N. 83 Anno XVIII delle pubblicazioni dei Dalmati di Trieste n° 1 - giugno 2014 Taxe perque Italy Spedizione in a.p. art. 2 20/C legge 622/96 filiale di Trieste c.p.o. via Brigata Casale in caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto. IL DALMATA LIBERO NOMINATO A SPALATO UN CORRISPONDENTE CONSOLARE PROVVISORIO LA POLITICA ADRIATICA DELL’ITALIA PRIVATA DI OGNI VISIONE STRATEGICA La chiusura del Consolato di Spalato ha provocato danni a Italia, Dalmazia e Croazia, ha agevolato la rottamazione del Ministro degli Esteri Bonino e della Vice Marta Dassù Torna a Zara il nome Callelarga Undici mila degli attuali zaratini, di cui almeno dieci mila sono croati, hanno firmato una petizione depositata al Comune per chiedere che il nome storico “Callelarga” fosse ripristinato per sostituire il nome “Široka ulica” imposto dai titini. Per chi non è conoscitore delle lingue slave, “široka” non ha nulla a che vedere con il vento di Scirocco, ma significa semplicemente “larga”. Fin dai tempi del regime comunista a Zara, in gran parte della Dalmazia e perfino nella Croazia continentale, le orchestrine suonavano la canzone “Callelarga” che poi altro non era se non il nostro “Adio Zara”, inno dedicato dagli esuli zaratini alla loro città. Allora qualcuno gridò allo scippo. Poi vi fu una seconda “Kalelarga” con una musica diversa. Oggi dobbiamo prendere atto che queste canzoni hanno contribuito a tenere vivo il nome Callelarga che, peraltro, era correntemente adottato in città un po’ da tutti. Speriamo che il Comune accolga la petizione popolare. L’ISLAM LIBERA FEDERICO MOTKA Servizio a pag. 3 L’ADDETTO CONSOLARE A SPALATO La dott.ssa Maja Medić è stata nominata Corrispondente consolare di Spalato in attesa della nomina di un Vice Console onorario. Il Dalmata Libero ha inviato vive felicitazioni e gli auguri di buon lavoro. Servizio a pag. 2 La rottamazione del Ministro degli Esteri Emma Bonino è dovuta alle debolezze dimostrate nella gestione del processo contro i nostri due fucilieri del Battaglione San Marco imprigionati in India, non meno che alla demolizione della politica adriatica dell’Italia, simboleggiata dalla chiusura del Consolato di Spalato. Quando l’on. Bonino ha preso atto delle reazioni degli amici spalatini, dei Dalmati di Trieste e delle numerose interrogazioni parlamentari bipartisan e delle vibranti proteste di Trieste amplificate nel n. 81 de Il Dalmata ha dovuto ammettere di aver sottovalutato il problema. Più decisivo nella rottamazione della Vice Ministro degli Esteri Marta Dassù è stato, invece, il fatto di aver preso per buone le assicurazioni “riservate” ed i silenzi della FederEsuli che nulla contano quando non sono supportati dalla base degli esuli, tenuti all’oscuro di quanto avveniva. La Dassù è stata poi nominata nel Consiglio della Finmeccanica, avendo più competenza in campo economico che in quello della politica estera. La rete consolare italiana in Dalmazia è stata così letteralmente decapitata ed il pur bravissimo Console generale d’Italia a Fiume Cianfarani si trova a dover gestire un territorio delicato ed enorme, come l’Istria e la Dalmazia, la cui estensione è di poco inferiore all’intera costa orientale adria- tica dell’Italia. La chiusura del Consolato di Spalato è stata presentata da parte degli scadenti informatori per la Dalmazia a disposizione dei nostri uffici come un favore fatto alla Croazia. L’operazione non è stata, invece, affatto gradita dai Croati che vedono nella Dalmazia una regione ponte capace di unire la loro cultura ed i loro interessi economici all’Europa, proprio tramite l’Italia. I croati di Dalmazia e di Croazia si sono sentiti traditi dall’Italia non meno degli esuli italiani di Dalmazia e, soprattutto, degli italiani residenti che costituiscono un valido presidio per la nostra lingua, per la cultura tradizionale romana veneta ed italiana ed anche per i grandi interessi economici, turistici e commerciali in gioco. Sintomatica in proposito la presa di posizione del Sindaco croato di Spalato Ivo Baldasar, che ostenta in ogni occasione la sua origine italiana, che si è impegnato a mettere a disposizione gli ambienti idonei ad ospitare dott.ssa Maja Medić, una croata vicina alla cultura italiana, che provvisoriamente svolgerà la funzione di Corrispondente consolare di Spalato, al pari dei colleghi di Lesina, Sebenico, Zara e Lussino, ma che risulta essere di grado inferiore al Consolato onorario di Ragusa – Dubrovnik. Ricordiamo che per la costituzione ed il funzionamento di Ragusa i “maleElisabetta de Dominis Continua a pag. 10 pag. 2 giugno 2014 IL DALMATA LA DOTT. MAJA MEDIĆ NOMINATA IL CAV. PAOLO PERUGINI LASCIA LA CORRISPONDENTE CONSOLARE DI SPALATO Per oltre sei mesi Spalato, che con 178.192 abitanti è la più grande e più importante città della Dalmazia, è rimasta senza una presenza consolare italiana. Era stata preannunciata la nomina di un Console onorario che, di norma, viene scelto tra le personalità più importanti della zona e proviene dalle nostre comunità locali. A Ragusa c’è Francesco Bongi, a Lesina la presidente della Comunità italiana dell’isola, dott. Alessandra Tudor, Cavaliere di San Marco, a Sebenico la efficiente dott. Rita Rando, a Zara l’insostituibile Presidente della Comunità degli italiani prof. Rina Villani e così via. A causa di un’incomprensibile polemica interna alla Ci, il Ministero degli Esteri non ha ritenuto di nominare un italiano di Spalato, benché non vi fosse che l’imbarazzo della scelta. Per non esprimere preferenze che non abbiamo, elenchiamo in ordine alfabetico alcune personalità che potrebbero ricoprire l’incarico: la prof. Katja Babarović, il maestro di musica Damiano Cosimo d’Ambra Presidente uscente della Ci, la dott. Ivana Galasso Presidente per la Dalmazia del CRCD – Spalato, la dott. Antonella Tudor, attuale V. Presidente della Comunità, ecc.. Per fortuna, la situazione si è risolta e noi continueremo ad impegnarci per accelerare, per quel poco che possiamo, le scelte del Ministero. Il Ministero ha optato provvisoriamente per una valida personalità croata di Spalato, la prof.ssa Maja Medić, ottima conoscitrice della lingua italiana e della nostra cultura. È stata nominata Corrispondente consolare, incarico dichiarato provvisorio in attesa della nomina del Console onorario. Nel formulare gli auguri di buon lavoro alla dott.sa Medić, che consideriamo persona capace e attiva, non possiamo non ribadire la nostra viva contrarietà alla chiusura del Consolato di Spalato. Riteniamo insufficiente il nuovo Console onorario, per bravo che possa essere, che non potrà purtroppo essere un diplomatico di carriera disponibile 24 ore su 24. Il tutto senza un’adeguata retribuzione, per cui dovrà distribuire le sue forze tra il suo lavoro quotidiano e quello gratuito prestato al Consolato. Non potrà reggere una posizione così importante, destinata a diventare ancor più strategica quando venisse approvata da Papa Francesco la santità di Medjugorje (il traffico attraverso il porto di Spalato verrebbe decuplicato!), o quando verrà aperto a Spalato l’Hub delle banche italiane per coordinare l’attività finanziaria italiana in tutti i Balcani (fu rinviato finora a causa della crisi bancaria che colpisce tutta l’Europa), nonché la programmata apertura di altri centri finanziari, economici e turistici nella zona spalatina. Simone Bais PRESIDENZA DELLA CI DI CATTARO Il Cavaliere della Repubblica italiana, Paolo Perugini, dietro la scrivania, al momento del passaggio delle consegne al neo Presidente Aleksandar Dender Il restaurato leone di San Marco, l’ultima grande iniziativa di Perugini realizzata con il contributo della Regione Veneto Il vecchio leone prima del restauro Il Presidente della Comunità italiana in Montenegro, con sede a Cattaro Paolo Perugini, ha rassegnato le dimissioni dall’incarico divenuto particolarmente gravoso dopo la scomparsa della Vice Presidente Maria Grego Radulovic di cui riportiamo il necrologio a p. 14. Gli è subentrato l’arch. Aleksandar Dender, uomo di respiro internazionale, nato a Zagabria il 9 dicembre 1949, laureatosi a Belgrado e titolare di una società immobiliare con vasti interessi a Cattaro, Belgrado, Yalta (Crimea o Ucraina?) e Milano. All’amico Paolo inviamo l’affettuoso saluto del Direttore, della Redazione, della Fondazione Rustia Traine e dei Dalmati italiani nel Mondo Delegazione di Trieste che hanno trovato in lui un prezioso collaboratore ed un attivo realizzatore di molte iniziative. Al neo Presidente Aleksandar Dender un augurio di buon lavoro in attesa di conoscerlo di persona. IL DALMATA giugno 2014 pag. 3 se gli italiani si presentano come italiani e i croati come croati La Mostra “Zara prima del 2 novembre 1943” rinsalda l’amicizia tra tutti gli