violencia callejera cometidos durante los últimos meses en la provincia.
En concreto, la ‘Ertzaintza’ le
acusa de participar en la colocación de un artefacto explosivo
casero, en un cajero de una entidad bancaria de Llodio el pasado
febrero, artefacto que no llegó a
explotar. Además se investiga su
implicación en otros actos similares en Álava durante los últimos
meses. El detenido posee un amplio historial delictivo por desórdenes públicos.
La Ertzaintza introduce en un coche al detenido. / A. ALDAI.-EFE
El contingente español de la
Fuerza Provisional de las
Naciones Unidas en el Líbano
(FPNUL) ha limpiado unos
3.000 metros cuadrados de
minas supuestamente colocadas durante la guerra no declarada del año pasado de Israel
contra el Líbano.
Los uniformados enseñaron
ayer sus métodos de trabajo en
un acto para la prensa en el
sur del país. La limpieza fue
llevada a cabo durante una
semana y culminará en dos
meses.
Un total de 1.100 militares,
la mayoría de la Brigada Extremadura XI, procederán al
relevo en el Líbano el próximo
mes de noviembre.
18 LA VANGUARDIA
P O L Í T I C A
JUEVES, 20 SEPTIEMBRE 2007
Maragall justifica que
se repita el referéndum
si el Constitucional
recorta el Estatut
El grupo de CiU
en el Parlament se
esfuerza para que
la crisis de la
cúpula no le afecte
JOSEP GISBERT
El ex president reitera que la reforma del
texto ha supuesto “meterse en un lío”
El ex president Pasqual Maragall advirtió ayer de las graves consecuencias de una lectura restrictiva del Tribunal
Constitucional sobre el Estatut. Entre ellas, señaló que los
catalanes podrían pedir que se
repita el referéndum.
IÑAKI ELLAKURÍA
BARCELONA. – La amenaza de
una interpretación restrictiva del
Estatut por el Tribunal Constitucional intranquiliza a la clase política
catalana que, en su mayoría, considera que podría situar al país en un
callejón sin salida. Ante este horizonte, han sido varios los dirigentes
que han advertido de las consecuencias de un recorte del texto. Ayer llegó una de las advertencias más significativas por proceder del principal
propulsor de la reforma estatutaria,
el ex president Pasqual Maragall. Este avisó de que, en caso de que haya
una sentencia contraria al Estatut,
sería “lógico que cualquier ciudadano catalán que hubiese votado el Estatut pudiera pedir la repetición del
referéndum arguyendo que lo que
votó no fue lo que ha quedado establecido”.
Para Maragall, los catalanes po-
drían decir: “Yo fui a votar un texto
que unos señores han modificado,
no es lo que yo refrendé. Que se me
devuelva el voto o la posibilidad de
votar”. Una situación que a su juicio sería todo “un contrasentido”.
Maragall, que se prodiga en actos
públicos desde que dejó de ser presidente de la Generalitat, hizo estas
declaraciones en una conferencia
en el Parlament en el marco de las
jornadas sobre las Reformas Estatutarias y las Articulación Territorial
del Estado. En ese foro, expresó nuevamente sus dudas sobre la conveniencia de haber abierto ahora el
proceso de reformas estatutarias.
“No hemos metido en un lío, reconozcámoslo”, dijo al respecto.
A pesar de de sus advertencias sobre la gravedad de un recorte del texto catalán, Maragall remarcó que el
diálogo entre el Gobierno y la Generalitat conseguirá traspasos de competencias que quedaron excluidas
del Estatut, como es el caso “de los
aeropuertos y los paradores nacionales”. Lo que a su juicio demuestra
que “es más importante la garra y la
ambición de los gobiernos que las
grandes leyes”. Maragall también
habló de que mejor pronto que tarde se debe reformar la Constitución
y señaló que los populares Rodrigo
Rato y Alberto Ruiz-Gallardón podrían estar a favor de que la Carta
Magna fuera más allá en el reconocimiento nacional de las comunidades históricas.c
ROSER VILALLONGA
Maragall dio ayer una conferencia en el Parlament
El rayo que no cesa
R
ayo que no cesa, él, que fue tormenta, Pasqual Maragall
conferenció ayer ante la Asociación Española de Letrados
de Parlamentos. Para muchos de sus oyentes, llegados de
lejanas autonomías, sus ideas debieron de resultar extravagantes. No tanto para el público local, habituado a estos desahogos.
Sostuvo impávido que algún ciudadano podría reclamar un nuevo
referéndum, lo cual, aparte de olvidar el escaso entusiasmo registrado cuando el propio Maragall convocó a consulta, parece hoy una
desconcertante imposibilidad. Ahora reconoce Maragall que nos metimos en un lío. No aclaró quién deshará el maldito embrollo.
Tampoco quién la lió.
ALFRED REXACH
BARCELONA. – El grupo de CiU
en el Parlament celebró ayer su habitual reunión semanal, esta vez en
Sant Sadurní d'Anoia y con el objetivo de preparar el debate de política
general de la próxima semana, sin
que la nueva crisis abierta entre las
cúpulas de CDC y UDC interfiriera
en su trabajo. Los diputados de uno
y otro partido se esforzaron para
que la tensión vivida los últimos
días entre las direcciones no les afectara –incluso compartieron almuerzo–, aunque los comentarios que se
cruzaron solían ser inevitablemente
sobre la crisis y mayoritariamente
denotaban preocupación por la situación creada. El propio Artur
Mas compareció flanqueado de Felip Puig y Josep Maria Pelegrí.
Algunos dirigentes de las dos formaciones, como Lluís Corominas y
Antoni Castellà por ejemplo, conversaron también ayer sobre una
eventual reconducción de la crisis,
aunque no se tradujo en nada. Las
espadas, de hecho, seguían en alto y
los dos partidos parecían a la espera
de un encuentro al más alto nivel entre Artur Mas y Josep Antoni Duran Lleida para intentar salir del atolladero y que, de todos modos, ni
tan siquiera tiene fecha. CDC se
mantiene en que su posición es clara y espera un gesto del socio para
recomponer la relación, y UDC se
reafirma en que no es ella la que ha
puesto sobre la mesa planteamientos soberanistas que no puede asumir. Ayer, en cualquier caso, fue un
día tranquilo tras las jornadas anteriores de comunicados y declaraciones, lo que algunos interpretaron como un buen síntoma: “No news,
good news”, describió con elocuencia un dirigente democristiano.c
Carod interviene en unas jornadas del PSC
para reivindicar la firmeza del tripartito
BARCELONA. (Redacción) – El
conseller de la Vicepresidència y
presidente de Esquerra, Josep Lluís
Carod-Rovira, participó ayer en las
jornadas de trabajo que el PSC organiza cada año para que sus diputados en el Parlament preparan el nuevo curso político. En un hotel del
Montseny, el republicano pronunció una conferencia dirigida a los
parlamentarios socialistas que ha
despertado más de una suspicacia y
no pocas ironías en círculos independentistas. El conseller Joan Saura (ICV) también participó.
En su conferencia, Carod señaló
a los diputados del PSC que “hay
que renovar la apuesta por la estabilidad del Govern”. “Ser estables en
Catalunya quiere decir ser fuertes
en Madrid”, añadió en una petición
de unidad de acción de los diputados catalanes en el Congreso que Esquerra reivindica de forma constante sin haber convencido todavía a
sus socios de gobierno.
Según Carod, la estabilidad del
Govern “no ha sido un acto de acomodo al ejercicio del poder, sino un
acto de acumulación de fuerza para
poder afrontar con ambición, unidad y firmeza la defensa de los intereses de Catalunya”.
El conseller de la Vicepresidència
pidió a los diputados del PSC que se
traslade la misma “unidad de criterio, ambición y firmeza” del Govern en la negociación de las inversiones a “otros retos importantes”
que deberán negociarse. Carod pidió “ser valientes y especialmente
imaginativos en dos futuras leyes
que hay que aprobar esta legislatura”, en referencia a la ley electoral y
la de consultas populares.c
LLIBERT TEIXIDÓ
Carod, entre los dirigentes del PSC Manuela de Madre y Miquel Iceta
Diari
Dijous, 20 de setembre de 2007
29
CATALUNYA
INCIDENTES EN LA DIADA
Esquerraadmite
queuncandidato
suyofueeljoven
queinsultóalPP
ERC aseguró ayer que el joven
que durante la Diada amenazó
de muerte a dirigentes del PP
catalán «no es militante ni simpatizante» de la formación republicana, aunque admitió que
formó parte de la lista de ERC
por Montmeló (Vallès Oriental) en las últimas elecciones
municipales.
Fuentes de Esquerra dijeron que esta persona, que el diario El Mundo identificó como
Marc Palacios i Manuel, «ni ha
ocupado ni ocupa ningún cargo
orgánico en ERC», ni ostenta
«ningún cargo público» en representación del partido republicano. Asimismo, estas fuentes han añadido que fue en las
listas de ERC por Montmeló
«como independiente», y en un
lugar «muy abajo» de la candidatura.
Depuración de ficheros
El líder del PP en el ayuntamiento de Barcelona, Alberto
Fernández Díaz, había exigido
sólo unas horas antes la «expulsión inmediata» del militante de ERC acusado de amenazar de muerte a los dirigentespopularesenlapasadaDiada.
En una rueda de prensa ofrecida ayer en el ayuntamiento
de Barcelona, Fernández Díaz
pidió a ERC que proceda a «una
depuración de todos sus ficheros y candidaturas para identificar a otros radicales».
POLÍTICA
■
EL EX PRESIDENT ASEGURA QUE ‘NOS HEMOS METIDO EN UN LÍO’
Maragall pide otro referéndum si
el Constitucional cambia el Estatut
El ex president de la Generalitat
Pasqual Maragall dijo ayer que
con el nuevo Estatut «nos hemos
metido en un lío», y comentó
que sería «lógico» que los
catalanes pidieran repetir el
referéndum del nuevo Estatut si
el Tribunal Constitucional (TC)
modificase el texto.
AGENCIAS
El ex presidente de la Generalitat
Pasqual Maragall dijo que con el
nuevo Estatut «nos hemos metido
en un lío», y comentó que sería «lógico» que los catalanes pidieran
repetir el referéndum del nuevo
Estatut si el Tribunal Constitucional (TC) modificase el texto.
Maragall alertó de este «problema» durante la conferencia titulada La articulación territorial de
España, celebrada en el marco de
las XIV Jornadas de la Asociación
Española de Letrados de Parlamentos, que se llevan a cabo en el
Parlament.
El ex presidente catalán, que
hace unos meses dijo que el nuevo
Estatut no ha valido la pena, aseguró hoy que con el proceso de reforma del Estatut «nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo».
