Subido por Marika Ibba

sbobina lezione 10 maggio

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LEZIONE 10/05
Beppe Fenoglio – Lezione introduttiva
Ho scelto questo autore in quanto è stato in grado di creare un romanzo che racconti il passato
dell’Italia, il passaggio da un’Italia che ha vissuto una dittatura ad un’Italia democratica.
Riprende quegli ideali che lo avevano spinto a diventare partigiano.
l’Italia subì una rinascita da un punto di vista politica ed economico ma in minor misura una
rinascita culturale e ideologica alla quale aveva auspicato Fenoglio.
Inseriremo Fenoglio in un contesto per spiegare come sia riuscito a spiccare sugli altri, come
faremo con Tasso.
Dentro questa dinamica quello che cercheremo di mettere in luce sono i rapporti tra i vari italiani.
La guerra mondiale infatti si trasforma in una vera e propria guerra civile tra i partigiani e i fascisti.
Quando Fenoglio inizia a scrivere “Il Partigiano Johnny” non si parlava ancora di guerra civile a
livello storiografico, si inizierà a parlare del conflitto in questi termini nel saggio di Claudio Pavone
del 1991 “Una guerra civile”.
Anche per Fenoglio c’è un importante e lento e problematico lavorio sulla forma da dare a questo
romanzo epico, romanzo storico.
Ovviamente Fenoglio andrà contestualizzato tanto nella Resistenza quanto nel Neorealismo.
Fenoglio muore molto giovane all’età di 40 anni di cancro ai polmoni, nel 1963, e per questo molte
delle sue opere sono incompiute e di difficile interpretazione. In realtà Fenoglio pubblica solo 3
opere, tutto quello che noi leggiamo è stato recuperato filologicamente con problemi che nascono
dallo stato dilazionato dei testi.
Maria Corti, importante filologa nonché colei che poi ha dato vita alla prima edizione critica di
Fenoglio, individua tre linee che riguardano la letteratura neorealista della Resistenza.
Il Neorealismo ha due branche, quella della Resistenza e quella …
Queste tre linee sono:
- Il filone della cronaca, cioè le memorie di guerra scritte in presa diretta quindi senza uno
scopo letterario, con un linguaggio giornalistico e che valgono come documenti storici. Solo
in seconda battuta valgono come documenti letterari.
- Memorialistica. Forma ibrida tra cronaca e opera letteraria. Alcuni di coloro che avevano
prodotto cronache della Resistenza rivedono, finita la guerra, le proprie cronache e danno
vita ad una forma ibrida che è a metà tra cronaca e la memoria mistica. Cioè la memoria
rielabora ciò che ha vissuto a distanza di tempo più o meno vicino ma c’è ancora
un’impronta cronachistica per esempio data dalla prima persona narrativa quindi un
autobiografismo di fondo. Però contemporaneamente la distanza temporale fa sì che la
memoria filtri (anche i traumi dell’essere sopravvissuti) e la scrittura aiuta cercando di
trovare una forma, una forma ibrida che usa la prima persona.
- Letteratura vera e propria della Resistenza alla quale possiamo ascrivere alcuni romanzi di
Fenoglio, non tutti.
Fenoglio ha attraversato tutte queste fasi. Passa da una forma cronachistico-memoriale, “gli
appunti partigiani”, alla ricerca di una forma attraverso il racconto breve. La prima opera che
Fenoglio tenta di pubblicare è “Raccolti della guerra civile”, questo titolo è rifiutato da Vittorini,
dall’Einaudi, quindi nasce un dibattito da cui emerge il titolo “I ventitré giorni della città di Alba”.
Dopo la forma breve, Fenoglio si dedica alla forma ampia che possiamo definire un’epica della
guerra civile di cui non faceva parte solo Il partigiano Johnny ma tutto il ciclo di Johnny.
Noi oggi leggiamo Il partigiano Johnny come se fosse un romanzo unico ma in realtà Fenoglio lo
aveva concepito come una parte di una trilogia.
Fenoglio però non è soddisfatto di questo ciclo, di questa trilogia, quindi abbandona il ciclo e si
dedica a “Una questione privata”, «il romanzo che tutti avremmo voluto scrivere», come disse
Calvino. Romanzo in cui racconta la Resistenza.