zaratini Pubblichiamo le franche e leali lettere che si sono scambiati il Direttore croato dell’Archivio di Zara Ante Gverić e il Presidente degli Esuli dalmati italiani di Trieste Egregio on. Signore de’Vidovich, Ho ricevuto Il Dalmata, il numero 81 del novembre scorso. La ringrazio per bellissimo l’articolo che parla dalla mostra in Archivio. Anch’io sono convinto che l’unico modo per andare avanti nell’Europa del 21° secolo è rispettare vicendevolmente la storia comune tra Italiani e Croati in Dalmazia e fare una collaborazione senza sotterfugi. La nostra storia è straricca, è una sorgente dove tutti possiamo approfittare. Mi fa piacere conoscerLa e spero che ci si riveda presto – come Lei ha detto. Devo dire che anche i giornali zaratini hanno scritto sulla mostra in senso positivo e favorevolmente. La saluto cordialmente, Ante Gverić Ravnatelj DRŽAVNI ARHIV U ZADRU Ruđera Boškovića bb, Egregio dott. Ante Gverić ho molto apprezzato che Lei mi abbia scritto in italiano sapendo la mia scarsissima conoscenza della lingua croata. Ricambio la cortesia scrivendoLe nella Sua lingua, perché deve essere chiaro che le nostre due parlate hanno pari dignità ed un eguale posto nella scala dei valori culturali europei. Le rinnovo per iscritto i miei più vivi ringraziamenti per l’accoglienza e soprattutto per i concetti che Lei ha voluto esprimere in occasione della Mostra su “Zara com’era prima del 2 novembre 1943” che condivido appieno e che sono fondamentali per costruire un’Europa che non sia dei banchieri ma dei popoli e dei cittadini. Ho potuto notare, che molti amici croati di Zara si sono riconosciuti nei colori di Roma e di Venezia dei manti che portavamo, rosso amaranto e oro, perché i dalmati croati fanno parte a pieno titolo della grande civiltà latina e di quella veneta, alla stessa stregua degli italiani e degli altri popoli presenti nella nostra comune terra. Radici comuni così profonde sono una certezza di una futura amicizia e collaborazione, peraltro secolari, anzi millenarie. Le rinnovo i sensi della più viva amicizia e spero di poterLa rincontrare quanto prima, On. Renzo de’Vidovich Accecati dall’ira e dalla voglia di screditare i “maledetti triestini”, due personaggi, che fanno di tutto per lasciar credere di essere gli informatissimi rappresentati di non meglio identificati servizi segreti, hanno cercato di far credere che la presenza a Zara di bandiere, simboli, e manti con i colori di Roma, della Serenissima e dell’Italia avesse irritato le autorità croate. Niente di più falso, come la pubblicazione di queste due lettere comprova. Si era scatenato il famoso morbin zaratin quando durante una gita a Zara el Panzon ed el Generalissimo si erano misteriosamente eclissati per alcune ore ed erano tornati accigliati dopo un incontro segretissimo. Ancora più sgangherate le risate quando el Panzon ed el Tradutor in una riunione per Il Dalmata a Mestre, riguardante una presunta irritazione croata per le bandiere a Zara rispondevano solo a moti, perché c’era il registratore acceso. Sull’argomento si sono create ben tre scuole di pensiero: - gli orgogliosi che sono soddisfatti dell’interessamento del C.Spionaggio dei Carabinieri, del Servizio Informazioni dell’Esercito e della Digos; - i birichini che preparano un pesce d’aprile costruendo nel giardino di casa un’atomica; - i mai contenti che pretendono l’interessamento della Cia, del Kgb e dell’agenzia Nuova Cina. Andrea Bevanda ha tradotto i discorsi ufficiali dell’on. Renzo de’Vidovich, rappresentante degli esuli dalmati e del dott. Ante Gverić, Direttore dell’Archivio di Stato di Zara all’inaugurazione della Mostra “Zara prima del 2 novembre 1943”, allestita dall’insostituibile Presidente della Ci di Zara prof. Rina Villani GLI ISLAMICI LIBERANO FEDERICO MOTKA Dopo un anno e tre mesi dal rapimento di Federico Motka, un giovane di origine dalmata che operava con gli organismi umanitari francesi nella tormentata terra di Siria, abbiamo avuto la bella notizia: è stato liberato ed è tornato in Italia. Per tutto questo tempo i parenti, tra i quali la nonna Alexandra Luxardo Motka e la zia Chiara Motka residenti a Trieste, hanno osservato il più assoluto silenzio, non solo con la stampa ma anche con amici stretti. Poi l’esplosione di gioia di sapere che Federico era sano, salvo e in Patria. Al padre Francesco, alla zia Chiara ed alla nonna Alexandra che hanno sopportato con assoluta riservatezza il dolore e le preoccupazioni di sapere Federico in mano agli islamici, esprimiamo le più vive felicitazioni della Redazione de Il Dalmata Libero e di tutta la Delegazione di Trieste di cui Chiara è Vice Presidente e Alexandra Consigliere. Federico Motka con la zia Chiara pag. 4 giugno 2014 IL DALMATA “Il Tempo”, Quotidiano di Roma, 10 febbraio 2014 Il 10 Febbraio polemico a Roma Dopo il manifesto della sinistra contro gli Esuli, le dichiarazioni ostili del Vice Sindaco Nieri e la decisione del Sindaco di Roma Marino di sospendere le gite scolastiche alla Foiba di Basovizza, Guido Cace Presidente della più antica organizzazione d’Italia fondata dai profughi dalmati nel 1919, l’Associazione Nazionale Dalmata di Roma, ha stigmatizzato con forza i fatti ed ha pubblicato un articolo in prima pagina de Il Tempo di Roma. Si è svolta a Roma anche un’importante manifestazione giovanile, promossa dal Comitato 10 febbraio, in cui ha parlato Carla Elena Cace che si è guadagnata un’intera pagina del prestigioso quotidiano romano Il Tempo. È stato presentato in anteprima a Roma il suo libro Foibe ed Esodo. L’Italia negata che ha riscosso grande successo, come la presentazione di Trieste di cui a p. 6 e 7. Anche quest’anno il Giorno del Ricordo è stato commemorato nel Veneto a Fossò, dove vi è la prima via dedicata ai Martiri giuliani e dalmati della Provincia di Venezia. Presente la bandiera della Dalmazia e di altre associazioni. Hanno preso parte alla manifestazione i sindaci della Riviera di Brenta. Nella foto in rappresentanza dei dalmati, il Cavaliere di San Marco Franco de’Vidovich, il Sindaco di Fossò Federica Boscaro, il Sindaco di Fiesso d’Artico Andrea Martellato, il Sindaco di Dolo Mariamaddalena Gottardo ed il comandante del Presidio dei Carabinieri. Simeone dell’Antonia che ha assunto anche il nome della madre Cattich, un’importante famiglia zaratina, per tramandare le tradizioni familiari degli italiani di Dalmazia, insieme con il rappresentante delle forze armate Guarini rappresenta i dalmati nelle cerimonie commemorative. Vincenzo Addobbati, fratello di Pierino, il primo Caduto dalmata nei moti del ’53 di Trieste, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Civile, ospite d’onore al Circolo Ufficiali di Trieste nella manifestazione indetta dal dott. Reina, Presidente della Sanità militare del capoluogo giuliano. Il compleanno del nostro Direttore è da più di vent’anni un’occasione di ritrovo dalmatico a Trieste. Si è partiti da una cinquantina di “intimi” che l’anno scorso erano un’ottantina e quest’anno hanno raggiunto la cifra record di 120 persone che hanno sottoscritto la pergamena offerta al Nostro da Fulvio Del Toso per i suoi ottant’anni. Qualcuno ha osservato che il ritrovo dalmatico triestino è più numeroso di alcuni raduni nazionali di associazioni che hanno perso il contatto con la base. IL DALMATA giugno 2014 pag. 5 IN DIFESA DELLA NOSTRA STORIA, FALSATA DA MARXISTI E JUGOSLAVISTI TRIESTE LANCIA L’OFFENSIVA CULTURALE: LA VERITÀ SULLA I° E II° GUERRA MONDIALE Bisognerà esportare anche nel resto d’Italia le tesi in difesa dell’Irredentismo giuliano dalmata e dell’Interventismo nel Regno d’Italia contro la Lega dei Quattro Imperatori Nel piazzale di San Giusto, antistante il Monumento ai Caduti per la Patria, si è svolta il 24 maggio, a 99 anni dell’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, un’importante cerimonia alla presenza dei rappresentanti di tutte le associazioni combattentistiche, d’arma, patriottiche e di alcune associazioni degli esuli. La nutrita schiera dei Dalmati è stata a lungo lodata dall’oratore ufficiale, gen. Riccardo Basile, Presidente della Grigioverde di Trieste per l’attività culturale di alto profilo, per la produzione scientifica dei ricercatori impegnati nella Il Sindaco di Trieste Roberto Cosolini ringrazia i Dalmati per la numerosa presenza. Nella foto uno scorcio della Delegazione e il Sindaco. difesa della verità storica e per la costante ed attiva presenza in tutte le occasioni dove era necessario difende- re l’Onore e il Sacrificio del Soldato italiano nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. Nel Giorno del Ricordo si è svolta un’unica grande manifestazione di popolo in tutta l’Italia. Nel piazzale antistante la Foiba di Basovizza