DCA n. 67 del 29 giugno 2015

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REGIONE CALABRIA
DECRETO DEL COMMISSARIO AD ACTA
(per l'attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi del SSR calabrese, secondo i
Programmi operativi di cui all'articolo 2, comma 88, della legge 23 dicembre 2009, n. 191,
nominato con Deliberazione del Consiglio dei Ministri in data 12.3.2015)
DCA n. 90 del 21 Agosto 2015
OGGETTO:
DCA n. 67 del 29 giugno 2015 "P.O. 2013-2015. Programma 7 - Azione 7.2.2Obiettivi P.S.N. - Approvazione linee progettuali anno 2013 (Accordo StatoRegioni 20 febbraio 2014 rep. atti n. 13/CSR e Intesa Stato-Regioni del 20
febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) - linee programmatiche 2014-2015" _
Modifiche ed integrazioni.
Pubblicato sul Bollettino Ufficiale
della Regione Calabria n.
del
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1
REGIONE CALABRIA
IL COMMISSARIO AD ACTA
(per l'attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi del SSR calabrese, secondo i
Programmi operativi di cui all'articolo 2, comma 88, della legge 30 dicembre 2009, n. 191,
nominato con Deliberazione del Consiglio dei Ministri in data 12.3.2015)
VISTO l'articolo 120 della Costituzione;
VISTO l'articolo 8, comma l, della legge 5 Giugno 2003, n.131;
VISTO l'articolo 4, commi l e 2, del decreto legge IO Ottobre 2007, n" 159, convertito con modificazioni dalla
legge 29 Novembre 2007, n. 222;
VISTO l'Accordo sul Piano di rientro della Regione Calabria, firmato tra il Ministro della salute, il Ministro
dell'Economia e delle finanze e il Presidente pro tempore della regione in data 17 dicembre 2009, poi recepito
con DGR N. 97 del 12 febbraio 2010;
RICHIAMATA la Deliberazione del 30 Luglio 2010, con la quale, su proposta
delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, sentito il Ministro per
Presidente pro tempore della Giunta della Regione Calabria è stato nominato
realizzazione del Piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario di
contestualmente indicati gli interventi prioritari da realizzare;
del Ministro dell'economia e
i rapporti con le regioni, il
Commissario ad acta per la
detta Regione e sono stati
RILEVATO che il sopra citato articolo 4, comma 2, del decreto legge n. 159/2007, al fme di assicurare la
puntuale attuazione del Piano di rientro, attribuisce al Consiglio dei Ministri - su proposta del Ministro
dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sentito
il Ministro per i rapporti con le regioni - la facoltà di nominare, anche dopo l'inizio della gestione commissariale,
uno o più sub commissari di qualificate e comprovate professionalità ed esperienza in materia di gestione
sanitaria, con il compito di affiancare il Commissario ad acta nella predisposizione dei provvedimenti da
assumere in esecuzione dell'incarico commissariale;
VISTO l'articolo 2, comma 88, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, il quale dispone che per le regioni già
sottoposte ai piani di rientro e già commissariate alla data di entrata in vigore della predetta legge restano fermi
l'assetto della gestione commissariale previgente per la prosecuzione del piano di rientro, secondo programmi
operativi, coerenti con gli obiettivi finanziari programmati, predisposti dal Commissario ad acta, nonché le
relative azioni di supporto contabile e gestionale.
VISTI gli esiti delle riunioni di verifica dell'attuazione del Piano di rientro, da ultimo della riunione del 28
ottobre e del 12 novembre 2014 con particolare riferimento all'adozione dei Programmi operativi 2013-2015;
VISTO il Patto per la salute 2014-2016 di cui all'Intesa Stato-Regioni del lO luglio 2014 (Rep. n. 82/CSR) ed,
in particolare l'articolo 12 di detta Intesa;
VISTA la legge 23 dicembre 2014, n. 190 (in particolare, l'articolo 1, commi da 569 a 572) che recepisce quanto
disposto dal Patto per la salute 2014-2015 di cui alla citata Intesa Stato-Regioni del lO luglio 2014 (Rep. n.
82/CSR) statuendo che la nomina a Commissario ad acta per cui è deliberazione è incompatibile con qualsiasi
incarico istituzionale presso la regione soggetta a commissariamento;
VISTA la nota prot. n.298/UCL397 del 20 marzo 2015 con la quale il Ministero dell'Economia e delle Finanze
ha trasmesso alla Regione Calabria la Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 12.3.2015 con la quale è stato
nominato l'Ing. Massimo Scura quale Commissario ad acta per l'attuazione del vigente Piano di rientro dai
disavanzi del SSR calabrese, secondo i Programmi operativi di cui all'articolo 2, comma 88, della legge 23
dicembre 2009, n. 191, e successive modificazioni;
VISTA la medesima Deliberazione del Consiglio dei Ministri in data 12.3.2015 con la quale è stato nominato il
Dott. Andrea Urbani suh Commissario unico nell'attuazione del Piano di Rientro dai disavanzi del SSR della regione
Calabria con il compito di affiancare il Commissario ad acta nella predisposizione dei prowedimenti da assumere in
esecuzione dell'incarico commissariale;
RILEVATO che con la anzidetta Deliberazione è stato assegnato al Commissario ad acta per l'attuazione del
Piano di rientro l'incarico prioritario di adottare e ed attuare i Programmi operativi e gli interventi necessari a
garantire, in maniera uniforme sul territorio regionale, l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in
2
ar
condizioni di efficienza, appropriatezza, sicurezza e qualità, nei termini indicati dai Tavoli tecnici di verifica,
nell'ambito della cornice normativa vigente, con particolare riferimento alle seguenti azioni ed interventi
prioritari:
l) adozione del provvedimento di riassetto della rete ospedaliera, coerentemente con il Regolamento sugli standard
ospedalieri di cui all'Intesa Stato-Regioni del 5 agosto 2014 e con i pareri resi dai Ministeri affiancanti, nonché con le
indicazioni formulate dai Tavoli tecnici di verifica;
2) monitoraggio delle procedure per la realizzazione dei nuovi Ospedali secondo quanto previsto dalla normativa vigente e
dalla programmazione sanitaria regionale;
3) adozione del provvedimento di riassetto della rete dell'emergenza urgenza secondo quanto previsto dalla normativa
vigente;
4) adozione del provvedimento di riassetto della rete di assistenza territoriale, in coerenza con quanto specificatamente
previsto dal Patto per la salute 2014-2016;
5) razionalizzazione e contenimento della spesa per il personale;
6) razionalizzazione e contenimento della spesa per l'acquisto di beni e servizi;
7) interventi sulla spesa farmaceutica convenzionata ed ospedaliera al fine di garantire il rispetto dei vigenti tetti di spesa
previsti dalla normativa nazionale;
8) definizione dei contratti con gli erogatori privati accreditati e dei tetti di spesa delle relative prestazioni, con
l'attivazione, in caso di mancata stipulazione del contratto, di quanto prescritto dall'articolo 8-quinquies> comma 2quìnquies, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e ridefinizione delle tariffe delle prestazioni sanitarie, nel
rispetto di quanto disposto dall'art. 15, comma 17, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni,
dalla legge n. 135 del 2012;
9) completamento del riassetto della rete laboratoristica e di assistenza specialistica ambulatoriale;
lO) attuazione della normativa statale in materia di autorizzazioni e accreditamenti istituzionali, mediante adeguamento
della vigente normativa regionale;
Il) interventi sulla spesa relativa alla medicina di base;
12) adozione dei provvedimenti necessari alla regolarizzazione degli interventi di sanità pubblica veterinaria
sicurezza degli alimenti;
e di
13) rimozione, ai sensi di quanto previsto dall'art. 2, comma 80, della legge n. 191 del 2009, dei provvedimenti, anche
legislativi, adottati dagli organi regionali e i provvedimenti aziendali che siano di ostacolo alla piena attuazione del piano
di rientro e dei successivi Programmi operativi, nonché in contrasto con la normativa vigente e con i pareri e le valutazioni
espressi dai Tavoli tecnici di verifica e dai Ministeri affiancanti;
14) tempestivo trasferimento delle risorse destinate al SSR da parte del bilancio regionale;
15) conclusione della procedura di regolarizzazione delle poste debitorie relative all'ASP di Reggio Calabria;
16) puntuale riconduzione dei tempi di pagamento dei fornitori ai tempi della direttiva europea 2011/7/UE del 2011,
recepita con decreto legislativo n. 192 del 2012;
TENUTO CONTO che:
l'art. l, comma 34 della legge 662/1996 prevede l'individuazione degli obiettivi di carattere prioritario e
di rilievo nazionale al cui persegui mento sono vincolate apposite risorse ai sensi dell'art. 34 bis, della
stessa legge;
l'Accordo tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n.
13/CSR), definisce le linee progettuali con cui perseguire gli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo
nazionale di cui sopra e si stabilisce, inoltre, che per l'anno 2013, fermo restando il completamento dei
progetti già finanziati con le risorse del 2012, è necessario un nuovo approccio lungo le linee progettuali
di cui all'allegato A) del medesimo Accordo;
le linee progettuali per l'utilizzo da parte delle Regioni e Province Autonome delle risorse vincolate ai
sensi all'art. l, comma 34 e 34 bis, della legge 662/1996 per la realizzazione degli obiettivi di carattere
prioritario e di rilievo nazionale per l'anno 2013, di cui al citato allegato A) dell' Accordo n. 13/2014,
sono quelle di seguito elencate:
3
l.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
lO.
Il.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
Interventi per il riassetto organizzativo e strutturale della rete dei servizi di assistenza ospedaliera e territoriale - Farmacia
dei servizi
Modelli avanzati di gestione delle malattie croniche
Implementazione del Piano di indirizzo per la riabilitazione di cui all'Accordo Stato-Regioni dellO febbraio 2011
Assistenza ai pazienti in condizioni di Stato Vegetativo e Stato di Minima Coscienza nella fase degli esiti ( Accordo StatoRegioni del 5 maggio 2011)
Assistenza agli anziani in condizioni di fragilità e di non autosufficienza
Tutela della fragilità e contrasto alle disuguaglianze in sanità (Accordo 22 novembre 2012)
Cure palliative e terapia del dolore. Sviluppo dell'assistenza domiciliare palliativa specialistica
Sviluppo dei processi di umanizzazione all'interno dei percorsi assistenziali
Interventi per l'implementazione della rete per le malattie rare e per la promozione della rete nazionale dei tumori rari
Tutela della maternità - percorso nascita - partoanalgesia
Tutela della fertilità e della funzione ormonale nelle giovani donne affette da neoplasia o malattie croniche degenerative
mediante l'istituzione di biobanche del tessuto ovarico e cellule germinali
Implementazione di percorsi diagnostico-assistenziali e di supporto pr migliorare la vita delle donne affette da malattie
croniche invalidanti della sfera uro-genitale (endometriosi infiltrante, vulvodinia, cistite interstiziale)
Implementazione della rete nazionale dei centri territoriali per la prevenzione e la diagnosi precoce delle infezioni da HPV
Implementazione della rete nazionale dei centri territoriali per la prevenzione primaria e la diagnosi precoce dei tumori
dell'apparato genitale maschile
Definizione di modelli di assistenza ai bambini e adolescenti affetti da patologie croniche, disturbi del comportamento,
dell'apprendimento e del linguaggio, da autismo, da disturbo del deficit da attenzione/iperattività (ADHD) e da psicosi
affettive e non affettive dell'infanzia e dell'adolescenza mediante l'organizzazione di Centri di riferimento a valenza
regionale e/o intemegionale e la realizzazione di reti assistenziali
Sviluppo di strumenti del governo clinico e della valutazione della qualità e della sicurezza delle prestazioni - Risk
Management
Implementazione del "Codice Etico" nelle Aziende Sanitarie
Piano Nazionale Prevenzione
Superamento OPG e salute mentale
Sicurezza nei luoghi di lavoro.
l'Intesa del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n. 27/CSR) ha sancito l'assegnazione delle risorse vincolate
alle Regioni ai sensi all'art. 1, comma 34 e 34 bis, della Legge 662/1996 per la realizzazione degli
obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l'anno 2013 quantificandole per la Regione
Calabria in complessivi € 52.291.794,00;
CONSIDERATO
che:
con DCA del 29 giugno 2015, n. 67, recante "Programma Operativo 2013-2015. Programma 7 - Azione
7.2.2 - Obiettivi P.S.N. - Approvazione linee progettuali anno 2013 (Accordo Stato-Regioni 20 febbraio
2014 rep. atti n. 13/CSR e Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) - linee
programmatiche 2014-2015", venivano recepiti l'Intesa del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n. 27/CSR) e
l'Accordo tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n.
13/CSR), approvando nel contempo i progetti allegati;
con nota n. 0022414-P-03/08/2015
la Direzione Generale della programmazione sanitaria chiedeva
chiarimenti in merito al citato DCA, eccependo nel merito che ''pur essendo rispettato l'impegno
complessivo della somma assegnata alla Regione, non risultano rispettati i vincoli definiti, per la
realizzazione di ciascuna linea progettuale, nel! 'Intesa e nella successiva integrazione inoltrata a tutte le
Regioni con nota n. 8895 del 28 marzo 2014";
DATO ATTO del rilievo ministeriale e ritenuto di dovere emendare il DCA n. 67/2015 alla luce di quanto
riportato nella nota n. 8895 del 28 marzo 2014;
RITENUTO, pertanto, alla luce di quanto sopra, di dovere:
modificare il DCA n. 67 del 29 giugno 2015, rimodulando la parte finanziaria delle schede progettuali
con le somme di cui all'Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) ed alla successiva
integrazione trasmessa dal Ministero della Salute con nota n. 8895 del 28 marzo 2014, non modificando
il contenuto delle linee progettuali;
modificare conseguentemente
le schede di riparto alle singole aziende per l'anno 2013;
confermare quant'altro stabilito nel citato DCA n. 67/2015;
VISTO il D.Lgs. 502/1992;
VISTA la legge 23 dicembre 1996, n. 662;
VISTA l'istruttoria
della L.R. 91200 l;
compiuta dal Dirigente di Servizio/Settore
4
quale Responsabile
del Procedimento ai sen~i
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DECRETA
Per le motivazioni di cui in premessa, che qui si intendono riportate quale parte integrante e sostanziale:
MODIFICARE il DCA n. 67 del 29 giugno 2015 rimodulando la parte finanziaria delle schede progettuali con
le somme di cui all'Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) ed alla successiva
integrazione trasmessa dal Ministero della Salute con nota n. 8895 del 28 marzo 2014, sostituendo all'uopo:
l'intero allegato l) del citato DCA n. 67/2015 con l'attuale allegato 1), parte integrante e sostanziale del
presente atto;
l'allegato 2) del citato DCA n. 67/2015, limitatamente all'annualità 2013, con l'attuale allegato 2), parte
integrante e sostanziale del presente atto;
DI DARE ATTO che le rettifiche di cui sopra non modificano il contenuto delle linee progettuali già stabilito
con il citato DCA n. 67/2015;
CONFERMARE quant'altro stabilito con il DCA n. 67 del 29 giugno 2015;
DI TRASMETTERE il presente atto al Ministero della Salute, per i successivi adempimenti preVIstI
dall'Accordo Stato-Regioni 22 novembre 2012 (repertorio atti n. 227/ CSR), con le modalità indicate nella
apposita circolare ministeriale;
DI TRASMETTERE il presente decreto, ai sensi dell'art. 3 comma l dell' Accordo del Piano di rientro, ai
Ministeri competenti;
DI DARE MANDATO alla Struttura Commissariale per la trasmissione del presente decreto al Dirigente
generale del Dipartimento Tutela della Salute ed agli interessati;
DI DARE MANDATO al Dirigente generale per la pubblicazione sul BURC telematico e sul sito web del
Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria.
Il sub çomndssario
Dott. Andrea Urbani
ii) /'.
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Il Commissario ad acta
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5
REGIONE
CALABRIA
DIPARTIMENTO TUTELA DELLA
SALUTE E POLITICHE SANITARIE
SETTORE AREA UVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA
Il Dirigente del Settore
Relazione di accompagnamento alla proposta di DCA n.__
del
_
Oggetto. DCA N. 67 del 29 giugno 2015 "Programma Operativo 2013-2015. Programma 7 - Azione 7.2.2 Obiettivi P.S.N. - Approvazione
linee progettuali
anno 2013 (Accordo Stato-Regioni 20 febbraio 2014 rep.
atti n. 13/CSR e Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) - linee programmatiche
2014-2015" - modifiche ed integrazioni.
Con DCA del 29 giugno 2015, n. 67, recante "Programma Operativo 2013-2015. Programma
7 - Azione 7.2.2 - Obiettivi P.S.N. - Approvazione linee progettuali anno 2013 (Accordo StatoRegioni 20 febbraio 2014 rep. atti n. 13/CSR e Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n.
27/CSR) - linee programmatiche 2014-2015", venivano recepiti l'Intesa del 20 febbraio 2014
(repertorio atti n. 27/CSR) e l'Accordo tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome del 20
febbraio 2014 (repertorio atti n. 13/CSR), approvando nel contempo i progetti allegati.
Il Ministero della salute, con nota n. 0022414-P-03/08/2015 della Direzione Generale della
programmazione sanitaria chiedeva chiarimenti in merito al citato DCA, eccependo nel merito che
''pur essendo rispettato l'impegno complessivo della somma assegnata alla Regione, non risultano
rispettati i vincoli definiti, per la realizzazione di ciascuna linea progettuale, nell 'Intesa e nella
successiva integrazione inoltrata a tutte le Regioni con nota n. 8895 del 28 marzo 2014".
Rilevata la necessità di dovere adempiere a quanto richiesto dal competente ufficio
ministeriale, in quanto nella redazione del DCA in precedenza si era fatto esclusivo riferimento
all'Intesa del 20 febbraio assegnando le somme aggiuntive ripartite ad una sola linea progettuale
anziché a tutte come invece stabilito con successiva nota n. 8895 del 28 marzo 2014".
Il presente provvedimento adegua il DCA n. 67/2015 alla richiesta ministeriale di
chiarimenti effettuata con nota n. 0022414-P-03/0812015.
via E. Buccarelli, 30 - 88100 - Catanzaro - recapiti: telefono 0961-856535,
e-mai!: g.brancati@regcaLit
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : l. Interventi per il riassetto organizzativo e strutturale della rete dei
servizi di assistenza ospedaliera e territoriale - Farmacia dei servizi
TITOLO PROGETIO : Riequilibrio
Ospedale - Territorio:
consolidamento
dell'assistenza primaria.
DURATA: 36 mesi (2013-2014
Regione Calabria
e 2015)
REFERENTE: Dirigente Servizio "Attività Territoriale"
[email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA
I principi ispiratori dell'assistenza di primo livello erano già presenti nella Dichiarazione di Alma Ata del
lontano 1978: "Le cure
il primo livello di contatto degli individui e delle comunità con il Servizio
sanitario. Il loro ruolo è di avvicinare il più possibile l'assistenza sanitaria ai luoghi dove la popolazione
vive e lavora". Le cure primarie sono il primo punto di contatto tra il cittadino e il SSN, pertanto, diventa
necessario promuovere e sviluppare un approccio di rete (Ospedale e territorio) che consenta una presa
in carico di tutti i bisogni del cittadino (integrazione socio-sanitaria).
Con il Decreto Legge n0158 del 13 settembre 2012 convertito in legge n0189 del 8 novembre 2012 le
Regioni organizzano l'assistenza primaria secondo modalità operative monoprofessionali
denominate
aggregazioni funzionali territoriali
(AFT) e forme organizzative multi professionali denominate unità
complesse di cure primarie (UCCP) che erogano prestazioni assistenziali tramite il coordinamento
e
l'integrazione dei medici, delle altre professionalità convenzionate con il Ssn, degli infermieri, delle
ostetriche, delle tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e del sociale a rilevanza sanitaria.
Le unità complesse di cure primarie sono costituite in reti di poliambulatori
territoriali
dotati di
s~rumentazione di base, aperti al pubblico per tutto l'arco della giornata, nonché nei giorni prefestivi e
festivi con idonea turnazione.
Le unità complesse operano in coordinamento
e in collegamento
ospedaliere, con i distretti, con le organizzazioni socio-assistenziali.
Le regioni,
attraverso
sistemi
informatici,
assicurano
l'adesione
telematica
obbligatoria
con
le strutture
dei medici
all'assetto
organizzativo e al sistema informativo nazionale, compresi gli aspetti relativi al sistema della tessera
sanitaria nonché la partecipazione attiva all'implementazione
della ricetta elettronica.
Il processo di riorganizzazione delle cure primarie in Calabria, è stato delineato con l'adozione nel Piano
regionale per la salute 2004/2006, approvato con la legge regionale 19 marzo 2004, n. 11.
Con la DGR del 5.5.2009, n. 250 è avvenuta l'approvazione delle linee progettuali relative agli obiettivi
di PSN anno 2009 ( Accordo Stato/Regioni del 25 marzo 2009 (repertorio atti n. 57/CSR) tra le quali nella
linea progettuale
CURE PRIMARIE insistono i progetti:
1.1.Le cure primarie: il nuovo modello
organizzativo regionale (Unità di Cure Primarie - UCP) ed il miglioramento della rete assistenziale; 1.1bis
Percorsi diagnostico-terapeutici
ospedale - territorio per la gestione delle ulcere cutanee croniche e 1.1
ter Progetto sperimentale per la realizzazione dell' Assistenza Territoriale Integrata "ATI".
Con deliberazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri nella seduta del 30 luglio 2010, il
presidente della Regione Calabria è stato nominato Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di
rientro e l'adozione dei provvedimenti di cui alle linee di intervento previste dallo stesso piano che tra
gli obiettivi prevede la riorganizzazione delle rete di assistenza territoriale.
Con il DPGR n. 18 del
22.10. 2010 è stato approvato,
il riordino delle reti : ospedaliera,
emergenza/urgenza e della rete territoriale che prevede in ogni azienda la creazione di un Dipartimento
di Cure Primarie.
Con il DPGR 31.01.2011, n. 12 sono state emanate le Linee guida sul sistema di cure domiciliari e
l'accesso ai servizi territoriali.
Con il DPGR 06.05.2011, n. 34 - si è effettuata una rettifica dell' "Ospedale distrettuale"
in "Centri di
Assistenza Primaria Territoriale C.A.P.T."
Con Decreto dirigenziale 16.06.2011, n. 7029 - Istituzione Tavolo di Lavoro permanente sull'emergenzaurgenza presso il Dipartimento Tutela della Salute
Con la DGR 17.06.2011, n. 255 è avvenuta l'approvazione
dei progetti obiettivi di PSN linee proget
anno 2011 (Accordo Stato-Regioni 20.04.2011 rep. atti n. 84 /CSR) tra le quali nella linea progettua
della
rete
CUREPRIMARIE insistono i progetti: 1.1 Modello organizzativo regionale per il miglioramento della
rete assistenziale (Riordino rete territoriale -Dipartimento di Cure Primarie ); 1.1.bis Modello
organizzativo regionale integrato di cure per la non autosufficienza (Chronic Care Model) ; 1.5 Sistema
Informativo Unico Regionale - 118 Calabria.
Con la DGR26.09.2011, n. 434 - Obiettivi PSN(Accordo Stato-Regioni 27.07.2011 rep. atti n. 135/CSR).
Integrazione DGR n. 255 del 17.06.2011, Approvazione progetto "Riorganizzazione Rete Regionale
Emergenza-Urgenzae Continuita' delle Cure: Integrazione della C.A. nella C.O.del 118, secondo le linee
guida "modalità organizzative per garantire l'assistenza sanitaria in H24".
Con il DPGR28.6.2012 n. 94 Approvazione proposta programmata progetto Riordino, Riorganizzazione
e Reingegnerizzazione della rete Urgenza/emergenza Regione Calabria, nel rispetto dei dettami del
DPGR18/2010.
Il consolidamento e l'adeguamento alle nuove normative successivamente intervenute si è operato in
occasione dell'attuazione degli accordi nazionali con i medici di medicina generale, DGR deIl'8.8.2006
n. 580 - con i Pediatri di Libera Scelta DGRdell' 1.6.2007 n. 327 e con gli specialisti ambulatoriali DGR
del 15.4.2008 n. 300, che hanno favorito:
l'avvio della sperimentazione in alcune Aziende Sanitarie della CaléJbriadelle Unità di Assistenza
Primaria;
lo sviluppo di forme associative tramite la Medicina di associazione in rete e di gruppo al fine di
fornire una risposta adeguata ai bisogni del cittadino con peculiari caratteristiche oro-geografiche del
territorio calabrese;
l'istituzione di equipe territoriale a livello distrettuale tesa a favorire la concreta integrazione con i
servizi distrettuali per l'erogazione dei LEA e per la realizzazione di specifici programmi e progetti
assistenziali.
Il vigente ACN per la medicina generale, seppur in via di ridenifinizione in ragione di quanto
espressamente previsto dal Decreto Balduzzi, (decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, (pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale 13 settembre 2012, n. 214), coordinato con la legge di conversione 8 novembre
2012, n. 189), lascia spazio a differenti soluzioni nel merito dell'organizzazione delle UCCP ed in
particolare agli aspetti più propriamente strutturali. Le possibilità sono, in effetti due:
• Attivazione dell'UCCPpresso strutture delle azienda sanitarie (nella nostra realtà regionale CAPT)
• Attivazione dell'UCCPpresso strutture messe a disposizione dalle forme associative dei MMG.
E' di tutta evidenza, quindi, come nella nostra Regione l'attivazione delle UCCP dovrà avvenire
nell'ambito della rete di integrazione ospedale-territorio.
Il processo di riorganizzazione ospedale-territorio
con lo sviluppo delle cure primarie deve essere in grado
di rispondere alle esigenze degli assistiti e garantire appropriatezza, equità e tempestività delle cure. A ciò
potranno contribuire le farmacie pubbliche e private operanti in convenzione con il SSN che in base alla
normativa vigente possono divenire Centri socio polifunzionali di ulteriori sevizi.
Ciò è stato ben compreso dal Parlamento e dal Governo, che hanno varato tre anni fa una normativa
innovativa, scaturita dalla legge n. 69/2009, che ha delegato il Governo alla definizione dei nuovi servizi, e
dal successivo decreto legislativo n. 153/2009, attuativo della delega.
Tale normativa prevede l'erogazione in farmacia di nuovi servizi ad alta valenza socio-sanitaria, quali: la
partecipazione all'Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e la presa in carico di particolari pazienti cronici, la
realizzazione di iniziative per il corretto uso del farmaco, la partecipazione a programmi di educazione
sanitaria e prevenzione, l'effettuazione
di autoanalisi di prima istanza, le prenotazioni di prestazioni
specialistiche e strumentali ambulatoriali (CUP).
Quanto sopra è in coerenza agli obiettivi del Piano Operativo 2013-2015, ai programmi:
• Programma 13 Reti assistenziali per intensità di cura
• Programma 14 Riequilibrio ospedale-territorio: P14.5) Riorganizzazione dell'assistenza primaria
secondo le indicazioni della legge 189/2012 e conseguenti accordi con MMG/PLS per la
individuazione o rimodulazione delle forme di associazionismo
• Programma 15 Rete Emergenza-urgenza
• Programma 17- Assistenza Farmaceutica : P17-.S Monitoraggio attività prescrittiva - P17.
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Razionalizzazionedell'uso del farmaco in ospedale e P17.6.2) Ottemperanza adempimenti LEA. ~
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l'assistenza primaria viene svolta in n. 35 distretti con bacino d'utenza di circa 60.000 abitanti.
Il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta rivestono un ruolo centrale, infatti,
attraverso l'integrazione con le altre professionalità del territorio (Medici di continuità assistenziale,
Specialisti Ambulatoriali),
determinano
lo sviluppo di forme di assistenza primaria in grado di
rispondere ai nuovi bisogni di salute dei cittadini per 24 ore e 7 giorni alla settimana.
Il radicale cambiamento dello stato generale di salute, caratterizzato, nell'attuale contesto sanitario,
dall'incremento delle patologie croniche e della non autosufficienza, vede l'esigenza di nuovi percorsi
assistenziali basati su un approccio multidisciplinare
del paziente volto a promuovere meccanismi di
integrazione delle prestazioni sanitarie e sociali al fine di garantire l'efficacia della continuità delle
cure.
Negli ultimi anni risulta che un cospicuo numero di cittadini che si rivolgono al Pronto Soccorso
presenta quadri clinici che potrebbero essere affrontati e risolti adeguatamente
dal Medico di
Medicina
Generale. La crescita esponenziale
della domanda
verso le strutture
di Pronto soccorso
impone l'adozione di una riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale attraverso nuovi modelli
organizzativi che consentano al MMG di assumere il ruolo di principale riferimento sul territorio per il
cittadino.
La Regione ha intrapreso la sperimentazione de~le UCP, quali aggregazioni integrate tra Medici di
Medicina Generale che, realizzano una struttura sanitaria attrezzata, informatizzata che si awale della
presenza e del supporto di specialisti ambulatoriali, svolge una funzione di follow-up del pazienti
cronici e intende intercettare gli accessi inappropriati ai Pronti Soccorso della Regione (codici bianchi).
Ad oggi le UUCP sono state attivate e sono operative
nelle ASP di Cosenza e ne II'ASP di Catanzaro. La
risposta al momento degli assistiti è estremamente positiva.
