L`arte marziale perduta di Sherlock holmes

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Roberto munter
Bartitsu
L'arte marziale perduta di Sherlock holmes
“Il Bartitsu e' stato ideato con l’idea di fornire alle persone pacifiche un
metodo di autodifesa da bulli e prepotenti, e comprende non solo il
pugilato, ma anche l’uso del bastone da passeggio, dei piedi e delle
tecniche davvero efficaci e furbe di lotta giapponese, in cui il peso e la
forza giocano solamente una piccola parte.”
(edward william Barton-Wright, 1902).
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Via Ronchi 36
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email: [email protected]
Introduzione.
Questo libretto, che vuole essere il primo di una serie, introduce l'arte marziale eclettica del Bartitsu, nata e
“morta” a cavallo fra il il XIX e il XX secolo. Il libro è il frutto di un lungo e appassionante lavoro di ricerca
storica e tecnica sul Bartitsu e per questo non avrò mai finito di ringraziare l'aiuto preziosissimo fornitomi da
Tony Wolf con numerose informazioni, segnalazioni, novità e chiarimenti . Di grandissimo aiuto è stato anche il
sito della Bartisu Society (www.bartitsu.org) e la relativa mailing-list su cui ho potuto confrontarmi in questioni
tecniche e storiche con appassionati ricercatori di Bartitsu di tutto il mondo. Ulteriori ringraziamenti vanno al sito
della “Linacre School of Defence” (http://www.sirwilliamhope.org/), una vera e propria miniera di informazioni
sulle arti marziali antiche e attuali.
Ai nostri giorni si fa un gran parlare di arti marziali miste (Mixed Martial Arts), che prendono il meglio di ogni
disciplina per ottenere un sistema di difesa personale molto efficace. Un esempio tipico, che riscuote molto
successo ai nostri giorni, è il sistema israeliano Krav-Maga, ma ci sono anche altri esempi simili come il Brasilian
Ju-Jitsu, l'American Kempo, il russo Systema e molti altri ancora. Tutto ciò sembra una grande novità, ma tutti
sembrano dimenticare che questa filosofia fu insegnata dall'attore sino-americano Bruce Lee quando, più di 35
anni fa, diffuse il suo famoso Jeet Kune do. Ancora più sorprendente è il fatto che ci fu qualcuno che anticipò
Bruce Lee di oltre settant'anni e i sistemi attuali di oltre un secolo! Nel 1898 aprì a Londra una scuola di autodifesa che ottenne subito un successo straordinario, ma altrettanto velocemente, nel 1903, chiuse i battenti e
sarebbe finita dimenticata nella polvere della storia se il suo sistema di lotta non avesse “salvato la vita” al più
celebre detective del mondo, il mitico Sherlock Holmes, come vedremo nell'introduzione storica.
In questa scuola si insegnava il Bartitsu, un efficacissimo sistema di lotta
basato sull'integrazione di varie arti marziali occidentali e l'allora
sconosciuto Ju-Jitsu giapponese.
Passato un secolo, potrà dire qualcuno, gli attuali sistemi di lotta si saranno
evoluti in maniera decisiva e saranno notevolmente superiori a quelli di cento
anni fa... In realtà non c'è assolutamente niente di vero in questa
affermazione, anzi! Nei primi anni del XX secolo si era nel pieno della
seconda Rivoluzione Industriale e le cosiddette “società civili” dovettero
affrontare notevoli problemi di ordine pubblico ed una criminalità dilagante.
Furti, stupri, rapine, aggressioni ed omicidi divennero così frequenti e diffusi,
specialmente nelle grandi città e nei loro dintorni, da rendere la vita quasi
impossibile ai cittadini onesti e rispettosi della legge.
Le arti marziali di allora: il pugilato, la lotta e la scherma, erano ormai
orientate verso l'aspetto sportivo e ludico di tali pratiche e si dimostrarono
inadatte fornire un valido sistema di auto-difesa. Inoltre il tipico cittadino
occidentale viveva – almeno in teoria! - in una società ormai “disarmata”,
dove l'onere di mantenere l'ordine e far rispettare la legge era passato nelle mani dello stato. Lasciando da parte
le zone più periferiche della civiltà occidentale, come il West americano o certe colonie in “zone calde”, i cittadini
non potevano certo farsi giustizia da soli o girare armati per le città, ma con i grossi problemi socio-economici
creatisi con l'industrializzazione ed il massiccio urbanesimo (che aumentò di vari ordini di grandezza gli abitanti
di tutte le grandi città europee), gli stati si dimostrarono completamente impreparati ad affrontare la nuova
situazione. Violente bande giovanili e criminali infestavano interi quartieri con frequenti fenomeni di criminalità e
bullismo. I vicoli e le strade divennero il luogo di lavoro di prostitute, ruffiani, rapinatori, truffatori, bari e bulli,
mentre le strade periferiche e quelle di campagna divennero il terreno di caccia di numerosi briganti, vagabondi e
sfaccendati.