l’Arcivescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi ha officiato la Santa Messa per gli infoibati e tutti gli altri nostri morti. I Dalmati, con il Gonfalone del Regno di Dalmazia ed i manti rosso amaranto e giallo oro, i colori del Patriziato romano del Regno latino di Dalmazia, successivamente ripresi dal Patriziato veneto e dalla nobiltà della Serenissima, erano molto numerosi, accolti con calore e fotografati da un nugolo di cineoperatori, fotoreporter e fotografi. I Dalmati di Trieste hanno saputo tener alto, anche in quest’occasione, il nome e le insegne della Dalmazia. Non si è accorto di noi solo il giornale delle quattro scimmiette di Padova che ha preferito pubblicare la foto degli amici di Pola, omettendo la nostra presenza, benché nella testata campeggia ancora un nome dalmatico. Anche nella cerimonia degli Alpini alla Foiba di Basovizza, ignorata dalla FederEsuli e da compagni vari, la presenza dei Dalmati con insegne, labari e manti è stata molto gradita. Il corposo schieramento dei nostri Alpini costituisce da sempre un punto di forza delle nostre manifestazioni militari e patriottiche. Non si capisce, quindi, la ragione dell’isolamento di cui nessuno vuole prendersi la responsabilità. Evidentemente, il tentativo ben riuscito di dividere i dalmati per indebolirci e accelerare una nostra fine ingloriosa fa parte di un disegno politico più ampio che tende di colpire al cuore tutte le associazioni patriottiche che costituiscono il nucleo centrale della tradizione profonda su cui poggia da sempre la forza reale e morale d’Italia. Gli alpini hanno tenuto duro, non uno è mancato, e noi siamo stati accanto a loro per dimostrare l’attaccamento dei dalmati ai nostri soldati di ieri e di oggi. E noi, almeno quelli di Trieste, continuiamo ad essere a fianco degli Alpini del nostro Esercito, della nostra Marina, dei nostri Carabinieri, della nostra Aviazione. pag. 6 giugno 2014 Pubblichiamo solo un articolo della lunga polemica sorta in seguito alla dissociazione della Presidente dell’Irci, Chiara Vigini, dalla presentazione del libro sulle Foibe ed Esodo di Carla Cace. Non entro nei dettagli ampiamente riportati da Il Piccolo, spesso con arguzia e divertente ironia, ma colgo l’occasione per ricordare che nelle elezioni per la presidenza dell’Irci i dalmati si sono trovati su due fronti contrapposti già un paio di anni fa. Mentre la Fondazione Rustia Traine, da me rappresentata, ha votato quale Presidente l’emerito prof. universitario Giorgio Baroni, il più grande accademico dalmata vivente, (vedi p. 11) Franco Luxardo, in qualità di Presidente della Società Dalmata di Storia Patria di Venezia, non ha delegato la cugina Chiara Motka (che veniva da anni incaricata da Nico Luxardo quando non era ancora ammalato e che è tra l’altro, Segretaria del più antico ed importante istituto culturale triestino, il Circolo della Cultura e delle Arti, oltreché l’assessore più votato del Libero Comune, il Vice Presidente della Delegazione di Trieste e della Fondazione Rustia Traine), ma Codarin, che ha girato l’incarico a Dario Locchi, persona che nulla sa delle cose IL DALMATA dalmatiche. Costui ha preso la parola contro la candidatura dello zaratino prof. Baroni, dichiarando di non averlo mai sentito nominare (tra l’altro aveva già organizzato due importanti convegni internazionali dell’Irci). Qualcuno si chiederà perché non abbia reso noto su Il Dalmata l’ennesima bravata di Franco Luxardo. Non l’ho fatto per evitare scontri interni. La mia disponibilità non è servita un gran che, se non a dimostrare la mia grande pazienza e la volontà di mantenere l’unità che qualcuno attenta, cercando di sostenere la tesi di un mio poco credibile caratteraccio quando, invece, mando giù rospi da anni per i maldestri interventi di Luxardo a Trieste e su Trieste, al Cdm da me fondato e scippato anni addietro, all’UpT, nella FederEsuli, sempre da me fondata ed in cui ho rappresentato il nostro Libero Comune per un decennio, tant’è che sono stato anche eletto Presidente, proprio per senso di equilibrio e preparazione politica che mi è stata sempre riconosciuta, e solo ora messa in dubbio dai padovani. Dir. I vertici prendono le distanze dalla presentazione di un libro sulle foibe Vigini: «La sala concessa a un solo non socio». Poi corregge: «Ho visto male le carte” IL DALMATA giugno 2014 pag. 7 PRESENTATO AL MUSEO DELLA CIVILTÀ ISTRIANA FIUMANA E DALMATA SUCCESSO DI FOIBE ED ESODO. L’ITALIA NEGATA NUOVO LIBRO DELLA GIORNALISTA CARLA CACE La bella manifestazione è stata organizzata dalla Fondazione Rustia Traine e dalla Delegazione di Trieste del Libero Comune di Zara in Esilio – Dalmati italiani nel Mondo L’autrice è stata presentata al pubblico triestino dal nostro Direttore che ha ricordato che Carla Cace è una giovane ricercatrice dell’Associazione Nazionale Dalmata di Roma, fondata dal nonno Manlio nel 1919 (Secondo esilio) e guidata attualmente dal padre Guido. Non è un caso infrequente di tradizioni familiari, le cui radici dalmatiche si conservano da molte generazioni, perché anche il bisnonno Doimo era un fervente italiano di Sebenico. L’autrice, una giornalista professionista di cui abbiamo letto interessanti articoli su Il Tempo di Roma ed altri quotidiani e riviste italiane non è alla prima esperienza letteraria ed è anche la curatrice della Mostra Foibe ed Esodo allestita nelle sale interne dell’Altare della Patria in Roma che ha raggiunto la quota di 40 mila visitatori. Il presidente de’Vidovich ha infine sottolineato l’importanza di avere tra i relatori ben tre giovani di alto livello scientifico che hanno approfondito le nostre tragedie. Paolo Sardos Albertini ha rimarcato l’importanza dei capitoli del libro che riguardano la personalità di Tito, allontanato - contrariamente a quanto si crede - dal Cominform perché troppo rivoluzionario rispetto ad uno stalinismo ormai burocratizzato, come risulta dagli studi del giovane Klinger. Il giovane ricercatore Lorenzo Salimbeni, che ha ereditato dal padre Fulvio la meticolosità e la scientificità con cui cura i suoi lavori, ha inquadrato il periodo storico con grande efficacia e determinazione. Ha svolto un rapido ma efficace esame critico di alcuni storici marxisti che sulle due guerre mondiali hanno espresso tesi ideologiche in cui la verità ed i fatti vengono piegati alle esigenze ideologiche. Enrico Focardi, uno dei leader dei giovani dalmati di Trieste, ha sottolineato come il libro della Cace ha dato il giusto rilievo a quanto i giovani fecero nelle generazioni future ed ha annunciato per luglio l’adesione al movimento dalmatico giovanile di persona già presente oggi alla nostra manifestazione, nel grembo della moglie Martina De Vecchi Focardi, (vivissimi applausi), in foto con il marito Enrico Focardi e la madre Luisa Sardos Albertini. Infine, Carla Cace ha espresso la propria sorpresa nell’apprendere che la Presidente dell’Irci Chiara Vigini avesse fatto un comunicato stampa nel quale si dissociava dal libro che non aveva neppure letto (v. pagina accanto). Ha illustrato i criteri che hanno informato la sua ricerca ed ha risposto a numerosi interventi del pubblico. Una vera e propria ovazione ha concluso la manifestazione e l’autrice ha firmato una quarantina di libri acquistati al momento. Dopo gli interventi dello studente universitario Enrico Focardi, di Paolo Sardos Albertini, Presidente della Lega Nazionale, del nostro Direttore e del neo ricercatore Lorenzo Salimbeni, ha preso la parola la giovane autrice Carla Cace che ha risposto alle numerose domande di un pubblico assai competente Antonella Tommaseo Un pubblico attento e numeroso ha partecipato alla presentazione del libro dall’editore Pagine, Roma della collezione “I Libri del Borghese” pag. 8 giugno 2014 IL DALMATA SI RAFFORZA LA TRADIZIONALE PRESENZA VENEZIA E L’ITALIA RITROVANO LE LORO RAD Come a Lepanto, si riconciliano gli eredi della Serenissima, continuatrice della tradizione continentale. Oggi Cristianità e Civiltà romana sono nuovamente minacciati e si rende A Venezia, nella Chiesa di San Fran dei Cavalieri di San Marco, si è svo con la benedizione del Vescovo di Sa no Gardin. I cavalieri di San Marco no quale ente morale con il Decreto n. 101 del 2 maggio 1996 ed è ricon d’Italia e d’Europa. Nella foto (Giovannini) i due neo cavalieri di San Marco, Renzo de’Vidovich e Konrad Eisenbichler Alla dott. Alessandra Tudor, Presidente degli italiani di Lesina, a Mario Scopinich, lussignano di Venezia ed a Franco de’Vidovich dalmata operante nel Veneto, che già facevano parte dei Cavalieri di San Marco, si sono aggiunti il prof. Konrad Eisenbichler, lussignano trasferito in Canada ed il nostro Renzo de’Vidovich, che irrobustiscono la presenza dalmatica nella prestigiosa organizzazione veneta. La