Si è awiato in questo modo un percorso che ha permesso di realizzare nel territorio
un reale punto di priorità della
programmazione sanitaria, sede di intercettazione della domanda di salute, di risposta sanitaria, di governo dei
percorsi sanitari e socio-sanitari e della loro appropriatezza, di partecipazione diretta alla definizione dei servizi e
della prestazioni.
Un aspetto di assoluta rilevanza di questo processo culturale ed organizzativo dei servizi è stato costituito dal ruolo
e dall'organizzazione dei servizi territoriali e dall'assistenza primaria, in modo particolare dal ruolo del Medico di
Medicina Generale che, attraverso una rinnovata centralità è stato in grado di "cogestire" con gli specialisti
ambulatoriali ed ospedalieri i percorsi assistenziali dei pazienti.
Le farmacie
rivolti
della Regione Calabria hanno assunto
al cittadino
bisognoso
e portatore
a base delle loro attività
l'implementazione
di servizi
di handicap.
OBIETTIVI
Accelerare l'espansione di modello già realizzato e sperimentato con successo in tutto il territorio regionale con i
necessari aggiustamenti leggendo e ragionando sui bisogni del territorio, riallineando quantità e qualità delle risorse.
Costituire un sistema unitario ed omogeneo delle cure primarie: il presente progetto si prefigge di far fronte alla grave
frammentazione
del sistema delle cure primarie che di fatto impedisce un'adeguata presa in carico dei bisogni
assistenziali, soprattutto di quelli complessi che attengono alle condizioni di cronicità e quindi di fragilità dei cittadini.
Conferire continuità ai processi di cura: E' evidente come lo stesso progetto debba, unita mente al processo di
riaggrega zio ne del sistema delle cure primarie, puntare ad awiare percorsi in grado di conferire continuità ai più
complessivi processi di cura ed a colmare gli ambiti di contiguità con l'ospedale e con l'assistenza residenziale e con il
sistema di protezione sociale garantito dai comuni (in forma singola o associata). AI Dipartimento delle Cure Primarie,
va conferito il ruolo di produttore, da interfacciare con quello di committenza affidato invece ai Distretti, ciò consentirà
di conferire unitarietà al sistema di erogazione ed al tempo stesso di esaltare la mission di lettura dei bisogni e di
programmazione in capo alle macroarticolazioni distrettuali.
Consolidare il sistema della Cure Primarie, confermando e sviluppando le scelte strategiche individuate con gli atti di
indirizzo regionali e di costituire un riferimento comune per l'implementazione
della nuova organizzazione della
Medicina convenzionata così come individuata nella Legge di riforma 8 novembre 2012, n. 189 (Balduzzif2012).
Integrare il sistema di emergenza territoriale
assicurare
di ricetta
gratuitamente
la consegna
a domicilio
medica da parte del cittadino
TEMPI DI ATTUAZIONE
Tutte le Aziende Sanitarie
Provinciali
con il servizio di Continuità assistenziale.
richiedente
delle specialità
medicinali
solo a fronte
della pres
il servizio.
della Calabria sono coinvolte
nella realizzazione
delle attività.
3
progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione
del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati
raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
Accelerare il percorso di attivazione delle Unità Complesse di Cure primarie e lo sviluppo del Distretto attraverso una
piena integrazione con la Medicina Generale.
Velocizzare il passaggio dal modello del MMG "single point" al modello "Unità di Cure Primarie".
Assumere la responsabilità, da parte del Distretto, della presa in carico del paziente cronico e complesso.
Sollecitare il processo di riorganizzazione ospedale/territorio
con lo sviluppo delle cure primarie che deve rispondere
alle esigenze degli assistiti
e con il coinvolgimento
dell'ADI e delle farmacie convenzionate
(con attivazione
sperimentale
della farmacia dei servizi, oltre alla consegna dei farmaci a domicilio).
Verificare misure di gestione tese a garantire il corretto
INDICATORI
utilizzo dei farmaci prescritti.
(di struttura, di processo, di risultato) :
di struttura
istituzione dipartimento delle cure primarie
istituzione delle UCCP e della farmacia dei servizi
n° di assistiti in h24/totale
degli assistiti
n° di assistiti in h12/totale
degli assistiti
di processo
definizione procedure dimissioni protette con tutti i PP.OO.
condivisione nuovo regolamento di funzionamento del servizio ADI
definizione accordi di programma con i comuni capofila di zona sociale
definizione
di PDTA per BPCO-Ipertensione
arteriosa - Diabete
di risultato
riduzione degli accessi in Pronto Soccorso del 20%
riduzione dei ricoveri per patologie cronico - degenerative/tot
n° di assistiti ultra65enni in ADI pari a14% del totale
ricoveri
RISULTATI ATTESI
L'approccio di riformulazione
del complessivo sistema delle cure primarie, passa attraverso
l'istituzione
del
Dipartimento delle Cure Primarie ed una rifondazione del ruolo della Medicina generale (ed in particolare attraverso
una valorizzazione della funzione di gate keeping), comunque inserita in un contesto che tiene conto degli altri attori
coinvolti nei processi di cura, senza esclusione delle attività socio tutelari in capo ai comuni.
Univocità dell'accesso al sistema curante (PUA), valutazione multidimensionale
dei bisogni assistenziali, continuità delle
cure (integrazione professionale - organizzativa ed istituzionale), rappresentano gli elementi necessari per garantire,
attraverso il perseguimento dell'appropriatezza
, un razionale ed efficace utilizzo delle risorse disponibili, oltre che
equità di accesso e di erogazione delle cure.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODom
Ai fini della trasferibilità dei risultati e dei prodotti alle altre realtà territoriali, è necessario prowedere:
-utilizzare la scheda sanitaria informatica
finalizzata alla raccolta dati quale presupposto per la creazione
osservatorio sugli indicatori di qualità nei servizi di assistenza per le malattie croniche e per gli anziani fragili;
-la realizzazione di una banca dati finalizzata a garantire informazioni utili alla definizione di:
- un profilo di intervento medico e paramedico,
di un
- una gestione integrata del paziente sul territorio,
- una ottimizzazione dell'assistenza,
- un profilo farmaco-epidemiologico
del bacino di utenza.
4
RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE
Azienda
2013
ASPCosenza
3.379.504,76
ASPCrotone
808.190,71
ASP Catanzaro
1.703.237,37
ASP Vibo Valentia
772.675,73
ASP Reggio Calabria
2.607.676,43
2014
3.324.611,93
874.983,84
1.723.933,02
832.484,46
2.484.425,75
AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AO Annunziata Cosenza
AO Bianchi-Melacrino-Morelli
Calabria
AO Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
Reggio
FTi
2015
3.324.611,93
874.983,84
1.723.933,02
832.484,46
2.484.425,75
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9.271.285,00
9.240.439,00
Assegnazione delle risorse a quota capitaria
9.240.439,00
5
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : 2. Modelli avanzati di gestione delle malattie croniche
TITOLO PROGETIO : Modalità organizzative del lavoro in rete per la gestione delle patologie
croniche.
DURATA: 36 mesi
Regione calabria
REFERENTE: Dirigente Servizio "Attività Territoriali"
servizio 13. tuteladellasal [email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA
Le malattie croniche sono la principale causa di morte in quasi tutti i Paesi. Si tratta di un ampio gruppo di malattie,
che comprende le cardiopatie, l'ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche, i disturbi muscoloscheletrici, i difetti della vista e dell'udito, le malattie genetiche. In generale, sono malattie che hanno origine in età
giovanile, ma che richiedono anche decenni prima di manifestarsi clinicamente. Dato il lungo decorso, richiedono
un'assistenza a lungo termine, ma al contempo presentano diverse opportunità
di prevenzione.
Alla base delle
principali malattie croniche ci sono fattori di rischio comuni e modifica bili, come alimentazione poco sana, consumo di
tabacco, abuso di alcol, mancanza di attività fisica. Queste cause possono generare quelli che vengono definiti fattori
di rischio intermedi, ovvero l'ipertensione, la glicemia elevata, l'eccesso di colesterolo e l'obesità. Ci sono poi fattori di
rischio che non si possono modificare, come l'età o la predisposizione genetica. Nel loro insieme questi fattori di
rischio sono responsabili della maggior parte dei decessi per malattie croniche in tutto il mondo e in entrambi i sessi.
Le malattie croniche, però, sono legate anche a determinanti impliciti, spesso definiti come "cause delle cause", un
riflesso delle principali forze che trainano le modifiche
sociali, economiche
e culturali:
la globalizzazione,
l'urbanizzazione, l'invecchiamento progressivo della popolazione, le politiche ambientali, la povertà.
In questo scenario, la lotta alle malattie croniche rappresenta una priorità di salute pubblica, sia nei Paesi più ricchi
che in quelli più poveri. Da qui la necessità di investire nella prevenzione e nel controllo di queste malattie, da una
parte riducendo i fattori di rischio a livello individuale, dall'altra agendo in maniera interdisciplinare e integrata per
rimuovere le cause delle cause.
Il nuovo scenario socio-sanitario è rappresentato
dali' invecchiamento
della popolazione, dall'umento
malattie
cronico-degenerative,
dall'alta incidenza di patologie croniche concomitanti, dai crescenti bisogni socio-sanitari, dalla
qualità delle cure e dagli stili di vita.
Le malattie croniche causano nel mondo il 60% (Circa 35 milioni) di tutti i decessi. Tale situazione epidemiologica
ha
evidentemente pesanti ricadute in termini di quantità di vita e di qualità della stessa, nonché rappresenta un grosso
fardello economico per i singoli individui, le loro famiglie, i sistemi sanitari e le società.
I modelli di cura si basano su un approccio "proattivo",
improntato al paradigma preventivo, mirato ad evitare o
rinviare nel tempo la progressione della malattia; a promuovere l'empowerment
del paziente (e della comunità) e la
qualificazione del team assistenziale (sanitario e sociale).
Gli strumenti di "governo clinico" individuati per tali obiettivi sono:
il Disease Management:
approccio sistemico e integrato che implica un'azione coordinata tra tutte le componenti e
tra tutti gli attori del sistema assistenziale, che, seppur con responsabilità diverse, sono chiamati a sviluppare
interventi mirati verso comuni obiettivi;
il Chronic Care Model : individua in modo puntuale le variabili fondamentali che rendono possibile un approccio
"sistemico" alle malattie croniche, in quanto muove tutte le leve organizzative ed operative per promuovere un
approccio appropriato da parte degli operatori. Pone, in un unico quadro d'insieme, tutti quei fattori organizzativi ed
operativi del sistema sanitario e della comunità che risultano predisponenti per l'azione. efficace delle "persone" (gli
operatori ed i pazienti) dalle cui attività scaturiscono i risultati attesi.
Il Chronic Care Model, collocato nella rete assistenziale, riconosce nel setting delle Cure Primarie (Medicina Generale,
Pediatria di libera scelta, Medici di Continuità Assistenziale) una delle componenti fondamentali nella erogazione dei
servizi sul territorio.
Gli strumenti
di traduzione
organizzativa ed operativa del Chronic Care Model e del Disease Manage
Percorsi Assistenziali (PA)
Gestione
Integrata
della malattia.
CONTESTO
Il presupposto
del modello Chronic
Care Model
è che, per essere efficaci, efficienti
e attenti
6
è necessario anche l'impegno di tutto il sistema organizzativo. Le Cure Primarie
pazienti,
peculiare
la cura delle
cronicità,
perché ad esse, in maniera
perché
prioritaria,
esse rappresentano
è affidata
la continuità
il segmento
hanno
in affido
del SSR più vicino
della cura tra i diversi
in modo
al paziente
e
livelli di assistenza.
Il Piano Operativo prevede nel Programma 13 l'organizzazione di Reti assistenziali per intensità di cura e nel P13.2) la
definizione dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune aree di particolare
interesse, in aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione ospedale/territorio.
OBIETTIVI
Creazione di reti per intensità di cura.
Obiettivo prioritario del Sistema Sanitario Regionale sarà la gestione sul territorio
delle patologie croniche, con
particolare riferimento
a quelle gravi e invalidanti al fine di evitare ricoveri inappropriati
(intesi come ricoveri
ospedalieri che non sono in grado di modificare in senso positivo il decorso clinico, anche quando effettuati per
pazienti "gravi").
A tal fine sarà prioritaria la diffusione di Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA), intesi come la
contestualizzazione di linee guida relative ad una patologia o problematica clinica nella specifica realtà organizzativa
tenuto conto delle risorse ivi disponibili. I PDTA sono strumenti atti a descrivere obiettivi ed azioni condivise tra le
varie componenti coinvolte nella presa in carico (sia operanti nel Distretto, sia negli Ospedali), finalizzati a delineare il
migliore percorso praticabile in termini di appropriatezza, privilegiando un'ottica di processo piuttosto che di singoli
episodi di cura. Ai fini della concreta attuazione dei PDTA saranno pertanto definiti gli indicatori clinici ed
organizzativi, di volumi di attività e di tetti di spesa previsti.
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto
è di tre anni, la verifica viene effetuata
annualmente
e coincide con la valutazione dello stato
di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata
la valutazione
dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
I percorsi definiti nel triennio riguardano:
percorso cardiologico per patologie croniche (prima fra tutte lo
scompenso); percorso neurologico per patologie croniche quali sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica (SLA),
demenza; percorso nascita; rete diabetologia; rete riabilitazione e lungodegenza. I primi PDTA definiti riguardano le
seguenti patologie: BPCO e Diabete.
Di seguito vengono elencate le strategie complessive
attraverso l'integrazione Ospedale-Territorio:
che saranno considerate
in tema di continuità
dell'assistenza
•
consolidamento dei modelli di ammissione e dimissione protetta, supportati da protocolli per la presa in carico
coordinata del paziente, anche tramite sistemi codificati di corresponsabilità
e "figure di riferimento"
(case
manager);
•
potenzia mento degli strumenti di scambio informativo,
nella fattispecie dei sistemi informativi integrati, a
supporto dell'integrazione
professionale, evitando la frammentazione degli interventi, garantendo la continuità
del processo assistenziale e, dunque, migliorando l'assistenza erogata;
•
avvio di prassi aziendali atte a definire obiettivi trasversali per il budget dell'Ospedale e per il budget del
Distretto (e quindi di UCP e CAPT/CdS).
Nel contesto della riorganizzazione si ritiene prioritaria l'integrazione fra specialisti operanti sul territorio ed in
ospedale. Concretamente,
saranno condivisi i protocolli di cura e l'accesso alla tecnologia, anche grazie alla
partecipazione
congiunta alle iniziative di formazione
che saranno programmate
Costituzione per ogni rete di un gruppo
regionale, ove non già esistenti.
•
Approvazione, su proposta di ogni gruppo tecnico, del"documento
costitutivo" o di aggiornamento di ogni rete
con l'indicazione dei criteri di qualità da soddisfare nei centri hub e nei centri spoke, e l'esplicitazione di
indicatori di struttura (minimo 3-5) e processo indicatori di esito (minimo 1-2).
•
Realizzazione da parte delle singole Aziende Sanitarie di quanto previsto da ciascun documento
reti.
•
Definizione da parte dei gruppi tecnici di ogni rete del livello soglia target (= standard) per ciascun indicatore
•
Aggiornamento,
attivazione
di un flusso informativo
ogni indicatore
tecnico comprendente
in ambito regionale.
•
per ogni
rete, contenente
Sanitari e il referente
costitutivo
i dati di misurazione degli indicatori prevt5ti.R
su proposta di ogni gruppo tecnico, del documento
(attività annuale).'
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di ciascuna rete, includendo
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Approvazione
Approvazione
del prowedimento
regionale che costituisce per ogni rete il gruppo tecnico,ove non presente;
del decreto costitutivo Idi aggiornamento di ciascuna rete;
La realizzazione delle reti sarà monitorata attraverso il seguente indicatore: (n° centri hub e spoke di ciascuna
rete che soddisfa 1'80% dei criteri definiti nel "documento costitutivo") I (n° centri hub + centri spoke di ciascuna
rete)
Attivazione del flusso informativo per ogni rete, contenente almeno i dati per misurare gli indicatori previsti;
Approvazione dei prowedimenti
regionali che aggiornano il documento di ciascuna rete, includendo il valore
target per ogni indicatore.
RISULTATI ATTESI
creazione delle Reti per percorsi di cura a forte integrazione
ospedale-territorio.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI
Il modello organizzativo del lavoro in rete per le patologie croniche è trasferibile
in tutte le Aziende sanitarie Calabresi.
RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
Assegnazione delle risorse a
8
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : 3. Implementazione del Piano di indirizzo per la riabilitazione di cui
all'Accordo Stato-Regioni dellO febbraio 2011
TITOLO PROGETIO : Definizione modello di offerta delle prestazioni riabilitative
rete riabilitativa.
: Istituzione
DURATA: 36 mesi
Regione Calabria
REFERENTE:Dirigente Servizio "Area delle fragilità, dipendenze patologiche,
serviziol o. tuteladellasal [email protected]
Salute Mentale"
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA
Il Piano di Indirizzo per la Riabilitazione è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni il 10 febbraio 201l.
Tale documento
di indirizzo ha vagliato i grandi progressi della riabilitazione
in campo scientifico,
clinico,
organizzativo e dell'operatività
interdisciplinare,
facendo tesoro della crescita delle competenze del medico
specialista, di tutte le figure professionali coinvolte, da quelle indicate nelle Linee guida del 1998 e nella recente
normativa a quelle divenute progressivamente più importanti, come l'assistente sociale e lo psicologo. Il fine ultimo
risiede nel voler rendere questi progressi applicabili e funzionali al sistema sanitario e assistenziale del nostro Paese
nell'interesse delle persone che presentano ogni genere di disabilità e limitazione.
Lo scopo dell'intervento
riabilitativo è "guadagnare salute" in un un'ottica che vede la Persona con disabilità e
limitazione della partecipazione non più come "malato",
ma come "persona avente diritti".
Quindi compito
dell'intervento
riabilitativo è valutare la Persona, per realizzare tutti gli interventi sanitari necessari per consentirle di
raggiungere il più alto livello possibile di funzionamento
partecipazione, in relazione alla propria volontà e al
contesto, nell'ottica di un reale empowerment.
Per sviluppare al meglio le potenzialità di salute della Persona in una presa in carico globale e unitaria, la
riabilitazione, storicamente considerata il terzo elemento del percorso sanitario insieme alla prevenzione e alla
terapia, ha mostrato di doversi integrare con le altre due componenti per la valorizzazione dell'attività fisica e
motoria, cognitiva e motivazionale, nella tempestività della presa in cura fin dalla fase acuta, nell'integrazione tra le
cure finalizzate al recupero dell'autonomia.
La vera emergenza, nonché la grande sfida dei prossimi decenni, risiede nella necessità di incentrare
le strategie
sanitarie anche sulla gestione della cronicità e sulla prevenzione della disabilità.
CONTESTO
Il progetto "Modello sperimentale di strutture integrate per la continuità delle cure riabilitative" approvato con DGR
582 del 6.9.2010 e DGR n. 255 17.6.2011, attivato e sperimentato nella provincia di Catanzaro, ha già prodotto alcuni
interessanti ed importanti
effetti sugli aspetti relativi all'integrazione
delle strutture
sanitarie nel percorso
riabilitativo delle più frequenti condizioni che generano disabilità.
L'avanzamento dei precedenti progetti ha evidenziato come tale lavoro vada trasformato e completato, tenendo
presenti le indicazioni del Piano d'Indirizzo (PINDRIA), attraverso la sperimentazione di un più profondo e completo
processo d'integrazione della strutture che consenta di estendere i criteri adottati nei precedenti progetti a quante
più possibili condizioni di disabilità, comprese quelle di tipo respiratorio,
cardiologico e perineale, in ambito
riabilitativo, coinvolgendo oltre gli aspetti sanitari e socio sanitari anche quelli socio assistenziali.
All'avvio del progetto è stato costituito primo gruppo di specialisti medici di varie discipline (fisiatri, neurologi,
ortopedici, geriatri) e di professionisti della riabilitazione (fisioterapisti),
provenienti dalle AA.OO. e dali' ASP di
Catanzaro, per condividere con loro l'impianto del progetto e formare il gruppo interdisciplinare come previsto nello
stesso. La sperimentazione
si è realizzata nell' ambito territoriale dell'ASP di Catanzaro e ha coinvolto tutte le
strutture della suddetta ASP e le Aziende Ospedaliere insistenti nella suddetta area geografica (A.O. Pugliese-Ciaccio,
A.O.U. Mater Domini).
Il gruppo ha provveduto
a censire e stendere
una prima mappa delle strutture
esistenti
seguendo un criterio
di
distinzione delle strutture in relazione al loro possibile intervento nel percorso terapeutico dal momento acuto o
della diagnosi al ritorno del paziente al suo domicilio ed alla sua vita quotidiana.
Il gruppo ha provveduto ha analizzare alcuni profili di cura, tenendo presente da un lato la letteratura scientifica
dall'altra l'esperienza maturata sul campo dai vari professionisti presenti, e nello specifico il primo qlJello relativo alla
disabilità conseguente ad ictus cerebri ed il secondo relativo al percorso di recupero dopo prq~~zfd~
dell'anca. E' stato perfezionato il Percorso Riabilitativo post-Ictus attraverso la collaborazione t a ~~
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si è compiuta una prima sperimentazione di utilizzo nella collaborazione
Sanitaria Provinciale e A.O. Pugliese-Ciaccio nel territorio di Catanzaro.
Sono stati completamente
formulati, sempre in maniera interdisciplinare
citate al punto precedente,
di collo femore.
tra Università
Magna Graecia, Azienda
e con la partecipazione
i Percorsi per le persone disabili da M. di Parkinson, da S. Multipla
delle strutture
e a seguito di Frattura
In continuità con quanto sperimentato
ne II'ASP di Catanzaro, con il presente progetto, si intende favorire una
maggiore omogeneità delle risposte riabilitative e una chiara articolazione del percorso di cura nei diversi setting
assistenziali dal ricovero in acuto alla dimissione e alla presa in carico territoriale (domiciliare o residenziale), al fine
di dare completa attuazione suWintero territorio regionale del Piano di indirizzo per la riabilitazione, recepito con
DPGR n. 163 del 18/09/2012, per come previsto dal P.O. 2013-2015 al Programma 13. "Reti assistenziali per intensità
di curali che, al punto 3) Reti per percorsi di cura a forte integrazione ospedale-territorio, prevede la realizzazione
della rete riabilitazione e lungodegenza.
OBIETTIVI:
trattare la Persona con le sue possibilità
determinato la limitazione,
e potenzialità
di partecipazione
rispetto
al danno d'organo
che ne ha
attuare il Modello Bio-Psico-Sociale (lCF) che pone al centro del sistema il cittadino disabile e il suo contesto familiare
nella loro interazione con l'ambiente sociale e con le istituzioni orientando conseguentemente
tutte le attività
rispetto a tale priorità e verificandone i risultati
individuare
una modalità
con l'approccio
appropriata
di intervento
nei diversi e specifici setting e in relazione alla multimorbidità
interdisciplinare
offrire un percorso riabilitativo
unico integrato con i diversi setting terapeutici
definire i percorsi assistenziali riabilitativi
attuare iniziative di comunicazione,
della rete riabilitativa
appropriati
formazione
e condivisione con gli operatori
e i caregivers.
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto
è di tre anni, la verifica viene effettuata
annualmente
e coincide con la valutazione dello
stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata
valutazione
la
dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI:
La Regione ha istituito un gruppo di lavoro decreto dg n. 28.12.2012 n. 16926 per le attività di riabilitazione che
attraverso dovrà predisporre le linee guida regionali redigere specifici percorsi assistenziali. Linee Guida Regionali
forniranno indirizzi per la organizzazione della rete dei servizi di riabilitazione e criteri generali per gli interventi di
assistenza riabilitativa.
Realizzazione di iniziative di comunicazione, formazione e condivisione con gli operatori e i caregivers.
Adozione di strumenti di monitoraggio
per la raccolta sistematica di indicatori di performance, per garantire
l'appropriatezza clinico-organizzativa
qualità dell'assistenza erogata.
delle prestazioni
erogate e di monitorare
i percorsi assistenziali integrati
e la
INDICATORI di risultato:
Stesura ed attuazione delle linee guida regionali della riabilitazione
Costituzione della rete riabilitativa
N. eventi formativi effettuati
RISULTATIATTESI:
Attivazione della Rete della riabilitazione che prevede un corretto impiego delle risorse e impone una definizione
chiara e precisa dei criteri di accesso alle prestazioni di riabilitazione, attraverso una maggiore appropriatezza che
comprende: la presa in carico, tempestività dell'intervento,
continuità terapeutica, criteri di efficacia ed efficienza,
appropriatezza erogativa, validazione scientifica delle prestazioni erogate, coinvolgimento
attivo dell'utente e dei
suoi familiari, formazione e aggiornamento continuo degli operatori e dei caregiver.
RIPARTO DELLE RISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Criterio di distribuzione
Assegnazione delle risorse a quota capitaria alle ASP e il
25% alla AO Mater Domini
11
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : 4. Assistenza ai pazienti in condizioni di Stato Vegetativo e
Stato minima coscienza nella fase degli esiti (Accordo SR 5/5/2011)
TITOLO PROGETIO : MESSA A REGIME DEL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE DI
PAZIENTI IN SV E SMC
DURATA: 36 mesi
REFERENTE:Dirigente Servizio "Area delle fragilità,
mentale
[email protected]
Regione calabria
dipendenze
patologiche,
salute
IMPORTO ASSEGNATO: vedi scheda in calce
PREMESSA:
Con il progetto: "Modello per la gestione e l'assistenza integrata (h24) di pazienti cronici in SV( Stato
Vegetativo)
e SMC (Stato di Minima Coscienza )nella Regione Calabria", denominato Oberon, approvato
con la DGR 250/2009, si è effettuata una sperimentazione
gestionale per l'assistenza di tali pazienti
sull'intero territorio regionale. In Calabria, l'assistenza a pazienti in SV e SMC, è attuata grazie all'Istituto S.
Anna di Crotone (ISA), centro di eccellenza di carattere nazionale ed internazionale, le cui unità dedicate
alla presa in carico di pazienti cronici in SV e SMC sono attive da circa 12 anni e che già dispone di un
reparto d'avanguardia denominato SUAP, specificamente destinato a tale categoria di pazienti. Il progetto
si è dato l'obiettivo
prevedendo:
di definire un servizio integrato per pazienti cronici in SV e SMC con differente
eziologia
1.
assistenza ai pazienti cronici in SVe SMC nella SUAP dell'ISA che, partendo dagli attuali protocolli,
ulteriormente
migliorata con l'utilizzo di procedure e sistemi per il monitoraggio automatizzato
parametri biometrici e per la valutazione dello stato di coscienza;
2. assistenza ai pazienti cronici in SV e SMC per l'ospedalizzazione a domicilio attraverso servizi
telemedicina ed un equipe remota di Assistenza Domiciliare Integrata per SV e SMC (ADISV).
Il presente progetto nasce dalla volontà di mettere a regime in tutte le ASP della Calabria il modello
assistenza integrata
OBERON.
di pazienti cronici
in SV e SMC, realizzato
con la
sperimentazione
sia
di
di
di
del progetto
Il progetto OBERON, realizzato dall'Istituto S. Anna di Crotone in collaborazione con le 5 ASP della Calabria,
rappresenta in Italia l'esperimento
più avanzato in termini di assistenza integrata a tale tipologia di
pazienti, e per i risultati raggiunti, è diventato un modello di riferimento al punto che una commissione
nazionale sugli SV, ha awiato uno studio finalizzato a valutarne l'estensione anche in altre regioni.
Le importanti attività svolte nel Piano di sperimentazione gestionale hanno consentito di:
•
definire, sperimentare e valutare percorsi assistenziali ottimizzati nella Lungodegenza Specializzata (SUAP)
che hanno permesso di migliorare il trattamento dei pazienti nel reparto e di acquisire nuova conoscenza
nel settore clinico di riferimento;
•
definire, sperimentare
•
il monitoraggio automatizzato di parametri vitali dei pazienti, dotati di appositi sensori biometrici integrati
ad una piattaforma per la trasmissione h 24 dei dati al Centro Servizi allestito presso l'U.O.S. (Unità
Operativa Speciale) dell'Istituto S. Anna
e valutare percorsi assistenziali a domicilio,
•
attivare il teleconsulto tra il domicilio del paziente (generalmente possono essere pianificate e realizzate
sessioni con il care giver e/o il medico curante e/o la badante) ed il Centro Servizi in cui sono presenti gli
operatori dell'Istituto S. Anna (Dottori, assistenti sociali, assistenti per la gestione delle problematiche
legate all'organizzazione del servizio ed all'utilizzo delle tecnologie)
•
attivare l'assistenza a domicilio di un'equipe remota costituita da Medico, Infermiere Professionale,
Fisioterapista e Badante, i cui operatori possono essere messi a disposizione dall'Istituto S. Anna e dalle 5
ASP provinciali e le cui visite sono gestite e organizzate dall'Istituto
S. Anna in collaborazione con i
referenti designati delle ASP e/o dei Distretti.
Tuttavia, proprio per la sua natura sperimentale, il progetto OBERON ha messo in luce alcune criticità che,
ai fini del consolidamento
basati su un modello che prevede:
del modello e della successiva trasformazione
da servizio sperimentale
a servizio
del SSN, sono oggetto di risoluzione grazie alle attività previste nel progetto "Prolungamento de'Ila
sperimentazione dell modello .."( Oberon 2.0) approvato con il DCA n. 83 del 4.11.2014.