Il ciclo di Johnny è un ciclo di 3 romanzi, solo Il partigiano Johnny sono 400 pagine, di circa 800/900
pagine; al contrario Una questione privata è un libricino di 120 pagine. Questo ci dice come cambia
l’idea di romanzo in Fenoglio, non è più un’opera ampia che racconta l’intera resistenza ma è
invece una forma ibrida tra racconto e romanzo, tra teatro e romanzo che riesce a concentrare
tutto in un giro temporale brevissimo di pochi giorni e stringendo la Resistenza su tre personaggi e
su una storia d’amore.
Breve trama “Una questione privata”:
il partigiano Milton, durante le azioni della Resistenza, si trova davanti a questa villa in cui lui ha
passato gli ultimi giorni prima di essere chiamato alle armi dove si è innamorato di Fulvia. Entra
nella villa per ricordare i momenti con Fulvia e la governante gli fa capire che dopo la sua partenza
il suo migliore amico Giorgio ha avuto una relazione con Fulvia di cui lui era profondamente
innamorato. Milton decide di andare nella brigata partigiana in cui era arruolato Giorgio per sapere
la verità, se quello detto dalla governante fosse effettivamente vero. Da cui parte l’azione molto da
romanzo cavalleresco. Inizia questa serie di azioni che il lettore non riesce a comprendere
completamente: non si capisce se Milton stia cercando Giorgio o Fulvia e poi quando Giorgio verrà
rapito dai fascisti non capiamo cosa spinga Milton a salvarlo, un motivo o un altro. Vediamo quindi
questo continuo inseguimento di qualcosa un po’ come nel palazzo di Atlante di Ariosto.
Quindi si tratta di un romanzo breve che gira attorno ad un triangolo amoroso e su molti dialoghi, è
infatti una storia molto teatrale (Fenoglio lavora tanto sul teatro). E lo possiamo vedere quasi come
un piccolo romanzo cavalleresco.
Quindi durante il corso ci interrogheremo su tutti i passaggi dell’autore, dei vari cambiamenti di
genere e stile. In particolare ci dedicheremo al ciclo di Johnny che è la vera epica, il vero tentativo
epico di Fenoglio.
È una trilogia composta da tre romanzi:
1. “Primavera di bellezza”
2. “Il partigiano Johnny”
3. “Ur partigiano Johnny”, così denominato da Maria Corti. “Ur” vuol dire originario e questo
può far pensare che si tratti del primo romanzo del ciclo ma non è così.
Fenoglio la prima stesura la scriveva in inglese e da cui la prosa fenogliana (soprattutto il
partigiano) è profondamente intrisa di anglicismi, si parla di “feninglese” un misto tra italiano e
inglese.
Fenoglio scrive quindi tutto in inglese e dopodiché comincia a rivedere i testi e crea questa forma
intermedia, italiano con elementi inglesi. Questo lo farà per “Primavera di bellezza” e “Il partigiano
Johnny” ma non arriva a rivedere il terzo romanzo, “Ur partigiano”. Questo determina che noi
abbiamo questo romanzo in inglese in traduzione italiana, non esiste una redazione italiana da
parte di Fenoglio ma solo traduzioni di altri.
Fenoglio in realtà non voleva pubblicare né in inglese né in feninglese, voleva pubblicare in italiano
però voleva partire da una lingua che gli consentisse di trovare una distanza, una forma diversa,
un’espressività diversa dal tipo di educazione letteraria che lui aveva avuto. Fenoglio nasce del
1922, esattamente l’anno della Marcia su Roma, si forma nelle scuole fasciste, nei libri imposti dal
fascismo, non aveva una formazione letteraria a tutto tondo; crea una sua cultura letteraria
attraverso gli scrittori inglesi, come John Milton (citato nel romanzo), le sorelle Bronte, Marlowe e
traduce moltissimo.
Le uniche opere che lui pubblica sono:
- “I ventitré giorni della città di Alba”
- “La malora”
- “Primavera di bellezza”
Tutto il resto sono opere inedite che sono state recuperate filologicamente. Sono opere per la gran
parte incomplete.
Gli “Appunti partigiani” si riferiscono al biennio ’44-’45 scritti tra il ’46 e il ’47. Fenoglio lavorava per
il padre che faceva il macellaio e infatti questi appunti sono scritti nei quaderni usati per segnare il
peso/tipo/prezzo della carne. Sono a tutti gli effetti appunti e tendono molto alla cronaca.
