18 Capitolo II È principio per definizione, in quanto madre, archè, generatrice di vita e di materia. La scena a cui Elia assiste ogni giorno e ogni notte, affacciata alla finestra, rappresenta il conflitto tra l’Es e il Super-Io, riconoscibile nelle tre vicine e nella portiera che guida le loro quotidiane ricerche: [...] las tres señoritas pues, tres dragones resecos y castísimos, todas ellas grititos destemplados, estremecidos resoplidos, crujir de huesos y corsé –porque las tres señoritas llevaban los senos, que en otro tiempo debieron ser voluminosos, oprimidos sin piedad en corsés de acero, que los hicieron a la larga fundirse y desaparecer, dejándolas flacas y lisas–, las tres señoritas con su bulldog al frente –un bulldog disfrazado de portera, porque los perros de verdad las espantaban tanto como las asustaba mi madre o el sexo de bronce que blandía el dios griego entre las piernas–, y pienso que los dos, la escultura del vestíbulo y la señora del primero, eran para las tres señoritas una misma cosa, por igual hermosos, por igual amenazantes e insolentes, y por igual indestructibles e indesterrables de sus vidas [...] (pp.12-3). Il conflitto scatenato dal sesso della scultura si spiega con il patto fra la statua, metafora dell’Io, e la madre, metafora del principio del piacere, dominante durante l’infanzia. Appena entrata nell’atrio dopo trent’anni di assenza, infatti, Elia riprende un vecchio gioco o rito, attivato da un impulso reflejo, maquinal, infinitamente repetido a lo largo de tantísimos años (p. 8): Un viejo juego o un viejo rito. Para niñas expectantes y ansiosas, remotamente –sólo remotamente– excitadas, o para mujeres maduras que vuelven al cabo de los años, que se refugian aquí como en las naves de las viejas catedrales, como se vuelve siempre a los oscuros subterráneos, o quizá no sea siempre, quizá sea sólo cuando en el mundo exterior algo nos hiere mucho o algo termina o todo parece demasiado estúpido. Sigo pues el viejo juego o el viejo rito, y le miro curiosa –realmente curiosa– entre las piernas, y compruebo con un suspiro de alivio –realmente todavía hoy con un suspiro de alivio– que todo sigue en orden y que el sexo campea desnudo entre las largas pienas, antre las lisas piernas de bronce (p. 8). È un gioco o un rito connesso al sesso della statua e alla bellezza della madre, il cui ricordo emerge dalla memoria proprio di fronte alla nudità. È il vecchio gioco o vecchio rito che man- La psiche 19 tiene in vita l’inconscio, sede dell’istinto primordiale e del principio del piacere. Elia, infatti, non obbedisce alla madre del presente, principio di realtà che ignorandola la annulla, ma a quella del passato, principio di piacere che la alimenta attraverso la libido. L’immagine in cui si riconosce è quella della bellissima peccatrice dell’infanzia, la diosa rubia y riente (p. 11) che attraversava l’atrio in compagnia di uomini giovani e belli e che lasciava dietro di sé un profumo persistente come quello di zolfo di Lucifero. È la trasgressiva madre rivelatrice del ricordo suscitato dal sesso della statua, il cui significato è racchiuso nella foglia appesa al lampadario con un nastro della sottoveste. È la bella dama marmórea y lejana, siempre vencedora (p. 15) dalla quale ha appreso che la belleza radica y empieza en el esqueleto (p. 9), ossia, che il piacere inizia e risiede nel fisico. È chiaro, quindi, che Elia non si riconosce nella vieja dama inglesa (ibidem) che non rinuncia al suo viaggio per raggiungerla nella casa disabitata, perché non incarna più il principio del piacere. Gli abiti che avvolgono il suo corpo, ancora giovane e bello, infatti, rimarcano una distinzione perfetta, quella del principio di realtà, appunto, la cui funzione è rappresentata dallo sguardo della dama rivolto ai funzionari e ai nativi delle città che possiede con passo sicuro. Il piacere a cui tende non è alimentato dalla bellezza fisica, ma da quella artistica, che inizia e risiede nel corpo culturale, distante da Elia quanto la ragione e la coscienza dall’istinto e dall’inconscio.