La Regione Calabria sarà dunque nelle condizioni di poter garantire un servizio di continuità
:"""fassidll.l:rt7i:3.lo
per pazienti in SV e SMC attraverso
domiciliarizzazione.
Partendo da questi presupposti,
il ricovero
la presente
in Lungodegenza
proposta
progettuale
Specializzata
intende
SUAP e la successiva
mettere
a regime il piano di
sperimentazione
realizzato trasformando
OBERON e OBERON 2.0 da servizio sperimentale a servizio
ordinario del Sistema Sanitario Nazionale, attuato in Regione Calabria per il tramite delle Aziende Sanitarie
Provinciali titolari della funzione.
CONTESTO:
pazienti che rientrano nel servizIo di assistenza
autosufficienti
per le quali un sistema organizzato
miglioramenti
problematiche
dello stato di coscienza e per ridurre
legate all'assistenza del proprio caro.
domiciliare
previsto nel presente progetto sono persone non
rappresenta un valido metodo per consentire, seppur minimi,
i disagi delle famiglie
nell'organizzazione
Si riportano di seguito alcune informazioni finalizzate ad inquadrare il contesto in cui si opera:
- I pazienti cronici in SV ed SMC, anche fluttuante,
con diversa eziologia, non sono
e gestione
in grado
di tutte
le
di provvedere
autonomamente ai bisogni primari della vita e necessitano di essere sostenuti ed accuditi in tutte le loro funzioni, anche
le più elementari.
- L'approccio assistenziale e riabilitativo rappresenta un problema di grande rilevanza medica e sociale poiché il numero e
l'aspettativa di vita di individui in tale stato è in progressivo aumento in tutti i paesi industrializzati.
- Emergono nel territorio nazionale una serie di esperienze (Regione Calabria, Emilia Romagna, Friuli) in cui si tenta di
definire e sperimentare modelli integrati di assistenza. Tra queste, l'esperienza calabrese del progetto OBERON, appare
la più importante sia in termini di messa a punto di un sistema integrato e diffuso nell'intero territorio regionale, per
l'assistenza a domicilio, sia in termini di procedure, protocolli e sistemi hw e sw disponibili.
- Il modello calabrese definito e sperimentato con OBERON prevede come percorso assistenziale per tutti i soggetti in SV,
l'accesso ad una Lungodegenza Specializzata "SUAP-Speciale Unità di Accoglienza" dell'Istituto S. Anna, solo dopo essere
stati accolti e valutati in una Unità per Gravi Cerebrolesioni;
al ricovero in clinica segue, ove possibile, la
programmazione
e l'attuazione
dell'assistenza domiciliare, organizzata attraverso il monitoraggio
tecnologico di
parametri vitali le cui informazioni vengono trasmesse da casa del paziente al centro servizi dell'Istituto
S. Anna
localizzato nella U.O.S. (Unità Operativa Speciale) ed attraverso
una rete territoriale
di Assistenza domiciliare
denominata ADISV composta da un Dottore, un Infermiere, un Fisioterapista ed una Badante (denominata ADOSV - "
Assistente Domiciliare).
_ Nella maggior parte del territorio nazionale, le procedure di dimissione di questi soggetti risultano sempre molto
difficoltose,
proprio per l'assenza o l'insufficienza di un'efficace rete assistenziale a valle; il che si traduce nel
prolungamento dei tempi di degenza nei reparti di riabilitazione intensiva di terzo livello, con allungamento dei tempi
attesa per i ricoveri e con un gravissimo incremento dei costi di gestione;
- Una Commissione Nazionale sugli Stati Vegetativi del Ministero della Salute ha avviato un tavolo di lavoro per verificare
le condizioni di estendibilità ad altre regioni del modello OBERON allo scopo di omogeneizzare l'approccio organizzativo
per l'assistenza di tali pazienti.
- Relativamente agli aspetti organizzativi,
pazienti in SV o SMC.
nei nuovi LEA sarà considerata
anche l'attività
di assistenza domiciliare
per i
_ Dall'analisi dei dati in possesso dell'ISA, raccolti anche grazie al progetto OBERON, si evince che:
o durante lo SV sono state obiettivate attività di coscienza emotiva sommersa;
o molti pazienti in SV evolvono verso uno stato di coscienza minima, anche dopo anni, sia in regime di ricovero SUAP,
che a domicilio;
o
il ruolo della
stessi curati;
iniziale ed il
poter gestire
famiglia risulta estremamente importante: i familiari non sono soltanto curanti, ma devono essere loro
l'approccio messo a punto con OBERON favorisce la domiciliarizzazione del paziente in quanto il training
continuo contatto con la clinica attraverso la telemedicina, rendono i familiari consapevoli e capaci di
il proprio paziente;
o
Le attività svolte nel piano di sperimentazione OBERON, hanno consentito di:
definire e sperimentare Procedure, protocolli e modulistica di supporto per l'assistenza domiciliare
o
o
o
erogare corsi di formazione per gli attori coinvolti
realizzare allestimenti infrastruttura li e tecnologici
sviluppare sistemi sw di supporto alle attività
o
realizzare uno studio per la determinazione
_
Emerge nel territorio
nazionale
-
pazienti a domicilio.
Non esiste in tutto il territorio
della tariffa omnicomprensiva
una totale
assenza di procedure
nazionale un servizio riconosciuto
per il servizio di assistenza domiciliare.
e linee guida unificate
per la gestione di tali
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tali pazienti.
OBIETTIVI
obiettivo
generale: Mettere a regime il servizio di assistenza domiciliare realizzato con OBERON 2.0
dei protocolli ottimizzati messi a punto nel Piano di sperimentazione
per l'assistenza
domiciliare integrata di pazienti in SV e SMC; incremento della professionalità del personale medico, degli assistenti
obiettivi qualitativi: attuazione
sociali, degli infermieri, delle badanti e, in generale, delle persone che per motivi professionali
pazienti presso il loro domicilio;
verranno a contatto
con i
miglioramento del sistema organizzativo legato al servizio di assistenza domiciliare per questa tipologia di pazienti.
obiettivi quantitativi: copertura integrale e capillare nel territorio regionale delle esigenze del fabbisogno di assistenza di
pazienti in SV e SCM, anche fluttuante,
incremento
diminuzione
in condizioni di cronicità con diversa eziologia;
del numero di pazienti cronici che passano da SV a SMC;
dei costi legati alla gestione clinico-assistenziale
di tali pazienti.
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata
attuazione
annualmente
del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
e coincide con la valutazione
del triennio
sarà effettuata
dello stato di
la valutazione dei
risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
•
Produzione e formalizzazione di tutti gli atti necessari a trasformare
con particolare riferimento a:
•
formalizzazione
ai pazienti dell'arruolamento
•
formalizzazione
alle ASP provinciali
il servizio da sperimentale
a istituzionalizzato
nel servizio;
ed ai referenti
da queste indicati per il supporto
alla gestione delle equipe
remote;
•
formalizzazione
degli incarichi alle figure delle ASP coinvolte;
•
riconoscimento
della tariffa omnicomprensiva
•
Applicazione delle procedure definite e formalizzate con OBERON 2.0 per l'erogazione del servizio a regime.
•
Utilizzo dei metodi e delle frequenze di cura definite
OBERON e sperimentata con OBERON 2.0
•
Attività formative
•
Attività di comunicazione
volte all'aggiornamento
e messa a punto delle procedure per i rimborsi.
in base alla classificazione
professionale degli operatori
dei pazienti
proposta
con
coinvolti
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) :
Gli indicatori di struttura
investimenti
sono:
infrastrutturali
per la copertura
dei fabbisogni di posti letto in Regione Calabria per l'assistenza di pazienti
cronici in SVe SMC, anche fluttuante, con diversa eziologia
grado di conoscenza e di professionalità degli attori coinvolti nel percorso di assistenza a domicilio
numero di postazioni tecnologiche attivate a domicilio
Gli indicatori di processo sono:
frequenza dei ricoveri a domicilio
frequenza delle visite e misurazioni a domicilio
frequenza delle attività di training per i familiari e per l'equipe remota
Gli indicatori di risultato sono:
numero di pazienti in SV e SMC per i quali si è evidenziato un miglioramento
dei trattamenti
costo sanitario medio per paziente
tempo di degenza media presso le SUAP
numero di pazienti assistiti a domicilio
numero dei ricoveri di sollievo presso le SUAP
numero di famiglie ed equipe remota formate
RISULTATI ATTESI:
Atti e documenti
necessari a trasformare
Rapporti clinici sull'attività
il servizio da sperimentale
di assistenza a domicilio
a istituzionalizzato
individuali
Documentazione
sulla gestione amministrativa
ed economica del servizio
Studio e analisi dei dati per la creazione di nuova conoscenza nel settore di riferimento
Studio per l'estensione del modello ad altri settori clinici
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODom:
I risultati del servizio possono essere trasferiti
ad altre Regioni e per l'assistenza anche ad altre tipologie
pazienti.
RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
di
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : 5. Assistenza agli anziani in condizioni di fragilità e di non
autosufficienza
TITOLO PROGETIO : La presa in carico fragili.
DURATA: 36 mesi
Regione calabria
REFERENTE:Dirigente Servizio" Area delle fragilità, dipendenze patologiche,
salute mentale"
[email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA
E' ormai ben noto che la sfida dei sistemi sanitari
sia essenzialmente
correlata
alla transizione
demografica
ed
all'affermarsi delle condizioni di cronicità e di disabilità ad esse correlate. La quota parte di assorbimento delle risorse
disponibili correlate all'invecchiamento
della popolazione ed ai connessi problemi assistenziali, impone l'adozione di
strategie di sistema che garantiscano efficienza allocativa e sostenibilità al sistema. Nello specifico è necessario porre
in essere azioni che consentano di agire su più livelli in ragione della stratificazione
•
prevenzione
•
diagnosi precoce
del rischio:
• disease managment
Non può trascurarsi di rammentare come due siano i paradigmi che definiscono la fragilità:
1. quello biomedico, secondo il quale la fragilità è una sindrome fisiologica caratterizzata dalla riduzionedelle
riserve funzionali e dalla diminuita resistenza agli stressor, risultante dal declino cunulativo di sistemi fisiologici
multipli che causano vulnerabilità
2.
(Fried);
quello bio-psico-sociale, secondo il quale la fragilità è unoo stato dinamico che colpisce un individuo
sperimenta perdite in uno o più domini (fisico, psichico, sociale), causate dall'influenza di più variabili
che
che
aumentano il rischio di risultati avversi per la salute (Gobbens).
Lo schema che segue sintetizza la correlazione tra età, fragilità e disabilità.
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Invecchiamento
"Accelerato"
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Invecchiamento "Normale"
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CONTESTO
Il contesto assistenziale
regionale
è caratterizzato
da una forte
disomogeneità
organizzativa,
particolarmente
evidente nel livello territoriale (distrettuale) di assistenza, da cui, tra l'altro, scaturisce una debolezza della presa in
carico. L'adozione del DPGR n012/2011, per il vero, ha finalmente formalizzato il complessivo processo assistenziale di
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accesso al sistema curante (PUA) - valutazione multidimensionale dei bisogni assistenziali (introduzione delle schede
SVAMA e SVAMDI) - definizione dei piani assistenziali individualizzati (PAI) con peculiare riferimento"all'assistenza
domiciliare.
A supporto
di tale logica assistenziale, nella regione
è stata implementata
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(progetto SIGEMONA) dedicata all'assistenza territoriale che garantisce l'informatizzazione dei PUA, delle UVM, dei
servizi di assistenza domiciliare e della residenzialità. Deve però segnalarsi come, proprio in ragione dalla richiamata
disomogeneità organizzativa, a tutt'oggi si assista ad una ancora parziale attuazione del progetto, significativa,
peraltro, di una mancata aderenza di alcuni territori alle indicazioni del DPGR n012. Un'ulteriore criticità è da
riscontrarsi nella scarsa integrazione della medicina generale nei processi di cura e nella mancanza di continuità nei
processi di cura nelle fasi di passaggioterritorio - ospedale e ospedale - territorio.
Il Programma 14 Riequilibrio ospedale-territorio del Programma Operativo 2013-2015 al P14.5) Riorganizzazione
dell'assistenza primaria secondo le indicazioni della legge 189/2012 e conseguenti accordi con MMG/PLS per la
individuazione o rimodulazione delle forme di associazionismo, al
P14.8.3) Strumenti di valutazione
multidimensionali standardizzati per anziani e disabili; al P 14.8.4) Piano di riorganizzazione, riqualificazione ed
implementazione delle Cure Domiciliari, con l'indicazione delle azioni mirate al raggiungimento degli standard
nazionali riferiti alla popolazione anziana >65 anni (linee guida sulle cure domiciliari, definizione di profili
assistenziali); al P14.8.5) Piano di riorganizzazione, riqualificazione ed implementazione dell'assistenza territoriale e
distrettuale, con indicazione delle aree con maggiori criticità (anziani, disabili, pazienti psichiatrici, tossicodipendenti,
minori ...);sono indicate le procedure operative per la presa in carico delle persone fragili.
OBIETTIVI
Creazione, nell'ambito della realizzazione della nuova rete territoriale
e della rimodulazione organizzativa della
medicina generale, dei presupposti volti alla prevenzione - diagnosi precoce - case management delle condizioni di
cronicità al fine di prevenire e ridurre l'impatto assistenziale delle condizioni di fragilità/cronicità.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del
progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione
del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati
raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
1. Definizione di una procedura regionale di dimissione protette ospedale - territorio (schema tipo da
contestualizzare nelle singole realtà assistenziali)
2. Definizione di una rete regionale dei Punti Unici di Accesso
3. Definizione di un regolamento regionale di funzionamento dei servizi distrettuali di assistenza domiciliare,
completo di standard di servizio e tariffazione per livelli di intensità assistenziale
4. Definizione di un format regionale di formazione per medici di medicina generale - operatori distrettuali sui temi
dell'accesso al sistema curante (PUA) e della valutazione muldimensionale (SVAMA- SVAMDI)
5. Implementazione progetto SIGEMONA
6. Progettazione e attivazione del CURAP regionale
7. Progettazione e definizione di un programma regionale di telemedicina specialistica e di telesalute rivolta alle
patologie croniche (BPCO - Diabete - Malattie cardiovascolari - Disturbi cognitivi)
8. Attivazione di una rete distrettuale di ambulatori per le fragilità
9. Progettazione programma di formacovigilanza " Valutazione dell'abuso di farmaci inappropriati e delle reazioni
avverse in pazienti anziani in politerapia"
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato}:
di struttura
-
definizione e approvazione
procedure regionali di dimissioni protette
definizione e approvazione rete regionale PUA
-
definizione e approvazione regolamento
definizione format
progettazione
servizi adi e tariffazione
per livelli di intensità assistenziali
regionale di formazione
CURAP regionale
-
definizione progetto regionale di telemedicina
-
definizione requisiti ambulatori
distrettuali
a supporto delle attività
dei medici di medicina generale
per le fragilità
di processo
-
attivazione procedure di dimissioni protette
-
attivazione
rete regionale PUA
17
-
applicazione regolamento
-
avvio formazione
-
attivazione
-
avvio attività di telemedicina
- attivazione
di risultato
adi e valorizzazione delle prestazioni
CURAP regionale
ambulatori
per le fragilità
-
nOdi dimissioni protette/totale
delle dimissioni (valutati per ciascun territorio
-
n° di Pua attivati/totale
-
n ° di asp che adottano il regolamento/
-
n° di MMG formati/totale
-
n° di pazienti ultrasettantenni
-
n° di ambulatori
provinciale)
dei PUA previsti (valutato per ciascuna ASP)
totale asp
MMG
attivati/n°
arruolati
in telemedicina/
totale ultrasettantenni
distretti
RISULTATI ATTESI:
L'approvazione
della nuova rete territoriale,
di avviare un virtuoso
unitamente
percorso di modulazione
periodo ciò consentirà una più appropriata
si concretizzerà
degli interventi
dell'idea
in ragione della stratificazione
definizione dei processi di personalizzazione
di assicurare una più generale appropriatezza
appropriatezza,
alla complessiva definizione
consentirà
del rischio. Nel breve
degli interventi
di livello. Nel medio - lungo periodo,
una marcata azione di prevenzione
progettuale,
di cura e, quindi
oltre ai benefici assistenziali
delle cronicità/fragilità
di
con riduzione dell'impatto
delle disabilità conseguenti alle condizioni di cronicità.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm:
E' di tutta
evidenza
come le azioni messe in campo,
proprio
perchè di livello
regionale,
basate peraltro
sulla
valorizzazione delle singole seppur parziali esperienze messe in campo nelle diverse realtà aziendali, garantirà a pieno la
trasferibilità
dei risultati.
RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
ASPCosenza
ASPCrotone
ASP Catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reggio Calabria
2013
675.900,95
161.638,14
340.647,47
154.535,15
521.535,29
2014
643.825,27
154.733,09
324.234,09
146.247,68
496.039,87
2015
643.825,27
154.733,09
324.234,09
146.247,68
496.039,87
AD Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AD Annunziata Cosenza
AD Bianchi-Melacrino-Morelli
Calabria
Reggio
AD Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
1.854.257,00
1.765.080,00
Assegnazione delle risorse a quota capitaria
1.765.080,00
18
OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETTUALE: 6. Contrasto alle disuguaglianze in Sanità
TITOLO PROGETTO: Medicina d'iniziativa
per una sanità più equa
DURATA: 36 mesi
Regione Calabria
REFERENTE:Dirigente Servizio" Area delle fragilità, dipendenze patologiche,
[email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
salute mentale"
PREMESSA
L'equità di accesso ai servizi sanitari è l'obiettivo centrale del sistema sanitario nazionale, diritto alla salute sancito dalla
stessa Costituzione Italiana (art. 3 paragrafo 2 e art. 32) che nel 2001 ha visto l'integrazione di un nuovo articolo che
stabilisce come una delle competenze esclusive dello Stato, sia la determinazione dei livelli essenziali dei servizi relativi ai
diritti civili e sociali che devono essere garantiti nel complesso del territorio nazionale. L'obiettivo prevalente risulta
essere quello di garantire l'equità nell'accesso ai livelli essenziali di assistenza secondo i bisogni di cura della popolazione,
contrastando le determinanti di diseguaglianza. Gli osservatori di politiche sanitarie regionali e nazionali, rilevano quanto
le disuguaglianze sociali abbiano un forte impatto sulla salute degli individui e quanto, fattori quali lo stile di vita, le
politiche economiche e sociali, e il ruolo dell'investimento
nella salute e nell'assistenza sanitaria determinino significative
differenze
nello stato di salute della popolazione
(OMS, 2005). Va inoltre evidenziato
quanto rilevato dagli studi nella
maggioranza dei paesi, sia in via di sviluppo che industrializzati, relativamente al fatto che gli individui che godono di
buone condizioni socioeconomiche tendono ad avere non solo una più lunga speranza di vita ma anche di qualità
miglipre. Emerge dai rapporti sui determinanti delle diseguaglianze, come "iI rapporto fra salute e condizione socioeconomica risulta bivalente: lo stato di salute influenza la posizione socioeconomica (selezione), o il contesto sociale
conduce alla malattia (causa). Sicuramente
gli individui nei gruppi socio-economici
inferiori hanno una maggiore
probabilità di sviluppare problemi di salute rispetto alle loro controparti, così da suggerire che sebbene entrambe le
direzioni siano possibili, l'effetto "causa" anziché "selezione" appare la spiegazione principale per le disuguaglianze socioeconomiche
nella salute" (Rapporto:I'equità
nell'accesso alle cure sanitarie 2007, cap 1 "I determinanti
delle
diseguaglianze" - C. Masseria 2007). La Regione Calabria intende, per l'offerta di salute alle categorie fragili, trarre valido
supporto dalla realizzazione del progetto CCM "Linee d'intervento transculturali nella Medicina di Base e nel Materno
Infantile", (soggetto capofila ASP di Catanzaro con le ASP e AO di Cagliari, Olbia, Palermo, Benevento, Catanzaro e l' INMP
(1st. Naz. Migranti e Povertà) di Roma), che ha potuto validare un percorso volto a garantire salute ai migranti in quanto
categorie fragili. Nell'ambito dello stesso è si è rilevata l'efficacia dell'attivazione di Ambulatori
distrettuali per utenti
non iscrivi bili al SSRaventi anche funzione di Centro di Orientamento ed Informazione. La Regione Calabria presenta forti
criticità per quanto riguarda la qualità della vita. Utilizzando i dati del Rapporto sulla qualità della vita delle province
pubblicato da il Sole 24 ore (2008). Il rapporto presenta la graduatoria delle 103 province italiane e delle regioni stilata
sulla base di un indice sintetico costruito attraverso una serie di dati statistici elaborati in 36 parametri
relativi a 6
macro-aree tematiche: Tenore di vita, Affari e lavoro, Servizi e Ambiente, Ordine pubblico, Popolazione e Tempo libero.
Le province calabresi si collocano tutte nella parte bassa della graduatoria: Crotone al 74° posto (con 3 posti in più
rispetto al 2007), Vibo Valentia all'8r (+8 posti), Cosenza all'85° (+ 5 posti), Catanzaro all'86° (+13) e Reggio Calabria al
92° (+ 5 posti). Nella classifica per Regioni, la Calabria si colloca al lr. Questi indicatori evidenziano una situazione
ancora largamente carente rispetto alla media nazionale. A ciò si aggiunge la mobilità determinate dalle spinte migratorie
che interessano in particolar modo la Calabria. La regione presenta dunque ancora condizioni di forti criticità anche in
termini di servizi essenziali per la qualità della vita.
CONTESTO:
Il Servizio Sanitario Nazionale fin dalla sua attivazione
nel 1978, è stato basato sul principio
dell'universalità
e su tre
cardini fondamentali: l'equità,l'uguaglianza,
la solidarietà.
La legge istitutiva del SSN esplicita infatti gli obiettivi di supera mento delle disuguaglianze nelle condizioni socio-sanitarie
del Paese attraverso: "Ia promozione, il mantenimento ed il recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione
senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei
confronti del servizio" (L.833 del 1978, art.l, comma 3). Nella stessa legge, una particolare attenzione è stata posta alle
disuguaglianze
territoriali
(L. 833/1978,
art. 2, comma 2, punto a), poi ripresa anche nei decreti di riforma
della L.
833/1978, in particolare il D.Lgs. 502/1992, il D.Lgs. 229/1999 e la Legge n. 328 del 2000. Assicu ~nd l'e'rogazione di
livelli essenziali di assistenza in condizioni di uniformità sul territorio nazionale, si manifesta
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garantire che tutti i cittadini
possano accedere a servizi sanitari e sociali appropriati
ed efficaci, nel rispetto, quindi, di un
principio di equità.
" Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 ed i successivi hanno posto le basi per innestare interventi atti a ridurre le
disuguaglianze nella salute, evidenziando la necessità di valutare l'impatto degli atti di programmazione
sanitaria
sull'equità. Così il PSR ed il P.R.P. afferenti alla Regione Calabria hanno determinato azioni coerenti, volte a ridurre le
barriere e le criticità che determinano disparità di offerta di salute.
Ancor oggi il tema dell'equità di accesso, del contrasto delle diseguaglianze e del superamento del divario strutturale e
qualitativo dell'offerta
sanitaria tra le diverse realtà regionali rappresenta
anche per la Regione Calabria un asse
prioritario nella programmazione sanitaria. Tale obiettivo in una politica sanitaria volta a potenziare il territorio permette
di pensare ad azioni che coinvolgano in primis i servizi di prima assistenza e che possano lavorare con tutti gli attori della
"rete".
Tra le azioni del Programma 11 - sanità pubblica al Pl1.1) Azioni coerenti con il Programma nazionale di Prevenzione vi
è la messa a sistema di strumenti di monitoraggio epidemiologico
sistemi informativi
del territorio
sanitari e dei sistemi di sorveglianza di popolazione.
regionale attraverso
la valorizzazione
dei
OBIETTIVI
•
Promozione di azioni di medicina d'iniziativa, volte a contrastare la diseguaglianza
tutela delle categorie fragili (migranti, rom, età evolutiva, anziani, ecc.);
•
Implementazione percorsi comuni fra Medicina di Base, Continuità Assistenziale e Distretti Socio Sanitari atti ad
individuare e raggiungere le categorie fragili;
favorire
l'equità di accesso e
•
Pianificazione d'interventi di tipo preventivo e programmazione integrata con la "rete" territoriale;
•
presso ogni Distretto Socio-Sanitario di servizi innovativi "Ambulatori dedicati aventi anche funzione di
Centri di Orientamento ed Informazione" (da ora in poi ACOI) rivolti ai soggetti "non iscrivi bili al SSR" fra essi i
Migranti e categorie fragili. Tali ambulatori, aperti due volte a settimana, dovranno avere fra il personale anche i
mediatori transculturali e assistenti sociali. Gli stessi saranno attivati presso ogni DSSdelle ASP regionali ed avranno
fra le loro competenze anche:
•
rilevare i bisogni, supporta re, accompagnare le categorie
contribuire alla "ridistribuzione del bene salute" .
•
attivare équipes itineranti da realizzare in cooperazione con i Consultori Familiari che per vocazione lavorano con
una metodologia basata sull'offerta attiva così da raggiungere in tempi più brevi le categorie fragili e maggiormente
a rischio.
•
Implementazione di azioni di tutela e prevenzione dello stato di salute degli anziani, relativamente agli organi di
senso della vista e dell'udito che permettono di migliorare la qualità della vita di categorie fragili e di mantenere un
Attivazione
migliore contatto
"fragili"
e predisposizione
di percorsi innovativi
volti a
con la realtà;
•
Creazione di un Osservatorio Regionale finalizzato a monitorare
socio-sanitarie e sanitarie.
•
•
•
Informazione: promuovendo una diffusa e capillare informazione per la popolazione.
Arruolamento di figure professionali di mediazione transculturale per un'attività integrata.
Coinvolgimento dei Consultori Familiari quali servizi di primo livello che di per sé si occupano tra l'altro di
categorie
•
i bisogni ed i livelli di accessibilità delle prestazioni
fragili (donne, famiglie, bambini, migranti e rom ecc. );
Interventi di educazione socio-sanitaria, alle fasce più deboli della popolazione,
anche fuori dai normali presidi
sanitari.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del progetto
è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O.
2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti
AZIONI
Per il raggiungimento
degli obiettivi
sopraindicati,
il progetto
vedrà il coinvolgimento
di tutte
le ASP, lo stesso
sarà
coordinato a livello Regionale da un Comitato di Coordinamento, costituito dai referenti Aziendali dell'area immigrazione
e consultoria li, che avrà il compito di predisporre, monitorare e valutare le fasi attuative del progetto, di elaborare le
relative linee guida e i protocolli
operativi.anche
sotto
il profilo
del rapporto
costo/benefici.
Conclusa la fase della formazione si procederà alla comunicazione esterna del progetto,
M.C.A., farmacie, privato sociale, associazioni di volontariato
ecc. ed alla diffusione
coinvolgendo -M.M.G., P.L.S.,
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informativo
e di strumenti
utili a permettere
agli operatori
di perseguire gli obiettivi
Implementazione dell'attività
sociale del territorio;
•
Attivazione
d'iniziativa;
•
•
Promozione delle attività di sensibilizzazione ed educazione sanitaria nelle scuole e nei punti di aggregazione
dei soggetti fragili quali (nomadi, migranti, aree di povertà, anziani ecc );
Cooperazione con organismi afferenti alla rete territoriale, includendo le associazioni onlus e del privato sociale
al fine di consentire la massima diffusione delle attività previste dal progetto;
Arruolamento di mediatori transculturali;
•
Attività di monitoraggio
•
INDICATORI (di struttura,
operative dinamiche e multidisciplinari
con la
"rete" istituzionale e del privato
•
di metodologie
di rete dei servizi di base in cooperazione
di progetto.
attraverso
l'offerta
attiva della medicina
e diffusione delle buone pratiche.
di processo, di risultato) :
•
Apertura degli ACOI: n. di ore aperte al pubblico
•
Attività degli ACOI: n. di accessi e n. di prestazioni erogate
•
Medicina d'iniziativa:
n. di percorsi attivati a favore delle fasce deboli e n. di utenza raggiunta
•
Interventi
•
Àttività di Integrazione: n. di azioni sinergiche attivate con i Consultori familiari, n. di azioni prodotte
con la "rete" operativa sul territorio, n. protocolli d'intesa, accordi di collaborazione ecc ..
di educazione sanitaria sensibilizzazione:
•
Osservatorio
•
Monitoraggio
Regionale: Attivazione
n. degli incontri e delle attività di sensibilizzazione
prodotte
in cooperazione
Osservatorio Regionale e n di report prodotti
Valutazione e diffusione buone pratiche: realizzazione di 4 monitoraggi
e report finale
RISULTATI ATTESI
•
Apertura degli ACOI: attivazione
•
Attività degli ACOI: totale di apertura al pubblico di almeno il 50% del totale delle ore previste;
•
Arruolamento
personale:
almeno del 30% di ACOI
arruolamento
raggiungimento
almeno del 50% del personale indicato
•
Medicina d'iniziativa:
•
Interventi
almeno del 50% dell'utenza
individuata
attraverso
i MMG
•
Attività di Integrazione: maggiore coinvolgimento dei servizi di primo livello fra essi i Consultori,
delle azioni sinergiche attivate, protocolli d'intesa, accordi di collaborazione ecc ..