C’è una dedica “a taluni (tutti) partigiani d’Italia”, in realtà poi Fenoglio cambia in “a tutti i morti e
vivi”, quindi a tutti coloro che erano morti durante la guerra civile e a tutti colori vivi anche grazie
alle morti altrui.
Questo ci parla già del trauma della propria sopravvivenza presente soprattutto nel Partigiano.
Si tratta di 4 taccuini e forse quello che oggi ci interessa è soltanto il fatto che gran parte di ciò che
Fenoglio elaborerà nel Partigiano è già contenuto negli Appunti partigiani.
Fenoglio è alla costante ricerca di una forma che possa aiutarlo ad esprimere quel trauma, e in
questo lo aiuta l’inglese così come il passaggio da un genere letterario all’altro.
Al centro di tutto stanno i due rastrellamenti nei quali Beppe (protagonista), che diventerà Johnny
e poi Milton, sopravvivrà.
“Adesso che scrivo del grande rastrellamento di novembre, continuo a non capircene niente, come
non ne ho capito niente allora che l’ho buscato tutto”
L’obiettivo è evidentemente quello di trovare un senso, di snodare la matassa, di trovare un motivo
alla morte dei compagni, alla guerra e alla distruzione dell’Italia.
Utilizzo di un linguaggio che conserva moltissime tracce della lingua regionale, oltre la prima
persona: capircene. Fenoglio infatti, accanto alla linea partigiana, sviluppa la linea langarola che
racconta le Langhe, il suo paese Alba.
Il dialetto, in questa fase, ha la funzione che avrà dopo l’inglese: trovare una lingua alternativa alla
retorica fascista, il regime di parole. In quest’Italia nuova va trovata una lingua nuova, lui la cerca
prima nel dialetto, poi nell’inglese per poi traslarla nell’italiano.
Altri autori vicini sono Calvino e Meneghello che scrive Piccoli maestri in cui sostiene che non sia
facile trovare una forma e che quella sia ancora “materia grezza”.
Un altro aspetto importante è il rapporto verità/espressione.
Pietro Ghiacci, amico di Fenoglio, racconta di averlo incontrato alla stazione nel ’52. Gli aveva
rivelata la grande difficoltà nel riprodurre il ritmo incalzante del rastrellamento, aggiunge qualche
montagna in più per rendere il senso: verosimile di Tasso.
Fenoglio dice a Vittorini di non possedere il fondo del romanziere, di non possedere le 4 marce: ha
una scrittura veloce, quella del racconto.
Ad un certo punto però nel ’54, quando inizia il ciclo di Johnny dice: “In fondo io ho sempre scritto i
racconti come prova, come abbozzo per trovare lo stile, ma ho sempre il desiderio di spazi più vasti
che non possono stare racchiusi nei limiti di un solo racconto. Sono portato a seguire i miei
personaggi dal principio alla fine, passo passo, perché attorno e insieme a loro cresce e si sviluppa
la storia del singolo e di tutta l’umanità”.
Quindi vediamo la translazione dal particolare all’assoluto è un tratto che muove da romanzo
verso l’epica. L’epica ha infatti una dimensione che volge sempre verso l’universale, l’assoluto.
Nel ’57 sta ancora lavorando al ciclo, dice a Calvino: “Sto effettivamente lavorando ad un libro
nuovo. Un romanzo propriamente non è, ma certo è un libro grosso. Non ne ho ancora terminato
la prima stesura e mi vorrà certamente un sacco di tempo per averne la definitiva. Il libro abbraccia
il quinquennio 1940-’45. È fin d’ora sottinteso che lo darò a voi”.
Poi in realtà non lo darà ad Einaudi ma a Garzanti.
Lui quindi non parla di romanzo.
Perché è un libro grosso? Perché abbraccia 5 anni di storia e se noi lo leggiamo nella sua interezza
questo ciclo racconta ben di più, innanzitutto la formazione di Johnny in Primavera di bellezza che
racconta gli ultimi due anni di liceo, la preparazione alla chiamata alle armi per afre il regalo alla
patria (corso agli allievi ufficiali, l’attesa della cartolina della NAIA), formazione nell’ esercito regio.