dirigenza dei Cavalieri schierata IL DALMATA giugno 2014 pag. 9 DALMATICA NEI CAVALIERI DI SAN MARCO DICI PER RIAFFERMARSI NELL’EUROPA UNITA romana nel Mare Nostrum e gli Asburgo, per secoli Sacri romani Imperatori dell’Europa e necessaria una nuova alleanza tra il mondo latino e germanico, frantumata nell’800. ncesco della Vigna, adiacente alla storica sede olta la cerimonia di investitura dei neo cavalieri anta Romana Chiesa Mons. Gianfranco Agostisono stati riconosciuti anche dallo Stato italiaministeriale pubblicato nella Gazzetta ufficiale nosciuto dai più importanti ordini cavallereschi prima della cerimonia Con la partecipazione di Alfred Tombor-Tintera von Rákóczi, Console dell’Ordine di San Giorgio della Casa Asburgo-Lorena istituito nel 1768, dell’Arch. Renata Codello, Sovrintendente alle Belle Arti, il Doge e Presidente dei Cavalieri di San Marco, Giuseppe Vianello investe quale nuovo cavaliere il nostro Direttore, che esibisce la medaglia con le insegne della Serenissima ricevute dalle mani di Sua Altezza Imperiale Carlo d’Asburgo, erede dell’ultimo Imperatore e Re di Dalmazia, fino al 1918, di cui porta il nome. Alla sua destra, il cav. Franco de’Vidovich, padrino del neo cavaliere. Lo storico incontro tra gli eredi del Doge rappresentati da Giuseppe Vianello e dell’Imperatore, rappresentato dal nipote Sua Altezza Imperiale Carlo d’Asburgo Lorena pag. 10 giugno 2014 IL DALMATA FRANCO LUXARDO ORDINÒ: VIA DA IL DALMATA NOTIZIE SU TREMUL E L’UI I CAPI DELL’UNIONE ITALIANA DI FIUME INTOCCABILI PER CODARIN, GENERALE SENZA TRUPPA Il Presidente della FederEsuli ha perso i contatti con l’elettorato, gli unici a contare in Italia sono i dirigenti di sinistra dei “rimasti”, che hanno eletto il Presidente del Fvg La stampa ha dato scarso rilievo al fatto che la Presidente del Fvg Debora Serracchiani deve la sua elezione, avvenuta per soli 1.300 voti, al supporto dato da alcuni tirapiedi che gravitano nell’orbita dell’Unione italiana di Fiume e Capodistria che hanno portato a votare nelle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia 4.000-4.500 istriani di sinistra, che hanno fatto la differenza tra la destra e la sinistra. Come si ricorderà, Codarin, quando il Comune di Trieste passò al Pd fu nominato dalla sinistra Presidente di EstEnergy. Perse completamente il proprio elettorato che solo qualche anno prima lo aveva votato Presidente di destra della Provincia di Trieste per diventatare uno dei tanti generali senza esercito che politicamente non contano niente a Trieste, unica città dove gli esuli ed i loro discendenti sono ancora numerosi ed hanno svolto sempre un ruolo patriottico di primo piano. Per poter contare qualcosa, la FederEsuli ed il suo Presidente Codarin, insieme all’eminenza grigia Stefano Nedoh, tesoriere, revisore dei conti e contabi- le di quasi tutte le associazioni ed enti degli esuli, ha pensato bene di fare un’alleanza strategica con la dirigenza dei “rimasti” che potendo muovere 4.000-4.500 voti sono determinanti nelle elezioni del Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, dei Presidenti delle Province di Trieste e Gorizia, dei Sindaci di Trieste, Gorizia, Muggia e comuni minori. Una potenza di non poco conto, tenuto presente che la Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani è anche il n. 2 del Pd di Renzi. La Serracchiani ha subito ringraziato i capi dei “rimasti”, nominando Fabrizio Somma, già stretto collaboratore della dirigenza dell’Unione italiana di Capodistria, a Vice Presidente dell’Università popolare di Trieste, cioè l’organismo che eroga circa 8 milioni di euro alla dirigenza dell’Unione italiana di Fiume e Capodistria che, grazie a questi finanziamenti è diventata inamovibile. Codarin ha, quindi, mosso il fido Manuele Braico che nell’elezione di quattro consiglieri dell’Università popolare ha presentato una lista di rinnovamento nella quale si è guardato bene dall’indicare il nome del Presidente rinnovatore e solo dopo le votazioni ha promosso Somma addirittura a Presidente dell’UpT. Braico risulta essere dirigente di Forza Italia, ma questo non gli ha impedito di fare da supporter di Somma, pur fotografato insieme alla Serracchiani, Tremul, ecc. nella campagna elettorale del Pd in Istria. Inoltre, la dirigenza ex comunista dei “rimasti” ha fornito alla FederEsuli l’esempio di come si possa mettere in una società privata i soldi dello Stato italiano e quindi, la futura Fondazione Istria Fiume e Dalmazia, di cui da un anno si tiene segreta la bozza dello Statuto e soprattutto le fonti economiche che costituiranno il patrimonio, a beneficio non degli esuli ma di alcuni dirigenti. Come si vede, vi è un’alleanza strategica tra la dirigenza della FederEsuli e la dirigenza dell’Unione italiana dei “rimasti” che può operare solo se queste porcheriole restano segrete ed ignorate sia dalla base dei “rimasti”che degli “esuli”. Ecco spiegato perché Franco Luxardo è inter- venuto così pesantemente per censurare la notizia sui dieci milioni di euro (venti miliardi delle vecchie lire) di immobili, diventati di proprietà di due associazioni private, rispettivamente croata e slovena, ed è anche spiegato perché de’Vidovich abbia respinto il tentativo di censura, ben sapendo che avendo toccato questi concreti interessi di pochi ma potenti dirigenti avrebbe scatenato la reazione di Franco Luxardo che evidentemente avrà le sue buone ragioni per tenere il bordone a questo Comitato d’Affari che può contare sull’acquiescenza di Giorgio Varisco, che vive unitamente alla famiglia di contributi di varie realtà associative facenti capo a Codarin e Nedoh e di un paio di persone teleguidate dall’esterno, mentre gran parte dei membri della nostra Giunta comunale sono all’oscuro di queste operazioni o non ne hanno compreso appieno la portata e l’importanza. LA POLITICA ADRIATICA DELL’ITALIA Continua da pag. 1 Lo scorso 1° maggio sono ricomparsi in piazza dell’Unità d’Italia di Trieste le bandiere italiane e slovene con la stella rossa. Pochi ricordano cha la bandiera italiana con la stella rossa era stata imposta da Tito all’Unione degli Italiani quando questa Associazione era nient’altro che la Sezione di fiumani e istriani di lingua italiana della Lega dei Comunisti jugoslavi. Caduto Tito, la stella russa fu tolta a furor di popolo e l’Unione degli Italiani divenne Unione italiana. Ma tutto rimase sostanzialmente uguale. L’Unione italiana si è trasformata in due Associazioni private che curiosamente eleggono un deputato al Sabor di Zagabria ed uno al Parlamento di Lubiana. Hanno assorbito i beni immobili comprati dallo Stato italiano che sono entrati nel loro patrimonio. L’Unione italiana gestisce, inoltre, a piacere circa otto milioni di euro annui forniti dallo Stato italiano per rinnovare il proprio patrimonio edilizio privato e sorreggere l’attività delle Comunità italiane. In tal modo, benché vi sia un forte malumore in tutte le comunità italiane d’Istria, Fiume e Dalmazia, la dirigenza dell’Unione italiana che le controlla attraverso i finanziamenti italiani, riesce sempre a rimanere a galla. detti” triestini dalmati si sono battuti per vari anni. Oggi la Croazia mostra ampia disponibilità verso la cultura italiana e verso la nostra economia ed intensifica gli sforzi per richiamare sulle coste dalmate turisti italiani esibendo le vestigia romane e venete come una prova dell’antica interconnessione tra le due sponde dell’Adriatico. Inoltre, la Chiesa di papa Francesco emargina vescovi e sacerdoti ancora legati ad un nazionalismo ormai inutile e controproducente. Il colpo inferto alla politica adriatica dell’Italia appare incomprensibile e masochista. E.d.D. giugno 2014 pag. 11 IL DALMATA CONVEGNO DI ALTO PROFILO AL MUSEO ISTRIANO FIUMANO DALMATA GLI ATTI SULLA LETTERATURA DELL’ESODO DEI PROFF. GIORGIO BARONI E CRISTINA BENUSSI Al Convegno internazionale del 2013 hanno dato un contributo ben 68 docenti da tutto il mondo. Un annuncio eccezionale: il prossimo anno un Convegno sui letterati dalmati Il dalmata Giorgio Baroni, professore emerito dell’Università del Sacro Cuore di Milano e la professoressa Cristina Benussi, docente di letteratura moderna dell’Università di Trieste, curatori del volume “L’esodo giuliano dalmata nella letteratura” contenente gli atti di un poderoso Convegno internazionale svoltosi a Triese tra il 28 febbraio e 1 marzo 2013 hanno chiesto di presentare il volume degli atti al prof. Claudio Griggio, docente di letteratura italiana all’Università di Udine. Il lungo e minuzioso intervento dell’oratore che si è scusato più volte con il pubblico per l’ampiezza della sua relazione (ma il pubblico lo ha incoraggiato a continuare!), è stato seguito con inconsueta attenzione, tanto era avvincente e interessante. Molti