•
Osservatorio
•
Monitoraggio
report.
di educazione sanitaria sensibilizzazione: aumento del 30% dell'attività
Regionale: Attivazione
Osservatorio
Valutazione e diffusione
implementazione
Regionale
buone pratiche: realizzazione di monitoraggio
e valutazione finale attraverso
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm
Messa a regime delle attività in tutte le ASP
RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
ASPCosenza
ASPCrotone
ASP catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reggio calabria
2013
608.310,75
2014
364.756,99
145.474,30
132.803,50
306.582,67
183.693,71
139.081,61
127.996,12
469.381,67
281.029,68
2015
364.756,99
132.803,50
183.693,71
127.996,12
281.029,68
AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AO Annunziata Cosenza
AO Bianchi-Melacrino-Morelli
Calabria
Reggio
AO Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
1.668.831,00
1.090.280,00
Assegnazione delle risorse a quota capitaria
1.090.280,00
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OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETTUALE : 7. Cure palliative e terapia del dolore. Sviluppo dell'assistenza
domiciliare palliativa specialistica
TITOLO PROGETTO: Riorganizzazione della rete regionale di cure palliative e terapia del
dolore.
DURATA: 36 mesi
Regione calabria
REFERENTE : Servizio territoriale
[email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA:
In ottemperanza
a quanto
previsto
dalla L. 38/2010
e tenuto
conto delle lacune non colmate
con la stessa, la
Conferenza Stato/Regioni ha approvato, nella seduta del 25 luglio 2012, l' "Intesa, ai sensi dell'articolo 8, comma 6,
della Legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano sulla
proposta del Ministro della Salute, di cui all'art. 5 della Legge 15 marzo 2010, n. 38,di definizione dei requisiti minimi e
delle modalità organizzative necessari per l'accreditamento
delle strutture di assistenza ai malati in fase terminale e
delle unità di cure palliative e della terapia del dolore".
Nell'Intesa in parola si legge che "[ ...] Le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore assicurano
un programma di cura individuale e personalizzato che, nel riconoscere la dignità e l'autonomia del paziente offre
un'assistenza che deve rispettare standard di qualità e appropriatezza evidenziando, così come sottolineato
dal
legislatore, le diverse specificità dei percorsi assistenziali nelle cure palliative e nella terapia del dolore. Da questa
esigenza è stato necessario costituire due reti nazionali specifiche così come definite dall'art. 2 comma 1 della legge
38/2010 " [...] volte a garantire la continuità assistenziale del malato dalla struttura ospedaliera al suo domicilio e
costituite dall'insieme delle strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali, e assistenziali, delle figure professionali e
degli interventi diagnostici e terapeutici [....] L'ambito di riferimento delle cure palliative e della terapia del dolore in
età pediatrica necessita di strutture e percorsi specifici così come stabilito dalla legge 38/2010 che tiene conto
dell'Accordo Stato/Regioni del 27 giugno 2007 e del documento tecnico approvato il 20 marzo 2008 dalla Conferenza
Stato/Regioni. La definizione della rete di assistenza della terapia del dolore nell'adulto ha richiesto un particolare
impegno per la mancanza di riferimenti normativi precedenti che potessero indicare la direzione verso cui rivolgersi.
La definizione di requisiti minimi e delle modalità organizzative, risponde dunque all'esigenza primaria di fornire cure
adeguate ai bisogni del malato e della sua famiglia per qualunque patologia evolutiva durante tutto il suo decorso, per
ogni età e in ogni luogo di cura, sull'intero territorio nazionale, garantendo equità nell'accesso ai servizi e qualità delle
cure nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza.
Nel P.O. 2013/2015 al Programma 14.4. Rete di Terapia del dolore, Rete di Cure palliative, Rete di terapia del dolore e
cure palliative in età pediatrica insiste la Riorganizzazione ed implementazione delle Reti (dolore/palliazione).
CONTESTO:
La Regione Calabria, con la DGR n. 320 del 2 maggio 2006, disponeva l'attivazione di una rete dei servizi per i malati
terminali per consolidare il sistema di assistenza integrato ed articolato tra ospedali, hospice ed assistenza
domiciliare, al fine di aumentare la speranza e la qualità di vita dei malati terminali. Il modello organizzativo cui la
Regione si ispira, nell'ambito delle cure palliative, prevede infatti l'attivazione ed il coordinamento di tutte le risorse
intra ed extra-ospedaliere, coinvolgendo anche le organizzazioni di volontariato ed il Terzo Settore secondo i principi
di prossimità e sussidiarietà previsti dalla Legge 328/00 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali).
Con riferimento alla realizzazione degli hospice in base alla Legge 39/99, la Regione ha approvato la DGR 466 del 7
agosto 2000, "Programma regionale per la realizzazione di Centri residenziali di cure palliative (Hospice) all'interno
della rete di assistenza ai malati terminali" con annessi i "requisiti specifici strutturali, tecnologici ed organizzativi".
Successivamente, nel Piano Sanitario Regionale 2004-2006 è stato ribadito l'obiettivo di voler portare a compimento
le strutture residenziali al fine di garantire l'assistenza a "pazienti in fase critica che per diverse motivazioni non
possono essere seguiti in regime domiciliare e per i quali il ricovero ospedaliero risulta non necessario ed inadeguato
alle loro esigenze".
In base alla Legge 39/99, i posti complessivi per gli Hospice programmati in Calabria sono 84, p,,a'riaBtI,41~
abitanti. Considerando quanto indicato nel DM Salute 43/2007: "Definizione degli standard rei IviJlI'a'
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10.000
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malati terminali in trattamento
palliativo in attuazione dell'articolo l, comma 169 della legge 30 dicembre 2004, n.
311", il numero complessivo di posti letto attualmente già programmati non richiede aggiornamenti. Se si considera
che, secondo dati ISS, il numero di decessi per cancro in Regione Calabria è nell'intorno di 4.500/anno, deriverebbe
un fabbisogno di circa 80 posti letto.
Nella Regione Calabria, a fine 2013, risultano operativi
n. 2 Hospice per un totale di 20 posti letto complessivi.
Uno
dei due hospice è pubblico (Hospice San Giuseppe Moscati di Cassano Jonio - ASP di CS), il secondo è stato dato in
gestione alla Fondazione "Via delle Stelle" (Hospice Via delle Stelle - San Sperato - ASP di Reggio Calabria); sono in
fase di completamento
gli Hospice di Siderno, Melicucco (ASP di Reggio Calabria) e Catanzaro; infine, sono in fase di
programmazione gli Hospice di Rogliano e Nicotera.
Con i Decreti Dirigenziali n.11162 e n.11163 del 6 settembre 2011 sono state approvate le Linee Guida per
l'attuazione delle Reti di Cure Palliative e di Terapia del dolore, ai sensi della legge 38/2010.
La Rete di Terapia del Dolore è composta da un Centro Hub sito nell'AO di Cosenza dove sono allocati n° 10 posti letto
e gestisce processi ad alta complessità. Sono, altresì, programmate Strutture Spoke di tipo ospedaliero e territoriale
in tutte le Province con l'integrazione delle AFT. In particolare risultano attivi gli Spoke ospedalieri presso: ASP di
Catanzaro (Ospedale di Lamezia Terme), ASP di Crotone (Ospedale), ASP di Vibo Valentia (Ospedale), AO di Reggio
Calabria (Ospedale Morelli), AO Pugliese- Ciaccio (Ospedale Ciaccio); mentre risultano attivi gli Spoke territoriali di I
livello presso: ASP di Cosenza (Poliambulatorio di Serra Spiga), ASP di Catanzaro (Poliambulatorio di Catanzaro Lido),
ASP di Reggio Calabria (Poliambulatorio di Cinquefrondi). Completano la Rete di Terapia del dolore i Nuclei di Cure
Primarie che si stanno organizzando a vario titolo sul territorio regionale. È da includere, come subarticolazione della
Rete di terapia del dolore, la Rete per lo Studio delle Cefalee, già attiva, formata dal Centro di riferimento regionale
de II'AO "Pugliese Ciaccio" di Catanzaro e da altri ambulatori posti nell'ambito delle altre Province.
Inoltre, con il DPGR n. 168 dell'8 ottobre 2012 è stata recepita l'intesa Stato Regioni del 25.07.2012, relativa alla
definizione dei requisiti minimi e delle modalità organizzative necessarie per l'accreditamento
assistenza ai malati in fase terminale e delle unita di cure palliative e della terapia del dolore.
delle strutture
di
La ricostruzione della Rete di terapia del dolore e delle cure palliative Regionale, necessita di una forte azione di
integrazione della componente di governo clinico e organizzativo che risente troppo delle differenti esperienze
professionali
da cui sono originate le singole esperienze ospedaliere e distrettuali.
OBIETTIVI : Garantire
l'uniformità
di offerta
ed i relativi
percorsi di cura, anche domiciliare,
su tutto
il territorio
regionale.
TEMPI DI ATTUAZIONE
- La durata del progetto
stato di attuazione
è di tre anni, la verifica viene effettuata
annualmente
e coincide con la valutazione
del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
del triennio
dello
sarà effettuata
la
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
-
Riorganizzazione ed implementazione delle Reti (dolore/palliazione);
Definizione dei requisiti di accreditamento e dei protocolli di cura per l'assistenza domiciliare;
Individuazione di azioni per l'appropriatezza prescrittiva e prestazionale;
Definizione del tariffario per cure palliative residenziali sulla base dell'intensità assistenziale e della patologia
del
paziente;
- Implementazione
dell'informazione,
da parte delle Aziende sanitarie ed ospedaliere, ai cittadini (Carta dei servizi,
poster, ecc.), anche attraverso i social network, garantendo l'effettiva disponibilità/accessibilità
alle cure palliative
per i malati anche nelle fasi iniziali ed alla Rete di terapia del dolore anche per i pazienti con cronicità e disabilità
correlate al dolore. E' necessario e prioritario educare alla palliazione anche con iniziative pubbliche (Giornata del
sollievo, ecc.);
- Programmazione
di audit periodici con le Aziende per il monitoraggio
degli obiettivi.
INDICATORI:
Approvazione del documento di programmazione ed attuazione delle Reti (dolore/palliazione);
Percentuale di posti letto attivati rispetto ai programmati nei tempi previsti;
Percentuale del personale dedicato che è stato destinatario di eventi di formazione.
RISULTATI ATTESI:
Riorganizzazione sul territorio
regionale delle reti di cure palliative e terapia del dolore.
Ogni rete aziendale di cure palliative deve essere operativa in tutte le sue articolazioni assistenziali ed al suo interno
vanno coordinati e sviluppati i servizi ospedalieri e territoriali, pubblici e privati, dedicati alla cura di tali malati e per
offrire un valido supporto alle loro famiglie.
La rete sanitaria è strettamente integrata con quella socio-assistenziale, al fine di offrire un approccio completo alle
esigenze della persona malata, alla quale deve essere garantito
anche un adeguato supporto psicologico durante il
programma assistenziale e per i familiari anche dopo il decesso del congiunto per l'accompagnamento
al lutto.
Nella rete deve essere favorita l'integrazione delle organizzazioni non profit e delle Associazioni di volontariato.
operativa in tutte le sue articolazioni assistenziali ed al suo interno vanno coordinati e sviluppati i servizi ospedalieri e
territoriali, pubblici e privati, dedicati alla cura di tali malati e per offrire un valido supporto alle loro famiglie.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm:
Il modello
organizzativo
del lavoro in rete delle cure palliative
e della terapia
del dolore
è trasferibile
in tutte
Aziende Sanitarie ed Ospedaliere della Calabria.
RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Criterio di distribuzione
Assegnazione delle risorse a quota capitaria alle ASP,
alle AO
è stata effettuata in
%.
24
le
OBIETIIVI DI PIANO2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep.Atti n. 13/CSR
LINEAPROGETIUAlE: 8 . Sviluppo dei processi di umanizzazione all'interno dei percorsi
assistenziali
TITOLOPROGETIO: Umanizzazione delle cure nella RegioneCalabria
Regione
calabria
DURATA: 36 mesi
REFERENTE
: Servizio territoriale [email protected]
IMPORTOASSEGNATO:vedi tabella in calce
PREMESSA:
In un contesto in cui le trasformazioni che stanno investendo le organizzazioni sanitarie si fanno sempre più pressanti,
sia dal punto di vista economico che sul fronte della qualità delle prestazioni erogate, è richiesto un forte impegno di
tutte le risorse professionali nel difficile tentativo di conciliare i progressi in campo medico, scientifico e tecnologico
ed il processo di umanizzazione delle cure e di attenzione agli aspetti psicologici e relazionali della persona
matata.
l'umanizzazione dell'assistenza investe numerosi ambiti: significa prendere in carico il cittadino nel percorso di cura,
curare la relazione tra professionisti sanitari e pazienti e familiari,prestare attenzione al comfort degli ambienti e ai
processi organizzativi vicini alle esigenze dei cittadini, assicurarsi la trasparenza e l'accessibilità delle informazioni
nonché la partecipazione civica quale contributo al buon andamento della qualità dei servizi e dei processi
organizzativi.
E' per questo motivo che lo sviluppo dei proce~si di umanizzazione deve rendere i luoghi di assistenza e le pratiche
medico assistenziali vicine al paziente conciliando assistenzae bisogno di informazione, con percorsi di cura vicini alla
persona, sicuri, accoglienti.
Gli elementi su cui si fonda l'umanizzazione sono:
• la salute come diritto del singolo cittadino e dovere della collettività, in una costante interrelazione tra individuo,
sistema di cure e Comunità;
• la persona come totalità e sintesi dei vari aspetti fisici, mentali, emotivi e spirituali;
• il benessere inteso come condizione soggettiva di consapevolezza da realizzare nell'equilibrio tra le diverse
componenti della persona;
• il rispetto della dignità persanale a fondamento di qualunque rapporto tra operatori e pazienti.
la programmazione regionale si realizza coniugando le politiche di accoglienza, informazione e condivisione dei
percorsi assistenziali con l'assistito, attraverso tre aspetti:
a) l'umanizzazione delle organizzazioni
b) l'umanizzazione della conoscenza/competenza
c) l'umanizzazione dell'accoglienza/ospitalità.
CONTESTO:
Umanizzare significa riorganizzare strutture e servizi, formulare nuove forme di conoscenza/competenza e
prospettare diverse modalità di accoglienza e di ospitalità del paziente e del suo bisogno. Ma per rispondere
adeguatamente ai bisogni è fondamentale, innanzitutto, la definizione di regole che determinano anche funzioni
organizzative ed esplicitano i ruoli.
Per questo motivo uno strumento fondamentale è rappresentato dalla definizione dei Percorsi Terapeutici DiagnosticoAssistenziali (PDTA), previsti al P. 13. Reti assistenziali per intensità di cura P13.2) Definizione dei percorsi di cura,
nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune aree di particolare interesse, in aggiunta all'area
oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione ospedale/territorio del P.O. 2013/2015. All'interno di una
siffatta cornice organizzativa i percorsi assistenziali, in modo naturale e senza forzature, debbono essere condivisi da
tutte le componenti coinvolte nella presa in carico del paziente sia in ambito territoriale che in ambito ospedaliero.
OBIETTIVI:
L'obiettivo fondamentale è rappresentato dalla capacità del SSR di assicurare una presa in carico organizzata e
coordinata, garantendo la continuità dell'assistenza.
Di conseguenzagli obiettivi da perseguire si identificano in :
•
Migliorare l'ascolto ed il riconoscimento dei bisogni dei pazienti e dei loro familiari e utiUzzare strategie di
•
intervento per rispondere ad essi;
Mettere in atto una più efficace modalità di comunicazione e nuovi modelli relazionali c
-
1f
•
•
•
e tra gli operatori;
Sviluppare il lavoro in èquipe secondo un approccio integrato tra le diverse figure professionali:
multidisciplinarietà e multiprofessionalità sono elementi cardine per formulare una azione integrata, offrendo
soluzioni capaci di accompagnare e supportare la crescita di salute e benessere delle persone;
Rafforzare il senso d'appartenenza e migliorare il clima interno;
Attivare sinergie tra operatori, pazienti, familiari e associazionidi volontariato.
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata
annualmente e coincide con la valutazione dello
stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
Il progetto prevede almeno una attività progettuale in tema di formazione del personale e una attività progettuale in
tema di cambiamento organizzativo, orientate al rispetto e alla specificità della persona, all'accessibilità fisica, vivibilità
e comfort dei luoghi di cura, all'accesso alle informazioni, semplificazione e trasparenza, cura della relazione con il
paziente e con il cittadino, indirizzate prioritariamente nelle seguenti aree assistenziali:
Area critica: preparare adeguatamente gli operatori impegnati nel primo livello di accoglienza ed adottare modelli di
accoglienza degli assistiti e dei familiari nei luoghi di pronto soccorso;
Pediatria: modificare la prassi di accoglimento dei bambini e dei loro familiari, approfondendo aspetti relazionali,
tecnico-diagnostici e terapeutici;
Comunicazione:
• fornire a tutti gli operatori una preparazione professionale sui problemi delle relazioni e della comunicazione e
• promuovere una capillare e trasparente informazione ai cittadini sui servizi che si erogano nelle strutture sociosanitarie, attraverso gli strumenti di comunicazione deII'Azienda (carta dei servizi, siti web, bollettini periodici),
favorendo anche la condivisione delle regole di funzionamento del SSR;
• sviluppare un coordinamento a livello regionale delle informazioni al cittadino, coinvolgendo la rete delle
Aziende ULSS ed Ospedaliere, le società scientifiche, le farmacie territoriali, le diverse competenze
professionali, al fine di garantire validità delle informazioni ed uniformità contenutistica;
• diffondere la cultura dell'empowerment, quale strumento per compiere in modo responsabile le scelte che
riguardano il proprio stato di salute;
Oncologia: favorire, la relazione e la comunicazione che divengono il fondamento del rapporto medico-paziente per gli
aspetti verbali e non verbali e per quelli emozionali e comportamentali, perché incidono significativamente sulla
efficacia della diagnosi e della terapia, favorendo un utilizzo appropriato delle terapie a maggiore efficacia antalgica;
Assistenza domiciliare: favorire la comunicazione tra professionisti socio-sanitari e assistiti, adottando linee guida in
grado di orientare la modalità, di volta in volta preferibile, con cui trasmettere le informazioni al paziente e coinvolgerlo
nelle scelte;
Occorre porre in atto metodologie con cui valutare periodicamente il grado di soddisfazione dell'utente in merito
all'assistenza ed ai servizi di cui ha fruito, nell'ottica di rimediare ad eventuali lacune o omissioni.
E' necessario promuovere progetti di formazione orientati prevalentemente a:
- fornire a tutti gli operatori una preparazione professionale sui problemi delle relazioni e della comunicazione;
- preparare adeguatamente gli operatori impegnati nel primo livello di accoglienza;
- adottare modelli di accoglienzadegli assistiti e dei familiari nei luoghi di pronto soccorso;
- sviluppare un'attività di psicologia clinica ospedaliera all'interno dei presidi ospedalieri ed in stretta sinergia con i
servizi territoriali, con funzioni di diagnosi, sostegno, psicoterapia breve, nonché formazione/supervisione degli
operatori sanitari e promozione della salute in ambito psicologico anche del personale aziendale ospedaliero;
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) :
Numero di questionari somministrati sulla qualità percepita
- Stesura del programma regionale di umanizzazione delle cure, da implementare in funzione dei risultati emersi dai
questionari sulla qualità percepita dagli utenti.
-Numero Corsi di formazione /informazione degli operatori.
- Numero eventi informativi rivolti alla popolazione.
RISULTATI ATTESI:
Miglioramento della umanizzazione delle cure nelle aree assistenziali: Area critica, Pediatria, Comunicazione,
Oncologia, Assistenza domiciliare attraverso :
- l'implementazione e la diffusione delle buone pratiche;
- Il miglioramento degli aspetti relazionali;
- l'implementazione del livello di comunicazione con gli assistiti e con le relative famiglie;
- l'incremento dell'accessibilità, della vivibilità e del comfort dei luoghi di cura e assistenza;
- la garanzia dell'accesso alle informazioni con la disponibilità di materiale informativo/educativo.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI:
E' di tutta evidenza come le azioni messe in campo, a livello regionale, basate, peraltro, sulla valorizzazione delle
diverse realtà aziendali, garantirà a pieno la trasferibilità dei risultati.
RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
ASPCosenza
ASPCrotone
ASP Catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reggio Calabria
AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AO Annunziata Cosenza
AO Bianchi-Melacrino-Morelli
Reggio Calabria
AO Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
2013
2014
2015
164.822,78
157.163,33
157.163,33
164.822,78
157.163,33
157.163,33
164.822,78
157.163,33
157.163,33
157.163,33
164.822,78
157.163,33
164.822,78
157.163,33
157.163,33
157.163,33
164.822,78
157.163,33
164.822,78
157.163,33
157.163,33
164.822,78
157.163,33
157.163,33
164.822,76
157.163,33
157.163,33
1.414.470,00
1.483.405,00
1.414.470,00
L'assegnazione delle risorse è ripartita per la stessa quota a
tutte le Aziende
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : 9. Interventi per l'implementazione
della Rete per le malattie Rare e
per la promozione della rete nazionale tumori rari.
TITOLO PROGETIO : Creazione di una Rete Calabrese dei Tumori Rari da integrare con la
Rete Nazionale per i Tumori Rari
DURATA: 36 mesi
REFERENTE: Dirigente Settore n.5 Attività Ospedaliera ed Emergenza -urgenza
Regione Calabria
[email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA:
Il criterio internazionalmente
accettato per definire una malattia oncologica "rara" è epidemiologico e di incidenza,
essendo inferiore o uguale a 5/100.000, cui va aggiunta la quota di pazienti prevalenti che sono inferiore a
50/100.000. Trattasi quindi di tumori 'rari' singolarmente presi ma 'frequenti' nella loro totalità a tal punto che
costituiscono circa il 20% dei casi totali di neoplasia maligna: in pratica la somma di 2 "big killer", cioè di tumori più
frequenti per incidenza e mortalità. Trattasi quindi di un problema sociale rilevante sia in termini guantitativi che
etici, dal momento che si espongono tali pazienti a possibili discriminazioni in termini di opportunità di cura
rispetto ad altri pazienti oncologici, data:
a) la scarsità di expertise dei singoli specialisti,
b) la necessità di condividere informazione testuale sui casi clinici,
c) l'obbligo
di consultazione ("second opinion") radiologica e patologica con trasferimento fisico degli esami di
imaging (TAC, RM, PET, Scintigrafia, etc.) e/o dei preparati istopatologici data l'incidenza non trascurabile di
errori diagnostici o di classificazione che possono ripercuotersi
drammaticamente
sulla pianificazione
oncologica.
d) l'impegno a progettare una evoluzione verso il trasferimento online di cui al punto c);
e) la ridotta disponibilità
dell'indispensabile
multidisciplinarietà
richiesta che contrasta
con
geografica delle risorse professionali;
f) la relativa minor disponibilità di farmaci o tecnologie peculiari per la cura di tali forme rare;
l'aumentata
migrazione sanitaria per tali patologie, con lievitazione dei costi sanitari
anche legati ad un
outcome generalmente
criteri di follow-up .
la dispersione
peggiore per pazienti seguiti a distanza, ad es. a causa di una mancanza di uniformità
dei
CONTESTO:
La Rete Calabrese dei Tumori Rari (ReCaTuR) è un professional online network, con piattaforma web, strutturato e
permanente, collaborativo tra le strutture oncologiche del territorio regionale, che si inserisce nella Rete Tumori
Rari nazionale, la quale mira ad abbattere ogni possibile barriera culturale, logistica e organizzativa tali da impedire
al paziente portatore di tumore raro il diritto a ricevere cure di alta qualità nell' ambito della propria Regione.
L'elemento fondamentale per una corretta diagnosi e gestione di tali tumori rari risiede nella condivisione dei vari
momenti di cura e di ricerca: in tal senso la telematica costituisce oggi la vera e unica modalità di abbattimento
dello spazio, di gestione integrata e di studio di tali pazienti con tumori rari.
L'adesione delle strutture Oncologiche regionali calabresi a ReCaTuR awerrà in maniera formalizzata tramite un
accesso protetto da smart card dedicata, per il quale ogni Struttura firmerà un convenzione ad hoc
La sede della Centrale Operativa di ReCaTuR è nell'Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell' Azienda
Ospedaliera di Cosenza, che già aderisce alla Rete Tumori Rari nazionale con sede ali' INT di Milano (Dr. Paolo
Casali), mentre le Strutture Oncologiche di afferenza sono tutte le UU. OO.Cc. di Oncologia Medica e di Anatomia
Patologica delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere e Universitarie regionali, così da assicurare l'inserimento
di ogni
possibile
nuovo caso clinico.
La Centrale tecnologica di ReCaTuR, per indagini
clinico-molecolari
per
l'inquadramento
dei tumori rari nell'ambito di sindromi eredi-familiari
(Counselling e Testing Genetico) e per la
identificazione di target molecolari ai fini della pianificazione terapeutica è nel Centro di Riferimento Regionale per
il Counselling Genetico e le Terapie Innovative in Oncologia Medica dell'Università Magna Grecia di Catanzaro. La
gestione affidata ali' Azienda Ospedaliera di Cosenza.
L'attività rientra nel Programma 13 Reti assistenziali per intensità di cura del P.O. 2013-2015 al P13.2) Definizione
dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune aree di particolar~1n
aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione ospedale/territorio.
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OBIETTIVI:
RecaTuR vuole assicurare ai pazienti calabresi adulti e pediatrici con tumori rari (sarcomi, ORL, NET, etc) un'alta
qualità di cure tramite:
1.
la registrazione e condivisione tra le UU.OO.Cc. dei casi clinici, mediante la prioritaria creazione di un unico
Database Regionale dei Tumori Rari dei pazienti calabresi posto nella Centrale Operativa del' U.O.c. di
Oncologia Medica di Cosenza e supportato da un'adeguata dotazione tecnologica e di personale ,operativo,
che si interfaccia
2.
3.
4.
5.
con i vari centri clinici, pure essi adeguatamente
tecnodotati,
che hanno in carico i singoli
pazienti con tumore raro, e che possono così consultare attraverso la rete colleghi prowisti di expertise su
quella neoplasia rara;
La Centrale Operativa funge da centro "provider" di teleconsultazioni
per quanto riguarda quella neoplasia,
verso il centro clinico "user" che ne beneficia e che troverà in esso le informazioni fondamentali sul paziente e
su tutte le "transazioni" che hanno avuto luogo in rete.
Il data base di rete è accessibile da ogni centro aderente per quanto riguarda i casi da esso inseriti o con esso
condivisi e da esso si potranno estrarre informazioni retrospettive utili per la Ricerca Clinica e Traslazionale,
assolutamente indispensabile per una patologia oncologica rara;
l'elaborazione
di progetti comuni tra le Aziende per la creazione di una rete di consultazioni
opinion"), che evolva verso un' attività
di tele patologia e di teleradiologia,
adeguata sotto
("second
il profilo
tecnologico, comprendente
anche la stereoscopia 3D e, in particolare un sistema dotato di intelligenza
artificiale, capace di fornire una visualizzazione scientifica stereoscopica della patologia per comparare la
casistica di piattaforma a partire dai dati alfanumerici inseriti dal medico e dai dati spaziali del!' imaging;
l' omogeneizzazione
diagnostica e terapeutica nelle varie strutture partecipanti con evoluzione verso veri e
6.
propri Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA);
il razionale e facilitato accesso dei pazienti alle risorse assistenziali disponibili
anche extra regionali;
7.
8.
la possibilità di inserimento dei pazienti stessi in protocolli di Ricerca.
la creazione di una centrale tecnologica per le analisi molecolari
in sede o, in casi particolari,
necessarie alle attività
di Counselling
Genetico in Oncologia e per l'individualizzazione terapeutica su analisi molecolari, rappresenta un corredato
essenziale in un campo dove la genetica gioca un ruolo basilare e dove sono difficilmente applicabili i criteri
convenzionali della Medicina basata sul!' evidenza.
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto
stato di attuazione
è di tre anni, la verifica viene effetuata
annualmente
e coincide con la valutazione
del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
del triennio
dello
sarà effettuata
la
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
Allestimento centrale operativa
Formazione del personale centrale operativa
Formazione strutture oncologiche regionali
Awio delle attività
INDICATORI (di struttura,
di processo, di risultato)
:
•
Copertura
previste)
•
Dotazione Tecnologica (n° sedi adeguate per l'inputjoutput
sedi effettivamente presenti)
•
Dotazione Personale (n° data manager previsti/n° data manager effettivamente presenti)
Attivazione di una piattaforma per analisi molecolari presso l'Università Magna Graecia di Catanzaro grazie al
parco ad elevata tecnologia già disponibile (sequenziamento convenzionale, next generation sequencing, low
•
di RecaTuR (n° Strutture
Oncologiche
e high density profiling in PCR quantitativa
•
•
Tempestività
•
•
Tempestività
Formazione [attività
calabresi partecipanti/n°
Oncologiche
dei casi clinici nelle strutture
coinvolte
calabresi
previsti/n°
e microarray).
previste/ attività effettivamente
portate a termine (deve tendere a 1)];
d'accesso dei casi clinici (timing registrazione)
Adeguatezza dei casi clinici (% casi non rispondenti
"second opinion"
Strutture
ai criteri di registrazione)
(% casi con timing di risposta> allo standard);
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•
Gestione della privacy (% casi con consenso informato)
•
Numero di casi con caratterizzazione
ReCaTuR).
clinica e biomolecolare
(casi con analisi molecolare/sul
numero di casi
•
Efficacia di ReCaTuR (% pazienti inseriti/pazienti
•
Valutazione della soddisfazione dei clinici (questionari
•
•
Valutazione della soddisfazione dei pazienti (questionari di gradimento)
Numerosità totale e percentuale di pazienti valutati per correlati biologici e produzione
standard di riferimento internazionale.