Primavera di bellezza si conclude con l’esercito regio che si disperde perché cade il fascismo. Poi ci
sono i bandi del generale Graziani, nel momento in cui il fascismo cade tutti i ragazzi vengono
chiamati a far parte dell’RSI; molti non vogliono arruolarsi e decidono di arruolarsi con le bande
partigiane magari senza avere una grande coscienza ideologico-politica ma semplicemente per
evitare di essere presi. Pochi mesi dopo per chi rifiutava l’arruolamento viene imposta la pena di
morte, quindi a maggior ragione la gente si imbandava per andare in collina e scappare al rischio
della pena di morte o alla cattura dei propri genitori.
Ad esempio nel terzo capitolo, il partigiano Johnny non ancora partigiano si nasconde; era iniziata
la rappresaglia dei genitori per costringerli a dichiarare dove fossero i figli.
La cesura tra Primavera di bellezza e Il partigiano Johnny sta proprio lì: il primo si chiude con la
pubblicazione dei bandi Graziani, Johnny scappa da Roma verso Alba proprio per evitare di essere
preso dall’esercito, arriva ad Alba e viene nascosto dai genitori; poi nel IV capitolo de Il partigiano
Johnny lui parte verso le colline per diventare partigiano.
Esiste una doppia redazione di Primavera di bellezza e de Il partigiano Johnny.
Primavera di bellezza
Esistono due redazioni.
PdB2 è l’edizione data alla stampa da Fenoglio e pubblicata da Garzanti nel ’59. Il problema di
questa edizione è che ad un certo punto Fenoglio, dopo anni nei quali lavori su questo ciclo, decide
di abbandonarlo perché decide di scrivere un romanzo più breve, Una questione privata. Non gli
piace più l’idea di seguire per così tanto la storia del partigiano, per 5 anni.
Così decide di pubblicare solo il primo libro, Primavera di bellezza uccidendo Johnny che muore
alla fine del primo libro chiudendo il ciclo. Non pubblica Il partigiano Johnny, non procede alla
traduzione dell’Ur partigiano.
Invece PdB1 era scritta per unirsi con Il partigiano Johnny, quindi si conclude con i bandi di Graziani
e non con la morte di Johnny.
Il partigiano Johnny
Nella seconda redazione Johnny muore, aveva deciso di lasciare il ciclo però cerca di concluderlo
con la morte.
Al contrario, nella prima edizione, il finale è diverso perché deve ricollegarsi perfettamente con
l’inizio de Ur-partigiano.
Ur-partigiano Johnny
Racconta come Johnny venga chiamato, in quanto anglofono, come ufficiale di collegamento dagli
Alleati. In realtà tutto questo romanzo racconta una continua disillusione di Johnny, è come se
fosse un romanzo di formazione in cui però Johnny è costantemente disilluso rispetto agli ideali
che l’hanno mosso alla Resistenza.
Johnny prima va nelle bande rosse dei comunisti, non si trova con la loro chiusura ideologica, allora
va dagli azzurri, i badogliani ma non si trova neppure con loro perché lì ritrova quella gerarchia
militare che aveva già visto nei Balilla e poi nell’esercito regio. Quindi sperava di trovare
quell’eticità e movimento civile dentro l’Inghilterra che lui aveva idealizzato perché amava la
letteratura inglese e perché gli inglesi sono i primi ad agire contro i nazisti nel ’39.
Ma, nell’entrare nelle formazioni Alleate, scopre che l’Inghilterra è totalmente schiacciata
dall’America.
C’è la scena verso la fine dove sente suonare il boogie-boogie e pensa di fatto che quella canzone è
un inno funebre per l’’impero britannico.
In più scopre che gli Alleati lanciavano le bombe al plastico, arme di distruzione di massa
assolutamente contrarie agli ideali della Resistenza.
Lui rimane nelle brigate azzurre guidate dal comandante Nord che inizialmente Johnny idealizza fin
tanto che non si accorge di tre cose:
- Alba viene ceduta dal comandante Nord ai fascisti, una sorta di compromesso; cede anche
un compagno
- Nord quando stanno per vincere sospende la battaglia per l’arrivo dell’inverno
- Il comandante Nord accoglie un fascista
Fenoglio allude così ai compromessi nel dopoguerra e questa è la disillusione finale.