Como ejemplo de ello, dijo que
«algunas de las cosas cuya transferencia se cayó del Estatut, como
el aeropuerto o los paradores nacionales, acabarán siendo transferidos, porque son pocos los paí-
Breves
◗ Maragall junto a Carles Viver Pi-Sunyer (izquierda), ayer en el Parlament de Catalunya.
ses donde los aeropuertos son del
Estado».
Para argumentar su tesis de que
el nuevo Estatut ha supuesto «un
lío» para Catalunya, afirmó que
«puede darse el caso de que sea
modificado por el TC, y entonces
viviríamos en cierta manera un
contrasentido».
Alertó de que podría suceder
que «cualquier ciudadano de Catalunya que hubiese votado el Estatut pudiera pedir la repetición
del referéndum arguyendo, con
AV I S O A CO N V E RG È N C I A
REUNIÓN EN TARRAGONA
ICV pide al PP que retire el recurso contra el Estatut
si considera bueno el pacto de inversión
El grupo parlamentario de ICV-EUiA exigió ayer al PP, ya que
considera bueno el acuerdo sobre inversiones para Catalunya,
que retire el recurso de inconstitucionalidad contra la disposición adicional tercera del Estatut respecto a las inversiones
del Estado en Cataluña. El grupo parlamentario de ICV-EUiA
mantuvo un encuentro en Tarragona, siguiendo la política de
la formación de descentralizar sus reuniones, para valorar el
último periodo de sesiones parlamentario y preparar el debate
de política general en la Cámara catalana, que tendrá lugar del
26 al 28 de septiembre.
POLÉMICA EN GIRONA
BARCELONA
Identificado por el color
de las zapatillas
Informe definitivo sobre el
apagón de julio
Los Mossos identificaron a uno
de los individuos que el jueves de
la pasada semana quemó cuatro
fotografías de los Reyes en Girona por el color de sus zapatillas
deportivas y por su cinturón, según consta en los atestados remitidos por la policía autonómica a la Audiencia Nacional. Se
trata de Jaume Roura y declarará, probablemente el viernes, ante el juez de la Audiencia Nacional Santiago Pedraz.
El departamento de Economia
de la Generalitat ha recibido el
informe definitivo del Laboratorio General de Ensayos e Investigaciones del análisis del cable de
110 kilovoltios que a finales de
julio se rompió y cayó sobre la
subestación de Collblanc
(L’Hospitalet), provocando el
apagón de Barcelona.
«Se están analizando las conclusiones» del informe, apuntaron
fuentes del departamento.
■
toda lógica, que lo que votó no fue
lo que ha quedado establecido».
«Podrían decir: Yo fui a votar
un texto que ahora unos señores
han modificado, no es lo que yo
refrendé (...) Que se me devuelva
el voto o la posibilidad de votar»,
añadió.
El ex presidente catalán consideró que podría suceder asimismo que el Alto Tribunal, «sobre
cuyos próximos cambios recaen
toda clase de temores y sospechas
que no deberían en buena ley pro-
SEGÚN JOSEP MARIA PELEGRÍ
Unió no quiere compartir
casa con PSC y ERC
El secretario general de Unió, Josep Maria Pelegrí, afirmó ayer al
secretario general de CDC, Artur
Mas, de que los socialcristianos no
pueden ni quieren «compartir casa» con socialistas e independentistas, por lo que su proyecto de
«ensanchar la base electoral» convergente debe tener unos límites.
En declaraciones a COM Ràdio,
Pelegrí explicitó los recelos que ha
despertadoenlasfilasdeUniólainiciativa de Mas de refundar el catalanismo, apelando a sectores de
PSC y ERC a colaborar en el proyecto. Pelegrí cree que Unió tiene
la «obligación» de lanzar una «advertencia» a sus socios de federación ante su proyecto de refundar
el catalanismo, ya que la discusión
interna en CDC puede llevar a desplazar a CiU de la «centralidad».
«Podemos ensanchar nuestra
base electoral, por supuesto que
sí,perosiestoconllevaasumirplanteamientos que Unió no puede ni
quiere asumir, pues no será posible continuar como hasta ahora»,
ha alertado.
Por otra parte, Pelegrí transmitió que en el seno de Unió sigue
elmalestarporelcomunicadoemitidoanteayerporlacúpuladeConvergència, en el que emplazaba a
los socialcristianos a no airear en
públicolasdiscrepanciasentreambos partidos porque «aburren» a
lagenteylesinstabaaponerse«manos a la obra».
Juntos de nuevo
El presidente de CiU y secretario
general de CDC, Artur Mas, remarcó que «la unidad se demuestra por la vía de los hechos», como
la reunión de ayer en Sant Sadurní d’Anoia, del grupo parlamentario de CiU en el Parlament, que se
desarrolló con total normalidad
–dijo-- y que, para él, constata que
la federación «sigue trabajando en
el día a día».
FOTO: ACN
ducirse, dejara el Estatut prácticamente sin tocar», algo que podría interpretarse como fruto de
«presiones»porpartedelGobierno,
apuntó.
Para Maragall, que confundió
varias veces la fecha del referéndum del Estatut catalán con la de
laseleccionesalParlament,laConstitución española «algún día tendrá que sufrir cambios que casi
sonroja no haber hecho antes», entre ellos la denominación de las 17
autonomías existentes.
Duran-Mas,
sigue la gresca
EL
ANFITEATRO
ANTONIO
PAPELL
E
lsecretariogeneraldeUnió,
Josep Maria Pelegrí, advirtióayerendeclaraciones
a una emisora de radio al secretariogeneraldeCDC,ArturMas,
de que los socialcristianos no
pueden ni quieren «compartir
casa» con socialistas e independentistas,porloquesuproyectode«ensancharlabaseelectoral» convergente debe tener
unoslímites.Susmanifestaciones han sido tajantes: «No podemoscompartirdeterminados
planteamientospolíticosenuna
sola casa, en una sola trinchera
política.Nosotrostenemosuna
ideología desde hace más de 75
años, tenemos una manera de
pensar, un modelo de sociedad
determinado,quenoescompatible ni con ex comunistas, ni
conmarxistas,niconliberales».
Continuará.
POLÍTICA 17
Noticias de Gipuzkoa Jueves, 20 de septiembre de 2007
españa-mundo
Losgruposparlamentariosdesbloquean
lanegociaciónpararenovarelCGPJ
MARAGALL PIDE
UN REFERÉNDUM
SI EL TC CAMBIA EL
ESTATUT CATALÁN
EL ACUERDO LLEGA 10 MESES DESPUÉS DE EXPIRAR
EL MANDATO DEL MÁXIMO ÓRGANO JUDICIAL
NO ES UN ÓRGANO CORPORATIVO No
El ex presidente de Cataluña
advierte de los riesgos de una
variación sustancial del texto
obstante, el portavoz socialista
advirtió a este respecto de que el
CGPJ no es un órgano corporativo
de representación de los jueces, y
aunque debe haber miembros de
más asociaciones que las dos actualmente representadas en este órgano, no tienen por qué elegirse con
una “proporcionalidad exacta”.
Por su parte, Eduardo Zaplana
afirmó que el PP está “predispuesto” al acuerdo y reconocer la lógica
de que haya “discrepancias” que
intentarán “superar y sortear”,
resaltó que hay criterios que hay
que defender “por encima de todo”
como es la independencia del poder
judicial. Además, quiso “resaltar lo
positivo y no lo negativo” y tan solo
señaló que “no se puede ir con una
cuestión de cuotas”, a la vez que
recordó que es un criterio que los
populares han rechazado siempre.
El CGPJ tiene veinte vocales y un
presidente, que además preside el
Tribunal Supremo. De sus veinte
miembros, doce son elegidos por el
Parlamento de entre 26 candidatos
propuestos por los jueces y ocho son
designados entre juristas de reconocido prestigio. >AGENCIAS
BARCELONA. El ex presidente de la
Generalitat Pasqual Maragall dijo
ayer que con el nuevo Estatut “nos
hemos metido en un lío”, y comentó que sería “lógico” que los catalanes pidieran repetir el referéndum
del nuevo Estatut si el Tribunal
Constitucional (TC) modificase el
texto. Maragall alertó de este “problema” durante una conferencia
celebrada en el marco de las XIV
Jornadas de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos.
El ex presidente catalán, que hace
unos meses dijo que el nuevo Estatut no ha valido la pena, aseguró que
con el proceso de reforma del Estatut “nos hemos metido en un lío,
reconozcámoslo”. Como ejemplo de
ello, dijo que “algunas de las cosas
cuya transferencia se cayó del Estatut, como el aeropuerto o los paradores nacionales, acabarán siendo
transferidos, porque son pocos los
países donde los aeropuertos son del
Estado”. Para argumentar su tesis,
afirmó que “puede darse el caso de
que sea modificado por el TC, y
entonces viviríamos en cierta manera un contrasentido”. >AGENCIAS
Los partidos se reunirán con las asociaciones de jueces y
aceptan respetar la pluralidad profesional y política
MADRID. Por vez primera desde que
hace diez meses expiró el mandato
del Consejo General del Poder Judicial (CGPJ), ayer tuvo lugar una
reunión conjunta de todos los grupos parlamentarios, incluido el PP,
en la cual alcanzaron un acuerdo de
“método y fondo” para desbloquear
las negociaciones encaminadas a su
renovación. Si la semana pasada los
grupos del Congreso responsabilizaron al PP del fracaso de la renovación que deben acometer las Cortes, ayer coincidieron con su portavoz parlamentario, Eduardo Zaplana, en que existe una voluntad política unánime para pactar los vocales que deben estar elegidos antes
de que se disuelvan las Cámaras.
El acuerdo más concreto consiste
en que todos ellos escucharán a las
cuatro principales asociaciones
judiciales en las próximas semanas;
después volverán a reunirse para
intentar incorporar sus recomendaciones al nuevo órgano de gobier-
no de jueces y magistrados.
En las conversaciones que ha
mantenido en los últimos meses el
portavoz socialista, Diego López
Garrido, con Eduardo Zaplana, ya
habían hablado de la necesidad de
escuchar a los representantes de los
jueces en reuniones que no se llegaron a celebrar y que ahora pretenden llevar a cabo todos los grupos parlamentarios a la vez.
López Garrido fue el encargado de
informar, en nombre de todos los
portavoces, del resultado de una
reunión que tuvo lugar en el Congreso durante más de una hora y
que él mismo definió como “satisfactoria” en varias ocasiones. “Hay
voluntad para llegar a ese acuerdo.
Así se ha explicitado por todos los
grupos”, aseveró el diputado socialista, quien insistió en el valor que
tiene que por vez primera todas las
fuerzas políticas se hayan sentado
juntas para desatascar la situación.