•
Costituzione di una rete per l'afferenza a procedure adeguate di caratterizzazione bio-molecola re dei pazienti
afferenti a ReCaTuR in dialogo con le strutture operanti in early clinical trials a livello internazionale.
•
W lavori scientifici pubblicati su riviste con IF
attesi)
di gradimento)
dei dati molecolari su
RISULTATI ATTESI:
ReCaTuR vuole promuovere
tumori
rari, in primo
la conoscenza e la diffusione di linee guida della buona pratica nella gestione dei
luogo tra gli Oncologi Medici e tra gli Anatomo-patologi,
mediante la realizzazione di
un'integrazione
e un'armonizzazione dei Centri di expertise locali e nazionali (professional online network), con
piattaforma web, che si dotino di una struttura organizzativa capace di prowedere a un più agile trasferimento per
seconde opinioni peer to peer dei dati clinici relativi a pazienti portatori di una malattia singolarmente rara ma
frequente nel complesso e di garantire così che i risultati della ricerca clinica vengano trasferiti nella pratica medica,
migliorando in ultima analisi la gestione clinica da tale settore del!' Oncologia, anche tramite POTA ad hoc disegnati.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm: Il modello organizzativo del lavoro è trasferibile
in tutte le Aziende
sanitarie Calabresi.
RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
ASPCosenza
ASPCrotone
ASP Catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reaio Calabria
AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AO Annunziata Cosenza
AO Bianchi-Melacrino-Morelli
AO Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
Reggio Calabria
2013
2014
145.691,64
138.689,70
145.691,64
138.689,70
145.691,64
138.689,70
145.691,64
138.689,70
145.691,64
138.689,70
145.691,64
138.689,70
713.889,07
696.689,70
145.691,64
138.689,70
305.952,45
277.379,40
2.039.683,00
1.944.897,00
Assegnazione delle risorse a quota capitaria
2015
138.689,70
138.689,70
138.689,70
138.689,70
138.689,70
138.689,70
696.689,70
138.689,70
277.379,40
1.944.897,00
OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETTUALE : 10 Tutela della Maternità-Percorso
nascita-Partoanalgesia
TITOLO PROGETTO: Riorganizzazione del percorso nascita integrazione
ospedale-territorio
DURATA: 36 mesi
Regione calabria
REFERENTE: Servizio territoriale
servizio [email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA:
Il Piano Sanitario Nazionale 2011/2013 prevede la tutela della donna durante tutto il percorso nascita (dalla fase
preconcezionale al puerperio) e del nascituro.
In un contesto nel quale, in generale, si può dire che l'assistenza nel settore materno infantile sia nel complesso buona,
vi sono molti punti per i quali è possibile un deciso miglioramento:
• grado di integrazione in rete dei servizi: primo livello (consultori familiari, medici di medicina generale e pediatri di
libera scelta), secondo livello (poliambulatori distrettuali e ospedalieri) e terzo livello (centri nascita a diverso livello di
complessità);
• razionalizzazione dei punti nascita con l'obiettivo di una soglia minima di almeno 500 parti;
• potenzia mento della lotta al dolore anche nei settori nei quali, a causa di limiti culturali non ancora superati, esso è
spesso misconosciuto e sottotrattato,
come awiene durante il travaglio ed il parto per via naturale. Infatti, uno degli
obiettivi del Piano Sanitario è il miglioramento
dell'assistenza ostetrica e pediatrica/neonatologica
nel periodo
perinatale, anche nel quadro di un'umanizzazione dell'evento nascita che deve prevedere il parto indolore.
D'altronde, la recente proposta di legge "Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto
fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato", prevede tra le finalità la promozione della più ampia conoscenza
delle modalità di assistenza e delle pratiche sanitarie in uso, compresa la tecnica del parto indolore, la verifica dei livelli
di assistenza assicurati e l'armonizzazione delle modalità di assistenza alla gravidanza, al parto ed al puerperio, per la
salvaguardia della salute della madre e del nascituro.
Inoltre l'Accordo Stato-Regioni del dicembre 2010 sul percorso nascita, sancisce l'impegno a sviluppare un programma
Nazionale, articolato in dieci linee di azioni, per la promozione ed il miglioramento
della qualità,
dell'appropriatezza
degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo.
CONTESTO:
In Italia, negli ultimi decenni, la natalità
del primo figlio. Sono notevolmente
è drasticamente
diminuita
ed
sicurezza e
è aumentata l'età media delle donne alla nascita
cresciute le gravidanze di donne al di sopra dei 35 anni, che sono alla base di una
eccessiva medicalizzazione e di una sovrabbondanza di prestazioni diagnostiche.
In costante aumento anche il ricorso al taglio cesareo. Rispetto alla soglia del 15%, che secondo l'OMS garantisce il
massimo beneficio complessivo per la madre e il feto, l'Italia è il paese europeo con la massima incidenza di parti
cesarei, con valore del 38,3% del 2008, ed estrema variabilità per area geografica. Tra l'altro la percentuale dei parti
cesarei va aumentando con progressione lineare dalle strutture con maggior numero di parti a quelle a minor numero,
raggiungendo il 50% nelle strutture con parti/anno <500, con valori di gran lunga maggiori presso le strutture private
accreditate (61%) e quelle non accreditate (75%) rispetto a quelle pubbliche (34%);
In Calabria, negli ultimi anni, si è registrata una alta incidenza di parti cesarei che nel 2010 ha raggiunto la percentuale
del 42% nei Punti Nascita degli ospedali pubblici e del 61% nelle Case di Cura Accreditate.
Da ciò l'esigenza di fornire un modello organizzativo assistenziale che soddisfi i bisogni di benessere psico-fisico della
donna e del bambino durante la gravidanza e l'evento nascita, e che favorisca il parto fisiologico, pur tutelando la libera
scelta della gestante.
Un contributo per favorire
il parto vagina le, oltre che la sua umanizzazione,
metodica
poco diffusa, la partoanalgesia.
ottobre
tradizionalmente
2010 ha proceduto
alla riorganizzazione
della rete ospedaliera
riduzione
dei punti nascita con numero di parti inferiori
territorio
con la valorizzazione
dei Distretti,
Il Dipartilll€nto
e territoriale,
sia attraverso
una maggiore
Familiari, dei Dipartimenti
dedicato
di una
Tutela della Salute con DPGR 18 del 22
a 500, sia attraverso
dei Consultori
1) Percorso nascita gravidanza fisiologica con ambulatorio
è dato inoltre dall'introduzione
la progressiva
integrazione
Materno-Infantile,
ospedale-
della rete di
2)
3)
4)
5)
Percorso nascita gravidanza patologica con ambulatorio dedicato
Personalizzazione degli ambulatori di assistenza alla fisiologia
Corso di preparazione al parto e corso interculturale di accompagnamento
Assistenza one-to-one ostetrica/partoriente
in travaglio
alla nascita
6) Utilizzo di linee guida comuni da parte di tutti gli operatori
7) Presenza di un famigliare scelto dalla donna durante il travaglio
8) Percorsi alternativi per il parto (parto attivo, parto in acqua, sgabello ...)
In collaborazione
con le Aziende Ospedaliere si è proceduto
ad una prima attività di monitoraggio
e formazione
al fine
di implementare in tutti i Punti Nascita dell' ASP la analgesia epidurale concordata.
Nell'ambito delle azioni intraprese per incrementare la Parto Analgesia nel 2011, nelle ASP e nelle AO sono state
avviate azioni volte a migliorare
sono in grado di affrontare
la qualità delle cure offerte all'utenza in ambito ostetrico,
serenamente
taglio cesareo su richiesta materna,
dell'emergenza;
riduzione
L'attività
l'eventualità
assicurando
del travaglio,
la possibile opzione analgesica, come alternativa
la presenza della figura dell'anestesista-rianimatore,
tale attività ha portato un incremento
al
quale garante
del parto analgesia del 5% sul totale dei parti spontanei ed una
del 5% dei tagli cesarei. con una punta del 7% relativamente
finora svolta e programmata
offrendo alle donne che non
al progetto
svolto nell'ASP e AO di Cosenza.
si integra con quanto previsto nel Piano operativo
2013-2015 nell'attuazione
di
reti assistenziali per intensità di cura.
OBIElTIVI:
Procedendo con quanto indicato dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 sul Percorso Nascita, ed in linea con
quanto già realizzato dalle Aziende Sanitarie Provinciali ed Ospedaliere della Calabria nel 2012 e cioè la riorganizzazione
delle attività legate al percorso nascita attraverso il Coordinamento dei Consultori e dei Dipartimenti Materno Infantile
in alcuni
casi interaziendali,
la realizzazione
del Percorso
Nascita proseguirà
seguendo
il "modello
assistenziale
partecipato" nella triade madre-padre-bambino
nel periodo di gestazione e nascita.
Le finalità generali che il progetto si pone sono le seguenti:
•
Garantire
la presa in carico, la continuità
assistenziale,
l'umanizzazione
dell'evento
nascita, attraverso
l'integrazione dei servizi tra territorio e ospedale, al fine di perseguire la tutela della salute materna, del benessere
del nascituro e della famiglia
nell'esperienza
•
Ridurre la percentuale di T.C.;
•
Incrementare
gli ambulatori
della genitorialità;
della gravidanza fisiologica presso i Consultori Familiari;
•
Incrementare
l'attivazione
•
Incrementare
gli ambulatori
degli ambulatori
•
Incrementare la percentuale di donne che allattano in maniera esclusiva alla
dimissione e in maniera completa a
sei mesi e durata dell'allattamento
almeno fino al primo anno di vita del bambino, secondo le raccomandazioni
deIl'OMS;
•
Assicurare l'utilizzo del diario della gravidanza da consegnare,
Familiari;
•
Implementare
nascita;
•
Favorire dimissioni protette
la diffusione
della gravidanza a termine presso i punti nascita;
della gravidanza ad alto rischio presso le U.O. di Ostetricia e Ginecologia;
di corsi di accompagnamento
a tutte le donne in gravidanza
alla nascita sul territorio
delle puerpere e dei neonati promuovendo
presso i Consultori
in collaborazione
con i punti
il ritorno al territorio.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del
progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione
del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
Implementare
diffondere
promuovere
gli ambulatori
del triennio
sarà effettuata
la valutazione
dei risultati
della gravidanza fisiologica, gestita nei Consultori Familiari,
tra le gravide il diario della gravidanza,
i corsi di accompagnamento
alla nascita a gestione integrata (territoriale
migliorare l'assistenza domiciliare in puerperio
garantire a tutte le donne che lo richiedono la paroanalgesia
ed ospedaliera) '\. ~
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INDICATORI (di struttura,
di processo, di risultato)
:
•
un monitoraggio delle attività del Comitato di coordinamento,
prodotti e la valutazione della relazione finale;
•
un monitoraggio
delle attività formative:
•
numero di dimissioni precoci/totale
•
numero visite domiciliari
attraverso
numero di professionisti
il numero di riunioni effettuate,
i lavori
coinvolti e il numero di ore di formazione;
delle donne che hanno partorito;
in puerperioftotale
delle donne che hanno partorito;
•
numero dei T.C. nelle primiparef
totale delle donne che hanno partorito;
•
numero
al seno in maniera esclusiva alla dimissione
•
numero di donne che partecipano
partorito;
•
monitoraggio delle modificazioni indotte dalla partoanalgesia, attraverso la valutazione dei seguenti indicatori:
- aumento del numero dei parti nelle UU.OO. che effettuano la partoanalgesia;
di donne che allattano
e completa
a sei mesi/totale
delle
donne che hanno partorito;
-
ai Corsi di accompagnamento
alla nascita sul totale
di donne che hanno
percentuale di parti effettuati in analgesia;
riduzione dei parti cesarei in termini percentuali;
RISULTATI ATTESI:
Il progetto comporta un elevato grado di interazione tra le professionalità coinvolte, con la creazione di
un gruppo interdisciplinare
costituito da ostetriche, ginecologi, neonatologi, pediatri ed anestesisti, finalizzato al
monitoraggio dei risultati raggiunti, e che aumenta l'efficienza interna del sistema;
Aumento del 10% del numero delle visite domiciliari in puerperio;
Aumento del 10% del numero di donne che allattano al seno in maniera esclusiva alla dimissione e in maniera
completa
a sei mesi;
Incremento del 10% delle donne che partecipano
ai Corsi di accompagnamento
alla nascita;
Estensione della parto analgesia;
Riduzione dei tagli cesarei
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI:
Messa a regime di tutte le attività previste dal DPGR n° 28 del 21 Marzo 2012
RIPARTO DELLE RISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
ASP Cosenza
ASP Crotone
ASP Catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reggio Calabria
AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AO Annunziata Cosenza
AO Bianchi-Melacrino-Morelli
Reggio Calabria
2013
252.631,47
95.546,95
116.727,63
65.012,01
225.504,16
128.353,63
123.476,06
105.302,09
2014
715.664,10
291.230,30
315.610,30
208.559,90
672.223,35
464.993,27
433.299,26
392.296,52
2015
715.664,10
291.230,30
315.610,30
208.559,90
672.223,35
464.993,27
433.299,26
392.296,52
1.112.554,00
3.943.817,00
3.943.817,00
AO Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
Assegnazione delle risorse sul n. dei parti
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : 11 Tutela della fertilità e della funzione ormonale nelle giovani donne
affette da neoplasia o da malattie croniche degenerative mediante l'istituzione di biobanche
del tessuto ovarico e cellule germinali
TITOLO PROGETIO : Realizzazione di una rete regionale interdisciplinare per l'attuazione di
percorsi diagnostico-terapeutici
finalizzati alla preservazione della fertilità in giovani affetti
da patologia neo plastica e al successivo supporto alla procreazione
dei soggetti guariti.
DURATA: 36 mesi
Regione Calabria
REFERENTE: Dirigente del Servizio "Attività Territoriale"
[email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA
La prevenzione dell'infertilità
giovanile indotta dai trattamenti antineoplastici, e il successivo supporto procreativo
dei soggetti guariti, è una tematica di grande rilevanza socio-sanitaria, a lungo ignorata, ma che sta richiamando
sempre più l'attenzione
degli operatori
sanitari, dei pazienti e degli organismi deputati alla gestione e
programmazione sanitaria. Infatti, in Italia, circa 8-9 mila persone d'età compresa tra i 15 e i 39 anni si ammala di
tumore e quindi si sottopone a terapie farmacologiche, radianti e a interventi chirurgici che possono limitare la loro
capacità riproduttiva.
Tra tali tumori, i 2/3 insorgono nella donna e di questi, circa il 40% sono tumori della
mammella (http://www.tumori.net).
Tra i giovani maschi, prevalgono i tumori del testicolo e i linfomi. Si tratta,
quindi, nella grande maggioranza dei casi, di tumori
fondamentale garantire a questi pazienti la massima
Il problema è particolarmente
complesso e rilevante
moderna l'età della prima gravidanza nella donna è
anni. La diagnosi precoce del cancro e l'utilizzo
notevolmente
la prognosi della malattia determinando
ad elevato tasso di guaribilità e, proprio per questo, diventa
possibilità di procreazione negli anni futuri.
per le giovani donne. Infatti, sempre più spesso nella società
collocata per fattori socio-economici e culturali tra i 30 e i 40
di associazioni farmacologiche
innovative hanno migliorato
un numero crescente di guarigioni associato, tuttavia, ad un
incremento del tasso di infertilità. Gran parte dei trattamenti chemioterapici utilizzati nella cura del cancro della
mammella ha, infatti, un rischio medio-alto di indurre amenorrea definitiva in questa fascia di età, determinando,
comunque, nei casi che riprendono a mestruare, una riduzione consistente della riserva funzionale ovarica. Ciò è
legato alla fisiologia dell'ovaio: nei mammiferi, durante il periodo embrio/fetale,
le cellule germinali primordiali
danno origine agli ovociti primari il cui numero è predeterminato
e definitivo e non può più aumentare, anzi è
destinato a diminuire prima e dopo la nascita a seguito di processi apoptotici. Allo stadio di "dictiato" gli ovociti
soprawissuti vengono circondati da un monostrato di cellule pre-follicolari per formare il follicolo primordiale. Gli
ovociti all'interno del follicolo primordiale presenti alla nascita costituiscono la riserva ovarica. Nel corso della vita
della donna, si assiste, fisiologicamente, ad una perdita progressiva del potenziale di fertilità nelle donne, dovuta al
declino quantitativo e qualitativo dei follicoli ovarici; tale processo diventa più rapido nelle donne dai 30 ai 40 anni
(in questa fase si perde il 75% della riserva follicolare). Questo processo fisiologico viene drammaticamente
aumentato dai trattamenti chemioterapici, che esplicano effetto gonadotossico sia sul "pool" di follicoli primordiali
(che vengono mandati in atresia) che sui follicoli primari e secondari per effetto pro-apoptotico sulle cellule della
granulosa. L'apoptosi porta al rapido esaurimento della riserva follicolare ovarica e alla perdita di fertilità. A ciò è
possibile che si aggiunga anche un danno vasco la re indotto dagli stessi farmaci. Nel caso di giovani donne con
tumore mammario il problema è reso ancora più complesso dal fatto che il 60-70% circa di tali tumori è ormonosensibile. Ciò, se da un lato aumenta le probabilità di guarigione, dall'altro rende ancor più problematico
il
problema della preservazione della fertilità e del supporto procreativo delle pazienti guarite. Infatti, in queste
donne, da un lato la necessità di effettuare trattamenti ormonali della durata di circa 5 anni contribuisce a ridurre
la fertilità, dall'altro, essendo il tumore stimolato dagli estrogeni, pone la necessità di impiegare strategie nonstandard nell'induzione
dell'ovulazione,
sia in fase di preservazione (congelamento degli oociti) sia in fase di
induzione dell'ovulazione nelle donne guarite e con riserva ovarica residua.
Nel maschio i farmaci citostatici, bloccano la spermatogenesi e alterano la funzione delle cellule di Leydig, deputate
alla secrezione
di ormoni
maschili.
cumulative
cisplatino,
ciclofosfamide
di
Nel caso di tumori
del testicolo,
e procarbazina,
mostra
inoltre,
un
deficit
la preservazione
di
della fertilità
è
spermatogenesi
variabili:
a completamento
la conta spermatica
del trattamento
pre-trattamento,
chemioterapico
può richiedere
il tipo e la dose di chemioterapia
anni e dipende da almeno tre
antiblastica
adottata,
l'età del
malato.
CONTESTO
Ancora oggi nella comune pratica clinica, il problema del rischio
cura delle neoplasie è un argomento poco discusso nel colloquio
Raramente si fa una stima del rischio stesso e quasi mai si sceglie
gonadotossico in relazione all'età e, soprattutto,
al desiderio
di infertilità indotta dalle terapie utilizzate per la
medico-paziente, anche in ambiente specialistico.
la strategia terapeutica tenendo conto del rischio
di procreazione. AI fine di migliorare la qualità
assistenziale nella nostra regione, è necessario istituire un gruppo multidisciplinare
su base regionale altamente
specializzato per la valutazione del rischio di infertilità in giovani che hanno una diagnosi di cancro. L'attuazione di
tale presente progetto richiede:
-strutture
adeguate
(centro
oncologico,
centro
di sterilità,
disponibilità
di una bio-bank
per la per
l'approvvigionamento,
il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e
cellule umane) e locali idonei
-personale medico e non medico esperto nel settore (ginecologi oncologi, ginecologi e biologi esperti in medicina
della riproduzione, embriologi, chirurghi oncologi, oncologi medici, ostetriche ed infermieri)
-attivazione di una rete territoriale multidisciplinare (coinvolgimento di una sede centrale e almeno tre sedi satellite
presenti sul territorio con specificità differenti: almeno una unità di chirurgia oncologica, una di ginecologia
oncologica, una unità di oncologia medica e un centro di medicina della riproduzione).
-professionalità
capaci di organizzare l'interazione dei suddetti specialisti, nonché la raccolta dei dati al fine di
realizzare materiale divulgativo cartaceo ed informatizzato.
Sarà necessario individuare spazi nell'ambito delle
strutture
partecipanti
al progetto ove realizzare la valutazione
multidisciplinare,
nonché locali idonei alla
valutazione clinico strumentale della paziente.
Le azioni previste nel presente progetto trovano rispondenza nelle finalità previste al Programma 13 Reti assistenziali
per intensità di cura, P13.1. Individuazione dei presidi secondo il modello Hub & Spoke secondo la logica
dell'intensità
delle cure (es. rete trauma, oncologia, ictus, trapianti, ecc.); relativa individuazione
dei Centri di
riferimento e P13.2. Definizione dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune
aree di particolare interesse, in aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione
ospedale/territorio.
OBIETTIVI:
1) Divulgazione della problematica nella popolazione generale e nella comunità medico-scientifica
2) Creazione del servizio di counseling multidisciplinare ed identificazione dei percorsi terapeutici
3) Attuazione delle procedure di selezione ed identificazione dei pazienti
4) Attuazione
delle procedure di preservazione della fertilità
5) Monitoraggio
e follow-up
dei pazienti trattati
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto
stato di attuazione
è di tre anni,
del P.O. 2013-2015
la verifica viene effettuata
annualmente
e coincide con la valutazione
di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
del triennio
dello
sarà effettuata
la
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI:
divulgazione della problematica
nella popolazione generale e nella comunità medico-scientifica;
creazione del
servizio di counseling multidisciplinare
ed identificazione
dei percorsi terapeutici;
corsi di aggiornamento
e
formazione per ginecologi oncologi, ginecologi esperti di PMA, oncologi medici, chirurghi oncologi, personale
infermieristico
ed ostetrico dedicato, psicologi; attuazione delle procedure di selezione ed identificazione
dei
pazienti; attuazione delle procedure di preservazione della fertilità;
attuazione delle procedure di preservazione della fertilità; corsi di aggiornamento e formazione per ginecologi
oncologi, ginecologi esperti di PMA, oncologi medici, chirurghi oncologi, personale infermieristico
dedicato,
psicologi; monitoraggio
e follow-up
delle pazienti trattate;
audit interno per il controllo di qualità.
La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effetuata
annualmente e coincide con I
stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
del trien ~
Io..t
tx:
~
~.,.O
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato)
attivazione di corsi informativi specifici per le pazienti, con diffusione di depliant e volantini: 1 incontro
provincia della regione nell'arco dei primi 3 mesi di attività per un totale di 2 incontri all'anno per provincia.
-istituzione di una rete web e canali di comunicazione per medici di medicina generale e specialisti.
-creazione di spazi dedicati con figure professionali
siano presenti
almeno
un professionista
specialista in medicina della riproduzione,
in ogni
che coprano il nuovo servizio: almeno 2 giorni a settimana in cui
per ogni specialità
un infermiere
(chirurgo
e ginecologo
oncologo,
oncologo
medico,
dedicato e una ostetrica).
- accesso alla rete assistenziale di almeno 50 pazienti per il primo anno e 100 pazienti nel secondo anno
- corsi di aggiornamento
per i medici specialisti, psicologi e il personale infermieristico
nella Rete Assistenziale: almeno 4 corsi di aggiornamento
e ostetrico dedicato operanti
nel primo anno, 3 nel secondo.
RISULTATI ATTESI
•
creare di un corretto
percorso diagnostico
(valutazione
del rischio di infertilità)
e terapeutico
per i giovani
pazienti oncologici
•
utilizzare
procedure
farmacologica
allo stato dell'arte
dell'ovaio,
per la preservazione
criopreservazione
della fertilità
di ovociti, criopreservazione
dei soggetti
a rischio (protezione
di tessuto ovarico, criopreservazione
del
liquido spermatico, ect.)
•
stilare linee guida regionali per la preservazione della fertilità
un programma di formazione continua su queste tematiche
in giovani affetti da patologia neo plastica e attivare
dedicato agli operatori
sanitari regionali.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI:
La creazione di un di una rete regionale interdisciplinare per l'attuazione di percorsi diagnostico-terapeutici
finalizzati
alla preservazione della fertilità in giovani affetti da patologia neoplastica e al successivo supporto alla procreazione
dei soggetti guariti regionale consentirà di ottenere trasparenza e qualità nel contesto di ogni decisione diagnostica e
terapeutica.
L'impiego di protocolli condivisi da esperti del settore su tutto il territorio regionale, lo sviluppo della
ricerca scientifica garantirà il raggiungimento di elevati livelli di qualità nell'assistenza di tutte le giovani pazienti
calabresi affette da patologia oncologiche in cui la preservazione della fertilità è mandatoria. Le giornate dedicate
agli incontri e i corsi di aggiornamento
garantiranno
la trasferibilità
dei risultati ottenuti e dei prodotti ai
professionisti
di tutta la regione che indirettamente
parteciperanno
al funzionamento
della rete stessa. La
realizzazione di un percorso territoriale di facile accesso per le donne eviterà inoltre la fuga delle stesse dalla regione,
riducendo le spese sanitarie dei DRG extraregionali. La possibilità di disporre di un team multidisciplinare, consentirà
sia di migliorare la qualità del' assistenza clinica, chirurgica e psicologica sia di garantire la continuità dell'assistenza.
La creazione di un di una rete regionale interdisciplinare
per l'attuazione
di percorsi diagnostico-terapeutici
alla preservazione della fertilità fornisce di per sé un modello immediatamente
ospedaliere di medesima tipologia presenti nel territorio nazionale.
RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
2013
ASPCosenza
158.936,25
ASPCrotone
158.936,25
ASP Catanzaro
158.936,25
ASP Vibo Valentia
158.936,25
ASP Reggio Calabria
158.936,25
AD Pugliese-Ciaccio Catanzaro
370.851,25
AD Annunziata Cosenza
158.936,25
AD Bianchi-Melacrino-Morelli
Reggio Calabria
158.936,25
trasferibile
finalizzati
alle altre strutture
2014
151.550,36
151.550,36
151.550,36
151.550,36
151.550,36
2015
151.550,36
151.550,36
151.550,36
151.550,36
151.550,36
353.617,50
151.550,35
353.617,50
151.550,35
151.550,35
151.550,35
1.414.470,00
1.414.470,00
AD Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
1.483.405,00
Assegnazione delle risorse in eguale quota per
AO - in" AO Pugliese/Ciaccio Catanzaro
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OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE: 12.lmplementazione
di percorsi diagnostico-assistenziali
supporto per migliorare la vita delle donne affette da malattie croniche invalidanti
sfera uro-genitale (endometriosi infiltrante, vulvodinia, cistite interstiziale)
TITOLO PROGETIO: Implementazione di percorsi diagnostico-assistenziali
migliorare la vita delle pazienti con endometriosi infiltrante
e di
della
e di supporto per
DURATA: 36 mesi
Regione calabria
REFERENTE: Dirigente di Servizio "Attività
Territoriali"
Servizio13. [email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA
L'endometriosi
è una patologia
infiammatoria
cronica
estrogeno-dipendente,
ad eziopatogenesi
multifattoriale,
caratterizzata dalla presenza di endometrio in sede ectopica. Colpisce fino al 10-15% delle donne in età riproduttiva
(sono più di 3 milioni le donne affette in Italia) ed è causa di infertilità nel 30-40% dei casi. La malattia è inoltre la
principale causa ginecologica di dolore pelvico cronico (chronic pelvic pain, CPP): l'endometriosi, è presente nel 5080% delle donne con CPP.Sebbene l'endometriosi sia la più frequente causa ginecologica di CPP,tuttavia esistono altre
condizioni non-ginecologiche
quali la sindrome del Colon Irritabile (Irritable Bowel Syndrome, IBS) o la Cistite
Interstiziale/Sindrome
della Vescica Dolorosa (Interstitial Cystitis/Painful Bladder Syndrome, IC/PBS) associate a CPP.
Una corretta diagnosi differenziale è fondamentale per differenti motivi: la gestione terapeutica di tali disturbi è
completamente differente da quella richiesta per l'endometriosi; l'iter diagnostico è spesso lunghissimo, e questo non
è accettabile soprattutto per una paziente che desidera avere una gravidanza; la paziente viene spesso sottoposta a
procedure inutili e costosissime che gravano irreparabilmente sulla spesa sanitaria. In molti casi, ancora, in assenza di
un corretto inquadramento diagnostico il CPP porta a lunghe e costose degenze in ospedale o addirittura ad interventi
chirurgici del tutto inutili se non controproducenti
e dannosi per la salute riproduttiva della donna. Accanto a questi
sopra citati che rappresentano costi diretti della malattia, esistono poi dei costi indiretti correlati all'endometriosi quali
la ridotta qualità di vita della donna, le ripercussioni psicologiche, la ridotta produttività
in ambiente lavorativo.
L'endometriosi infiltrante rappresenta la forma più severa ed invalidante e si associa quasi nel 100% dei casi a dolore
pelvico catameniale e dispareunia. Nel caso in cui ci sia poi anche interessamento colico, la dismenorrea correla con
sintomi intestinali quali la diarrea, la costipazione, la dischezia. In quasi 2/3 dei casi è proprio la sintomatologia
dolorosa a rappresentare l'indicazione all'intervento chirurgico. La dismenorrea e la dispareunia si risolvono nel 70 e
nel 65% dei casi, rispettivamente.