Infatti lo scrive anni dopo, dopo aver visto la rinascita dell’Italia dopo la guerra, il compromesso
storico, il piano Marshall.
Perché abbandona il ciclo e decide di dedicarsi ad un romanzo d’amore?
In realtà ci sono due lettere che ci aiutano, due lettere a Garzanti. Nel frattempo infatti Fenoglio
litiga con Calvino e Vittorini e abbandona l’Einaudi.
Lettera a Livio Garzanti, 10 marzo 1959:
“La morte di Johnny nel settembre del ’43 mi libera tutto il campo “resistenziale”. Ho così potuto
istituire il personaggio del partigiano Milton, che è un’altra faccia, più dura, del sentimentale e
dello snob Johnny. Il nuovo libro, anziché consistere in una cavalcata 1943-1945, si concentrerà in
un unico episodio, fissato nell’estate del 1944, nel quale io cercherò di far confluire tutti gli
elementi e gli aspetti della guerra civile. Mentre Primavera di bellezza è un libro lineare, in quanto
parte da A per giungere a B, il nuovo sarà circolare, nel senso che i medesimi personaggi che
aprono la vicenda la chiuderanno.
Ancora: Mentre in Primavera di bellezza ho cercato di fare un romanzo con modi aromanzeschi, nel
nuovo libro mi avvarrò di tutti gli schemi ed elementi più propriamente romanzeschi”
L’epopea racconta una serie di episodi, al contrario la tragedia racconta un unico episodio.
Per Fenoglio un romanzo che segue la diacronia non è un romanzo, non ha modi aromanzeschi. In
questo caso lui non parla di Una questione privata ma di Un’imboscata che poi abbandona.
Lettera a Livio Garzanti, 8 marzo 1960:
“Avevo già scritto 22 capitoli (de L’imboscata) dei 30 previsti e sarei stato in grado di consegnarle il
manoscritto “tra non molti giorni”, come Lei scrive. Si trattava di una storia sul tipo Primavera di
bellezza, concedente cioè larga parte di sé alla pura rievocazione storica, sia pure ad alto livello.
D’improvviso ho mutato idea e linea. Mi saltò in mente una nuova storia, individuale, un intreccio
romantico, non già sullo sfondo della guerra civile in Italia, ma nel fitto di detta guerra. Mi
appassionò immediatamente e ancora mi appassiona. Mi appassiona infinitamente di più della
storia primitiva ed è per questo che non ho fatto troppo sacrifico a cestinare i 22 capitoli già scritti”.
Una storia non più ancorata alla guerra civile, ma una storia romantica più concisa.
Opinione di Calvino su Una questione privata nella prefazione di Il sentiero dei nidi di ragno del ’64.
In questo periodo Calvino non conosceva il Partigiano Johnny che esce per la prima volta nel ’68.
Comunque la preferenza di Calvino sarebbe andata sempre al romanzo breve basti pensare
all’amore che Calvino aveva per l’Orlando furioso.
“Una questione privata è costruito con la geometrica tensione di un romanzo di follia amorosa e di
cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso e nello stesso tempo c’è la Resistenza proprio
com’era di dentro e di fuori, vera come mai è stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente
nella memoria fedele e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la
commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un
libro di parole precise e vere. Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue
per inseguire altro, e quest’altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché. É al libro
di Fenoglio che volevo fare la prefazione: non al mio”
“tanto più forti quanto più impliciti” = non c’è bisogno di spiegare questi valori. Parla poi delle
emozioni della guerra civile: la rabbia e paura.
Calvino riscopre nell’opera il modello cavalleresco, il modello di Ariosto, la ricerca di qualcosa che
sfugge.
Nelle lettere lui fa riferimento al romanzo chiamandolo Primavera di bellezza.
L’inno del fascismo si intitolava Gioventù:
Giovinezza, giovinezza
Primavera di bellezza
Nella vita e nell'asprezza
Il tuo canto squilla e va
Fenoglio riprende esattamente l’inno fascista e lo utilizza come titolo del romanzo. Perché? Qual è
l’intento?
Uso antifrastico perché in realtà racconta un qualcosa che non c’entra niente con la bellezza,
racconta la distruzione dell’Italia e la distruzione della sua giovinezza. Infatti il ciclo inizia quando
lui è nel pieno della giovinezza.