Los asuntos en torno a los que
hubo coincidencia unánime son la
necesaria la renovación; que los criterios para abordarla deben ser el
respeto a la “pluralidad profesional
y el pluralismo político”; que las
asociaciones judiciales deben ser
escuchadas y que después de hablar
con ellas volverán a reunirse.
En la cita de ayer no se habló de
cuotas para cada grupo a la hora de
proponer vocales, según López
Garrido, ni tampoco de la propuesta de Eduardo Zaplana que aboga
por nombrar vocales de las asocia-
LAS FRASES
“No es un órgano de la
representación judicial,
pero hay voluntad de
alcanzar un pacto”
DIEGO LÓPEZ GARRIDO
Portavoz parlamentario del PSOE
“Por encima de todo
hay que garantizar la
independencia de los
jueces, sin cuotas”
EDUARDO ZAPLANA
Portavoz parlamentario del PP
ciones en número proporcional a la
importancia de cada una.
GALLARDÓN NIEGA
QUE SE POSTULE
COMO EL NÚMERO
DOS DE RAJOY
El alcalde de Madrid cree
que la decisión final será la
mejor para el partido
De izq. a dcha., Josu Erkoreka (PNV), Diego López Garrido (PSOE), Josep Sánchez i Llibre (CiU), Eduardo Zaplana (PP) y Agustí Cerdá (ERC). FOTO: EFE
El sueldo de los diputados subirá el 3,5%
EL SALARIO MENSUAL DE UN
PARLAMENTARIO PUEDE
ASCENDER A SEIS MIL EUROS
MÁS GASTOS DE VIAJES
MADRID. El portavoz del Grupo
Socialista en el Congreso, Diego
López Garrido, avaló ayer los presupuestos de la Cámara para 2008, que
incluyen una subida de sueldo del
3,5%, medio punto por encima del
IPC, y previsión de indemnizaciones
por pérdida de escaño tras las elecciones, y recordó que estas medidas
se pactaron entre todos los grupos
parlamentarios. Los diputados per-
ciben una asignación de 3.020,79
euros al mes, más 1.762,18 euros si
tienen su residencia fuera de Madrid
y de 841,12 euros para los que viven
en la capital. Además, los gastos de
desplazamiento hasta Madrid corren
a cuenta del Congreso.
La Mesa del Congreso de los Diputados aprobó el martes, con la abstención del PP, los presupuestos de
la Cámara Baja para 2008, que contemplan una previsión de gasto de
98,4 millones de euros, un 6,11%
más respecto al año anterior.
Además, incluye una partida
recogida para atender la indemnización por cese de aquellos diputados que, habiendo estado al menos
L A S C U E N TA S
● Sueldos. El sueldo de los diputados será medio punto superior a la
subida del IPC.
● Jubilaciones. El Congreso calcula
que en 2008 tendrá que sufragar
indemnizaciones para 116 de sus
actuales diputados con una media
de actividad de ocho años.
● Plan de pensiones. Por segundo
año consecutivo, se recoge una
partida para el plan de pensiones
aprobado en 2006 para ex diputados con más de siete años de ejercicio, que se cifra en 1,5 millones,
un 3,5% más que el año anterior.
En total, 22,4 millones de euros.
dos años en la Cámara, dejen de
serlo la próxima legislatura, tras
las elecciones generales en marzo.
Por este concepto, el Congreso calcula que en 2008 tendrá que sufragar indemnizaciones para 116 de
sus actuales diputados con una
media de actividad de ocho años.
Asimismo, y por segundo año consecutivo, este capítulo recoge una
partida para el plan de pensiones
aprobado en 2006 para ex diputados
con más de siete años de ejercicio,
que se cifra en 1,5 millones, un 3,5%
más que el año anterior. En total se
dedican a retribuciones de altos
cargos 22,4 millones, un 3,5% más
que en 2007. >EUROPA PRESS
MADRID. El alcalde de Madrid,
Alberto Ruiz-Gallardón, aseguró
ayer que “nunca” se ha postulado
“como número dos” de la lista del
PP al Congreso de los Diputados de
cara a las próximas elecciones generales y resaltó que este asunto ya lo
“resolvió” el presidente del PP,
Mariano Rajoy, al asegurar que el
partido abordaría la elaboración de
las listas electorales “cuando se convoquen las elecciones, en enero”.
Gallardón afirmó que la decisión
del máximo dirigente popular es
“razonable” y señaló que Rajoy tiene la confianza “de todos los dirigentes y militantes” del PP. “Lo
importante ahora mismo es que,
con el equipo que quiera Mariano
Rajoy, sus ideas y la responsabilidad de gestión que ha acreditado
sean los que conduzcan a España la
próxima legislatura”, añadió.
El regidor también apuntó que en
el caso de que el PP pierda las elecciones, quienes perderían serían
“todos los españoles”. Según RuizGallardón, la cita electoral da la
“oportunidad” de “recuperar la solvencia, la seriedad, el rigor en la
acción de Gobierno y una defensa
inteligente, serena pero firme, de la
España constitucional”. >EFE
(COLOR) - Pub: PERIODICO ND CATALAN Doc: 02195M Red: 60% Ed: Primera EDICION Cb: 00 Enviado por:
Dia: 20/09/2007 - Hora: 00:32
DIJOUS
20 DE SETEMBRE DEL 2007
Política
el Periódico 21
RICARD CUGAT
CONFERÈNCIA AL PARLAMENT
Maragall censura
l’espanyolisme
del PSOE i el PP
b L’expresident
diu que el «concurs
d’espanyolitat» electoral
té riscos polítics
MARC ANDREU
BARCELONA
es reflexions públiques de
Pasqual Maragall segueixen
interferint en el discurs oficial dels seus coreligionaris
socialistes. Ahir, a l’inaugurar al Parlament unes jornades jurídiques sobre reformes estatutàries, l’expresident de la Generalitat i del PSC va
alertar de les conseqüències que pot
tenir per al sistema polític i la cohesió de l’Estat el «concurs d’espanyolitat» en què s’han embrancat el PSOE
i el PP davant les pròximes eleccions
generals. Maragall va avalar també
la celebració d’un altre referèndum
de l’Estatut si el Tribunal Constitucional el retalla.
Segons Maragall, el «bipartidisme
imperfecte» existent a Espanya des
del final de la transició al voltant del
L
b Avala un nou
referèndum si el
Constitucional retalla
l’Estatut aprovat
PSOE i d’un partit de dreta (AP o PP)
es podria alterar si «parts senceres»
de l’Estat deixen de veure-s’hi reflectides a causa de la pugna electoralista pel discurs i els símbols espanyolistes. El risc, segons l’expresident, és
fer d’Espanya «un país infeliç amb
l’europeisme extrem com a última
solució sensata».
/ En
concret, Maragall, que va aclarir no
ser independentista, va reiterar la seva advertència que Catalunya, Euskadi, Galícia, el País Valencià, les Balears i Navarra no acaben d’encaixar
en l’ordenament territorial i constitucional espanyol. Sobre això, va dir
que la negativa del PSOE a acceptar
un govern dels socialistes navarresos
amb els nacionalistes de Nafarroa
Bai i Izquierda Unida mostra la pèrNAVARRA, OPORTUNITAT PERDUDA
33 Pasqual Maragall, ahir al Parlament, durant la seva conferència sobre l’articulació territorial d’Espanya.
dua del «sentit de l’oportunitat i
l’equilibri».
En la intervenció posterior a Maragall, l’exmagistrat del Tribunal
Constitucional Carles Viver Pi-Sunyer va insistir en la idea de l’oportunitat perduda. Viver va dir que si
el TC retalla l’Estatut i l’Estat, en esperit i lleis –Constitució inclosa–, no
s’«adapta» a les reformes estatutàries, aquestes seran «inútils». I,
en el cas de Catalunya, posaran en
relleu «un problema real».
«La famosa repassada a l’Estatut va
respondre a criteris polítics i no
jurídics», va dir Viver, que va argumentar la constitucionalitat del text
estatutari. Fins i tot en la seva versió
inicial aprovada pel 89% del Parlament el 30 de setembre del 2005,
abans de la retallada del Congrés.
Maragall també va parlar de «problema» al parlar d’una retallada al
TC. I va defensar com a «lògic» que
els catalans vulguin repetir el referèndum si l’Estatut és alterat.
El suggeriment, nou en Maragall,
va ser exposat fa mesos per dirigents
nacionalistes i republicans. Però
ahir el líder d’ERC, Josep-Lluís Carod-Rovira, el va desdenyar: «L’Estatut ja no ha d’ocupar el debat
polític, perquè Catalunya s’ha de dirigir cap a altres horitzons».
Maragall també va especular que
els populars Rodrigo Rato i Alberto
Ruiz-Gallardón recolzarien una reforma de la Constitució que reconegués la pluralitat nacional. H
18 LA VANGUARDIA
P O L Í T I C A
JUEVES, 20 SEPTIEMBRE 2007
Maragall justifica que
se repita el referéndum
si el Constitucional
recorta el Estatut
El grupo de CiU
en el Parlament se
esfuerza para que
la crisis de la
cúpula no le afecte
JOSEP GISBERT
El ex president reitera que la reforma del
texto ha supuesto “meterse en un lío”
El ex president Pasqual Maragall advirtió ayer de las graves consecuencias de una lectura restrictiva del Tribunal
Constitucional sobre el Estatut. Entre ellas, señaló que los
catalanes podrían pedir que se
repita el referéndum.
IÑAKI ELLAKURÍA
BARCELONA. – La amenaza de
una interpretación restrictiva del
Estatut por el Tribunal Constitucional intranquiliza a la clase política
catalana que, en su mayoría, considera que podría situar al país en un
callejón sin salida. Ante este horizonte, han sido varios los dirigentes
que han advertido de las consecuencias de un recorte del texto. Ayer llegó una de las advertencias más significativas por proceder del principal
propulsor de la reforma estatutaria,
el ex president Pasqual Maragall. Este avisó de que, en caso de que haya
una sentencia contraria al Estatut,
sería “lógico que cualquier ciudadano catalán que hubiese votado el Estatut pudiera pedir la repetición del
referéndum arguyendo que lo que
votó no fue lo que ha quedado establecido”.
Para Maragall, los catalanes po-
drían decir: “Yo fui a votar un texto
que unos señores han modificado,
no es lo que yo refrendé. Que se me
devuelva el voto o la posibilidad de
votar”. Una situación que a su juicio sería todo “un contrasentido”.
Maragall, que se prodiga en actos
públicos desde que dejó de ser presidente de la Generalitat, hizo estas
declaraciones en una conferencia
en el Parlament en el marco de las
jornadas sobre las Reformas Estatutarias y las Articulación Territorial
del Estado. En ese foro, expresó nuevamente sus dudas sobre la conveniencia de haber abierto ahora el
proceso de reformas estatutarias.