Tuttavia, si tratta
di una chirurgia
complessa non esente da rischi di sequele e
complicanze (rischio del 22% di resezione intestinale e 11% di complicanze maggiori). Proprio a causa della sua
complessità, l'intervento
chirurgico dovrebbe essere effettuato
esclusivamente da ginecologi con una elevata
expertise chirurgica e specializzati nel trattamento della chirurgia dell'endometriosi
infiltrante, nel contesto di una
equipe esperta e multidisciplinare (è necessaria presenza del chirurgo colo-retta le e dell'urologo). Pertanto, solo centri
specializzati che effettuano un numero minimo richiesto di interventi per endometriosi profonda all'anno (high volume
surgery), dovrebbero occuparsi del trattamento delle pazienti affette da tale patologia. Inoltre, anche se l'intervento è
spesso efficace nella risoluzione immediata dei sintomi, esiste comunque un rischio di recidiva e dunque di reintervento. La dismenorrea può ricomparire addirittura
nel 50-70% dei casi, soprattutto
quando il trattamento
chirurgico non è supportato da una adeguata terapia medica post-operatoria.
Sulla base di tali considerazioni, un
attento counseling della paziente associato ad un supporto oltre che clinico, anche psicologico sia nella fase di
diagnosi che del trattamento, è fondamentale. Poiché l'endometriosi si presenta soprattutto in età riproduttiva, nella
scelta del trattamento chirurgico va sempre considerato l'effetto e dell'endometriosi
per se e della chirurgia, sulle
capacità riproduttive della donna. In presenza di endometriosi infiltrante, effettuare un trattamento
chirurgico ha
significato solo in presenza di una sintomatologia
dolorosa resistente alla terapia medica, ,mentre il desiderio
riproduttivo
da solo non
è una indicazione alla chirurgia.
CONTESTO
Poiché la gestione della paziente con DIE è assai complessa sia per ragioni prettamente
cliniche che
diagnosi e trattamento
dovrebbero
essere effettuate
solo in centri specializzati. In Calabria non esiste ad oggi un
centro specializzato di riferimento per la prevenzione,
dell'endometriosi
infiltrante,
nello specifico.
Per tale
Regionale Specializzato che faccia capo ad un percorso
l'unitarietà della persona, istituisca su tutto il territorio:
a)nuove strategie di prevenzione basate sull'impiego di
pazienti a rischio;
b)nuovi percorsi diagnostici che facilitino
la diagnosi e la cura dell'endometriosi
in generale, e
motivo si rende necessaria la nascita di un Centro
clinico assistenziale che, sottolineando
la centralità e
strumenti
l'inquadramento
di prevenzione
già disponibili
della paziente con CPP consentendo
e validati nelle
di differenziare
il
dolore di natura endometriosica, di pertinenza ginecologica, da quello di natura non ginecologica quali IBS o
IC/PBS così da ottimizzare i tempi, ridurre i costi e migliorare la qualità di vita della paziente affetta da CPP a
breve e lungo termine;
c)nuove strategie terapeutiche (mediche e/o chirurgico) patient-tailored, attraverso la diffusione di protocolli
scientificamente rigorosi e standardizzati.
Definire una Rete di Assistenza Sanitaria Regionale in cui siano coinvolti: un centro altamente specializzato nella
gestione e nel trattamento
dell'endometriosi
e almeno 3 sedi che saranno identificati come centri satellite. Il
centro specializzato dovrà possedere tutti i requisiti richiesti per essere riconosciuto come Centro Regionale
Altamente
continuità
soprattutto
Specializzato: garantire il controllo dell'attività
assistenziale; disporre si personale medico
laparoscopica e di "fertility sparing"; garantire
clinica; volume adeguato di pazienti; assicurare la
ed infermieristico
dedicato;
expertise chirurgica
un percorso multidisciplinare
(Ginecologi, Chirurghi
Generali, Urologi, Radiologi, Patologi, Esperti di PMA, Psicologi, Nutrizionisti, Fisioterapisti, Terapisti del dolore.)
Il centro specializzato regionale si dovrà fare promotore, su tutto il territorio, attraverso un sistema di Rete
Assistenziale, della diffusione e dell'attuazione di protocolli condivisi per la prevenzione, la diagnosi (inclusa la
diagnosi differenziale del CPP endometriosi correlato da quello correlato
sicurezza oncologica e il sostegno psicologico delle pazienti con endometriosi.
a IBS e IC/PBS), il trattamento,
la
Le azioni previste nel presente progetto trovano rispondenza nelle finalità previste al Programma 13 Reti
assistenziali per intensità di cura, P13.l. Individuazione dei presidi secondo il modello Hub & Spoke secondo la
logica dell'intensità delle cure (es. rete trauma, oncologia, ictus, trapianti, ecc.); relativa individuazione dei Centri
di riferimento e P13.2. Definizione dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad
alcune aree di particolare interesse, in aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare,
che prevedano la
integrazione ospedale/territorio.
OBIETTIVI
Creare un Centro Regionale Altamente
ricerca dell'endometriosi
infiltrante.
Specializzato di riferimento
per la prevenzione,
la diagnosi, la cura e la
Informare le donne della esistenza della malattia, dei sintomi e segni con cui la patologia si presenta, informarla
della necessità di essere gestita in un centro specializzato, offrendo tutti i contatti e i numeri di riferimento.
Potenziare l'expertise del personale operante nel Centro di Riferimento, formare ed addestrare medici specialisti
(ginecologi,
urologi, chirurghi,patologi,
radiologi)
medici di medicina generale, psicologi e personale
infermieristico dei distretti periferici della Rete Assistenziale Regionale.
Definire e diffondere comuni protocolli diagnostici e terapeutici
efficaci nella riduzione del dolore e nel
preservare il potenziale riproduttivo.
Creare un Registro Regionale di patologia che garantisca la completezza, l'omogeneità
dei dati, nonché il
controllo
dell'attività
clinica su tutto il territorio
e renda più facile l'accesso ai dati per studi clinici,
epidemiologici, ricerca scientifica e dati statistici.
Creare una cartella Cartella Clinica informatizzata presso il Centro di Riferimento, e diffonderla a tutta la rete
Assistenziale regionale cosi da garantire la completezza e l'omogeneità dei dati clinici e chirurgici, rendere più
facile l'estrapolazione dei dati stessi e la loro consultazione agli altri specialisti (chirurghi, urologi, medici della
riproduzione) operanti nella stesso centro o dei centri satelliti.
Promuovere la ricerca scientifica attraverso la condivisione dei dati ai fini di identificare nuove strategie di
prevenzione
primaria e di diagnosi precoce, prevenzione oncologica, terapie innovative.
TEMPI DI ATTUAZIONE
AZIONI
A 18 mesi: Identificare e potenziare un CENTRO SPECIALIZZATO REGIONALE; creare nel Centro un ambulatorio
dedicato e una Cartella Clinica informatizzata. Attivazione dei corsi di Aggiornamento per i medici e il personale
infermieristico dedicato operante presso la struttura centrale. Diffusione dei protocolli di prevenzione, diagnosi e
terapia nel centro e nelle unità satellite. Organizzazione di giornate informative svolte su tutto il territorio
dedicate alle pazienti. Organizzazione di giornate informative dedicate ai medici di medicina generale e dei
medici operanti sul territorio (ambulatori e consultori). Attivazione di corsi di formazione per i Ginecologi,
Urologi, Chirurghi Generali, Radiologi, Anatomo-Patologi,
Psicologi e per Personale infermieristico
dedicato
operante presso le sedi satellite.
A 36 mesi: Creazione di un registro regionale dell'endometriosi
(coinvolgente l'anatomia patologica). Attivazione
di sistemi di controllo e monitoraggio
della qualità nel sistema di prevenzione,
la diagnosi e la cura
dell'endometriosi,
dell'intera rete di assistenza regionale. Prosecuzione dei corsi di formazione per i medici
specialisti e attivazione di procedure di audit interna della qualità. Prosecuzione delle giornate formative e di
aggiornamento dedicate a pazienti e operatori della rete di Assistenza.
La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effetuata annualmente e coincide con la
valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del
triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto
costo/benefici.
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) :
•
Nascita di un centro regionale specializzato nella gestione di pazienti con endometriosi
•
Creazione di una cartella clinica informatizzata
•
Attivazione
•
Diffusione di depliant e volanti informativi
di un ambulatorio
per pazienti e medici di medicina generale
•
Gestione pazienti con endometriosi/anno:
minimo 150
•
Interventi
•
Corsi di formazione per personale medico e infermieristico
primo anno e 3 incontri nel corso del secondo anno.
•
Corsi di aggiornamento
per personale
medico
(ginecologi,
urologi,
chirurghi
colo-retta le, radiologi
anatomopatologi)
e infermieristico dedicato operanti nella rete assistenziale: almeno 4 incontri nel primo anno; 3
incontri nel corso del secondo anno,
•
Nascita di un registro regionale dell'endometriosi
endometriosi/anno:
dedicato
minimo 50
dedicato operante sul territorio:
che coinvolga anche l'anatomia
almeno 4 incontri nel
patologica.
RISULTATI ATTESI
Creare un percorso clinico assistenziale che: sottolinei la centralità e l'unitarietà della persona; istituisca su tutto il
territorio nuove strategie di prevenzione; istituisca nuovi percorsi diagnostici che ottimizzino i tempi della diagnosi;
riduca la spesa sanitaria; migliori la qualità di vita della paziente con endometriosi infiltrante e CPP da altre cause (IBS
e IC/PBS); istituisca strategie terapeutiche personalizzate.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm
La realizzazione di un percorso territoriale
di elevati livelli di qualità nell'assistenza
di facile accesso per le donne con endometriosi garantirà il raggiungi mento
di tutte le pazienti calabresi affette da endometriosi, consentirà anche di
ridurre i tempi per la diagnosi della patologia, riducendo i costi diretti e indiretti ad essa correlata. La presenza di un
centro che offre qualità e continuità assistenziale, eviterà la fuga delle pazienti stesse dalla regione, riducendo le
spese sanitarie dei DRG extraregionali.
La possibilità di disporre di un team multidisciplinare,
consentirà sia di
migliorare la qualità dell'assistenza clinica, chirurgica e psicologica sia di garantire la continuità dell'assistenza nel
tempo e in tutta la regione. La nascita di un registro regionale dell'endometriosi
faciliterà il controllo della qualità dei
dati, la condivisione dei dati stessi e il loro impiego a fini statistici, epidemiologici e di ricerca. La nascita di una Rete
Assistenziale Regionale per la gestione dell'endometriosi
trasferibile
alle altre strutture
'*'-~
in Calabria, fornisce di per sé un modello immediatamente
ospedaliere di medesima tipologia presenti nel territorio
nazionale.
1S
t"
~
RIPARTO DELLE RISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20.02.2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE: 13. Implementazione della Rete Nazionale dei centri territoriali
per la prevenzione primaria e la diagnosi precoce delle infezioni da HPV
TITOLO DEL PROGETIO: Prevenzione delle Infezioni da HPV attraverso
la
vaccinazione
DURATA:36 mesi
REFERENTE:Dirigente del Servizio "Prevenzione e promozione della salute" -
Regione Calabria
[email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA
L'infezione da HPV è estremamente
donne sessualmente
frequente
nella popolazione:
si stima, infatti, che almeno il 75% delle
attive si infetti nel corso della propria vita con un virus Hpv di qualunque
tipo, e che
oltre il 50% si infetti con un tipo ad alto rischio oncogeno. A livello mondiale, la prevalenza delle infezioni da
Hpv in donne asintomatiche
varia dal 2% al 44%. Negli Stati Uniti, secondo uno studio pubblicato
nel
febbraio 2007, risulta positivo all'Hpv il 26,8% delle donne fra i 14 e i 59 anni, pari a 24,9 milioni di donne in
tutto il Paese.
In Italia, studi condotti
programmi
in donne di età tra 17 e 70 anni, in occasione di controlli
di screening organizzato, mostrano
una prevalenza per qualunque
ginecologici di routine o di
tipo di Hpv compresa tra 7 e
16%. La prevalenza aumenta al 35-54% in caso di donne con diagnosi di citologia anormale, per raggiungere
il 96% in caso di displasia severa o oltre. La prevalenza delle infezioni da Hpv varia con l'età:
nelle giovani donne sessualmente
attive,
mentre
un secondo picco di prevalenza
intorno alla menopausa o dopo. Uno studio condotto
nell'Italia settentrionale
è più elevata
si nota nelle donne
in donne tra 25 e 70 anni ha
mostrato come la prevalenza diminuisca dal 13-14% nella fascia di età 25-39 anni, all'l1%
nelle donne tra
40 e 44 anni, e al 5% nelle donne oltre i 44 anni.
è il 16, pari al 30% circa di tutte le infezioni. In ogni
caso, la maggior parte delle infezioni (fra il 70 e il 90%) è transitoria, perché il virus viene eliminato dal
sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. In particolare, è stato documentato che, a
Nelle casistiche italiane, il tipo di virus più frequente
distanza di 18 mesi dall'infezione,
1'80% delle donne era Hpv-negativa.
verso la persistenza sembra dipendere
dal tipo del virus, ed
La probabilità
che l'infezione
evolva
è più elevata per i tipi ad alto rischio, incluso
l'Hpv 16.
CONTESTO
L'Intesa del 20/12/2007,
raggiungimento
programma
aveva fissato
di una copertura
di vaccinazione.
marzo 2012, ha confermato
obiettivo
di copertura
dell'obiettivo
come obiettivo
del programma
~95%, con tre dosi di vaccino,
di immunizzazione
entro
i cinque
per HPV il
anni dall'inizio
del
Il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale 2012-2014, approvato
le scelte strategiche
vaccina le. Tuttavia,
posto all'epoca, esso
alla
indicate
nell'Intesa
luce delle
del 2007, in termini
difficoltà
incontrate
è stato rimodulato come segue: "Raggiungimento
nel
a
di target
e
raggiungimento
di coperture vaccinali
per 3 dosi di HPV ~ 70% nelle dodicenni a partire dalla coorte del 2001, ~ 80% nelle dodicenni a partire dalla
coorte del 2002, ~ 95% nelle dodicenni a partire dalla coorte del 2003". La vaccinazione HPV è stata attivata
nel 2010 è stata implementata
in Calabria a partire dal 2008 ma soltanto
30.06.10 le coperture
coorte
raggiunte in Calabria per 3 dosi di HPV sono: 53% per la coorte 1997 e 23,4% per la
1998. L'attività
prestazioni
vaccinale
e ciò condiziona
svolta
previsti
caratteristiche
tempi
per
le procedure
demografiche
di accesso inadeguati
nelle ASP calabresi
negativamente
maggioranza dei servizi vaccinali presenti
sicurezza
in tutte le ASP della regione. AI
l'adesione
sul territorio
vaccinali.
delle popolazioni
si caratterizza
ad una vaccinazione
regionale
L'allocazione
per la disomogeneità
di recente
introduzione.
La
non risponde agli standard di qualità e
delle
sedi vaccinali
risponde
~co
ivi residenti, ed i servizi risultano poco fruibili Ipblic~~
che in alcune sedi favoriscono
delle
sedute vaccinali
sovraffolla
8IC
t-I
alle
~
I p~<iCJftaI
~\~
~~
"?r
O\U
e.
sanitario e sotto utilizzato in molte sedi ed insufficiente
alle vaccinazione e ciò favorisce una comunicazione
in altre, prevale l'utilizzo di personale non dedicato
poco efficace.
Inoltre con il DCA n. 43 del 21 maggio 2015, si è approvato,
per quanto
riguarda
la vaccinazione
anti-HPV
tra l'altro,
ha introdotto
dodicesimo anno di vita e nelle donne 25-enni. In quest'ultimo
bidirezionale
donne
con il primo appuntamento
25-enni
sarà mantenuta
antecedentemente
ed
in Nuova Calendario vaccinale che
l'offerta
attiva
a favore
caso, per poter sfruttare
per lo screening della cervice uterina.
utilizzata
per
recuperare
quante
non
generale, a far aumentare
coorti già oggetto
le coperture
di offerta
donne
potrà
fossero
state
facenti
dell'offerta
tutte le fasce d'età, soprattutto
femminile
se sarà accompagnata
si potrà contare sulla collaborazione
anno di età e nelle
e buoni livelli di copertura
del vaccino anti-papilloma
virus,
previsti dal
nella popolazione
questa nuova strategia, che
favorirà l'aumento
con un'adeguata
parte della
all'attenzione
i livelli di copertura
la priorità di vaccinare le dodicenni;
vaccinate
virus a favore dei
il vaccino
vaccinali anche nelle ragazzine al dodicesimo
Fino ad adesso è stata rispettata
prevede l'ampliamento
riportando
attiva. La Regione così punta a raggiungere
Piano Nazionale di Prevenzione nella popolazione
maschile.
contribuire,
sinergico
del vaccino alle
coorte 1995, avranno raggiunto e superato tale età. La campagna vaccinale anti-papilloma
di giovani
l'effetto
al
L'offerta
anche quando, tra cinque anni circa, le prime ragazze vaccinate
maschi e della nuova coorte
dei maschi
promozione
delle coperture
attraverso
in
i media e se
di tutti gli Operatori della Sanità regionale.
BREVE DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La campagna vaccinale sarà coordinata
dal Dipartimento
MMG, ed altri servizi socio-sanitari
quali ad es. (consultori
individuate
e successivamente
dalle liste anagrafiche
comportamenti
e le procedure
verranno
di Prevenzione
familiari
invitate
con il coinvolgimento
dei
PLS,
ecc.). I soggetti da vaccinare verranno
mediante
realizzati corsi di formazione,
lettera.
AI fine di omologare
con il coinvolgimento
di tutti
i
gli
attori della rete quali:
•
Operatori dei centri vaccinali
•
MMG
•
PLS
•
Ostetriche e Ginecologi sia Consultoriali
Anche
la comunicazione
e l'informazione
che Ospedalieri .
rivolta
ai cittadini,
dovrà
adottare
strategie
comunicative
specifiche affinchè si possa raggiungere una adesione consapevole alla vaccinazione.
OBIETTIVI
•
Prevenzione delle Infezioni da HPV 16/18 attraverso
•
Implementazione
dell'adesione
•
Pianificazione d'interventi
•
Coinvolgimento
•
Formazione degli operatori
la vaccinazione HPV come da calendario avccinale.
alla vaccinazione.
mirati per le categorie fragili.
di altri servizi sanitari (es. Consultori) al fine di offrire attivamente
sanitari coinvolti,
(MMG, PLS, operatori
la vaccinazione.
dei centri vaccinali e dei Consultori
Familiari)
•
Informazione
rivolta a tutta la comunità al fine di migliorare l'adesione consapevole alla vaccinazione.
AZIONI E TEMPI DI ATTUAZIONE
•
Offerta attiva della vaccinazione mediante lettera.
•
Ridurre le diseguaglianze nell'offerta
vaccinali.
•
vaccinale sul territorio
regionale migliorando
la qualità dei servizi
•
Informazione
e coinvolgimento
al progetto
di (MMG,
PLS, Ostetriche,
aziendali Formazione di tutto il personale mediante corsi interdisciplinari
•
Campagne informative
rivolte alla popolazione
La durata del progetto
è di tre anni, la verifica viene effettuata
effettuata
annualmente
Centri Screening
e/o Peer Education.
utilizzando strategie comunicative
famiglie, associazioni giovanili, scuole (docenti referenti per l'educazione
dello stato di attuazione
Ginecologi,
specifiche destinate a
alla salute).
e coincide con la valutazione
del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
del triennio
la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato)
•
Chiamata attiva mediante lettera alla coorte individuate
•
Vaccinare il 70% delle dodicenni per 3 dosi di HPV
•
Riqualificare i servizi vaccinali presenti sul territorio
•
Campagne informative
•
Produrre materiale informativo
•
Realizzare corsi di formazione
mediante una ridistribuzione
degli stessi
scolastiche dirette ai docenti referenti alla salute delle scuole medie inf.
multilingua
con tutti gli attori della rete
RISULTATI ATTESI
Prevenzione delle infezioni da HPV 16/18.
Incremento delle coperture vaccinali.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm
Definire strategie operative che permettono
di implementare
la vaccinazione in Calabria
RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE
Azienda
ASPCosenza
ASPCrotone
ASP catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reggio calabria
2013
2014
202.770,25
48.491,43
212.804,50
43.831,75
102.194,22
91.846,85
46.360,54
156.460,56
41.428,06
140.514,84
2015
212.804,50
43.831,75
91.846,85
41.428,06
140.514,84
AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AO Annunziata Cosenza
AO Bianchi-Melacrino-Morelli
Reggio Calabria
AO Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
556.277,00
530.426,00
530.426,00
Assegnazione delle risorse a quota capitaria
sarà
OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETTUALE : 14. Implementazione
della rete nazionale dei centri territoriali
per la
prevenzione primaria e la diagnosi precoce dei tumori dell'apparato genitale maschile
TITOLO PROGETTO: Implementazione rete oncologica per la diagnosi precoce dei tumori
maschili
Regione calabria
DURATA: 36 mesi
REFERENTE: Dirigente servizio 9 Prevenzione promozione
della salute, medicina veterinaria
Servizio9. [email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA:
Il carcinoma prostatico e divenuto, nell'ultimo decennio, il tumore piu frequente nella popolazione maschile dei Paesi
occidentali. Alla base di questo fenomeno, piu che la presenza di fattori di rischio, esiste la maggiore probabilita di
diagnosticare tale malattia, che è presente in forma latente nel 15-30% dei soggetti oltre i 50 anni e in circa il 70%
degli ottantenni.
La diffusione del dosaggio dell'antigene
prostatico specifico (PSA) nell'ultimo
decennio ha
profondamente modificato l'epidemiologia di questo tumore, anche in senso qualitativo.
L'emergere di forme clinicamente silenti e biologicamente non aggressive ha infatti reso piu difficile l'interpretazione
degli studi eziologici e la valutazione della diversa distribuzione dei fattori di rischio in passato correlati all'insorgenza
di questa malattia, tra i quali il consumo elevato di carne e latticini, dieta ricca di calcio (con conseguente elevata
concentrazione di IGF-I ematico) e alti livellidi androgeni nel sangue.
La malattia appare peraltro legata a fattori ereditari in una minoranza dei casi «15%). Allo stato attuale, mentre e in
discussione l'attuazione dello screening organizzato, esistono evidenze sufficienti che attribuiscono a questa pratica
un'elevata quantita di sovradiagnosi.
I GCT rappresentano circa 1-1,5% di tutte le neoplasie dell'uomo, e rappresentano la neoplasia maligna più frequente
nei maschi di età compresa tra i 15 e 40 anni. L'incidenza dei tumori del testicolo è di 3-6 nuovi casi all'anno per
100.000 maschi nei paesi occidentali,
con un aumento
di incidenza osservato negli ultimi 30 anni. Circa il 95% sono
neoplasie primitive del testicolo, mentre nel 5% dei casi vi è una sede primitiva extragonadica, più frequentemente
nel mediastino o nel retroperitoneo.
Nel 40% dei casi si tratta di seminoma puro, mentre circa il 60% sono tumori
non-seminomatosi o tumori misti.
Fattori di rischio ben definiti sono rappresentati dalla presenza di un tumore nel testicolo controlaterale
o di
neoplasia testicolare intraepiteliale (TIN), una storia di criptorchidismo o di testicolo ritenuto, un testicolo ipotrofico,
la sindrome di Klinefelter. La presenza di infertilità o di riduzione della fertilità può avere un ruolo importante nello
sviluppo di queste neoplasie ed è comunque argomento di studio. Una storia familiare di tumore testicolare tra i
parenti di primo grado è stata riportata in alcuni casi.
Il tumore del testicolo è generalmente
sospettato ali' esame clinico. Un' ecografia testicolare è necessaria per
confermare il sospetto clinico. La diagnosi patologica è basata sull'esame istologico del testicolo rimosso mediante
orchiectomia condotta per via inguinale. La biopsia intraoperatoria
molto raramente è necessaria. La chirurgia con
preservazione d'organo può essere un'alternativa solo in casi molto selezionati: come ad esempio in pazienti con
livelli di testosterone preoperatorio normali e piccole neoplasie bilaterali sincrone senza invasione della rete testis,
o tumori controlaterali
metacroni, o in casi di paziente mono-orchide. Nei pazienti che esordiscono con malattia
extragonadica primitiva è necessario effettuare la biopsia della lesione, con la procedura meno invasiva possibile.
Nei pazienti con GCT metastatico a prognosi sfavorevole, in cui la chemioterapia
deve essere iniziata il prima
possibile, può rendersi necessario posticipare l'intervento di orchiectomia dopo la fine del primo ciclo o al termine
del programma chemioterapico.
CONTESTO:
Nel 2011 si sono osservati 7.520 decessi per cancro prostatico (ISTAT), pur considerando che le comorbidità
generalmente
presenti nelle persone anziane possono rendere complesso separare i decessi per tumore della
prostata da quelli con tumore della prostata. In considerazione della diversa aggressività delle differenti forme
tumorali, il carcinoma prostatico, pur trovandosi al primo posto per incidenza, occupa il terzo posto nella scala della
mortalità
(8% sul totale dei decessi oncologici),
nella quasi totalità
dei casi riguardanti
Si tratta comunque di una causa di morte in costante moderata diminuzione
maschi al ?i~~$
(-1,8% per anno)
13
\* ,....\
o r~UII v
A conferma del diverso ruolo giocato dall'anticipazione diagnostica, legata ad una consistente quota di sovradiagnosi
nell'Italia settentrionale,
rispetto al Centro e al Meridione, non si osservano sostanziali differenze di mortalità per
questa neoplasia fra le varie aree del Paese, con livelli assestati sui 15 decessi ogni 100.000 abitanti/anno.
il tasso d'incidenza dei tumori del testicolo si colloca in Italia a livello di fascia medio alta, attorno a 6xl00.000 con
una stima attorno a 1.600-2.000 nuovi casi fanno quasi equamente ripartita fra seminomi e non seminomi. Nella
fascia di eta fino a 50 anni costituiscono la principale malattia neo plastica assommando al 12% di tutte le diagnosi nel
genere maschile. Dopo i 50 anni l'incidenza si riduce del 90% e oltre i 70 anni vi sono non piu di una cinquantina
di
casi/anno.
Quasi 40.000 persone hanno avuto una diagnosi in Italia di tumore al testicolo nel corso della vita con valori di circa il
10% da meno di due anni, 14% da 2-5 anni, 17% da 5-10 anni, 11% da 10-20 anni ed oltre un terzo da oltre venti
anni6. La proporzione maggiore e al Nord con circa 140xl00.000 maschi mentre neoplasie per singole sedi i numeri
del cancro in italia al Sud scende attorno a 100xl00.000, con un dato medio nazionale attorno a 120x100.000.
Indubbiamente
il numero di guariti da tumore a testicolo rappresenta un'importante
popolazione di studio per le
possibili complicanze a lungo termine dei trattamenti impiegati.
OBIETTIVI:
In tale contesto
assistenziali
è quello di definire ed implementare
lo scopo de progetto
strutturati
in rete oncologica
per la prevenzione
dei percorsi
diagnostico-terapeutico
e la diagnosi precoce dei tumori
della prostata
e del
testicolo.
I principi generali che devono essere perseguiti nella caratterizzazione
•
rispondere all'incremento
dell'incidenza
•
puntare sull' appropriatezza
della rete per i tumori maschili sono i seguenti:
delle patologie con cure specifiche di alta qualità;
e sulla sobrietà nell'impiego
della diagnostica,
degli strumenti
terapeutici
e delle
scelte di tipologia assistenziale;
•
ridurre la migrazione sanitaria extraregionale
•
superare
la frammentarietà
diagnostico-terapeutico
all'lnformation,
per interventi
e la disomogeneità
delle
razionalizzare l'impiego di risorse umane e materiali;
•
puntare
•
assicurare
accreditamento
assistenziali,
ottimizzando
il percorso
il ricorso a soluzioni innovative
relative
& Technology (ICT);
•
organizzativi
prestazioni
e assistenziale del paziente, anche mediante
Communication
sull'
sul carcinoma prostatico;
professionale
delle
strutture
assistenziali
e sull'uso
di adeguati
strumenti
e gestionali;
ambiti
professionale
di ricerca
di base e clinica
adeguati
alle aspettative
dei pazienti
e della
comunità
oncologica.
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto
stato di attuazione
è di tre anni, la verifica viene effettuata
del P.O. 2013-2015
annualmente
e coincide con la valutazione
di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
del triennio
dello
sarà effettuata
la
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
Il coordinamento
della rete oncologica prevista dal P.O. 2013-2015 identifica la pianificazione
degli aspetti metodologici
per garantire procedure standardizzate, il controllo dei processi e le strategie finalizzate alla prevenzione e cura.
La Regione sviluppa la strategia, fornisce indirizzi , adotta linee guida, definisce modelli organizzativi, effettua il
monitoraggio
attraverso la rilevazione di informazioni pertinenti, cura lo scambio di esperienze, la formazione e
l'aggiornamento, cura la comunicazione con campagne o altre iniziative, porta avanti per il controllo e il miglioramento
della qualità dei programmi locali. Tutto ciò sarà realizzato mediante la stesura di specifici PDTA e campagne
informativa specifica.