gli scrittori dalmati citati nel convegno che il prof. Griggio ha sottolineato per l’apporto dato a questo particolare settore della letteratura italiana. Impossibile riassumere i cento richiami che il prof. Griggio ha reperito nei lavori degli scrittori oggetto di analisi, frequenti riferimenti alla Bibbia, a Dante, a Ugo Foscolo, che ha studiato al Liceo di Spalato, ed ad altri, che La prof. Cristina Benussi dell’Università di Trieste, il prof. Giorgio Baroni docente emerito dell’Università del Sacro Cuore di Milano ed il relatore prof. Claudio Griggio dell’ Università di Udine dimostrano come i nostri scrittori abbiano radici che affondano nel profondo della cultura internazionale ed italiana. Alla fine della presentazione, il prof. Giorgio Baroni ha dato un annuncio che ha suscitato nei presenti vivo consenso: è intenzionato a indire un Convegno solo sugli autori dalmati che hanno dato un contributo alla letteratura italiana, ricordando che Gianfrancesco Biondi di Lesina già nel Seicento aveva scritto il primo romanzo della letteratura italiana, così come Giovan Francesco Fortunio di Selve, isola dell’arcipelago zaratino nel primo ’500 aveva pubblicato la prima grammatica della lingua italiana. Il prof. Baroni ha ringraziato gli amici triestini per la pubblicazione del Dizionario bibliografico degli Uomini illustri della Dalmazia, che gli hanno fornito Mancano 10.000 € all’Asilo privato di Zara Siamo stati troppo ottimisti nel pensare che i finanziamenti per le attività per l’asilo privato di Zara Pinocchio sarebbero scarseggiati fra qualche anno. Già oggi sappiamo che per l’annata settembre 2014 - giugno 2015 l’Unione italiana di Fiume ha stanziato 10.000 euro di meno del necessario. Nessuna tragedia: basterà promettere ai candidati Ui un po’ di voti nelle prossime elezioni e tutto si aggiusterà. In caso contrario, gli esuli metteranno le mani in tasca e, oltre a pagare le spese per giochi ed abbellimenti, tireranno fuori anche i 10.000 euro mancanti. Come i nostri lettori sanno, tutti gli altri asili pubblici italiani di Fiume e dell’Istria sono pagati integralmente con i soldi dello Stato croato. ben 400 nominativi di letterati dalmati che costituiranno la base delle ricerche e di approfondimenti destinati a durare almeno un anno. Grandi applausi sono stati tributati ai curatori degli Atti e organizzatori del Convegno e al Relatore così preciso ed esauriente, pur in presenza di un numero notevole di letterati citati nel volume. Daria Garbin pag. 12 In prima pagina de Il Dalmata clonato a Padova vi è una perla che merita di essere sottolineata: la scimmietta che non vede ammette che Il Dalmata da me diretto faceva “continuo riferimento a fatti, avvenimenti e decisioni, sconosciute ai più, di organismi diversi dal nostro Libero Comune (Unione italiana, Tremul, FederEsuli, ecc.) che avevano sconcertato i lettori che non erano al corrente delle cose narrate, non capivano di che cosa si parlava,…”. Da queste premesse i lettori si aspettavano di essere messi al corrente delle cose che non sapevano, perché la FederEsuli non è un organismo a noi estraneo, ma è stata fondata dal nostro Libero Comune (ed io ho firmato l’Atto di costituzione, ho fatto il Presidente e il Consigliere dell’Esecutivo per un decennio) per concertare con le altre Associazioni le nostre richieste al Governo, le nostre linee strategiche per far conoscere la nostra tragedia nei libri di scuola (vedi la nostra presenza nel Ministero della Pubblica Istruzione) e indirizzare l’azione per far conoscere l’Esodo e le Foibe almeno nella storia italiana. Quindi, quando quattro signori: Luxardo, Ricciardi, Ivanov e Matulich partecipano segretamente ad una riunione del Consiglio della Federazione degli Esuli e non riferiscono a nessuno ciò che è stato detto, non è un problema di un ficcanaso che vuole sapere cose di altri, ma di una legittima richiesta di sapere e discutere ciò che è stato deciso. Ha dato un enorme fastidio che Il Dalmata (gestione vecchia di ben diciassette anni!) abbia rivelato che si voleva chiudere il giornale e travasarlo in un unico organismo centralizzato per controllarlo meglio, che Codarin e Nedoh giugno 2014 siano balzati sulla sedia quando il giornale ha rivelato che l’importo diviso tra le associazioni, le cui attività non si vedono, è dell’ordine di due milioni e ottocento mila euro l’anno, ma soprattutto che vogliamo sapere come questi soldi sono stati distribuiti e spesi. Lo Stato italiano assegna una somma piuttosto rilevante per l’attività degli esuli, che per dirla con un alto dirigente di un’Associazione consorella, che vuol “cacciare i mercanti dal Tempio”, qualcuno usa le associazioni come un bancomat. Un’altra cosuccia che vale qualche altra decina di milioni di euro è la costituenda Fondazione dei maneggioni. Alla scimmietta che non sente l’argomento non interessa, ma a tutti gli altri dalmati, soprattutto a quelli che aspettano un’ultima rata dell’indennizzo per i beni abbandonati, con i proventi derivanti dall’Accordo di Osimo. Saranno dei fastidiosi curiosoni, ma vogliono sapere che cosa ha concordato con il Governo la nostra Associazione a loro nome sul patrimonio di questa fantomatica Fondazione. Perché noi sappiamo, ed ormai è sulla bocca di tutti i ben informati, che la FederEsuli anche a nome dei Dalmati ha chiesto che i fondi stanziati dall’Accordo di Osimo per gli indennizzi agli esuli vengano introitati dallo Stato che lascerebbe alla Fondazione dei maneggioni qualche decina di milioni di euro a condizione che nessuno ne sappia niente, proprio come avvenne nel primo dopoguerra con i fondi stanziati dal Trattato di Pace per gli indennizzi agli esuli e di cui si è protestato solo venti - trent’anni dopo. Che dire delle scuole e degli asili in Dalmazia che non si possono aprire con i fondi pubblici croati perché la FederEsuli e l’Unione italiana non chiedono ai rispettivi Governi l’applicazione dell’Accordo Dini – Granić ed il rispetto dei diritti nei luoghi dove vi è stata una secolare presenza italiana? Fatti che riguardano prevalentemente la Dalmazia dove esiste solo un Liceo linguistico informatico a Spalato ed un asilo a Zara, ambedue privati e, quindi, non finanziati - come accade in Istria ed a Fiume – da parte dello Stato croato. La scimmietta che non parla non si accorge che quando gli altri parlano dell’Unione italiana che ha scippato allo Stato italiano dieci milioni di euro di immobili e che riesce ad avere ascolto dai politici della sinistra italiana perché, come ha denunciato il vecchio Dalmata, porta a votare 4.0004.500 elettori di sinistra, che sono determinanti dell’elezione del Presidente del Friuli Venezia Giulia Serracchiani. Forse la scimmietta che fa gli scongiuri non ha il coraggio di capire quanto abbiamo scritto anche in questo numero a p. 10. E che dire del Cdm che riceve dalla sola Regione Friuli Venezia Giulia qualcosa come 160 mila euro l’anno, che opera a Trieste, senza che nessuno se ne accorga. Ci siamo dimenticati che sono stato io a fondarlo per conto di Libero Comune e che ogni iniziativa IL DALMATA è stata bloccata da Franco Luxardo che per anni non ha neanche partecipato alle riunioni, tagliando fuori i dalmati dagli stanziamenti per attività importanti. Che dire, infine, della politica decisa con il Ministero della Pubblica Istruzione per la battaglia che solo i dalmati di Trieste conducono per la verità storica inerente non solo le Foibe e l’Esodo, ma anche la Prima e la Seconda guerra mondiale, dove la Dalmazia rappresentò un punto nevralgico? Mi fermo qui per ragioni di spazio, ma tutti questi argomenti verranno affrontati nel Consiglio comunale e faremo sputar fuori agli occultatori della verità segreti che non possono essere tali perché coinvolgono l’intera attività del nostro Libero Comune e di noi tutti. Con tanti auguri per chi vorrebbe chiudere la Delegazione di Trieste ed arrogarsi il diritto di eleggerne il Presidente, o di scippare un giornale che ci siamo assunti l’onere di scrivere e stampare per diciotto anni con il gradimento di tutti, ad eccezione di qualche furbetto del quartierino. Dir. Nessuno manchi a padova al Consiglio comunale del 14 giugno p.v. È la prima volta in oltre mezzo secolo di attvità che è convocata una seduta del Consiglio comunale fuori dalle striminzite riunioni che sono indette nell’ambito dei nostri meravigliosi Raduni. Il giornale clonato a Padova non ne da notizia e l’O.d.G non è tra i più interessanti: state tranquilli, parleremo di tutto e non ci lasceremo tappare la bocca da nessuno. Quando a Padova hanno saputo che ventisette consiglieri del nostro Libero (si fa per dire) Comune di Zara erano pronti a convocare una seduta straordinaria del Consiglio comunale (ne bastavano venti), Luxardo & Co. si sono precipitati ad indirla loro, proponendo, però, un Ordine del Giorno nel quale non è previsto l’esame delle questioni che leggerete nell’articolo sopra questo. I consiglieri sono vivamente spronati ad intervenire, a pretendere di sapere cosa è stato deciso a loro nome ed a loro insaputa nelle riunioni con il Governo, nella FederEsuli, e nel Cdm, ecc.. Anche i nostri concittadini che vogliono conoscere le verità che direttamente li riguardano devono essere presenti. Non accettiamo di sentir dire “Quelli di Padova mi fanno schifo, non vengo!”