“No hemos metido en un lío, reconozcámoslo”, dijo al respecto.
A pesar de de sus advertencias sobre la gravedad de un recorte del texto catalán, Maragall remarcó que el
diálogo entre el Gobierno y la Generalitat conseguirá traspasos de competencias que quedaron excluidas
del Estatut, como es el caso “de los
aeropuertos y los paradores nacionales”. Lo que a su juicio demuestra
que “es más importante la garra y la
ambición de los gobiernos que las
grandes leyes”. Maragall también
habló de que mejor pronto que tarde se debe reformar la Constitución
y señaló que los populares Rodrigo
Rato y Alberto Ruiz-Gallardón podrían estar a favor de que la Carta
Magna fuera más allá en el reconocimiento nacional de las comunidades históricas.c
ROSER VILALLONGA
Maragall dio ayer una conferencia en el Parlament
El rayo que no cesa
R
ayo que no cesa, él, que fue tormenta, Pasqual Maragall
conferenció ayer ante la Asociación Española de Letrados
de Parlamentos. Para muchos de sus oyentes, llegados de
lejanas autonomías, sus ideas debieron de resultar extravagantes. No tanto para el público local, habituado a estos desahogos.
Sostuvo impávido que algún ciudadano podría reclamar un nuevo
referéndum, lo cual, aparte de olvidar el escaso entusiasmo registrado cuando el propio Maragall convocó a consulta, parece hoy una
desconcertante imposibilidad. Ahora reconoce Maragall que nos metimos en un lío. No aclaró quién deshará el maldito embrollo.
Tampoco quién la lió.
ALFRED REXACH
BARCELONA. – El grupo de CiU
en el Parlament celebró ayer su habitual reunión semanal, esta vez en
Sant Sadurní d'Anoia y con el objetivo de preparar el debate de política
general de la próxima semana, sin
que la nueva crisis abierta entre las
cúpulas de CDC y UDC interfiriera
en su trabajo. Los diputados de uno
y otro partido se esforzaron para
que la tensión vivida los últimos
días entre las direcciones no les afectara –incluso compartieron almuerzo–, aunque los comentarios que se
cruzaron solían ser inevitablemente
sobre la crisis y mayoritariamente
denotaban preocupación por la situación creada. El propio Artur
Mas compareció flanqueado de Felip Puig y Josep Maria Pelegrí.
Algunos dirigentes de las dos formaciones, como Lluís Corominas y
Antoni Castellà por ejemplo, conversaron también ayer sobre una
eventual reconducción de la crisis,
aunque no se tradujo en nada. Las
espadas, de hecho, seguían en alto y
los dos partidos parecían a la espera
de un encuentro al más alto nivel entre Artur Mas y Josep Antoni Duran Lleida para intentar salir del atolladero y que, de todos modos, ni
tan siquiera tiene fecha. CDC se
mantiene en que su posición es clara y espera un gesto del socio para
recomponer la relación, y UDC se
reafirma en que no es ella la que ha
puesto sobre la mesa planteamientos soberanistas que no puede asumir. Ayer, en cualquier caso, fue un
día tranquilo tras las jornadas anteriores de comunicados y declaraciones, lo que algunos interpretaron como un buen síntoma: “No news,
good news”, describió con elocuencia un dirigente democristiano.c
Carod interviene en unas jornadas del PSC
para reivindicar la firmeza del tripartito
BARCELONA. (Redacción) – El
conseller de la Vicepresidència y
presidente de Esquerra, Josep Lluís
Carod-Rovira, participó ayer en las
jornadas de trabajo que el PSC organiza cada año para que sus diputados en el Parlament preparan el nuevo curso político. En un hotel del
Montseny, el republicano pronunció una conferencia dirigida a los
parlamentarios socialistas que ha
despertado más de una suspicacia y
no pocas ironías en círculos independentistas. El conseller Joan Saura (ICV) también participó.
En su conferencia, Carod señaló
a los diputados del PSC que “hay
que renovar la apuesta por la estabilidad del Govern”. “Ser estables en
Catalunya quiere decir ser fuertes
en Madrid”, añadió en una petición
de unidad de acción de los diputados catalanes en el Congreso que Esquerra reivindica de forma constante sin haber convencido todavía a
sus socios de gobierno.
Según Carod, la estabilidad del
Govern “no ha sido un acto de acomodo al ejercicio del poder, sino un
acto de acumulación de fuerza para
poder afrontar con ambición, unidad y firmeza la defensa de los intereses de Catalunya”.
El conseller de la Vicepresidència
pidió a los diputados del PSC que se
traslade la misma “unidad de criterio, ambición y firmeza” del Govern en la negociación de las inversiones a “otros retos importantes”
que deberán negociarse. Carod pidió “ser valientes y especialmente
imaginativos en dos futuras leyes
que hay que aprobar esta legislatura”, en referencia a la ley electoral y
la de consultas populares.c
LLIBERT TEIXIDÓ
Carod, entre los dirigentes del PSC Manuela de Madre y Miquel Iceta
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ABC
ESPAÑA
JUEVES 20š9š2007
17
Los diputados se
garantizan una
indemnización
si no son reelegidos
Se suben el sueldo por encima del IPC š
El gasto por transporte es de 7,4 millones
J. L. LORENTE
MADRID. La Mesa conjunta
del Congreso y el Senado aprobó ayer —con la abstención del
Grupo Popular— los presupuestos de ambas Cámaras para el año que viene, que establecen un gasto total de 159 millones de euros, un 6 por ciento
más que en 2007. El Congreso
dispondrá el año próximo de 98
millones, mientras el Senado
se quedará en 60. Los presupuestos se han elaborado con
una previsión de subida del Índice de Precios al Consumo
(IPC) del 3 por ciento, aunque
los sueldos de los parlamentarios aumentarán un 3,5.
Sólo las retribuciones básicas de los 350 diputados ascienden a 15,3 millones de euros, a
lo que hay que sumar 5,5 millones de complementos, otros 1,5
millones para el plan de pensiones de los parlamentarios, los
680.000 euros de dietas y los
más de 12 millones de «indemnizaciones» para los diputados
que causen baja tras las próximas elecciones generales.
Según establece el artículo
12 del nuevo Reglamento de
Pensiones
Parlamentarias
—aprobado en julio del año pasado—, quienes hayan sido
miembros de las Cortes y tras
la constitución de las Cámaras
no obtengan nuevo mandato en
las mismas, tendrán derecho a
una «indemnización» por cese.
La cuantía de esa indemnización será el equivalente de una
mensualidad de la asignación
constitucional por cada año de
mandato parlamentario en las
Cortes o fracción superior a
seis meses, y hasta un límite
máximo de veinticuatro mensualidades.
La dificultad a la hora de
elaborar las cuentas del Congreso estaba en presupuestar
cuánto dinero se necesita para
hacer frente a las indemnizaciones. Al final, la Cámara Baja ha calculado que un tercio
de los diputados actuales (116)
causará baja la próxima legislatura, con una media cada
uno de ellos de ocho años de servicio.
Curiosamente, una de las
partidas que más sube es la de
agua (un 24,7 por ciento de incremento). El Presupuesto estima que la Cámara Baja se gastará un total de 49.386 euros en
pagar el líquido elemento.
Destaca también el gasto en
transporte, que supera los 7,4
millones de euros y, en este
apartado, los 254.318 euros que
cuesta el «renting» de los coches oficiales «Audi A6» de los
que dispone la Cámara Baja.
Maragall, lacónico:
«Reconozcámoslo, con el
Estatuto nos metimos en un lío»
I. A.
BARCELONA. La reforma del
Estatuto catalán «es un lío». El
Parlamento catalán volvió a
dar la oportunidad ayer al ex
presidente de la Generalitat,
Pasqual Maragall, de opinar
sobre los resultados de la reforma estatutaria que él impulsó,
y Maragall volvió a dejar constancia de su profunda decepción con el proceso, a la vez que
abogó porque Cataluña repita
el referendo de aprobación del
texto si éste es modificado por
el Tribunal Constitucional.
En la presentación de unas
jornadas de letrados parlame-
narios, Maragall dibujó además una «España infeliz» marcada por una precampaña electoral que amenaza con convertirse «en un concurso de españolidad entre PP y PSOE».
Respecto al Estatuto catalán, el ex presidente insistió en
los peligros de que el TC lo modifique y advirtió de que «los
catalanes que lo votaron podrían pedir un nuevo referendo porque unos señores a los
que respeto y que la ley ampara
lo han modificado». «Reconozcámoslo —dijo finalmente—
con el Estatuto nos hemos metido en un lío».
Zaplana estrecha la mano de López Garrido, en presencia de Erkoreka y Sánchez Llibre
EFE
Los partidos desbloquean
la renovación del CGPJ
Los socialistas y sus socios aceptan la
petición del PP de escuchar la opinión de
las asociaciones de jueces
J. L. L.
MADRID. Los grupos parlamentarios dieron ayer un primer paso para acometer la renovación del Consejo General
del Poder Judicial (CGPJ)
—pendiente desde el pasado
mes de noviembre—, tras el duro enfrentamiento de los últimos días. No es que el acuerdo
esté cerca, pero, al menos, los
partidos se han puesto de
acuerdo para desbloquear la
negociación.
El encuentro que ayer mantuvieron seis grupos parlamentarios (PSOE, PP, CiU, ERC,
PNV e IU) acabó con un principio de acuerdo en la idea básica
de la renovación —«pluralidad
profesional y pluralismo político»— y en la metodología de trabajo: reunirse con las cuatro
asociaciones judiciales para escuchar su opinión —como quería el PP—, tras lo cual se convocará un nuevo encuentro entre
los partidos para tratar de cerrar el acuerdo.
El portavoz del Grupo Socialista, Diego López Garrido,
aplaudió el resultado de la reunión, ya que, según dijo, supone «un avance positivo, considerable e importante» que todos los grupos pacten una metodología y vayan a participar
en la negociación. «Estamos
ante un desbloqueo de la situación. Se abre la expectativa de
poder llegar a un acuerdo», señaló.
Por su parte, el portavoz del
Grupo Popular, Eduardo Zaplana, dijo que se sentía «absolutamente identificado» con los criterios y el método detallados
por su homólogo socialista.
Así, subrayó que el PP siempre
ha defendido que se respete «el
pluralismo social y judicial»,
pero sin convertir al Consejo
en una «correa de transmisión
del Parlamento». «La decisión
que hemos tomado todos de escuchar a las asociaciones es
muy inteligente», recalcó.