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) :
Riduzione della percentuale
Riduzione % indagini inutili
di migrazione sanitaria
RISULTATI ATTESI:
POTA per i tumori della prostata
POTA per i tumori del testicolo
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm:
Il modello organizzativo del lavoro in rete per i tumori della prostata e del testicolo è trasferibile
sanitarie ed ospedaliere Calabresi.
in tutte le Aziende
RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
2013
202.770,25
48.491,43
102.194,22
46.360,54
156.460,56
ASPCosenza
ASPCrotone
ASP Catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reggio Calabria
2014
212.804,50
43.831,75
91.846,85
41.428,06
140.514,84
2015
212.804,50
43.831,75
91.846,85
41.428,06
140.514,84
AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AO Annunziata Cosenza
AO Bianchi-Melacrino-Morelli
Reggio Calabria
AO Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
556.277,00
530.426,00
530.426,00
Assegnazione delle risorse a quota capitarla
46
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : 15. Definizione di modelli di assistenza ai bambini e adolescenti
affetti da patologie croniche, disturbi del comportamento,
dell'apprendimento
e del
linguaggio, da autismo, da disturbo del deficit da attenzione/iperattività
(ADHD) e da
psicosi affettive e non affettive dell'infanzia e dell'adolescenza mediante l'organizzazione
di Centri di riferimento
Regione Calabria
a valenza regionale e/o interrregionale
e la realizzazione di reti
assistenziali
TITOLO PROGETIO : Percorsi clinico-assistenziale integrati per minori con patologie
neuropsichiche, neurologiche, psichiatriche, neuropsicologiche e del neuro sviluppo.
DURATA: 36 mesi
REFERENTE: Dirigente Servizio "Attività
Territoriale"
servizio13. tuteladellasal [email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA:
La Neuropsichiatria Infantile è quella disciplina che attraverso le sue Strutture: le Unità Operative di Neuropsichiatria
dell'Infanzia e dell'Adolescenza (UONPIA) a livello Universitario, Ospedaliero
e soprattutto
Territoriali
si occupa
dell'ampio spettro delle patologie citate indicate nella linea 15 dell'Accordo Stato/Regioni del 20.2.2014 piuttosto
complesse in quanto trattasi di patologie:
•
dello sviluppo e o presenti nell'arco evolutivo del minore;
•
che interferiscono
•
prevalentemente
•
che in gran parte necessitano di interventi
•
che richiedono interventi
sui processi di crescita determinando
ritardi, distorsioni o devianze dello stesso;
croniche ad elevato potenziale disabilitante
articolati
e a notevole impatto emotivo;
globali per tutto l'arco evolutivo della vita e anche in età adulta;
prolungati
nel tempo sia di tipo squisitamente
clinico che socio-ambientale;
• ad elevata incidenza cronica e disabilitanti che richiedono interventi globali, individuali e contestuali per tutto
l'arco evolutivo, con attenzione,al suo processo di crescita, e al contesto familiare e ambientale.
La problematica
neuropsichiatrica
ivi compresa la disabilità in età evolutiva e adolescenziale è notevolmente
presente nella nostra realtà calabrese anche se sottovalutata sia sul piano preventivo che diagnostico curativo che
riabilitativo e di organizzazione dei servizi e del relativo organico.
I pochi servizi e presidi che svolgono funzioni relative a tale settore non sono ancora inseriti in un quadro globale di
intervento, malgrado, i Progetti Obiettivi Materno Infantile (P.O.M.I.) e Tutela Salute Mentali (P.O.T.S.M.) legati al
Piano Sanitario Nazionale, ne individuino le competenze e l'organizzazione.
La tutela della salute Neuropisichiatrica in età evolutiva e adolescenziale, di fatto, costituisce un impegno di "valenza
strategica" del sistema sociosanitario, per il riflesso che gli interventi medesimi in questa fascia di età 0-18 hanno
sulla qualità del benessere psico-fisico nella popolazione complessiva attuale e futura. L'ultimo P.O.M.l.sostiene,
infatti, che "le patologia neuropsichiatriche dell'adulto fondano molto spesso le loro basi nell'età evolutiva".
'che nel 49% dei casi di patologia adulta, il soggetto ha presentato dei segnali in età evolutiva. ".
CONTESTO:
Da quanto emerge dai dati sull'argomento vi è un incremento dei disturbi psicopatologici
situazioni traumatiche
o malattie croniche
presentano un rischio piuttosto alto
Sembra
in età evolutiva. Minori con
nello sviluppare patologie
psichiatriche, e che lo stesso awiene nei bambini con un disturbo neuropsichico. Sappiamo pure che a fronte di una
patologia grave in qualunque componente di una famiglia, tale rischio aumenta per tutti i componenti, adulti e
bambini.
Di conseguenza un intervento adeguato di supporto in queste situazioni trasforma i fattori di rischio in
fattori protettivi, sia per i ragazzi che per l'ambiente che li circonda.
I servizi di NPIA nella nostra realtà stanno lavorando sull'individuazione
e la sperimentazione di modelli organizzativi
gestionali e clinici per la presa in carico dei disturbi mentali in età evolutiva, per la riabilitazione in età evolutiva per il
trattamento
integrato delle disabilità Neuromotorie in Età Evolutiva e per i disturbi dello sviluppo e dello spettro
autistico.
La vasta area del bisogno Neuropsichiatrico
in età evolutiva e la complessa articolazione degli interventi sia
intrasversale che in verticale (multidisciplinarietà,
Rete, appropriatezza e durata della presa in carico ), l'aumento dei
fattori di rischio ambientali, l'incremento delle problematiche e l'attuale letteratura scientifica internazionale che
conferma la valenza che interventi
naturale di questi minori portatori
clinici appropriati e precoci hanno nel modificare in modo SOS'.J.CIt~tH:..
di situazioni problematiche
a cui va incluso tutto il disa .
situazioni
di rischio per la salute mentale,
ci spingono a individuare
ulteriori
e qualificati
interventi
che incidano
positivamente sula qualità di vita dei minori con tali problematiche.
Ciò risponde ad un principio irrinunciabile del diritto alla cura, all'assistenza e all'integrazione sociale del minore in
difficoltà sia essa psichiatrica, neurologica, neuropsicologica e o psicosociale. Diventa, quindi, una responsabilità del
mondo sanitario utilizzare tutti gli strumenti attualmente a disposizione per impedire l'acuirsi di situazioni di disagio e
l'evoluzione verso quadri patologici più strutturati,
riducendo contestualmente
la sofferenza e le limitazioni del
minore, gli oneri assistenziali della famiglia, della sanità e della società.
E' fondamentale,
pertanto pensare alla realizzazione di strutture o a reti di strutture capaci di garantire governo
Clinico, processi operativi integrati e interventi specialistici e contesti di vita competenti che riducano o limitano gli
interventi riabilitativi
in strutture sanitarie facilitando l'uso e l'utilizzo di situazioni esperienziali negli ambienti
quotidiani di vita, favorire l'empawerment
degli operatori presenti nei luoghi e nei contesti di vita del minore con
bisogni specifici evitando, quando possibile, che tutto ciò che è per lui abbia il significato di terapia e quindi non di
integrazione, ma di separazione ( es. ippoterapia, arteterpia, idroterapia, pet-terapy, aromoterapia).
Creare cultura,ambienti e contesti di vita competenti, che correttamente indirizzati possano contribuire al processo di
crescita del minore con bisogni specifici insieme ai suoi pari. Realizzare una presa in carico clinica che si occupa e si
preoccupa della crescita del minore malgrado la situazione problematica e garantire così una presa in carico globale e
contemporaneamente
specifica
per quel
minore
con quella
specifica
problematica
che vive
e cresce in un
determinato contesto. Allo stato attuale non esiste in Calabria una Struttura dedicata al trattamento
integrato delle
disabilità infantili e ciò provoca un enorme dispendio di risorse sia umane che economiche con risultati spesso o a
volte tutt'altro che Soddisfacenti.
La carenza di tali strutture costringe i minori con le loro famiglie ad una emigrazione sanitaria verso Strutture
prevalentemente del Nord Italia con oneri economici piuttosto impegnativi e con estremi disagi per le Famiglie, per il
nostro Sistema Sanitario e sociale. Di conseguenza è necessario prestare particolare attenzione ai bisogni dell'infanzia
e dell'adolescenza e oggi ciò costituisce un impegno di "valenza strategica" dei sistemi sociosanitari, per il riflesso che
gli interventi di promozione della salute, di cura e riabilitazione, in questa fascia di età 0-18 hanno sulla qualità del
benessere psico-fisico nella popolazione complessiva attuale e futura.
Il P.O. 2013-2015 al Programma 14 Riequilibrio ospedale-territorio
prevede al P14.8.5.3) la Riqualificazione
dell'assistenza territoriale per pazienti psichiatrici e al P14.8.5.5) l'Implementazione
dell'assistenza territoriale per
Minori.
OBIETTIVI :
Con il presente
•
•
progetto si intende apportare
appropriatezza
a quanto già in essere un miglioramento
della:
e qualità delle prestazioni erogate (centro di eccellenza per il trattamento
rete assistenziale e riabilitativa
territoriale
garantita dalle UO territoriali
integrato)
di NPIA
•
crescita professionale degli operatori
•
qualità delle prestazioni erogate con riduzione della migrazione sanitaria
•
qualità di vita dei minori medesimi e delle famiglie
•
competenza del contesto e dell'erogazione degli interventi offerti (attività educative e del tempo libero, attività
laboratoristiche e costruttive che facilitano l'acquisizione di abilità, saperi e favoriscono ove possibile un
orientamento lavorativo).
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto
stato di attuazione
coinvolti
è di tre anni, la verifica viene effettuata
del P.O. 2013-2015
annualmente
e coincide con la valutazione
di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
del triennio
dello
sarà effettuata
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
Il progetto integra, implementa e dà continuità alle progettualità precedentemente
ne II'ASP di Catanzaro con estensione a livello delle altre Aziende Regionali.
realizzate in via sperimentale
•
Occorre effettuare l'analisi dell'esistente con l'individuazione delle strutture da coinvolgere rispetto alle
specifiche competenze in relazione alle patologie croniche, ai disturbi del comportamento,
dell'apprendimento
e del linguaggio, da autismo, da disturbo del deficit da attenzione/iperattività
(ADHD) e da psicosi affettive e
non affettive dell'infanzia e dell'adolescenza;
•
realizzare un percorso clinico per ciascuna struttura
coinvolta;
•
creare una rete delle Strutture
del governo
con costruzione
clinico e del percorso
la
trasversale e verticale dei servizi coinvolti;
•
effettuare
attività formative
•
applicare il corretto utilizzo di interventi e azioni riconosciuti in letteratura scientifica come strumenti idonei a
contrastare il potenziale evolutivo delle patologie citate ( interventi chirurgici clinici farmacologici, ortesi, ausili
tecnologici per la gestione ambientale il gioco la comunicazione e gli apprendimenti ecc)
•
Coinvolgere i portatori
•
realizzare dei laboratori creativi costruttivi
•
Collaborare con i servizi territoriali per la predisposizione di protocolli operativi che prevedano interventi atti a
favorire un contesto competente
che consenta un migliore risultato sul piano motivazionale,
quali la
partecipazione
rispondenti
ai ruoli e alle competenze
specifiche del personale coinvolto;
di interesse;
attiva del minore
e interattivi;
in integrazione
con i coetanei,
al fine di rendere
più funzionale
quanto
appreso e impostato nelle strutture sanitarie, attraverso attività in Piscina, Ludoteche, maneggi, agriturismi,
spazi o strutture ludiche o sportive alternative utili per sviluppare e o favorire anche ove possibile un percorso
di orientamento lavorativo.
•
Individuare e condividere strumenti valutativi per la presa in carico individuale del minore, in collaborazione
con la famiglia e le strutture coinvolte, con l'obiettivo come espressamente definito nelle Linee Guida per la
Riabilitazione del 2011 di "Guadagnare Salute" e costruire Ben-Essere per motivare il minore alla crescita e alla
messa in gioco malgrado i limiti posti dalla patologia.
INDICATORI:
•
n° utilizzo di scale di valutazione funzionale validate
la partecipazione sociale
in relazione alle performance
•
n° di trattamenti/anno
•
n° di ricoveri fuori regione e per quale tipologia di problemi
•
n. di trattamenti/anno
di chirurgia funzionale
•
n. di trattamenti/anno
farmacologici
•
n° trattamenti
•
n° interventi
individuate
e per l'autonomia
e
in regione
farmacologici
per la spasticità (tossina botulinica,
pompe al baclofene, ecc.)
per altre problematiche
di attività competenti
(n° invii in piscina, in laboratori costruttivi
e artistici, in agriturismi
ecc.)
RISULTATI ATTESI:
Creazione di modello di percoso clinico-assistenziale
integrato
per bambini ed adolescenti affetti da patologie croniche,
disturbi del comportamento,
dell'apprendimento
e del linguaggio, da autismo, da disturbo
del deficit da
attenzione/iperattività
(ADHD) e da psicosi affettive e non affettive dell'infanzia e dell'adolescenza.
Realizzazione di un Centro di riferimento a valenza regionale.
Potenzia mento e realizzazione di reti assistenziali per patologie neurologiche, psichiatriche, neuropsicologiche e del
neurosviluppo in età infantile e adolescenziale.
TRASFERIBIUTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm: Il modello organizzativo di un percorso clinico assistenziale integrato
per minori con disturbi neuropsichici
è trasferibile in tutte le ASP e AD della Calabria.
RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
2013
540.720,54
129.310,46
272.517,87
123.628,07
417.228,06
ASPCosenza
ASPCrotone
ASP Catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reggio Calabria
2014
515.937,82
123.997,39
259.829,24
117.197,49
397.508,05
2015
515.937,82
123.997,39
259.829,24
117.197,49
397.508,05
AD Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AD Annunziata Cosenza
AD Bianchi-Melacrino-Morelli
Reggio Calabria
AD Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
1.414.470,00
1.483.405,00
1.414.470,00
Assegnazione delle risorse a quota capitaria';
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49
OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETTUALE : 16. Sviluppo di strumenti del governo clinico e della valutazione della
qualità e della sicurezza delle prestazioni - Risk Management
TITOLO PROGETTO: Sicurezza e rischio clinico
DURATA: 36 mesi
REFERENTE : Dirigente
Regione calabria
del Settore
n.5 Attività
Ospedaliera
urge nza settore5. [email protected].
ed Emergenza
-
it
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA:
Il Governo Clinico (Clinica I Governance) può essere definito come "il contesto in cui i servizi sanitari si rendono
responsabili del miglioramento continuo della qualità dell'assistenza e mantengono elevati livelli di prestazioni
creando un ambiente che favorisce l'espressione dell'eccellenza clinica, assistenziale ed organizzativa, nel limite
delle risorse disponibili" (NHS, UK,1998).
L'attuazione
di politiche
di governo clinico rappresenta
un obiettivo
strategico
finalizzato
a creare maggiore
coerenza e trasparenza, a migliorare la qualità dei servizi erogati, a garantire alle istituzioni coinvolte
supporto per definire priorità ed operare scelte di allocazione delle risorse limitate, in modo sistematico,
operare le cure mediche in piena sicurezza.
un
ad
Il processo prevede che si passi da una logica di "governement"
ad
(regole, prescrizioni,
divieti, autorizzazioni)
una logica di "governance" (costruzione del consenso per la concreta attuazione delle politiche scelte) e che si
valorizzi il ruolo dei dirigenti e di tutte le professioni socio-sanitarie, anche attraverso il loro apporto negli organi
di governo regionali ed aziendali, con il coinvolgimento
nei processi decisionali, in particolare nel governo
clinico.
Il governo clinico, come strategia gestionale,
economico-finanziaria,
grado l'organizzazione
intende rendere ogni azione (clinica, assistenziale, organizzativa,
gestionale) coerente e finalizzata alla qualità dell'assistenza, vuole inoltre mettere in
di evolvere, sviluppando meccanismi di feed-back che le permettano di apprendere
continuamente
dalle proprie esperienze. (es. gestione del rischio clinico, audit clinici
implementazione di linee guida, innovazione tecnologica ed organizzativa, accreditamento).
Gli aspetti che caratterizzano
a seguito
di
il concetto di governo clinico sono in generale:
la condivisione multidisciplinare - per ottenere i risultati desiderati occorre che le capacità tecnico-cliniche dei
team di lavoro siano supportate da un ambiente organizzativo e amministrativo funzionale al raggiungimento
degli obiettivi prefissati di sicurezza, efficacia, appropriatezza, efficienza, equità.
la responsabilizzazione,
come impegno del team di sottoporsi a valutazione
prestazioni secondo principi professionalmente
condivisi, con comparazione
e monitoraggio delle proprie
dei dati e delle esperienze
(benchmarking).
la partecipazione
attiva
dei cittadini,
mediante
dell'organizzazione, e con comportamenti
opzioni diagnostico-terapeutiche.
una politica
trasparenti
di comunicazione
e di informazione
da parte dei clinici, per favorire
da parte
la consapevolezza
delle
l'organizzazione dipartimentale, che rappresenta la sede operativa dei percorsi clinico- assistenziali, favorendo il
coordinamento
dei comportamenti
clinici ed assistenziali basati sulle prove di efficacia, costituendo l'ambito
privilegiato
per assicurare la misurazione e comparazione
degli esiti, la gestione del rischio clinico, la
contestualizzazione di linee guida e protocolli diagnostico-terapeutici-assistenziali,
la formazione continua, il
coinvolgimento
del paziente, la corretta gestione della documentazione
sanitaria, l'informazione
corretta e
trasparente, la ricerca e sviluppo dell'innovazione tecnica-organizzativa.
CONTESTO: Il Piano di Rientro 2010-2012,
relativamente
al programma
operativo
per la gestione del
rischio clinico aveva individuato delle azioni prioritarie, che sono state attuate.
In particolare, con delibera G.R. 369/2009, sono state adottate le raccomandazioni ministeriali relative
all'uso del cloruro di potassio, all'identificazione
del paziente e del sito chirurgico, alla prevenzione della
ritenzione di garze e strumenti nel sito chirurgico e al monitoraggio degli eventi sentinella e del
contenzioso attraverso gli applicativi SIMES del Ministero della Salute. Con lo stesso atto deliberativo
veniva introdotta in tutte le Aziende Ospedaliere e Sanitarie della Regione la Scheda Unica di Terap~
si fornivano indicazioni per la corretta compilazione e gestione della Cartella Clinica e in ma
i
Consenso informato,
approvando
i relativi moduli.
. ~~
e'~ ~
"o
Con le Delibere di Giunta Regionale n. 728/2009 e 390/2010 sono stati approvati i percorsi assistenziali
del paziente con ictus e per scompenso cardiaco e dolore toracico. Con delibera G.R. 780/2009 è stata
approvata la procedura per la vigilanza sui dispositivi medici e con la n. 391/2010 sono state approvate
le procedure per la gestione del rischio clinico legato alle terapie farmacologiche, per la prevenzione del
suicidio in ospedale, per la prevenzione della morte materna correlata al travaglio e/o parto, per la
prevenzione dell'osteonecrosi della mascella/mandibola da bifosfonati.
Con delibera di Giunta regionale del 614/2010 sono stati approvati i protocolli regionali per la
prevenzione del tromboembolismo
venoso in medicina e in ortopedia e traumatologia. Con Decreto del
Commissario ad Acta n. 16/2010 è stata approvata la procedura sulla reazione da incompatibilità
ABO,
con DCA n. 8 /2011 sono state approvate la procedura per la regolamentazione
di richieste di
trasferimento, tra ospedali, di pazienti in età neonata le o pediatrica, la procedura sulla corretta gestione
delle apparecchiature,
degli strumenti, dei farmaci e del materiale di consumo del SUEM 118 e il
protocollo per la decontaminazione,
detersione e sterilizzazione dei dispositivi medici. Con DCA n.
11/2011 è stato approvato il regolamento per il Comitato valutazione e gestione sinistri.
Con DPGR n. 96 del 28 giugno 2012, è stato recepito il manuale per la sicurezza in sala operatoria,
raccomandazione e check list elaborate dal Ministero della Salute ed è stato fatto obbligo alle Aziende
Sanitarie e Ospedaliere dell'adozione delle stesse. Il DPGR n. 158 del 3 settembre 2012 ha chiarito che
l'adozione della check list e delle raccomandazioni ministeriali è obbligatoria anche per le strutture
private accreditate
dell'accreditamento
e sono state indicate le sanzioni in termini
in caso di inadempienza.
di abbattimenti
tariffari
fino alla revoca
Con DPGR n. 78 del giugno 2013 è stata recepita la raccomandazione n. 12 del Ministero della salute per
la prevenzione degli errori in terapia con farmaci Look-alike Sound-alike (LASA) e approvati indirizzi sulla
modalità della loro gestione; con DPGR n. 94 del luglio 2013 è stata recepita la raccomandazione
ministeriale n.14 per la prevenzione degli errori in terapia con farmaci antiblastici e centralizzazione
della loro preparazione.
Nel corso dell'anno 2013, per come previsto dai DPGR nn. 96 e 158 del 2012, è stata avviata dal
Dipartimento
Tutela della Salute e Politiche Sanitarie attività di monitoraggio
volta alla verifica
dell'adozione della checklist di sala operatoria da parte delle unità operative chirurgiche delle strutture
sanitarie pubbliche e private accreditate del Servizio sanitario regionale.
Il monitoraggio
dell'implementazione
delle raccomandazioni
approvate avviene da parte dei risk
manager aziendali attraverso degli appositi questionari predisposti e i cui esiti vengono trasmessi al
Dipartimento Tutela della Salute. Inoltre tutte le Aziende partecipano al monitoraggio via web istituito
dali' Agenas quale strumento di supporto alle Regioni.
Per rendere più funzionale il modello organizzativo regionale di gestione del Rischio clinico con il
Programma 18 - Sicurezza e Rischio Clinico del Piano Operativo 2013-2015, si ritiene necessario
modificare l'attuale strutturazione
prevedendo un sistema a rete per la gestione del rischio clinico,
costituita da un gruppo di esperti che, grazie all'interscambio continuo di dati ed esperienze, produca
innovazione e miglioramento.
I componenti di questa rete sono i responsabili della struttura del Rischio Clinico, istituita o da istituirsi
presso ciascuna Azienda con attività dedicata esclusivamente al rischio clinico.
Il funzionamento
di detta struttura sarà disciplinato da apposito regolamento, uguale per tutte le
Aziende, soggetto ad approvazione regionale.
La struttura dovrà essere diretta da Dirigenti medici con comprovata esperienza e che hanno da più
tempo svolto attività in tale campo. A tal fine la Regione si impegna a definire le credenziali e i privileges
degli operatori nel settore del rischio clinico.
I responsabili delle strutture aziendali costituiscono il gruppo regionale per la gestione del rischio clinico.
Il coordinamento del Gruppo è effettuato dal Dirigente del competente Settore del Dipartimento.
In relazione alle tematiche di volta in volta affrontate il suddetto gruppo può avvalersi di specifiche
competenze sia Aziendali che Regionali, per l'elaborazione di linee di indirizzo, raccomandazioni, buone
pratiche.
Tale sistema regionale mira a garantire un approccio omogeneo alla Gestione del Rischio, promuovere,
condividere e coordinare le iniziative per la sicurezza del paziente e degli Operatori.
•
Aumentare la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari completando
consentono di ridurre gli eventi avversi prevenibili e indirettamente
i costi.
•
Favorire il ruolo e l'autonomia del Rischio Clinico onde ottenere procedure di miglioramento continuo dei
processi assistenziali e della appropriatezza, riconducendo ad una gestione unitaria e uniforme gli aspetti di
rischio inerenti la sicurezza e la gestione del contenzioso medico-legale quale obiettivo di risultato del
governo clinico aziendale.
•
Potenziare e rendere più operativa la rete Regionale per la Gestione del Rischio Clinico che uniformi le
organizzazioni delle singole Aziende determinando
una omogenea diffusione
delle iniziative, degli
strumenti di prevenzione e della cultura sulla sicurezza.
I Principi della Programmazione
e attuando
quelle misure che
Regionale
La Regione Calabria in linea con i documenti
ministeriali
si propone di:
•
elaborare direttive
•
promuovere
e linee guida per la adeguata gestione del rischio clinico;
•
stimolare le varie Aziende a sperimentare metodi e strumenti di segnalazione degli errori, di raccolta e di
elaborazione dei dati per ottenere informazioni sulle procedure ad alto rischio, e sulle frequenze degli
errori;
ulteriori eventi di formazione
periodicamente
per diffondere
la cultura della prevenzione dell'errore;
•
monitorare
•
avviare la costituzione di un network per la realizzazione di un database regionale per la raccolta dei dati
relativi alla gestione del rischio clinico;
e garantire un feedback informativo;
•
accrescere sistemi appropriati
•
creare attitudine alla trasparenza
illustrando successi ed insuccessi;
•
valorizzare l'opinione del cittadino onde apprendere
miglioramento della pratica clinica;
•
promuovere l'efficacia della formazione, come capacità del sistema di sviluppare programmi
e valutazione del personale i cui risultati siano misurabili e monitorati;
di comunicazione
sistemi appropriati
interna ed esterna e ogni processo di umanizzazione.
e al rendere
di comunicazione
conto
(accountability) pubblicando
correttivi
risultati
e
percepiti fuori dal sistema che consentono
il
•
predisporre
•
favorire il miglioramento continuo della qualità come programma
identificare e disseminare innovazione e buone pratiche.
dentro l'organizzazione
i propri
di formazione
e verso l'esterno;
dell'organizzazione
e come capacità di
TEMPI DI ATTUAZIONE
Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali ed Ospedaliere della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle
attività. La durata del progetto
è di tre anni , la verifica viene effettuata
annualmente e coincide con la
valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio
sarà effettuata
la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI del Gruppo Regionale
•
Rivisitazione delle precedenti procedure regionali con applicazione in tutte le Aziende; Individuazione
set di indicatori per il monitoraggio dell'applicazione delle procedure a livello aziendale;
di
•
Implementazione
•
Valutazione degli attuali sistemi assicurativi;
e sviluppo del sistema di segnalazione spontanea;
•
Sensibilizzazione alla gestione del rischio clinico nei diversi setting assistenziali e nell'assistenza territoriale,
con valorizzazione del post-discharge reporting.
AZIONI entro il 31.12.2014
•
Mappatura
•
•
•
Elaborazione ed interpretazione
degli eventi/sinistri
verificatisi
in Azienda negli ultimi anni;
Realizzazione di nuove procedure aziendali e di buone pratiche cliniche;
Monitoraggio
dell'applicazione
dei dati relativi ai sinistri;
delle procedure ministeriali
e regionali già predisposte;
•
Formulazione e approvazione di linee guida per i piani di comunicazione
avversi;
•
Monitoraggio dell'implementazione della raccomandazione per la sicurezza in sala operatori~-~
•
Monitoraggio e analisi sullo stato del recepimento
terapia oncologica;
della raccomandazione
interna e esterna degli eventi
ministeriale
sl"a
~'~No(J:J'",,~
...:
~~~~~~---
"'"
•
Acquisizione elementi documentali
dalle Aziende del SSR.
sugli eventi di formazione
dedicati alla sicurezza dei pazienti, realizzati
AZIONI entro il 31.12.2015
•
Collaborazione con le associazioni degli utenti per promuovere
riguardanti i rapporti tra operatori sanitari ed utenti;
•
Monitoraggio
•
Continuo monitoraggio
recepite e applicate;
•
Stesura piano finalizzato all'abbattimento
dei premi assicurativi e individuazioni
contenimento del contenzioso e definizione del"profilo di rischio" di ogni Azienda.
sull'adeguamento
delle strutture
della implementazione
individuate
l'approfondimento
di tematiche
quali UFA centralizzate;
di tutte le raccomandazioni
ministeriali
precedentemente
azioni
di
INDICATORI:
•
Numero di eventi formativi
dedicati alla sicurezza dei pazienti
•
% abbattimento
•
% aziende che implementano
•
% aziende che adottano le linee guida per i piani di comunicazione
•
% Verifiche per l'applicazione raccomandazioni
premi assicurativi aziendali
il modello regionale gestione rischio clinico
interna ed esterna
RISULTATI ATTESI:
•
Implementazione
•
Adozione delle linee guida per i piani di comunicazione
modello regionale gestione del rischio clinico
•
Costituzione di un network per la realizzazione di un database regionale per la raccolta dei dati relativi alla
gestione del rischio clinico.
interna ed esterna
TRASFERIBILlTÀDEI RISULTATI E DEI PRODOm:
Il modello
Calabria.
regionale gestione del rischio clinico
è trasferibile
in tutte
le Aziende sanitarie ed ospedaliere
RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
2013
2014
2015
ASPCosenza
536.017,25
333.333,33
333.333,33
ASPCrotone
536.017,25
333.333,33
333.333,33
ASP Catanzaro
536.017,25
333.333,33
333.333,33
ASP Vibo Valentia
536.017,25
333.333,33
333.333,33
ASP Reggio Calabria
536.017,25
333.333,33
333.333,33
AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro
482.106,69
467.377,08
467.377,08
AO Annunziata Cosenza
482.106,69
467.377,08
467.377,08
482.106,69
467.377,08
467.377,08
482.106,68
467.377,08
467.377,08
3.708.513,00
3.356.174,97
3.356.174,97
AO Bianchi-Melacrino-Morelli
AO Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
Reggio Calabria
Assegnazione delle risorse ad eguale quota %
della
OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETIUALE : 17. Implementazione Codice Etico nelle Aziende
TITOLO PROGETIO : Implementazione della "carta etica" degli operatori
DURATA: 36 mesi ( 2013-2014 e 2015)
REFERENTE:Dirigente Servizio "Attività Territoriale"
[email protected]
Regione calabria
PREMESSA:
adozione
sanitari
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
L'importanza
di Codici Etici
attualmente
rivestita dal tema dell'etica d'impresa è comprovata
aziendali. Nell'accezione
tradizionale,
il Codice Etico aziendale
dalla crescente
rappresenta
un
fondamentale
strumento per l'esternalizzazione
dei principi che ispirano l'attività d'impresa, costituendo un
documento nel quale vengono ufficialmente definiti i valori che caratterizzano l'ente, al rispetto dei quali deve
uniformarsi il comportamento
dei soggetti che in esso interagiscono. Più in generale e nella sfera dell'impresa
privata, il Codice Etico rappresenta l'orientamento
al valore di un'impresa, della quale esso individua i caratteri e
definisce la mission, giungendo a poter essere considerato alla stregua di una vera e propria "carta costituzionale"
dell'impresa stessa. È in questo ambito, infatti, che il Codice Etico svolge la propria funzione di prevenzione dei
comportamenti
irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell'azienda, definendo le
responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e, spesso, anche fornitori, verso i diversi
gruppi di stockholders. Con riferimento a questi ultimi,
il Codice Etico è divenuto uno strumento indispensabile al fine di garantire un'equa ed efficace gestione delle
transazioni e delle relazioni umane, di sostenere la reputazione dell'impresa e, conseguentemente,
creare fiducia
verso l'esterno.