. giugno 2014 pag. 13 IL DALMATA Nozze dalmatiche: la tradizione continua IL DALMATA LIBERO Via dei Giacinti n. 8 - 34135 Trieste tel. 040.425118 - fax 040.4260637 Autorizzazione del Tribunale di Trieste in corso di registrazione Editore e Direttore Renzo de’Vidovich tel. 040.635944 - fax 040.3483946 Redazione Elisabetta de’Dominis, Daria Garbin, Alberto Rutter, Antonella Tommaseo, Laura Tommaseo Paglia, Enrico Focardi, Simone Bais, Maria Sole de’Vidovich Nella Chiesa di Nôtre Dame de Sion di Trieste, alla presenza di mons. Ettore Malnati, già segretario del Vescovo patriota, mons. Santin, hanno celebrato il loro matrimonio il nostro assiduo collaboratore e dirigente Enrico Focardi e Martina De Vecchi. All’elegante ricevimento presso lo Yacht Club Adriaco ha partecipato un gran numero di dalmati, sistemati in tavoli che portavano i nomi delle città e delle isole della Dalmazia, tra le quali spiccava Curzola, patria della nonna di Enrico. Il 9 marzo 2014 Carla Isabella Elena Cace ha contratto matrimonio con Matteo Signori. La cerimonia civile si è svolta in un contesto unico: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. A celebrare l’unione una personalità d’eccezione, il senatore Domenico Gramazio. La nostra Redazione augura a Carla di assumere sempre maggiori impegni nell’Associazione Nazionale Dalmata e La Rivista Dalmatica, insieme a Matteo Signori che ha già collaborato con noi. c/c postale provvisorio: Fondazione Rustia Traine (gentilmente concesso) n.55921985 Iban:IT 84 D 07601 02200 000055921985 Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX Posta elettronica [email protected] Sito Internet www.dalmaziaeu.it Stampa Art Group S.r.l. Trieste Iniziativa realizzata con il contributo del Governo italiano ex L. 191/2009 “Il Dalmata libero” l’unico senza censura La testata clonata appare sterile, senz’anima, senza idee, senza ideali e senza notizie Quando ormai eravamo pronti con il n. 83 de Il Dalmata, con un blitz ci è stato notificato nell’ultimo giorno di marzo che Varisco, Luxardo e una parte della Giunta hanno cambiato il Direttore (senza averne i poteri!), sostituendomi con Paolo Scandaletti, estraneo al nostro ambiente, e chiedendo al Tribunale di Trieste di sostituire la proprietà della testata dal nome di “Renzo de’Vidovich, in qualità di Presidente del Libero Comune di Zara in Esilio - Delegazione di Trieste” al nome di “Franco Luxardo (il nome è omesso nel giornale), Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio” con sede situata nella fabbrica di Torreglia. Basterà una mia carta bollata al Tribunale di Trieste per bloccare l’operazione, fatta a mia totale insaputa (tramite Stefano Nedoh, eminenza grigia del Presidente della FederEsuli Codarin e amministratore di gran parte delle associazioni degli esuli, che si vanta di essere residente in Slovenia), omettendo di segnalare al giudice Trotta che il nostro Statuto prevede che la Delegazione di Trieste è tuttora dotata di piena autonomia amministrativa. Nulla sui debiti accumulati in questi diciassette anni e nulla sul valore della testata periziata in settanta mila euro. Prima che il Tribunale avesse deciso qualcosa sul nostro ricorso, sarebbe passato parecchio tempo ed un giornale fermo finisce per morire. Cosa che è nei programmi di chi vuole concentrare l’informazione del mondo degli esuli in un solo giornale per soffocare ogni notizia sgradevole sui maneggioni del mondo degli esuli e dei rimasti (vedi Il Dalmata n. 81). Perciò ho deciso di punire i bricconcelli padovani, lasciando loro l’onere di fare un giornale. Così vedono quanta fatica c’è, quanti costi diretti ed indiretti siano connessi alla stampa ed alla diffusione di un giornale, del quale per diciotto anni non si sono minimamente interessati. Così i lettori ne trarranno un vantaggio di cui farebbero volentieri a meno: invece di un Dalmata ne riceveranno due! I fratelli padovani faranno qualche numero de Il Dalmata per salvare la faccia, per dare una versione fasulla di come sono andate le cose omettendo le ragioni per le quali sono entrati in lite con la Redazione di Trieste (volevano censurare l’articolo sull’Unione italiana e silenziare gli imbrogli della nascitura Fondazione, pensata solo per portare qualche beneficio economico ad alcuni dirigenti), per occultare le notizie alzando un polverone. Il tutto per raggiungere la programmata chiusura del giornale e travasarne le macerie ad un docile giornale centralizzato. Da parte della Delegazione di Trieste di cui pare vogliano bloccare l’attività ed assumere il diritto di nominare il Presidente da sempre liberamente eletto a Trieste, sede dell’unico organismo vivente ed esistente nella nostra Associazione, in- tendiamo continuare a pubblicare il giornale, con la nuova testata che ne continui lo spirito, così come Il Dalmata ha finora continuato a mantenere lo spirito del Zara del Rime, mettendo in rilievo tutte le attività che si svolgono, purtroppo quasi esclusivamente a Trieste perché non esiste nessun’altra sede della nostra Associazione che sia organizzata e funzionante. Continueremo a denunciare malefatte, cattiverie ed interessi privati di chi della Causa dalmata intende fare una professione per sopravvivere, per chi vuole superare frustrazioni dovute ad una vita di piccolo borghese per diventare, niente po’ po’ di meno, che il Presidente dei Dalmati di tutto il Mondo. Il poveraccio non sa che Gigi Pìrola sarà presto nominato Presidente dei Dalmati sparsi in tutte le galassie dell’Universo, per cui resterà sostanzialmente e sempre un grigio n. 2. Orsù, ridiamoci un po’ sopra, prima di rattristarci troppo. Dir pag. 14 l’intransigente Dopo breve malattia è deceduta a Trieste il primo maggio scorso Ada Ceccoli Gabrielli. Al suo funerale era presente un gran numero dei vecchi zarati- ni e di amici triestini, nonché molti esuli istriani e fiumani che hanno voluto dare un ultimo saluto ad una donna che aveva fatto del patriottismo e dello spirito dalmatico la sua principale ragione di vita. Nella cappella cimiteriale nella la messa officiata da mons. Pietro Zovatto Decano della Cappella civica della Beata Vergine del Rosario l’officiante ha ricordato la spiritualità di Ada ed il suo attaccamento al marito Marcello Gabrielli e le opere di bene cui si era dedicata con passione ed altruismo. Toccante il saluto del Presidente dei Dalmati italiani di Trieste, Renzo de’Vidovich che rivolgendosi alla salma ha detto “non era soltanto una colonna delle nostre attività e delle nostre associazioni, ma una roccia sulla quale tutti noi potevamo appoggiarci nei momenti difficili e quando ogni cosa sembrava giunta alla fine. A lei dobbiamo se abbiamo raccolto molti giovani dediti alla Causa della Dalmazia ed a tramandare lo spirito italiano della nostra terra che ha profondamente amato”. Era nata a Zara il 22 agosto del 1922 in un’antica famiglia zaratina. Trascorse l’infanzia e la prima giovinezza a Zara dove compì i primi studi. Attivissima fin dall’infanzia, praticò varie attività sportive ed giugno 2014 artistiche, in particolare danza ritmica, atletica, pallavolo ed infine si impegnò nell’arte filodrammatica recitando in diverse commedie trasmesse da Radio Zara ed in numerose altre allestite dal Dopolavoro di Zara in vari teatri della città. Durante le Olimpiadi di Canottaggio partecipò alla Danza di Sette veli, tratta dall’opera Salomè, allestita su una zattera sul mare. Molto attiva anche nelle organizzazioni “La piccola italiana” e, più tardi, “La giovane italiana”. Nel 1941, all’inizio della guerra con la Jugoslavia, è stata tra gli sfollati ad Ancona, dove gli zaratini furono accolti con la massima disponibilità e fratellanza dalla gente locale. Tornò a Zara, ma la città fu colpita da 54 bombardamenti. Nel gennaio del 1944 seguì la famiglia in esilio a Trieste. Unitamente al dottor Renato conte de’Portada ed a Sinesio Pouchié fondò il Circolo dalmatico “Jadera” nel maggio del 1966 nel quale ricoprì la carica di consigliere prima e di segretario poi, organizzatrice e promotrice di numerose manifestazioni patriottiche ed in difesa della Causa dei Dalmati italiani. Nel 1992 fondò il “Dalmazia Club 1874 Trieste” del quale è stata