POLÍTICA
EL PUNT | Dijous, 20 de setembre del 2007
Maragall creu que seria
«lògic» repetir el referèndum
si el TC canvia l’Estatut
Insisteix que la Constitució reconegui comunitats nacionals
A. SERRANO / V. SANCHO / Barcelona
Si el Tribunal Constitucional canvia
l’Estatut, Pasqual Maragall creu que seria
«lògic» que es repetís el referèndum perquè els catalans poguessin pronunciar-se
●
Maragall entén que una retallada de l’Estatut pel
Constitucional
donaria
com a resultat un text diferent del que els catalans
van ratificar el 18 de juny
del 2006. Això justificaria,
segons l’expresident, que
«qualsevol ciutadà de Catalunya que l’hagués votat
pogués demanar la repetició del referèndum argumentant, amb tota lògica,
que allò que va votar no és
el que ha quedat establert». Ja fa uns mesos que
Maragall va admetre que
el procés estatutari «no havia valgut la pena», i ahir,
al Parlament, va reconèixer: «Ens hem ficat en un
embolic, admetem-ho.» I
sigui quina sigui la sentència, ja que l’expresident
també va alertar de la possibilitat que si l’alt tribunal
no modifica gens del text,
això sigui interpretat com
a fruit de les «pressions»
del govern català. En tot
cas, va resumir, hi ha «un
problema».
Maragall va participar
en el col·loqui L’articulació territorial de l’Estat,
junt amb el president de
l’Institut d’Estudis Autonòmics, Carles Viver i PiSunyer –que va defensar la
constitucionalitat de l’Estatut–, i el president del
Consell Jurídic Consultiu
del País Valencià, Vicent
Garrido. Era l’obertura de
les jornades sobre les reformes estatutàries organitzades per l’Associació
Espanyola de Lletrats de
Parlaments (Aelpa), que
se celebren fins demà a la
cambra. L’expresident va
insistir que cal reformar la
Constitució
Espanyola
perquè s’hi reconeguin les
«comunitats nacionals»
existents a l’Estat. La majoria qualificada que necessita la modificació de la
carta magna dificulta, i
molt, que es pugui portar a
terme quan el PP hi està en
contra. Tot i això, l’expresident pensa que hi ha persones entre els populars,
com Alberto Ruiz Gallardón i Rodrigo Rato, que no
estan «en una posició numantina en contra de les
pretensions de Catalunya»
sobre el nou text. L’expresident va insistir
que s’hauria de reformar la Constitució
perquè reconegui Catalunya com a «comunitat nacional». Pensa que populars
com Rato i Gallardón hi estarien d’acord.
Viver i Pi-Sunyer i Maragall, al Parlament. / RITA LAMSDORFF
Montilla lloa la lluita
nacional dels immigrats
● Aprofitant la inauguració de l’exposició 1977.
Ja som aquí! Memòria d’Efe, el president de la Generalitat, José Montilla, va elogiar l’aportació
d’«aquells a qui Paco Candel va definir com ‘els altres catalans’» en el procés de recuperació de l’autogovern durant la transició. Montilla, que es va referir a la lluita pels «drets personals, socials i nacionals» de treballadors i associacions civils, va recordar que d’ençà de 1977 s’han assolit moltes coses
«que en aquell moment semblaven difícils d’imaginar», i en part gràcies al «compromís col·lectiu»
de Catalunya. El president de la Generalitat, a més,
va aprofitar per assenyalar les principals fites que
en els darrers trenta anys ha aconseguit el poble català, però fent referència que, si llavors «estava tot
per fer, avui encara hi ha moltes coses a fer». Montilla va subratllar que «el futur de Catalunya està
per escriure, i que serà el que els catalans i les catalanes, individualment i sobretot col·lectivament,
vulguem i siguem capaços de fer». Com el que es
va aconseguir l’any 1977, any de partida de l’exposició que es farà al Palau Robert fins al 2 de desembre. Més de 200 fotografies extretes de l’arxiu de
l’agència de notícies Efe, documents i el cotxe que
va portar al president Tarradellas fins al Palau de la
Generalitat il·lustren un any «decisiu per a Espanya
i per a Catalunya», com va afirmar el comissari de
l’exposició, el periodista Joan Tàpia. Recorrent
cinc sales els visitants rememoraran tots els fets
d’aquell any de canvis, en una exposició que suposa el punt de partida dels actes de celebració dels
trenta anys de la recuperació de les institucions democràtiques, i que es provarà de dur a Madrid.
i que podrien donar suport
a una modificació «senzi-
lla», que només afectaria
«un parell d’articles».
118651-873937X
17
34 E S PA ÑA
H U E LVA I N F O R M A C I Ó N Jueves, 2 0 - 0 9 -2 0 0 7
TRIBUNALES
PAÍS VASCO
Pacto a la vista sobre el CGPJ
El PNV dice
que el gesto
de Egibar es
un gran paso
a la unidad
El PP alcanza un
acuerdo con resto de
grupos del Congreso
para establecer
la ‘hoja de ruta’ de la
renovación del Consejo
del Poder Judicial
Aritzondo afirma que la
renuncia del líder del
sector soberanista aporta
cohesión al partido
OTR / PRESS
AGENCIAS
El PP se sumó ayer, después de diez meses de discrepancias con el PSOE sobre la renovación del Consejo General del Poder Judicial (CGPJ), a un pacto de
“método y fondo” con todos los
grupos parlamentarios por el que
han acordado reunirse con las asociaciones de jueces la semana que
viene para intentar alcanzar después un acuerdo final.
Si la semana pasada los grupos
del Congreso responsabilizaron al
PP del fracaso de la renovación
que deben acometer las Cortes,
ahora han coincidido con el portavoz
parlamentario
popular,
Eduardo Zaplana, en que existe
una voluntad política unánime para pactar los vocales que deben estar elegidos antes de que se disuelvan las Cámaras. El acuerdo más
concreto consiste en que todos
ellos escucharán a las cuatro principales asociaciones judiciales en
las próximas semanas; después
volverán a reunirse para intentar
incorporar sus recomendaciones
al nuevo órgano de gobierno de
jueces y magistrados.
El portavoz del PSOE, Diego López Garrido, que dijo actuar como
portavoz del resto de grupos, explicó que todos coincidieron en la
necesidad de renovar la institu-
■ MADRID.
López Garrido saluda a Zaplana, en presencia de Llamazares y Erkoreka, ayer en el Congreso.
AVANCE
Los partidos consensúan
una metodología que
pasa por reunirse
también con las
asociaciones de jueces
ción sobre la base de criterios de
“pluralidad profesional y pluralismo político”. El dirigente socialista se congratuló del resultado de
la reunión de ayer, ya que, a su juicio, supone “un avance positivo,
considerable e importante” que
todos los grupos hayan pactado
una metodología y vayan a participar en la negociación. “Estamos
ante un desbloqueo de la situación. Se abre la expectativa de po-
der llegar a un acuerdo”, señaló. El
portavoz socialista explicó que su
homólogo popular no había planteado “vetos” a la posibilidad de
que las formaciones nacionalistas
e IU propongan vocales para el
nuevo Consejo.
Respecto a la conveniencia de
que las asociaciones judiciales obtengan puestos en función de su
representatividad, como venía
proponiendo el PP, López Garrido
insistió en que no tiene por qué ser
así porque el CGPJ no es un órgano
“corporativo”. Eso sí, dejó claro
que todos los grupos comparten la
necesidad de dar cabida a todas
las asociaciones, ya que ahora sólo
están presentes las dos mayoritarias: la Asociación Profesional de
la Magistratura y Jueces para la
Democracia.
JOSÉ HUESCA / EFE
Minutos después fue Zaplana
quien compareció ante los medios
de comunicación y lo hizo para
asegurar que se sentía “absolutamente identificado” con los criterios y el método detallados por su
homólogo socialista. Así, subrayó
que el PP siempre ha defendido
que se respete “el pluralismo social y judicial”, pero sin convertir
al Consejo en una “correa de transmisión del Parlamento”. Además,
preguntado por el obstáculo que
para el PP supone que las minorías
tengan puesto en el CGPJ, Zaplana
ya adelantó que “la negociación
no se puede plantear como una
cuestión de cuotas”. “Mi grupo está predispuesto al acuerdo”, resumió, admitiendo que existen “discrepancias que hay que intentar
sortear y superar”.
CATALUÑA
Maragall reclama otro referéndum si
el Constitucional recorta el ‘Estatut’
OTR/PRESS
■ BARCELONA / MADRID. El ex president
de la Generalitat Pasqual Maragall
advirtió ayer que si el Tribunal
Constitucional emite finalmente
una sentencia contraria hacia parte del articulado del Estatut, los
catalanes que participaron en el
referéndum para su aprobación
podrían pedir la repetición del
mismo, porque “lo que votaron no
es lo que quedó establecido”. Además, Maragall auguró que Cataluña y Euskadi acabarán convirtiéndose en “naciones europeas sin
romper el Estado”.
Durante la XIV Conferencia de
la Asociación Española de Letrados de Parlamentos, que gira en
torno a las reformas estatutarias y
la articulación territorial del Estado, el ex president pronunció una
conferencia titulada La articulación territorial de España, en la que
volvió a cuestionar el proceso de
reforma de la norma autonómica.
“Nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo”, subrayó Maragall, que consideró que “hay un
problema” con la futura sentencia
del Tribunal Constitucional sobre
el Estatut.
Además, Maragall consideró
que “algunas transferencias que finalmente no se recogieron en el
texto, como el aeropuerto y los paradores nacionales, acabarán
siendo transferidas”.
El vicepresidente del Govern y
presidente de ERC, Josep Lluís Carod-Rovira, defendió a su vez la
“unidad” y “estabilidad” del Gobierno catalán durante en las jornadas de trabajo del grupo parlamentario del PSC, en las que pronunció la conferencia Perspectivas
en la acción de gobierno. “Ser estables en Catalunya quiere decir ser
fuertes en Madrid”, argumentó
Carod.
Pasqual Maragall.
EFE
■ BILBAO / MADRID. La renuncia de
Joseba Egibar, presidente de la
Ejecutiva guipuzcoana del PNV
y máximo exponente del sector
soberanista del partido, a entrar en la carrera para suceder
a Josu Jon Imaz al frente de la
formación jeltzale coloca al
PNV más cerca de ese anhelado
candidato de consenso que
acabe con las discrepancias internas. Así lo aseguró la secretaria de la Ejecutiva del PNV,
Josune Ariztondo, que valoró
el “gesto” de Egibar como un
paso definitivo hacia “la cohesión y la unidad”. Todo apunta
a que Íñigo Urkullu, presidente
de la Ejecutiva vizcaína, será su
sustituto.