La predisposizione
del Codice Etico ha, come presupposto,
l'introduzione
di Modelli Organizzativi
comportamentali
atti a perseguire fondamentalmente
due finalità: - impedire o ostacolare condotte contrarie alle
prescrizioni di legge; - incentivare la migliore qualità delle attività svolte dalle aziende, tramite i propri collaboratori,
in considerazione dei valori espressamente individuati. In Italia il Codice Etico è stato introdotto con il D. Lgs. 231
del 8 giugno 2001, in esecuzione della delega di cui all'art. 11 della legge 29 settembre 2000 n. 300, che ha inteso
adeguare la normativa interna in materia di responsabilità delle persone giuridiche ad alcune convenzioni
internazionali cui l'Italia aveva già da tempo aderito.
CONTESTO: Il codice etico rappresenta l'orientamento
al valore di un'azienda, della quale esso individua i caratteri e
definisce la mission, giungendo a poter essere considerato alla stregua di una vera e propria "carta costituzionale"
dell'Azienda stessa. È in questo ambito, infatti, che il codice etico svolge la propria funzione di prevenzione dei
comportamenti
irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell'Azienda, definendo le
responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e anche fornitori verso i diversi gruppi di
stockholders. Con riferimento a questi ultimi, il Codice Etico è divenuto uno strumento indispensabile al fine di
garantire un' equa ed efficace gestione delle transazioni e delle relazioni umane, di sostenere la reputazione
dell'impresa e, conseguentemente, creare fiducia verso l'esterno.
Secondo questa prospettiva, il "fondamento
etico" dell' Azienda
risiede nella sua capacità di promuovere il
benessere della società attraverso la soddisfazione degli interessi del consumatore e del lavoratore.
L'etica aziendale richiede qualcosa in più che il semplice evitare pratiche illegali, e, pertanto, la gestione dell'etica in
azienda esige l'adozione di un approccio fondato sull'idea di integrità che combini l'attenzione per la legge con
un'enfasi sulla responsabilità etica manageriale. Una strategia basata sul principio di integrità permette, infatti, di
stabilire uno standard di condotta più solido, mentre il principio di conformità alle leggi si basa sulla necessità di
evitare sanzioni, il principio di integrità si fonda sull'idea di autogoverno e di responsabilità dei collaboratori in
conformità ad una serie di principi e valori etici guida.
La condivisione di questi principi da parte non solo della Direzione, ma di tutti i lavoratori fornirà quel valore
aggiunto per fare di ciascuna realtà aziendale un motore di sviluppo del bene e del progresso sociale.
La creazione di una cultura aziendale ispirata all'etica richiede, peraltro, un piano di lavoro, un programma in cui la
redazione di un codice di condotta interno
è un importante primo passo verso la costruzione di un'
Le azioni del presente progetto trovano rispondenza nel Programma
Programma 18. Sicurezza e Rischio Clinico del P.O.2013-2015.
14. Riequilibrio
osped
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OBIETTIVI :
Identificare
i principali valori etici aziendali e, in seguito, sviluppare le fasi operative
Adottare la "carta etica" quale strumento per garantire la coerenza tra valori individuati e condivisi e scelte
professionali effettuate dando vita al Codice di comportamenti
con regole professionali concordate, per unità
organizzativa coinvolta, nel rispetto dei diversi codici deontologici , delle Leggi e dei contratti, valorizzando la
formazione e l'esperienza degli operatori al fine di attuare l'umanizzazione delle cure con conseguente aumento del
gradimento da parte dei cittadini
Sviluppare una cultura interna orientata al"cliente" in tutti i processi assistenziali
Promuovere il pieno coinvolgimento delle risorse umane e di tutte le professionalità
tra il personale delle Aziende ed il cittadino.
nel miglioramento
dei rapporti
TEMPI DI ATTUAZIONE
Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del
progetto
è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di
attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione
dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
La prima fase consiste nell'individuazione,
dei componenti del Gruppo di lavoro che avrà il compito di
Implementare il Codice Etico Comportamentale che deve risultare come output finale di
un processo organizzato,
•
costituzione
del Gruppo di lavoro;
•
analisi dei rischi;
•
definizione
del modello organizzativo;
•
stesura del codice etico;
•
condivisione
•
controllo della diffusione del codice - comportamentale;
dei valori;
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) :
Numero incontri del gruppo di lavoro
Numero di ASP che adottano il codice etico
Numero incontri formativi/informativi
Numero incontri informativi
rivolti agli operatori
rivolti ai cittadini/utenti
RISULTATI ATTESI:
Stesura ed adozione della "carta etica" come strumento che valorizzi i singoli professionisti, in linea con quanto
previsto dai codici etici di ciascuna categoria professionale e che aiuti ad orientare i cittadini, al fine di compiere
scelte informate utili ad aumentare il grado di soddisfazione.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI
Implementare
il codice etico in tutte le ASP e AO della Regione Calabria.
RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE
Azienda
ASPCosenza
ASPCrotone
ASP catanzaro
ASP Vibo Valentia
ASP Reggio calabria
AD Pugliese-Ciaccio Catanzaro
AD Annunziata Cosenza
AD Bianchi-Melacrino-Morelli
AD Mater Domini Catanzaro
Totali
Criterio di distribuzione
Reggio Calabria
2013
2014
2015
41.342,89
39.411,44
39.411,44
41.342,89
39.411,44
39.411,44
41.342,89
39.411,44
39.411,44
41.342,89
39.411,44
39.411,44
41.342,89
39.411,44
39.411,44
41.342,89
39.411,44
39.411,44
41.342,89
39.411,44
39.411,44
41.342,89
39.411,44
39.411,44
41.342,88
39.411,44
39.411,44
372.086,00
354.703,00
354.703,00
Assegnazione delle risorse ad eguale quota
OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETTUALE : 18
TITOLO PROGETTO: PIANO REGIONALE DELLA PREVENZIONE
DURATA: 36 mesi
Regione Calabria
REFERENTE: Dirigente Servizio Prevenzione e promozione
della salute- Medicina Veterinaria
Servizio9. [email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA:
L'Accordo Stato Regioni del 7/2/2013
dicembre 2013 e ha demandato
di Prevenzione
ha esteso la vigenza del Piano Nazionale Prevenzione
alle Regioni - PPM di procedere alla riprogrammazione
per l'anno 2013. confermando
previsto dagli obiettivi
il vincolo della certificazione
di Piano, nonché il sistema di valutazione
2010-2012
al 31
dei propri Piani Regionali
ai fini dell'accesso
al finanziamento
di cui all'Intesa Stato Regioni del 10/02/2011;
CONTESTO:
Con Deliberazione
di Giunta Regionale n. 851 del 29/12/2010
Regionale della Prevenzione, costituito
Con Decreto n. 157 del 14/01/2011
linee di intervento,
per l'attuazione
le schede esecutive dei progetti/programmi
sono stati formalizzati
Il Piano regionale della prevenzione
tematiche
tutte le politiche regionali. Nelle more dell'adozione
adeguamento
per
dal Ministero
2010 - 12 ha promosso e sviluppato
sociali e sanitarie
comunque influenzano le condizioni di salute e di benessere, rafforzando
peculiari della prevenzione,
i gruppi di lavoro ed i referenti
2011 e 2012 la Regione Calabria è stata certificata
tra tutti gli attori del "sistema prevenzione"sulle
con il Programma
previsti nel
del Piano Regionale della Prevenzione;
delle rendicontazioni
Salute, quale adempiente.
il proprio Piano
dal Quadro Strategico e dal Piano Operativo;
sono state approvate
Piano Operativo e con Decreto n. 888 del 16/02/2011
A seguito dell'invio
la Regione Calabria ha approvato
della
l'integrazione
e, più in generale, sulle scelte che
così l'obiettivo
di promuovere
del PRP 2014-2018 la Regione ha regolamentato
la salute in
taluni aspetti
le cui azioni sono inserite nel Programma 11 - Sanità Pubblica - Pl1.1) Azioni coerenti
nazionale
di Prevenzione
agli standard
nazionali.
P 11.2 Qualificazione
Programma
dei programmi
12 - Sanità Veterinaria
vaccinali
e di screening con
e Sicurezza Alimentare
del Piano
Operativo 2013-2015.
OBIETTIVI
Nella riprogrammazione
confermare
a)
il Quadro Strategico approvato con Deliberazione
eliminare
taluni progetti
attività istituzionali
b)
per l'anno 2013 si è ritenuto
effettuata
confermare
di:
di Giunta Regionale n. 851 del 29/12/2010;
che, conclusa la propria valenza progettuale,
possono entrare a far parte delle
di Prevenzione;
le linee progettuali
che necessitano di ulteriori
azioni, per il raggiungimento
degli obiettivi
generali fissati nel Piano;
c)
rimodulare
taluni progetti
nei risultati attesi, nell'ottica
d)
rimodulare
e)
garantire
negli obiettivi
specifici, nel target, negli indicatori
del consolidamento
degli obiettivi
i valori attesi per gli indicatori, quantificandoli
nel complesso
la continuità
di processo e/o di risultato,
generali;
al 31/12/2013;
delle linee progettuali
del PRP, operando
l'aggiornamento
del
Quadro Operativo del PRP.
TEMPI DI ATTUAZIONE
Le attività
del 2013 sono concluse con la certificazione
effettuata
dal Ministero
della salute per l'anno di
riferimento.
Negli anni successivi gli obiettivi
previsti dal P.O: 2013-2015,
copertura
della presente linea, rientrano
con particolare
vaccinale (DCA n.43/2015),
per la sicurezza alimentare
la copertura
e la sanità veterinaria
14/2014), secondo i crono programmi
La verifica viene effettuata
riferimento
definiti dal
annualmente
nell'attuazione
alle attività
dei prowedimenti
degli screening oncologici
(piani specifici e obiettivi
(DCA n. 50/2015),gli
DCA n. 61/2015,
di ogni annualità
sarà effettuata
della
interventi
n. 127/2014,
n.
L~E_~..JO
P.O. ed espressi nei citati DCA.
e coincide con la valutazione dello stato di attuazione
2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
regionali
tese a realizzare il miglioramento
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raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
Attuazione
dei progetti del PRP
Attuazione
delle disposizioni regionali
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato)
Indicatori delle singole linee progettuali (DCA N. 84/2014)
Indicatori fissati nelle singole disposizioni regionali
RISULTATI ATTESI
Scostamento
massimo del 20% del valore degli indicatori
delle linee progettuali
Messa a regime
attesi nelle singole linee progettuali,
in misura ~80%
PRP anno 2013.
delle azione
previste
nei piani regionali
specifici
e conseguimento
obiettivi
del Piano
Operativo Triennale.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm
Messa a regime delle linee progettuali
interventi,
Uniformità
del PRP 2013 negli anni successivi ed integrazione
con i programmi,
gli
le azioni del prossimo PRP.
delle azione specifiche,
attraverso
l'Implementazione
Sanitarie.
RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE
Azienda
dei piani regionali
in tutte
le Aziende
OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETTUALE : 19. Superamento
TITOLO PROGETTO: Miglioramento
Regione calabria
OPG e salute mentale
del trattamento
dei disturbi borderline
DURATA: 36 mesi
REFERENTE: Dirigente Servizio Area fragilità, dipendenze patologiche,
servizio 10. tute ladellasal [email protected]
di personalità
salute mentale
IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce
PREMESSA:
Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) ha un'elevata prevalenza nella popolazione che afferisce ai Dipartimenti di
Salute Mentale, dove le percentuali rappresentano circa il 10-20% dei pazienti ambulatoriali (Gunderson, 2001) ed il
20% nei reparti ospedalieri (Widiger , 1991). Da tali dati si evince come circa un paziente su cinque nella routine
ambulatoriale è affetto anche da un DBP, percentuale che owiamente cresce se consideriamo anche i pazienti sotto
diagnosticati.
Il DBP è, pertanto, estremamente diffuso, con importanti conseguenze cliniche, poiché complica spesso il decorso e la
prognosi di quasi tutti i più ricorrenti disturbi psichiatrici: Depressione, Disturbo Bipolare, Disturbo Post-Traumatico
da Stress, Disturbo da Attacchi di Panico, Disturbo Ossessivo-Compulsivo,
Disturbi Somatoformi
o da Somatizzazione,
Abuso di Sostanze, Etilismo e Disturbi dell'Alimentazione.
L'esordio precoce (prima adolescenza), l'alta tendenza alla cronicità, l'elevato livello di impulsività con adozione di
comportamenti a rischio, le condotte parasuicidarie, con alto rischio di suicidio, il significativo grado di disabilità e gli
elevati costi di gestione, sono le ragione che ne rendono irrinunciabile il trattamento e fondamentale un intervento di
prevenzione, inteso sia come diagnosi precoce che come adozione di strategie di trattamento tempestive ed efficaci.
I costi diretti e indiretti sono consistenti: il Servizio Sanitario sostiene oneri elevati per via dell'alta utilizzazione del
Pronto Soccorso e dei prolungati e ripetuti ricoveri psichiatrici.
A tutto ciò si aggiungono i costi indiretti, dove accanto allo scarso funzionamento sociale (sovrapponibile
della Schizofrenia- (Gunderson, 2004) va certamente menzionato l'importante carico familiare.
a quello
Nella pratica clinica ospedaliera e ambulatoriale accade sempre più spesso di entrare in contatto con pazienti con
disturbi gravi di personalità, in particolare Disturbi Borderline, che mostrano un quadro clinico polisintomatico o di
comorbilità con disturbi in asse I, associato ad una compromissione persistente dell'adattamento
psicosociale e a
difficoltà nel mantenere nel tempo una relazione terapeutica valida. In particolare, questi pazienti vanno incontro a
drop-out in una percentuale che si aggira intorno al 50% e sono impegnativi e faticosi sia per il terapeuta che per la
struttura che
Tenuto conto
la diagnosi di
dei problemi
li prende in carico.
che il 19% circa dei pazienti ricoverati e 1'11% della popolazione psichiatrica soddisfa i criteri DSM-V per
Disturbo Borderline di Personalità, l'individuazione di strategie di intervento efficaci si pone come uno
più attuali nella pratica clinica. Negli ultimi 10 anni sono stati pubblicati diversi studi controllati
randomizzati che hanno valutato
Tali modelli,
un setting
terapeutico.
più efficaci
in ricovero,
psicoterapia
l'efficacia di modelli di intervento
altamente
strutturati
e specifici.
pur partendo da presupposti teorici molto diversi tra loro, sono in parte accomunati dal fatto di adottare
multiplo. in cui tutte le figure professionali coinvolte sono parte integrante di un unico progetto
Senza entrare nel merito di ciascun modello, è possibile affermare che tali trattamenti si sono dimostrati
rispetto al trattamento abitualmente utilizzato per questi pazienti (il c.d. treatment as usual, consistente
gestione della farmacoterapia
e successiva presa in carico ambulatoriale
con visite di controllo e
di sostegno) .
CONTESTO:
Nella Regione Calabria non abbiamo dati epidemiologici certi sulla consistenza del fenomeno, sebbene la difficoltà di
trattamento di questa tipologia dei pazienti sia riportata da pressoché tutti gli operatori, sia dei servizi territoriali che
ospedalieri. I pochi dati epidemiologici in nostro possesso indicano che nei servizi di diagnosi e cura la durata media
di degenza di questi pazienti è sovrapponibile a quella dei pazienti affetti da schizofrenia, il che indica come questa
patologia sia impegnativa sul piano clinico.
Nelle strutture residenziali il 10% dell'utenza è rappresentato da soggetti affetti da disturbo di personalità.
Le esperienze anedottiche riportate dagli operatori indicano come spesso alle urgenti richieste
. 611pc9~1paziente
borderline
si risponda con interventi
molteplici
e caotici, dettati
dalla necessità e dall'urg
necessario quantificare
il fenomeno e definirne
o~,o !Varì"ficati e
e!
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spesso per niente fondati su prove empiriche di efficacia.
Appare, pertanto,
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gli attuali percorsi di pres·
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ento.
L'esperienza clinica di chi opera sul campo può fornire una preziosa base di conoscenza da cui partire per riflettere
sulle modalità di trattamento più efficaci ed implementarle nella pratica clinica dei servizi.
Nel P.O. 2013-2015 insiste il Programma 16 - Sanità penitenziaria e al P16.2) sono illustrate le azioni relativa alla
Disattivazione Ospedali Psichiatrici Giudiziari e individuazione dei percorsi di presa in carico dei relativi pazienti; Piano
di riorganizzazione, riqualificazione ed implementazione
dell'assistenza sanitaria ai pazienti con misure di sicurezza
detentiva provenienti dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari a seguito della chiusura delle strutture e dei nuovi pazienti
nelle medesime condizioni, per le quali si farà fronte con il finanziamento apposito previsto dalla normativa del
settore, come da DPGR-CA n. 99 del 9.7.2013 "Programma per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliere
per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ai sensi della legge 17 febbraio 2012, n. 9, art 3-ter e s.m.i ..
Le attività previste nel presente progetto rientrano nel Programma 14. Riequilibrio ospedale-territorio
che al
P14.8.5.3) Riqualificazione dell'assistenza territoriale per pazienti psichiatrici.
La regione Calabria con DPGR -CA n. 8 del 6.2.2014 Recepimento del Piano di Azioni Nazionale pe rla Salute Mentale.
OBIETTIVI:
Il progetto si pone i seguenti obiettivi:
•
Migliorare
l'individuazione
e l'assessment dei pazienti affetti da disturbo borderline di personalità
•
Implementare nella pratica clinica dei servizi i trattamenti
efficaci nel trattamento di questa tipologia di pazienti
psicoterapici
e psicofarmacologici
•
Approntare
raccomandazioni
assistenziali nei servizi.
per questi
pazienti
regionali
che definiscano
i percorsi
ritenuti maggiormente
diagnostico
terapeutici
TEMPI DI ATTUAZIONE
La durata del progetto
stato di attuazione
è di tre anni, la verifica viene effettuata
del P.O. 2013-2015
annualmente
e coincide con la valutazione
di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
del triennio
dello
sarà effettuata
la
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
l)costituzione
di un gruppo di lavoro regionale, costituito
dai Direttori dei DSM delle 5 ASP e da referenti aziendali, che
segua la fase attuativa del progetto, definisca le modalità operative,
i ruoli, le responsabilità dei soggetti coinvolti
nell'attuazione del piano e tutte le possibili criticità che potrebbero ostacolare lo sviluppo del progetto.
2) formazione degli operatori appartenenti
alle Unità Operative dei DSM alle tematiche specifiche riguardanti
l'individuazione precoce, valutazione e trattamenti ritenuti più adeguati dalla letteratura per i pazienti borderline.
3) rilevazione dei dati epidemiologici relativi ai pazienti borderline presi in carico dai servizi nel corso del triennio, al
fine di conoscerne le caratteristiche socio-demografiche e cliniche, la tipologia e l'appropriatezza dei trattamenti.
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) :
•
Costituzione anagrafica del personale del DSM
•
Individuazione
dei referenti aziendali
•
N. di operatori
che completano
•
N. di servizi che inviano i dati epidemiologici
•
Stesura di raccomandazioni
•
Verifica dell'impatto
il programma formativo
richiesti
regionali per il percorso clinico-assistenziale
delle raccomandazioni
dei pazienti
sui servizi
RISULTATI ATTESI:
I dati epidemiologici raccolti nel corso del triennio consentiranno alla Regione Calabria di avere dati di prevalenza
attendibili e scientificamente validi sulla problematica dei pazienti borderline. Alla luce di questi dati, che saranno
elaborati statisticamente,
potrà essere definito un protocollo operativo, completo e condiviso da utilizzare in tutti i
servizi regionali , riguardante la presa in carico, la tempestività
dell'intervento,
l'appropriatezza
e la validazione
scientifica delle prestazioni erogate.
TRASFERIBIUTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI:
Il modello
psichiatriche
operativo
del lavoro attraverso
presenti nella regione Calabria.
le raccomandazioni
RIPARTO DELLE RISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE:
Azienda
2013
2014
2015
OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR
LINEA PROGETTUALE : 20. Sicurezza nei luoghi di lavoro
TITOLO PROGETTO : Sicurezza in edilizia ed agricoltura
e prevenzione
delle
malattie
professionali
DURATA: 36 mesi
Regione calabria
REFERENTE: Dirigente Servizio "Prevenzione e Promozione della Salute"
Servizio9 ..tuteladellasal [email protected]
IMPORTO ASSEGNATO: vedi scheda in calce
PREMESSA
Il settore
delle costruzioni
rappresenta
una delle priorità
di rischio nazionale per il numero
elevato di infortuni
denunciati. Il contesto da analizzare è rappresentato da una realtà lavorativa, quella del cantiere edile, che è molto
complessa, trattandosi di luogo temporaneo e mobile e, per forza di cose, molto precario, in cui spesso vengono
disattese le norme in materia di sicurezza, per cui sono numerose le condizioni al di sotto del minimo etico di
sicurezza. E' inoltre un contesto lavorativo in cui è abbastanza abituale l'utilizzo di lavoratori in "nero", di minori, di
immigrati, di popolazione anziana, di manodopera non ben addestrata e non formata sui rischi legati all'attività
lavorativa. I problemi più presenti sono rappresentati da un inadeguato livello di sensibilità e di consapevolezza del
rischio con conseguente assunzione di abitudini e comportamenti
errati da parte dei lavoratori che in ogni caso si
trovano a lavorare con opere prowisionali non a norma, con attrezzature obsolete e spesso prive dei dispositivi di
sicurezza, in assenza di dispositivi individuali di protezione ecc. Anche l''andamento degli infortuni in agricoltura
desta ancora preoccupazione, sebbene negli ultimi anni si sia registrata una tendenza alla diminuzione. Molteplici
sono i fattori che contribuiscono a farli accadere: la frammentarietà
della realtà produttiva, la tipologia di azienda,
spesso a conduzione familiare, l'età elevata, il basso grado di formazione e addestramento
dei capi azienda,
l'utilizzo di manodopera straniera migrante, spesso non formata se non addirittura
improwisata,
il lavoro
sommerso, la presenza di persone che si dedicano all'attività
agricola in maniera saltuaria. Le neoplasie
rappresentano la seconda causa di decesso dopo le malattie cardiovascolari nell'Unione Europea e sono la prima
causa di morte nei soggetti medio giovani (45 - 64 anni).1 tumori professionali sono quelle neoplasie nella cui genesi
ha agito come causa o concausa l'attività
CONTESTO
In Calabria nel 2012 risultano awenuti
flessione
in termini
percentuali
lavorativa con esposizione ad agenti cancerogeni.
complessivamente
deIl'11,86%.
Il valore
1.268 infortuni
in meno rispetto all'anno 2011, con una
assoluto
infortuni
degli
è
pari a 10.689,
sul dato
indubbiamente ha inciso anche il calo occupazionale.
Il dato disaggregato per modalità di evento mostra un calo significativo per quanto attiene gli infortuni aventi per
ambiente di lavoro la strada, awenuti con mezzo di trasporto, pari a -17,43%, seguito dal dato di quelli in itinere
pari al 13,82%, questi ultimi costituiscono
il 9% degli infortuni awenuti
in Calabria, su questo dato incide
soprattutto la provincia di Cosenza con un numero di infortuni pari a 327. Va notato che nel corso dell'anno 2011 il
primato sugli infortuni awenuti in itinere andava attribuito alla provincia di Catanzaro con ben 382 casi, mentre, nel
2012 sulla medesima provincia i casi si sono ridotti del -34,04%.
Dopo molti anni di costante aumento del fenomeno, nel 2012 si è registrato un calo delle segnalazioni delle
denunce di malattia professionale (l'ultima variazione negativa rispetto all'anno precedente risaliva al 2003): -1,6%
(oltre 700 denunce in meno), da 46.756 casi del 2011 ai 46.005 del 2012 (rilevazione per anno di manifestazione).
La riduzione percentuale non è forse particolarmente rilevante e il numero permane ben al di sopra delle denunce
dell'anno 2010 e precedenti, ma va considerato che tale risultato arriva dopo tre anni di aumenti record (+9,9%
confronto 2011 -2010, +21,7% confronto 2010-2009 e +16,0% confronto 2009-2008) e rappresenta quindi, quanto
meno nel 2012, un'inversione di tendenza.
Il calo è generalizzato ma più significativo in termini percentuali (-2,8%) in Agricoltura, che nell'Industria e servizi (1,3%). La diminuzione ha riguardato quasi tutte le patologie, ma non quelle osteo-articolari
e muscolo-tendinee
(protagoniste del boom di denunce di questi anni) che continuano a crescere anche nel 2012, incrementando la
loro quota sul fenomeno dal 66% del 2011 al 69% (era il 44 nel 2008).
Le azioni del presente progetto si identificano nel Programma 11 - Sanità Pubblica al P11.1) Azionircoere.Q,ti con il
Programma nazionale di Prevenzione e al Pll.3)
~). O N[C "".
Prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro.
::
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~.
;,
OBIETTIVI
Riduzione degli infortuni
mortali e con esiti invalidanti
e delle malattie
professionali,
con particolare
riferimento
ai
settori edilizia e agricoltura.
TEMPI DI ATTUAZIONE
è di tre anni,
la durata del progetto
stato di attuazione
la verifica viene effettuata
annualmente
e coincide con la valutazione
del P.O. 2013-2015 di cui al OCA n. 14 del 2.4.2015 al termine
del triennio
dello
sarà effettuata
la
valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici.
AZIONI
settore agricoltura
•
Censimento Aziende Agricole regionali;
•
Realizzazione Piani di intervento
sulle aziende;
•
Attivazione
destinati ad operatori SPISAl;
•
Informazione/promozione
•
Azioni di vigilanza mirate alle macchine;
•
Controllo Ufficiale sulle Aziende Agricole
di percorsi formativi
alle aziende (media, opuscoli, locandine, convegni);
settore Edilizia
•
Redazione dei Piani di controllo
in base alla quota cantieri da ispezionare in collaborazione
•
Percorsi formativi
•
Seminari e diffusione di materiale informativo
•
Controlli Ufficiali sui Cantieri
monitorauio
mirati agli operatori
con OPl, INAll, INPS;
addetti al controllo;
per le imprese;
dei rischi e del danni da esposizione a cancerogeni (tumori professionali)
•
Formazione operatori SPISAl;
•
Attivazione
•
Verifica e controllo delle valutazioni del rischio;
•
Verifica e controllo dei protocolli
•
Campagna di sensibilizzazione
collaborazione
con medici di base e Ospedali;
di sorveglianza sanitaria;
INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato)
•
W annuo di aziende agricole controllate
sul totale dei controlli
programmati;
•
W annuo di cantieri controllati
•
% annua di riduzione degli infortuni
•
W di valutazioni corrette del rischio cancerogeno sul totale dei OVR visionati
•
W di protocolli
sul totale dei controlli programmati;
sanitari adeguati al rischio cancerogeno sul totale dei protocolli elaborati dai Medici Competenti
RISULTATI ATTESI
•
Controllo di 250 aziende agricole (2013); di 508 aziende agricole (2014); di 510 aziende agricole (2015).
•
controllo
•
% annuale di OVR corretti>
di n° 1370 cantieri (2013); di n° 1370 cantieri (2014); di n° 1370 cantieri (2015);
Trend di riduzione degli infortuni
Garantire
una corretta
esposti, favorendo
90% ; % annuale di protocolli
90%
in edilizia e in agricoltura.
valutazione
del rischio cancerogeno
la ricerca attiva dei tumori professionali
ed una corretta
sorveglianza
al fine di ridurre l'esposizione.
TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI
le attività entreranno
sanitari adeguati>
a regime a termine della fase progettuale.
sanitaria
sui lavoratori
RIPARTO DELLE RISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE
Azienda
2013
2014
2015
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