In più è molto ironico quasi parodico. Soprattutto il primo libro, Primavera di bellezza è molto
ironico, poi pian piano quest’ironia scema ne Il partigiano Johnny. Di fatto quello che lui sta
dicendo è che il fascismo in realtà ha distrutto la bellezza della giovinezza.
Gli autori come Fenoglio, nati intorno al ’22, hanno vissuto tutta la giovinezza durante il fascismo:
Pasolini, Calvino, Vittorino.
Con l’arrivo della guerra tutti loro si sono resi conto dello stato in cui erano vissuti fino a quel
momento e sono costretti a crescere, è lì che inizia la loro vera formazione. La guerra è un punto di
rottura che li fa passare da una giovinezza non vissuta a una maturità.
La generazione degli anni difficili: libro in cui sono raccolte le interviste a tutti questi autori. Tutti
sono accumunati dalla nostalgia per questa giovinezza.
Questi giovani sono posti difronte a scelte difficilissime.
Esempio 1: ne Il partigiano Johnny a Johnny viene chiesto “se tua madre fosse fascista, la
uccideresti? Se tua sorella collaborasse con i fascisti, saresti disposto ad ucciderla?” e lui non
risponde.
Esempio 2: dentro la brigata partigiana c’è Kira, un ragazzo a cui Johnny è molto affezionato, che ha
un fratello nello Stato Maggiore (RSI); Kira muore perché sbaglia a lanciare una bomba, non muore
in battaglia. C’è una tregua in cui dicono al fratello che può venire a salutarlo per l’ultima volta.
L’altro aspetto sul quale ci soffermeremo è come Fenoglio muove l’espressività.
Infatti quando si parla di romanzo epico per Fenoglio si parla sia dell’aspetto strutturale, quindi
appunto l’idea del ciclo, ma anche del livello espressivo. L’epica è sostenuta da un certo linguaggio.
Fenoglio crea una lingua: definita da Beccaria (uno dei linguisti più importanti, membro
dell’Accademia della Crusca) “il grande stile”. È uno stile molto espressivo molto apprezzato da
Gadda che al contrario non apprezzava il neorealismo.
FENINGLESE
Il feninglese ha due dimensioni:
- Inserimento di parole inglesi nel romanzo
- Le traslazioni dall’inglese. Per esempio è l’uso dei participi: “una lievitante sensazione”, “un
compagno ciabattante” che si rifanno alla forma in -ing.
È una forma inusuale che quindi cattura maggiormente la nostra attenzione. In più
trasforma una forma verbale quasi in un aggettivo, questo implica l’attribuzione dell’azione
al soggetto, l’azione fa parte del soggetto. “che ciabattava” sarebbe stato molto più neutro.
“Il cuore liquefacente” “stanchità” da “desertness”.
“annegoso”, evoca il senso di profondità e pericolosità; in più è una personificazione e in
Fenoglio la natura è spesso personificata.
Fenoglio dedica molte pagine alla descrizione della natura che può essere accogliente così come
maligna, come per esempio durante l’inverno. Il paesaggio diventa personaggio.
G. Beccaria scrive:
“Lo scrittore piemontese confessò la sua profonda “distrust” verso l’italiano, che nel caso dei
racconti sulla Resistenza fu superata con la mediazione dell’inglese, mentre nei racconti di tema
langhigiano si affidò al dialetto, come arcaicizzatore dell’italiano”.
Meneghello scrive:
“Ciò che avverto è un senso di urgenza espressiva, in forme a tratti estreme, quasi patologiche.
L’effetto di una lingua sconvolta è legato alla presenza nell’animo dello scrittore di una sottostante
materia che ribolle. C’è un magma rovente di percezioni che si accavallano e fanno ressa… si crea
un ingorgo di spunti e conati espressivi…
Le irruzioni dell’inglese non mi sembrano di cruciale importanza…
L’uso dell’inglese va accostato a quello delle “irregolarità” linguistiche, i neologismi, le
neoformazioni, ecc… che conferiscono al testo il suo eccezionale potere di straniamento. Perché ad
esempio scrivere “vividità” al posto di “vividezza”? è come se lo scrittore cercasse le parole in sé
stesso, non nell’uso corrente”
“materia che ribolle” = il trauma della guerra civile
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