Ante esta renuncia, el secretario de la Organización del
PSOE, José Blanco, se limitó a
expresar su total respeto y es-
INDIFERENCIA
El PP advierte que los
nombres son lo de
menos y alerta de la
“batasunización” que
experimenta el PNV
peró que tras el debate interno
que vive ahora la formación
jeltzale, el PSOE y PNV sigan
manteniendo una buena relación por el “interés común”. Para el PP, esta decisión tampoco
cambia mucho ya que lo que
preocupan no son los nombres,
sino la deriva soberanista que
ha tomado el PNV. Así lo advirtió la presidenta del PP vasco,
María San Gil, quien alertó sobre la última ponencia política
aprobada por el PNV, que es, a
su juicio, un texto “absolutamente batasunizado” y reivindica, “sin ningún tipo de rubor
ni de disimulo, la soberanía y la
autodeterminación”.
Desde la ilegalizada Batasuna, Joseba Permach señaló que
independientemente de quien
vaya a tomar las riendas del
PNV, el único objetivo de la formación jeltzale sigue siendo
pactar una “reforma de marcos” con los socialistas y no alcanzar una resolución del conflicto para que “este país pueda
decidir libremente”.
Edición: 1ª de Barcelona , - Sección: MISCELANEA CT (Cataluña)
2007/09/20 / 31
Maragall cree que si el Constitucional cambia el Estatuto
sería lógico someterlo de nuevo a referéndum
Autor :AGENCIAS
Barcelona'Nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo', dijo ayer el ex presidente Pasqual Maragall. Se
refería a la decisión, tomada por él en su etapa de presidente de la Generalitat, de promover la reforma del
Estatuto. Reconoció también que 'el lío' perdurará, por lo menos, mientras el nuevo Estatuto esté pendiente
del Tribunal Constitucional. En el caso de que el alto tribunal lo modificara sería lógico, dijo, pedir 'la
repetición' del referéndum.El ex presidente intervino en unas jornadas sobre la reforma de los Estatutos de
Autonomía organizadas por la Asociación Española de Letrados de Parlamentos, que se celebra en el
Parlament. En el curso de su disertación sobre La articulación territorial del Estado, Maragall reiteró algunos
de sus puntos de vista críticos sobre el proceso de reforma del Estatuto catalán llevado a cabo cuando él
dirigía el Gobierno catalán.'Puede darse el caso de que el Estatuto sea modificado por el Tribunal
Constitucional y entonces viviríamos en cierta manera un contrasentido', advirtió. En ese supuesto, agregó,
podría suceder que 'cualquier ciudadano de Cataluña que hubiese votado el Estatuto pudiera pedir la
repetición del referéndum arguyendo con toda lógica que lo que votó no fue lo que ha quedado
establecido'.Otro aspecto del problema es que el Tribunal Constitucional, que está también pendiente de unos
cambios en su composición sobre los que recaen 'toda clase de temores y sospechas', no modificara el
Estatuto. Pero entonces podría interpretarse que ha cedido a presiones del Gobierno. Esto le llevó a calificar
la situación actual como un 'imposible rompecabezas', en el que 'o el pueblo es desmentido o los jueces
tienen que renunciar a ser independientes'.Estas opiniones de Maragall fueron replicadas ayer mismo por el
consejero de la Vicepresidencia del Gobierno catalán, Josep Lluís Carod, líder de ERC. Dijo que hay que
'respetar' cualquier propuesta de un ex presidente, pero consideró que el Estatuto 'ya se ha sometido a un
referéndum y no debería volver a las urnas. El Estatuto ya no tiene que ocupar el debate político, porque
ahora Cataluña ha de dirigirse hacia otros horizontes'.Maragall reiteró su convicción de que la Constitución
deberá ser reformada para introducir en ella los nombres de las comunidades autónomas y la pertenencia a la
Unión Europea, pero añadió un nuevo elemento: abrir también este debate a la 'conjunción de esfuerzos entre
España y Portugal'.También criticó que el PP y el PSOE planteen las elecciones generales como 'un concurso
de españolidad'. Si se va por esta vía, advirtió, 'partes enteras de España no se verán reflejadas'. Y afirmó que
Cataluña, Euskadi, Galicia, Escocia, Flandes y Baviera 'van a ser naciones europeas sin romper los Estados a
que pertenecen'.
Edición: Digital
2007/09/20
Maragall diu que si el Constitucional canvia l´Estatut
podria fer falta un nou referèndum
L'expresident de la Generalitat Pasqual Maragall va advertir ahir que si la sentència del Tribunal
Constitucional (TC) modifica l'Estatut els ciutadans catalans que van participar en el referèndum podrien
demanar-ne una repetició perquè «el que van votar no és el que ha quedat establert». Durant unes jornades
sobre reformes estatutàries al Parlament, Maragall va tornar a qüestionar el procés de reforma de l'Estatut:
«Ens hem posat en un embolic, ho hem de reconèixer», va assegurar l'expresident, que va insistir que amb
aquestes possibilitats obertes -pendents de la resolució del TC- «hi ha un problema d´equilibri
democràtic».En aquest sentit, Maragall va indicar que «no seria bo» que se sospités que el Govern o l'opinió
pública han pogut influir en la decisió de l'Alt Tribunal sobre l'Estatut. L´expresident es va referir també als
«pròxims canvis» al TC, dels quals va dir que sobre ells «recauen temors i sospites que no haurien de
produir-se en bona llei». Aquestes declaracions les va fer mentres participava a les XIV jornades de
l'Associació Espanyola de Lletrats de Parlaments, que tenen lloc fins al divendres al Parlament de Catalunya i
giren al voltant de les reformes estatutàries i l'articulació territorial-administrativa de l'Estat
espanyol.Maragall, que va pronunciar una conferència titulada L'articulació territorial d'Espanya, va repassar
el procés d'aprovació de l'Estatut i va augurar que «algunes transferències que finalment no es van recollir en
el text, com l'aeroport i els paradors nacionals, acabaran sent transferides». Això demostra, va dir, que és
«molt més important l'urpa i l'ambició dels governs i la societat civil que les grans lleis». Tot i així, va opinar
que, «per descomptat, la Constitució algun dia haurà de tenir canvis» sobre la denominació de les autonomies
o la pertinença a Europa. «Aquestes i altres coses han de ser abordades de manera immediata», va assenyalar.
A propòsit de l'encaix de Catalunya a Espanya, Maragall va manifestar que si dirigents com Rodrigo Rato o
Alberto Ruiz-Gallardón dirigissin el PP potser seria possible una reforma de la Constitució on Catalunya fos
titllada de «comunitat nacional», en la línia de la proposta del president del consell d'Estat, Francisco Rubio
Llorente. «Al PP pot donar-se el cas perfectament que un dia Gallardón o Rato o altres senyors canviïn la
posició numantina» del partit en contra de la reforma constitucional, va afegir.No obstant això, Maragall va
opinar que, actualment, no és possible una reforma constitucional en la línia suggerida per Rubio Llorente
per la posició que té actualment la direcció popular. Durant el col·loqui, el president del Consell Jurídic
Consultiu de la Comunitat Valenciana, Vicente Garrido, va retreure a Maragall la inclusió de la disposició
addicional tercera en l'Estatut -que reclama que la inversió de l´Estat a Catalunya sigui equivalent a
l´aportació del país al PIB estatal- i un diputat del PP al parlament de Cantàbria, Francisco Rodríguez, li va
preguntar si quan era president va invertir en cada província catalana en funció del seu Producte Interior
Brut.Per la seva banda, Maragall, malgrat admetre que no era un «fanàtic» de l'Estatut, va defensar la inclusió
d'aquesta disposició al nou text, i d´altra banda, va dir que no era partidari de la independència de Catalunya.
En aquest sentit, va reivindicar el «pactisme» català i va dir que Catalunya no aspira al mateix model que el
País Basc però sí que vol tenir reconeguda la seva especificitat a Espanya.Finalment, va afirmar a tall
d´anècdota, que la relació entre Jordi Pujol i Felipe González fou «més tranquil·la» que la seva amb
Zapatero.
ABC
ESPAÑA
JUEVES 20š9š2007
17
Maragall aboga por
repetir el referendo
si el TC tumba el
Estatuto catalán
Afirma que Cataluña y el País Vasco «serán
naciones europeas» sin romper con España
IVA ANGUERA DE SOJO
BARCELONA. La reforma del
Estatuto catalán «es un lío». El
Parlamento catalán volvió a
dar la oportunidad ayer al ex
presidente de la Generalitat,
Pasqual Maragall, de opinar
sobre los resultados de la reforma estatutaria que él impulsó,
y Maragall volvió a dejar constancia de su profunda decepción con el proceso, a la vez que
abogó porque Cataluña repita
el referendo de aprobación del
texto si éste es modificado por
el Tribunal Constitucional.
El ex presidente catalán defendió además la reforma de la
Constitución —que a su juicio
podrían apoyar dirigentes del
PP como Alberto Ruíz Gallardón o Rodrigo Rato— y se mostró convencido de que, a medio
plazo, Cataluña, el País Vasco,
Flandes o Escocia serán «naciones europeas sin romper con
sus respectivos estados. Si Europa lo digiere, estará en mejores condiciones nunca para jugar un papel relevante» concluyó el dirigente socialista catalán.
En la presentación de unas
jornadas de letrados parlamenarios, Maragall dibujó además una «España infeliz» marcada por una precampaña electoral que amenaza con convertirse «en un concurso de españolidad entre PP y PSOE». Si esta previsión se cumple «vayamos despidiéndonos del actual
bipartidismo imperfecto, porque una parte de la población
no se sentirá representada»
por los dos grandes partidos,
profetizó, lo que a su juicio llevaría a España a mayores tensiones separatistas.
Una de las posibles soluciones a esta «España infeliz» a la
que a su juicio nos abocan los
dos grandes partidos era la propuesta del todavía líder del
PNV, Josu Jon Imaz, «siguiendo el modelo del Quebec de no
imponer y no impedir. A pesar
de ser una propuesta hábil no
fue aceptada», concluyó Maragall.
El TC, bajo sospecha
Respecto al Estatuto catalán,
el ex President insistió en los
peligros de que el Tribunal
Constitucional (TC) lo modifique y advirtió de que «los catalanes que lo votaron podrían
pedir un nuevo referendo porque unos señores a los que respeto y que la ley ampara lo han
modificado».
A pesar de esta declaración
de respeto, el ex líder del PSC
cuestionó la imparcialidad del
Alto Tribunal al señalar que
«algunos pueden sospechar
que el TC actúa bajo presiones
del Gobierno o de la oposición», para concluir que «nos
hemos metido en un lío», con la
reforma estatutaria.
Maragall consideró además
que «es mucho más importante
la ambición de los gobiernos y
la sociedad civil que las grandes leyes» como el citado Estatuto. El ex presidente se refirió
al traspaso del aeropuerto de
El Prat, reivindicación eliminada del texto en su trámite en
el Congreso para expresar su
convicción de que «acabará
siendo transferido» y poner este caso como ejemplo de que, al
final, pesa más el poder y la habilidad de los gobiernos que las
leyes.