presidente fino alla sua scomparsa e fece rinascere il Circolo dalmatico “Jadera” che altri avevano voluto chiudere. Pur appartenendo a famiglia non nobile, fu animatrice della Congregazione “San Girolamo” dei discendenti delle famiglie nobili e patrizie e degli uomini illustri della Dalmazia: per i suoi meriti patriottici ed associativi fece parte dei dirigenti alla pari di nobili e patrizi che costituirono l’elite del passato dei dalmati di oggi. È citata nel Dizionario degli uomini illustri della componnente culturale illirico – romana, latina veneta e italiana della Nazione dalmata. Con Lei scompare un pezzo della nostra Zara, la costante collaboratrice de Il Dalmata e la dirigente più attiva delle Associazioni patriottiche triestine. Daria Garbin la presidente di cattaro È deceduta a Cattaro il 4 febbraio 2014 la prof. Maria Grego Radulović che le organizzazioni dalmatiche conoscono fin dai tempi in cui segretamente prendeva contatto con la Delegazione di Trieste quando ancora imperava il regime jugoslavo di Tito. Dopo un contatto a Milano tra il Presidente de’Vidovich ed il Console generale del Montenegro a Milano Janko Jenkić, si stabilì l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole della Dalmazia montenegrina; Maria fu preziosa collaboratrice nel segnalare le carenze degli insegnanti che non avevano alcun contatto con l’Italia da molti decenni ed insegnavano una lingua italiana molto datata e poco aggiornata. Dopo la costituzione della Comunità italiana del Montenegro tenne stretti contatti con i dalmati di Trieste e fu tra gli organizzatori della presenza della Marinarezza di Cattaro alla cerimonia di consegna dell’anello d’oro alla città di Cattaro, tenutasi a Venezia in occasione dello Sposalizio della Serenissima con il mare, il giorno della Sensa del 2005. L’ultima volta che l’abbiamo vista a Trieste è stato in occasione delle manifestazioni venete a Muggia con la Banda dell’Ongia e della Banda Civica di Cattaro. In quell’occasione l’abbiamo fotografata. Nasce a Pola nel 1949 e nel 1973 si laurea in Giurisprudenza all’Università di Spalato, dove conclude gli studi postlaurea in Diritto Marittimo. Alla Facoltà di Giurisprudenza di Podgorica, nel 1981 conclu- IL DALMATA de il Master con la tesi “Nolo nel trasporto marittimo” e, nel 1992, consegue il Dottorato di Ricerca in Scienze giuridiche. Nel 1979 comincia a lavorare nella Facoltà Marittima di Cattaro, divenendo nel 2004 Professore ordinario e, per due anni, Preside della Facoltà. Diviene dalla sua costituzione, Professore nella Facoltà per il Turismo e l’Industria alberghiera di Cattaro. In pensione, continua ad impegnarsi in ambito universitario. Dalla fondazione, nel 1999, è Presidente della Società degli Amici della città di Perasto. E’ membro del Consiglio per la Cultura del Comune di Cattaro e del locale Comitato Direttivo del Museo Marittimo del Montenegro. E’ consulente del Centro Ricerche Culturali Dalmate di Spalato. Nel dicembre 2003, dopo esserne stata fra i maggiori promotori, è fra i soci fondatori della Comunità degli Italiani di Montenegro, con sede a Cattaro che è costituita essenzialmente dalla minoranza autoctona della Dalmazia montenegrina. Fin dal principio diviene membro della Presidenza e, dal 2006, Vicepresidente della Comunità, dando alla stessa un apporto fondamentale. Nel 2012 ne diviene Presidente. Paolo Perugini la moglie del general È mancata ai primi di settembre a Trieste Irma Becker ved. Damiani di Vergada, zaratina sempre legatissima al ricordo della Zara che fu. Era la seconda delle quattro sorelle Becker (Ines, già sposa di Francesco Vigiak), Iolanda e Liliana, figlie del comandante lussiniano Giovanni Becker e di Zori Marcovich, famiglia che viveva a Ceraria, nella casa in cui stavano anche i Puccinelli, i Brcic, i Bacchich ed i Bitner. Quella casa sulla riva all’ingresso della Val di Bora, con la barchetta di famiglia ormeggiata di fronte al portone, e le buone famiglie che l’abitavano era un’altro ricordo indelebile di cui parlava sempre quando diceva “mi son zaratina, stavo giugno 2014 pag. 15 IL DALMATA a Zeraria”. Sposata nell’agosto del ‘43 con Piero Damiani di Vergada, ufficiale combattente nell’entroterra di Zara e nella Lika, riparò dai bombardamenti e dalle disgrazie della guerra prima a Trieste, poi nel Bellunese e nel Veneto, lasciando a Zara ogni cosa materiale. Madre di Ivo, Franco e Toni, ha affrontato, come tanti zaratini, un monte di problemi e di difficoltà ricominciando, con l’amato Piero, da zero, ma sempre con caparbietà, con serenità e con quella dolcezza che gli era propria e che sarà difficile dimenticare. El fio Franco el romanetto Mio padre è stato un uomo dalla vita avventurosa ma con i piedi per terra. A Zara era conosciuto come un facoltoso commerciante il quale, con onestà e capacità era riuscito a costruirsi una piccola fortuna. Però, io ricordo che a casa leggeva I Miserabili di Victor Hugo e ogni tanto, in particolari occasioni, citava versi di Pascoli o di Dante. Questo mio padre pratico e insieme idealista mise al mondo un bel numero di figli assegnando a ciascuno di essi un nome che iniziava con la lettera R seguita dalle cinque vocali. Così di volta in volta diede a un figlio il nome di RIccardo, a un altro REmigio a un altro ROmano, al sottoscritto RAffaele. E quando arrivò in famiglia una femmina, dovendo completare la serie delle cinque vocali, chiamò la figlia RUbina. E questo per la cronaca è l’aneddoto curioso. Romano Cecconi, come si vede da questa storia, era mio fratello maggiore. Nato a Zara il 12 febbraio 1927 era più vecchio di me di alcuni anni. Ed è morto a Vienna il 1° aprile 2014. Pur essendo diversi ci volevamo molto bene e avevamo lavorato insieme, a Venezia, per lungo tempo. Poi lui si sposò con Traude Giarolli, si trasferì, e aprì con la moglie un negozio di specialità artistiche nel cuore di Vienna: un negozio realizzato non senza sacrifici e attualmente gestito dal figlio Andrea. So che mio fratello Romano non nominava molto Zara. Anche se posso dire con certezza che la pensava spesso per aver vissuto da giovane, nella sua città natale, le sue ore più dolorose e più tragiche. Va ancora detto che Romano amava suonare il pianoforte e quand’era in compagnia gli piaceva scherzare. I conoscenti e gli amici lo chiamavano con il diminutivo Romanetto. Quando li incontravo ai Raduni dei dalmati mi chiedevano spesso: “Cosa fa el tuo fradelo? Cosa xe del Romanetto?” Ma ora anche Romanetto non c’è più e resta un caro ricordo. Raffaele Cecconi una centenaria ci lascia Il giorno 2 febbraio 2014 la signora Maria Capurso Zovato ha festeggiato il secolo di vita. È nata a Orebić (Sabbioncello) trasferendosi a Zara negli anni ’20. In buona salute ha partecipato ad una allegra cerimonia circondata dai figli e dai nipoti. Alcuni membri del comitato giuliano dalmata di Verona le hanno portato gli auguri e i complimenti per l’importante traguardo raggiunto. Purtroppo, qualche settimana dopo, il 5 marzo u.s. la Maria ci ha lasciati. Sulla bara c’era solo la bandiera dalmata. Alfredo Polessi maestra zaratina Io, Bruna de’Denaro, me ne sono andata da qui il 28 di ottobre del 2012, era di domenica, alle cinque della sera, a las cinco de la tarde, come avrebbe detto Garcia Lorca in una sua famosa poesia. Ma solo perché avevo un mucchio di cose da fare da un’altra parte. Ci vedremo più avanti, dove lo spazio e il tempo non contano. Vi voglio raccontare in due parole che cosa mi è toccato una settantina d’anni fa, fatevene voi un’idea… - Venne la guerra. Infuriava su Zara, la mia città. Una minaccia. Notti di bombe e fiamme. Si vive alla giornata, senza avere più il tempo di rimpiangere quello che si è perso. Ero soltanto una ragazzina e a malapena capivo cosa stesse succedendo. Qualcuno per le strade urlava: ‘sono solo un branco di vigliacchi!’ Cosa dovrà ancora succedere sulla terra, e sul mare, pensai, il mio mare, quello di Zara: per me era bagni, sole, Calle Larga, dove incontravo gli amici. Ma quell’odore di morte tra le macerie… Infine uomini validi, con una giacca di lana cotta appoggiata alle spalle, vecchi, bambini e donne. Tutti ad aspettare sulla banchina una nave di qualche compagnia che ci imbarcasse. Più lontano sarà e meglio sarà mi dissi. E che male da cani mi sono fatta solo a pensarle queste parole. Arrivò una nave, talmente vecchia da non aver più nessun nome che si potesse leggere tra le sue lamiere, così vecchia da indurre tutti allo spavento ma arrivammo ad Ancona, scampati a un mattatoio internazionale in preda alla follia. Arrivai poi in Veneto, troppo lontano dal mio mare e dove mi fermai a fare la maestra per una quarantina d’anni. Finita la guerra, dopo la scuola e con la stessa bici di prima, andavo per le case dei contadini o chicchessia a recuperare qualche bambino che non veniva a lezione da un po’ di giorni, cercavo di capirne il perché e tornavo a casa con una gallina col collo tirato, penzoloni tra il manubrio e i raggi della ruota, o un salame mal conservato. Ai miei figli, ai miei nipoti e a chi mi ha voluto bene, voglio dire che farò di questa mia ora incerta un’ora squisita, la sofferenza rinuncerà a tormentarmi, la pace ricoprirà tutto e anche sotto il crepuscolo risplenderà una luce. Addio dalla vostra mamma, dalla vostra nonna, da un’amica. Giovanni Crespi, per mia mamma Bruna de’Denaro pag. 16 giugno 2014 IL DALMATA Perché “Il Dalmata libero” Viva senza condizionamenti ACCERBONI MARIANNA, Trieste, € 15 AGGIO CARLO, Isaacs ACT, Australia, cari amici, un mio contributo de pochi schei per Il Dalmata, grazie!, $ 100 (€ 67,86) AGOSTINI SERGIO, Udine, in memoria dei miei genitori Ubaldo Agostini ed Emilia Veceralo, € 20 ALACEVICH ANTONIO, Torino, contributo 2014, € 30 ANGI OBLACH PIERO, Padova, in ricordo di tutti i dalmati scomparsi fra i flutti di tutti i mari, € 80 ANVGD Comitato provinciale di Venezia, Venezia, contributo anno 2014, € 20 BAGOZZI CATERINA, Giugliano (NA), offerta in memoria di mia zia Bianca Ivanissevich, € 30 BARCELLESI PIERO, Codogno, contributo 2014, € 30 BELLANTONI BIANCA, Novi Ligure, in memoria dei miei defunti, € 25 BELTRAME PIERGIULIANO, Verona, rinnovo contributo, € 30 BENASSI MASSIMO, LEONI LAURA, Novara, da Stefani Anita in memoria di Licia Dilena deceduta 8 marzo 2014 a Gorizia, € 50 BENEDETTI PAOLA, Novara, contributo annuale 2014 – in memoria di Benedetti Sebastiano fiero zaratino, classe 1916, € 30 BENZONI STELIA, Udine, contributo 2014, € 20 BERCICH FERRUCCIO, Fermo, in ricordo di mio padre Mario Bercich e mia madre Maria Matkovic, € 20 BERENGAN BARBARA, Conegliano, contributo volontario, € 20 BITTNER CARMEN, Venezia Mestre, contributo, € 30 BLAZICH ORNELLA, Milano, in ricordo dei miei indimenticabili genitori Rina Mazija e Janko Blasich, la figlia Ornella, € 30 BRACCO BONICH FIDES VERA, Genova, pro stampa, € 10 BRUNOZZI MARICI, Casalecchio (BO), in ricordo del caro zio Aldo Flavoni, fratello della mia mamma Ornella Flavoni Storich, € 20 BUGATTO MARSICH GIUSEPPE e RITA, Udine, contributo 2014, € 20 BUSSANI DARIA, Galliate, contributo 2014, € 10 CALMETTA MADERA e RACAMATO ERIKA, Grottammare, a Leo con affetto e riconoscenza Madera e Erika, € 30 CAPURSO CECCHERINI IDA, Padova, in ricordo dei carissimi amici Ottavio Missoni e Ulisse Donati, € 50 CARSTULOVICH GIAN DOMENICO, Milano, contributo, € 10 CARUZ LEONARDO, Monza, a ricordo dei genitori Federico e Violetta, Leonardo, Gaetana e Tomislav Caruz, € 30 CAVALLARIN CALEB MALENA, Venezia, grazie per Il Dalmata, € 20 CAVALLARIN LEO, Venezia Lido, contributo 2014, € 20 CECE ROBERTO, Genova, in memoria di mio papà Liubimiro Cece, € 30 CHIRICHELLI ALDO, Milano, in memoria dei genitori Francesco e Caterina e dei fratelli Michele, Mario, Carmela, Luigi e Rosa, € 40 COSTA SILVIA, Trento, contributo, € 15 COVACEV ALDO, Mestre, contributo, € 15 CURKOVIC ANTONIO, Bologna, contributo in memoria di parenti sepolti nei cimiteri di Bologna e Zara, € 25 DE MICHIEL LOREDANA, Mestre (VE), in ricordo dei defunti Soglian, € 25 de ZOTTI DIANA, Trieste, contributo a Il Dalmata, € 30 de’BENVENUTI ANNA MARIA, Milano, contributo, € 50 de’BENVENUTI GIULITTA Sassari, € 10 de’POLO CLAUDIO conte di Curzola, per Il Dalmata libero come tutti noi lo siamo sempre stati, € 500 de’ROSSIGNOLI LAURA, Udine, offerta, € 30 de’SCHONFELD LUDOVICA, Sondrio, contributo anno 2014, € 20 de’VIDOVICH VINCENZO, Rapallo, contributo a Il Dalmata, € 20 DELL’OLIO NENELLA, Bergamo, per Il Dalmata in ricordo dei defunti Dell’Olio, € 50 DEPICOLZUANE ANTONIO, Monza, € 20 DETONI VALERIA, Mestre (VE), contributo, € 20 DI MATTEO ANDREA, Pescara, Il Dalmata, € 15 DI PRAMPERO PIETRO ENRICO, Udine, contributo 2014, € 30 DIONIS ERMINIA, Trieste, contributo, € 10 DOMENIGHINI STEFANO, Crema, a Il Dalmata, € 20 DRIZZI VITTORIO, Siena, contributo, € 50 DUIELLA ANNA, Riva del Garda, € 10 DUNATOV DARIO, Mestre (VE), € 20 FABULICH NORA, Varese, per Il Dalmata, € 30 FALSETTI ZINK ANTONIO, Roma, contributo 2014, € 30 FASCETTI BORTOLUSSI LUCIANA, Milano, in memoria dei genitori e Nipote Claudio, Etta e Beppi Fascetti, € 15 FIORE DARIO, Roma, contributo, € 20 FIORENTIN GRAZIELLA, Padova, anno 2014, € 30 FRANCOVICH SILVIO, Torino, per tutti i defunti, € 20 GALIOPPI GIOVANNI, Mantova, pro…. come sopra (sopra c’è scritto Il Dalmata e il nostro pigrissimo amico ha cacciato i soldi, ma non ha voluto fare altri sforzi. Insomma, un vero dalmata! n.d.r.), € 50 GALVANI FULVIO, Trieste, contributo 2014, € 50 GALVANI FULVIO, Trieste, contributo 2014, € 50 GASPAR ANITA, Venezia Mestre, Gaspar Anita, Silvio, Marisa in ricordo del nostro caro Giorgio, € 30 GHERDOVICH MILIN IRMA, Firenze, contributo 2014 a Il Dalmata, € 20 GIADRIEVICH FRANCO, Trieste, € 10 GIORGI CAMILLO, Caserta (CE), € 30 GIORGOLO GIANFRANCO, Roma, € 30 GROSSI LUIGI, Pordenone, in ricordo del carissimo amico Ulisse Donati, € 20 HAGENDORFER IRIA, Gradisca d’Isonzo (GO), € 20 IARABEK ELIO, Belluno, € 30 JELENICH MARIA AURA, Genova, per Il Dalmata 2014 e in memoria dei miei zaratini Jelenich defunti, € 20 KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, € 20 KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, € 20 (secondo versamento) KERSOVANI SERGIO, Trieste, in memoria della mia cara anna che riposa a Trieste con Fabio e della mia cara mamma che riposa a Goriza, € 25 KERSOVANI SERGIO, Trieste, in memoria della mia cara moglie Anna Stipcevich nata a Zara e della mia cara mamma, € 20 KLARICH LIDIA, Roma, per i nostri defunti, € 10 LIPARI PINA, Pisa, € 20 LOLLIS ROBERTO, Gorizia, contributo anno 2014, € 30 LORENZINI FERNANDA, Brescia, contributo a Il Dalmata in memoria di papà Nando, mamma Emma e Luciano, € 30 LORINI GIORGIO e RITA, Verona, € 30 LUCIANI LUCIANO, Roma, offerta in memoria dei genitori Grazia e Nicolò, € 50 MAINO MARIO, Rovereto, contributo rivista 2014, € 20 MANISCALCO LUIGI, Varese, contributo 2014 in ricordo degli zii Tonci e Maria Garcovich, € 15 MARSAN ANNA, Genova, ricordiamo sempre le nostre origini grazie a voi! Famiglia Marsan, € 10 MARSANO ROMANO, Milano, in ricordo dei miei cari, € 20 MARSICH PAOLA, Livorno, contributo anno 2014, € 20 MARTINOLI CATERINA, Trieste, contributo spese, € 30 MARUSSICH DESPOTI, Palermo, contributo 2014, € 20 MASTROPIETRO LIDIA, Ranica (BG), contributo annuale, € 20 MATESSICH DIADORA, Novara, contributo per Il Dalmata, € 30 MEAK RAIMONDO, Torino, € 10 MESTROV LUCIANA, Aosta, contributo, € 20 MILIA NERINA, Cagliari, ringraziando per Il Dalmata, € 10 MIONI RINO, Reduci Btg. Zara, Padova, € 25 MISSIAIA SILVANO, Trieste, contributo 2014, € 25 MORONI LUISA, Milano, € 20 NARDINI cav. uff. LUIGI, Trieste, in memoria della madre Nydia Pellegrini ved. Nardini, € 20 NEKICH HELGA, Lethbridge AB, Canada, contributo al nostro giornale da Canada, $ 50 (€ 32,78) NIZZOLI VITALIANO, Reggio Emilia, rinnovo contributo 2014, € 30 OBERTI DI VALNERA ROBERTO, Milano, contributo 2014, € 40 OBERTI DI VALNERA SILVIA, Voghera, contributo, € 50 PACINOTTI ANNA MARIA, Firenze, con dolore vi comunico che il 25/01/2014 mio fratello Lino ci ha preceduto nella vita eterna, € 50 PALADINI ELENA, Udine, € 20 PANELLA RAFFAELLA, Assisi (PG), contributo 2014, € 15 PATINI ANTONIO, Genova, in memoria della moglie Musap Marisa e dei suoceri Simeone e Giuseppina, € 25 PAVCOVICH MENIA IRENE, Bolzano, € 10 PAVLIDIS MASSA EVANGELIA, Gorizia, € 50 PERASTI MAUKA, Brembate Sopra, contributo, € 50 PEROVICH RINALDO, Novara, contributo, € 30 PETANI MARIA, San Giuliano T.Me (PI), in ricordo di mio marito Tonci Bailo, € 25 PETCOVICH ZANATTA ROSARIA, Cremona, rinnovo Dalmata, € 15 PIANTANIDA ADELVIA, Bedizzole (BS), in memoria della mamma Anna sepolta nella nostra bella Zara, € 30 PIAZZESE CARMELO, Pozzallo (RG), € 7,80 PISTAN NERINA, Trieste, pro giornale, € 20 PITAMITZ HONORÉ, Varese, a ricordo del caro amico Giovanni Battara, € 20 PITAMITZ HONORÉ, Varese, Cristina Schuh da Buenos Aires, ricordando i propri defunti, € 14 PIUTTI ANOTNIO, Brindisi, contributo anno 2014 a Il Dalmata, € 20 PIUTTI ANTONIO, Brindisi, contributo anno 2014 al giornale Il Dalmata, € 20 (secondo versamento) POLITEO DALMATO, Selvazzano Dentro (PD), contributo, € 100 PONI PICONI LICIA, Milano, contributo, € 10 PONTELLI MORO SONIA, Venezia, € 20 PUCINELLI POLI GABRIELLA, Vestone (BS), in ricordo di Nino, € 50 Pubblicheremo nel prossimo numero i contributi dei lettori i cui nomi iniziano con le lettere Pu, Q R, S, T, U, V, Z che, per ragioni di spazio, abbiamo dovuto omettere. Ce ne scusiamo vivamente con gli interessati e con i lettori.