Montilla recuerda que «el futuro de
Cataluña» lo escribirán los catalanes
El presidente catalán, José Montilla, defendió ayer que «el futuro
de Cataluña está por escribir y será lo que los catalanes, individualmente y sobre todo colectivamente, queramos». Montilla
hizo esta afirmación en la inauguración de la exposición fotográfica «1977 Ja som aquí! Memòria d'Efe». La muestra consta de
unas doscientas fotografías del Archivo Histórico de la Agencia
Efe que evocan los momentos clave de la restauración de la
Generalitat tras la dictadura de Franco. La exposición forma
parte de los actos de homenaje al President Tarradellas que
organiza el Gobierno catalán para conmemorar el 30 aniversario
de la recuperación de la Generalitat.
Zaplana estrecha la mano de López Garrido, en presencia de Erkoreka y Sánchez Llibre
EFE
Los partidos desbloquean
la renovación del CGPJ
Los socialistas y sus socios aceptan la
petición del PP de escuchar la opinión de
las asociaciones de jueces
J. L. L.
MADRID. Los grupos parlamentarios dieron ayer un primer paso para acometer la renovación del Consejo General
del Poder Judicial (CGPJ)
—pendiente desde el pasado
mes de noviembre—, tras el duro enfrentamiento de los últimos días. No es que el acuerdo
esté cerca, pero, al menos, los
partidos se han puesto de
acuerdo para desbloquear la
negociación.
El encuentro que ayer mantuvieron seis grupos parlamentarios (PSOE, PP, CiU, ERC,
PNV e IU) acabó con un principio de acuerdo en la idea básica
de la renovación —«pluralidad
profesional y pluralismo político»— y en la metodología de trabajo: reunirse con las cuatro
asociaciones judiciales para escuchar su opinión —como quería el PP—, tras lo cual se convocará un nuevo encuentro entre
los partidos para tratar de cerrar el acuerdo.
El portavoz del Grupo Socialista, Diego López Garrido,
aplaudió el resultado de la reunión, ya que, según dijo, supone «un avance positivo, considerable e importante» que todos los grupos pacten una metodología y vayan a participar
en la negociación. «Estamos
ante un desbloqueo de la situación. Se abre la expectativa de
poder llegar a un acuerdo», señaló.
Por su parte, el portavoz del
Grupo Popular, Eduardo Zaplana, dijo que se sentía «absolutamente identificado» con los criterios y el método detallados
por su homólogo socialista.
Así, subrayó que el PP siempre
ha defendido que se respete «el
pluralismo social y judicial»,
pero sin convertir al Consejo
en una «correa de transmisión
del Parlamento». «La decisión
que hemos tomado todos de escuchar a las asociaciones es
muy inteligente», recalcó.
Edición: AGT Recepción: 13:13 - Sección: REGIONAL CATALUNYA
2007/09/19
CATALUNYA .- Maragall insiste en que Catalunya se
metió 'en un lío' con el Estaadvierte que si el TC lo
reforma repetir el referéndum
BARCELONA, 19 Sep. (EUROPA PRESS) - br /br /br / El ex presidente de la Generalitat Pasqual Maragall
advirtió hoy que si la sentencia del Tribunal Constitucional (TC) modifica el Estatut los ciudadanos catalanes
que participaron en el referéndum podrían pedir una repetición porque "lo que votaron no es lo que quedó
establecido". Durante unas jornadas sobre reformas estatutarias en el Parlament, Maragall volvió a cuestionar
el proceso de reforma del Estatut: "Nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo", pidió el ex presidente, que
insistió en que con estas posibilidades abiertas --pendientes de la resolución del TC-- "hay un problema". En
este sentido, indicó que "no sería bueno" que se sospechase que el Gobierno o la opinión pública han podido
influir en la decisión del Alto Tribunal sobre el Estatut. Se refirió también a los "próximos cambios" en el
TC, de los que dijo que sobre ellos "recaen temores y sospechas que no deberían producirse en buena ley". El
ex presidente catalán participó en las XIV de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos, que tienen
lugar hasta el viernes en el Parlament de Catalunya y giran en torno a las reformas estatutarias y la
articulación territorial del Estado. Maragall, que pronunció una conferencia titulada 'La articulación territorial
de España', repasó el proceso de aprobación del Estatut y consideró que "algunas transferencias que
finalmente no se recogieron en el texto, como el aeropuerto y los paradores nacionales, acabarán siendo
transferidas". Eso demuestra, dijo, que es "mucho más importante la garra y la ambición de los gobiernos y la
sociedad civil que las grandes leyes". Aun así, opinó que, "por supuesto, la Constitución algún día tendrá que
sufrir cambios" sobre la denominación de las autonomías o la pertenencia a Europa. "Esas y otras cosas
deben ser ya abordadas", señaló. "CONCURSO DE ESPAÑOLIDAD" DE PP Y PSOE. Maragall quiso
alertar también al PP y al PSOE de que si continúan con su "concurso de españolidad", partes enteras de
España, en referencia a Catalunya, País Vasco y Galicia, y "segmentos" de población de las Islas Baleares,
Comunidad Valenciana y Navarra "no se verán reflejadas" en las próximas elecciones. "Vayámonos
despidiendo del bipartidismo imperfecto", subrayó Maragall, que aseguró que, en ese caso, el país sería
"infeliz" y sólo quedaría el "europeísmo como la última solución sensata". El ex president aludió también a
otras comunidades. Respecto al País Vasco, señaló que la propuesta del aún presidente del PNV, José Jon
Imaz, de "no imponer y no impedir", pactando un Estatuto con los socialistas vascos, "evitaría el 'via crucis'"
que está sufriendo Catalunya. Lamentó que esta idea "hábil" de Imaz no esté siendo aceptada por la mayoría
gobernante. En el caso de Navarra, se volvió a quejar de que el PSOE haya "perdido el sentido de la
oportunidad y equilibrio político", equilibrio que definió como "difícil pero apasionante", al no permitir a sus
dirigentes que gobernaran con Na-Bai. A pesar de todas las dificultades, Maragall concluyó afirmando que
Catalunya y el País Vasco van a ser "naciones europeas sin romper el Estado", al igual que Escocia, Flandes
o Baviera. Si Europa es "capaz de digerirlo", dijo, estará en "mejores condiciones que nunca para jugar en el
mundo un papel relevante". JORNADAS. Antes que Maragall, el presidente del Parlament, Ernest Benach,
inauguró las jornadas poniendo de manifiesto que un nuevo Estatut en Catalunya era necesario pues "no
puede dar respuesta a los retos de 2007 con un instrumento redactado atendiendo las preocupaciones de hace
30 años". Consideró, además, que esta reflexión también es "válida para la Constitución en algunos de sus
aspectos". Benach abogó por "centrar el debate en lo que dice" el texto y para que el "centro del esfuerzo sea
su despliegue", a pesar de que sigue "abierto" el debate sobre si el Estatut ha servido como un nuevo marco
"estable" que reduce los conflictos con el Estado. También intervino hoy en estas jornadas el director del
Institut d'Estudis Autonòmics, Carles Viver Pi-Sunyer, que defendió la constitucionalidad del Estatut y
aseguró que el sistema político español es "suficientemente fuerte" para poder asumir que cada 30 años las
autonomías puedan impulsar reformas. Entre los asistentes a las jornadas se encontraban representantes de
diversos parlamentos autónomos, como el presidente de la Asamblea de Extremadura, Juan Ramon Ferreira.
En la segunda de mañana sesión participarán como ponentes el letrado de las Cortes de Aragón José Tudela,
el catedrático de Derecho Constitucional de la Universidad de Granada Francisco Balaguer y el catedrático
de Derecho Constitucional de la Universidad de Santiago de Compostela Roberto Blanco. El viernes lo hará
el secretario de Estado de Relaciones con las Cortes, Francisco Caamaño, y varios diputados en el Congreso
y en el Parlament de Catalunya. Concretamente, intervendrán en una mesa redonda el diputado del PSOE en
el Congreso Ramón Jáuregui, la popular Soraya Sáenz de Santamaría y el nacionalista vasco Aitor Esteban,
así como el diputado de CiU en el Parlament Francesc Homs, el portavoz de ERC en el Parlament, Joan
Ridao, y el portavoz de ICV-EUiA, Jaume Bosch.br /br /br /
Edición: EFE Recepción: 13:29 - Sección: NACIONAL Nacional Politica
2007/09/19
Maragall dice relación Pujol-González fue más tranquila
que suya con Zapatero
Barcelona, 19 sep (EFE).- El ex presidente de la Generalitat Pasqual Maragall ha dicho hoy que la relación
entre Jordi Pujol y Felipe González "fue más tranquila" que la suya con el propio González o con el
presidente actual del Gobierno, José Luis Rodríguez Zapatero. Maragall ha hecho esta afirmación en un
coloquio en el Parlament sobre las reformas de los estatutos que formaba parte de las XIV Jornadas de la
Asociación Española de Letrados de Parlamentos. El político catalán ha justificado su opinión en que "el
nacionalismo catalán siempre ha pensado que la 'conllevancia' (con España) y el soportarse mutuamente sin
pretender convencerse el uno al otro era mejor que tratar de llegar a una determinación conjunta, que sería
siempre imposible". "Maragall tenía la ingenuidad de querer convencer. Quería encontrar la fórmula que
solucionara los problemas (con España), mientras que Pujol y González sabían que probablemente no
existía", ha dicho el ex presidente hablando en tercera persona. A propósito del encaje de Cataluña en
España, ha augurado que si dirigentes como Rodrigo Rato o Alberto Ruiz-Gallardón dirigieran el PP quizá
sería posible una reforma de la Constitución donde Cataluña fuera tildada de "comunidad nacional", en la
línea de la propuesta del presidente del Consejo de Estado, Francisco Rubio Llorente. "En el PP puede estar
muy bien que un día Gallardón o Rato u otros señores" cambien la "posición numantina" del PP en contra de
la reforma constitucional, ha añadido Maragall. Sin embargo, Maragall ha opinado que, actualmente, no es
posible una reforma de la Constitución en la línea sugerida por Rubio Llorente por la posición que tiene
actualmente la dirección popular. Durante el coloquio, el presidente del Consejo Jurídico Consultivo de la
Comunidad Valenciana, Vicente Garrido, ha reprochado a Maragall la inclusión de la disposición adicional
tercera en el Estatut. Un diputado del PP en el Parlamento de Cantabria, Francisco Rodríguez, le ha
preguntado si cuando era presidente invirtió en cada provincia catalana en función de su Producto Interior
Bruto. Por su parte, Maragall, a pesar de admitir que no era un "fanático" del Estatut, ha defendido la
inclusión de esta disposición en el nuevo texto. Por otra parte, Maragall, que ha dicho no apostar por la
independencia de Cataluña, ha reivindicado el "pactismo" catalán y ha dicho que Cataluña no aspira al
mismo modelo que el País Vasco pero sí quiere tener reconocida su especificidad en España. EFE jd/mg/br
Edición: AGT Recepción: 15:00 - Sección: REGIONAL CATALUNYA
2007/09/19
CATALUNYA .- Maragall cree Rato y Gallardón
podrían apoyar una reforma de la Constitución que
reconociera 'comunidades nacionales'
BARCELONA, 19 Sep. (EUROPA PRESS) - br /br /br / El ex presidente de la Generalitat Pasqual Maragall
opinó hoy que personas como Rodrigo Rato, Alberto Ruiz Gallardón y otros sectores del PP podrían estar a
favor de una reforma de la Constitución que fuera más allá en el reconocimiento nacional de las comunidades
históricas. Durante un coloquio en las XIV Jornadas de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos,
Maragall abogó por una modificación de la Carta Magna para reconocer a Catalunya como "comunidad
nacional", aunque reconoció que es difícil porque es necesaria la mayoría cualificada y el PP está en contra.
"Pero no estoy hablando de todo el PP, estoy pensando en personas que pueden llegar a tener una mayor
importancia en el PP", indicó Maragall refiriéndose explícitamente a Gallardón y Rato, de los que dijo que
"en una posición numantina en contra de las pretensiones de Catalunya mayoritarias no están". Aun así,
consideró que hasta que la "derecha española no se europeíce y tenga un tinte más liberal será muy difícil que
este problema se resuelva". Y es que tras la aprobación del Estatut, Maragall apostó por "pensar en otra
cosa", aludiendo a un cambio de la Constitución "pase lo que pase" con el Estatut. Si no se consigue
modificar la Carta Magna, dijo, "al menos se sabrá que Catalunya quiere una cosa no muy prolija, sino muy
sencilla", afectando sólo a "un par de artículos". El ex presidente admitió una vez más que no es un
"fanático" del Estatut". "Entiendo que no tuvimos más remedio que hacer una cosa prolija, larga y
circunstancial", explicó Maragall, con el objetivo de que a Catalunya se le reconociera como "nación". "Son
añadidos verbales pero también tienen su importancia, los pueblos quieren que se les mime, que se les
reconozca su singularidad si la tienen", argumentó. Respecto a la decisión del Tribunal Constitucional (TC)
sobre el Estatut, Maragall insinuó que existe una "tentación muy grande" de que el TC "no dictamine". "A mí
me ha llegado", aseguró Maragall, que apostó por no esperar más para conocer la sentencia sobre el texto.
RELACIONES CON GONZÁLEZ Y ZAPATERO. Sobre esta situación, Maragall bromeó diciendo que el
ex presidente de la Generalitat Jordi Pujol diría: "No nos metamos en eso porque no nos van a entender".
Para el socialista, Pujol prefirió convivir que convencer. Maragall reconoció que las relaciones de Pujol con
el ex presidente del Gobierno Felipe González eran "más tranquilas" que las suyas con González y con José
Luis Rodríguez Zapatero. "Maragall tenía la ingenuidad de querer convencer", dijo sobre sí mismo. "Yo y el
Parlament somos unos ingenuos", concluyó en relación a la aprobación del Estatut. REDISTRIBUCIÓN DE
RECURSOS. El ex presidente de la Generalitat opinó, por otro lado, que España ha llegado a un punto en el
que las diferencias entre territorios se han "amortiguado bastante", por lo que señaló que en el Estatut "ya
procedía prescindir de estos andadores y que cada uno se espabile", ocupándose cada autonomía de sí misma
y eliminando la redistribución. "Defiendo eso como perfectamente lógico", aseveró Maragall, que comparó la
situación con el "libre mercado". "No tendría que haber ni prestación ni obligación, el mercado es mejor",
constató. Al preguntársele por la situación de Catalunya y Euskadi, Maragall subrayó que "no es lo mismo"
porque España "siempre ha reconocido los derechos históricos" de los vascos. "Y a los catalanes nos fastidia
mucho", reconoció el ex presidente. Aun así, aseguró no querer ser como Euskadi y apostó por el "pactismo
catalán". "Hay muchas fuentes de las que beber sin necesidad de levantar la bandera de la independencia, de
la confrontación", remarcó Maragall, que añadió que se debe "ahondar en la tradición" para conseguir que un
territorio se vea reconocido de forma "no traumática". Es Europa, según Maragall, la solución para "acoger
las identidades que no ha sido suficientemente reconocidas". Admitió que "algunos pueden pensar que es el
inicio para llegar a", pero opinó que será la "manera de estabilizar las cosas". "Por qué nos complicamos
tanto la vida si ya tenemos la solución sin necesidad de romper lo que tenemos", se preguntó. "Yo no soy
independentista, no digo que Catalunya se tenga que ir de España", reiteró el ex presidente, que se definió
como "mitad valenciano, un cuarto catalán y un cuarto andaluz".br /br /br /
AVUI
5
DIJOUS, 20 DE SETEMBRE DEL 2007
Política
Revifa el
debat pel
rescat de
peatges
Mas demana que els
827 milions que ha de
retornar l’Estat es
destinin a alliberar vies
de pagament
Zapatero
garanteix
inversions
a tot arreu
El president mira de
tranquil·litzar la resta de
territoris davant
l’increment de la
despesa per a Catalunya
Maragall abona que es voti de
nou l’Estatut si el TC el retalla
PRESENT L’expresident avisa el seu successor que és molt més important la grapa i l’ambició dels governs
que les grans lleis FUTUR Montilla assegura que Catalunya serà el que els catalans vulguin col·lectivament
Marta Lasalas
BARCELONA
El president Pasqual Maragall va recordar ahir de nou
els dubtes que planen damunt el futur de l’Estatut i
va advertir que si el Tribunal Constitucional modifica
el text es podria plantejar la
necessitat de repetir el referèndum. “Aquí hi ha un
problema”, va advertir Maragall per si a algú se li havia escapat la transcendència del seu avís.
La intervenció del president es va produir en el
marc de les Jornades de
l’Associació Espanyola de
Lletrats de Parlaments, que
se celebren a la cambra catalana, on va repetir els
seus recels sobre el procés
estatutari, que se sintetitzen en un frase: “Ens hem
ficat en un embolic”.
I és que, a parer del president, en cas que el TC decidís modificar el text es produiria un “contrasentit” i
“qualsevol ciutadà de Catalunya que hagués votat podria demanar la repetició
del referèndum, en veure
que el que va votar ja no és
el que queda establert”. Per
contra, si l’alt tribunal deixa
el text pràcticament intacte tampoc “seria bo”, ja que
es podria sospitar que “ha
actuat per les pressions del
govern o els governs o fins i
tot de l’opinió pública”.
Maragall no va consumir
el 60 minuts que s’havien
reservat per a la seva intervenció inicial, però en només un quart d’hora va desplegar un bon grapat d’ar-
José Montilla escolta les explicacions del responsable de l’exposició ‘1977. Ja som aquí! Memòria d’Efe’, Joan Tàpia ■ ALBERTO ESTÉVEZ / EFE
Frases
“Qualsevol ciutadà
podria demanar la repetició en veure que el
que va votar no és el
que queda establert”
“El futur de Catalunya serà el que els catalans individualment
i sobretot col·lectivament vulguem”
Pasqual Maragall
José Montilla
EXPRESIDENT DE LA GENERALITAT
PRESIDENT DE LA GENERALITAT
guments. Per exemple, va
advertir que competències
com l’aeroport o els paradors nacionals, que no es
van cedir a Catalunya amb
l’Estatut, acabaran sent
transferides. En aquest
punt va llançar un missatge
directe al seu successor en
afirmar que “és molt més
important la grapa i l’ambició dels governs i de la societat civil que les grans lleis”.
De moment i al marge de
conjuntures, va pronosticar
que Catalunya, Euskadi i
Galícia “seran nacions europees sense trencar l’Estat
a què pertanyen”. “Si [Europa] ho paeix bé estarà en
millors condicions a la política mundial”, va reblar.
Objectiu de futur
També ahir el president
José Montilla va referir-se
als objectius de futur de Catalunya, encara que de ma-
nera molt més vaga. En la
inauguració de l’exposició
1977. Ja som aquí! Memòria d’Efe, que rememora el
retorn de Josep Tarradellas,
el cap de l’executiu català
va subratllar que, 30 anys
després de la recuperació
de la Generalitat, Catalunya “manté ferma la voluntat de mirar lluny”.
El president no va entrar
en concrecions sobre els
objectius a què es referia,
però va insistir en un missatge que ja va formular
l’11 de setembre i que es va
interpretar com una rèpli-
ca a la proposta de referèndum del republicà JosepLluís Carod-Rovira: “El futur de Catalunya encara
s’ha d’escriure i serà el que
els catalans i les catalanes,
individualment i sobretot
col·lectivament, vulguem i
siguem capaços de fer”.
Montilla va recordar que
a Catalunya la reivindicació
de la democràcia sempre
ha anat molt lligada a la de
l’autogovern i va cridar a
renovar el “compromís
col·lectiu” de país.
■ Més informació: Cultura
pàgina 48
L’expresident alerta el PSOE contra concursos d’espanyolitat
@ Lliure de les
cotilles de la
primera línia
política, PasMARTA
qual Maragall
LASALAS
no va tenir ahir
inconvenient a instar els partits
a “anar pensant en alguna cosa
més que les pròximes ,eleccions” ja que, si PSOE i PP s’embranquen en un “concurs d’es-
Les
claus
panyolitat”, parts senceres de
l’Estat, com Catalunya i Euskadi, no s’hi veuran reflectides i
s’acabarà amb el que va descriure com “bipartidisme imperfecte”.
Canvis a la Constitució
@ Maragall va advertir que un
dia o altre s’hauran de fer canvis a la Constitució, entre altres
Maragall i Ernest Benach ahir al
Parlament ■ XAVIER ALCINET/ACN
raons, per incloure-hi la denominació de les autonomies, la
pertinença a la UE o “la conjunció d’esforços entre Espanya i
Portugal”. En el debat posterior, Maragall va apuntar que
persones com Rodrigo Rato o
Alberto Ruiz-Gallardón podrien estar a favor d’una reforma
de la Constitució que anés més
enllà en el reconeixement naci-
onal de les comunitats autònomes.
Fredor amb Zapatero
@ El president va confessar
igualment que la relació entre
Jordi Pujol i Felipe González va
ser més tranquil·la que la seva
amb José Luis Rodríguez Zapatero, ja que ell va tenir la ingenuïtat de voler convèncer.
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