Indurito e reso scaltro dalle risse giornaliere, forte e robusto a causa del pesante lavoro fisico svolto fin
dall'infanzia ed incattivito dall'alcol e dalla rabbia per la penosa situazione in cui viveva, il tipico teppista di inizio
secolo era un avversario decisamente pericoloso da affrontare. Inoltre egli non si faceva certo scrupolo ad usare
“sporchi trucchi” (come testate, gomitate, ginocchiate, dita negli occhi, morsi, calci nelle tibie e nelle ginocchia,
ecc...) ne ad usare armi di ogni genere (come coltelli, manganelli, bastoni, tirapugni, catene e chi più ne ha più ne
metta!), ne a fare ricorso a complici che potevano assalire la vittima da ogni lato.
Un pugile dilettante, o un lottatore o un savateur, erano completamente impreparati a questo brutale tipo di lotta e
non furono pochi i campioni dell'una o dell'altra disciplina che finirono duramente malmenati durante
un'aggressione o una rissa, e questo destava grande scalpore ed aumentava l'insicurezza dei cittadini.
Fu in questo clima che un ingegnere ferroviario inglese, Edward William Barton-Wright, aprì a Londra la sua
scuola di auto-difesa che si dimostrò efficacissima e superò brillantemente anche le prove più dure.
Breve storia del Bartitsu.
«...Quando raggiunsi l'estremità ero in trappola. Non estrasse un'arma, ma si scagliò contro di me e mi avvinghiò
con le sue lunghe braccia. Sapeva che la sua partita era persa, ed era soltanto ansioso di vendicarsi su di me.
Vacillammo insieme sul bordo della cascata. Io avevo, tuttavia, qualche nozione di Baritsu, ovvero il sistema di
lotta giapponese, che mi è stato più di una volta assai utile. Scivolai attraverso la sua presa, ed egli con un orribile
grido scalciò furiosamente per alcuni secondi ed artigliò l'aria con entrambe le mani. Ma con tutti i suoi sforzi non
riuscì a trovare l'equilibrio e andò giù. Con il viso oltre il bordo lo vidi cadere per un lungo tratto. Poi colpì una
roccia, rimbalzò e cadde in acqua con un tonfo.»
["Il ritorno di Sherlock Holmes - L'avventura della casa vuota" di Arthur Conan Doyle. (1903)]
Per gran parte del secolo successivo gli appassionati di Sherlock Holmes hanno invano speculato su cosa fosse
questo misterioso sistema di lotta giapponese che gli aveva permesso di sconfiggere il suo più terribile rivale,
Moriarty, e di sfuggire alla morte nelle cascata di Reichenbach. Accurate ricerche appurarono che in Giappone non
esiste nessuna arte marziale con questo nome. Era forse un nome inventato da Conan Doyle, oppure era un antico
sistema di lotta dei Samurai andato perduto? Forse questo era un sinonimo per lo Judo o per il Ju-jitsu?
A complicare ulteriormente le cose ci pensarono gli editori americani delle avventure di Sherlock Holmes che
sostituirono - del tutto arbitrariamente - la parola "Baritsu" con "Ju-jitsu".
Alcuni identificarono questo misterioso sistema con il Bu-Jitsu, altri con lo Judo ed altri ancora con il Sumo, ma
nessuna di queste proposte fu mai convincente. Nel frattempo "l'arte marziale di Sherlock Holmes" assunse, per
così dire, una vita propria e fu citata spesso in molte fictions, compresi i fumetti, dove gli eroi venivano iniziati a
questo misterioso ed efficacissimo sistema di lotta, come ad esempio in Doc Savage e ne L'Uomo Ombra (The
Shadow). Praticamente un secolo dopo la pubblicazione del romanzo, nel 2001, lo storico inglese (ed esperto di arti
marziali) Richard Bowen risolse il mistero trovando una serie di articoli nella rivista "Pearson's Magazine"
dell'anno 1902, dove si parlava di un "nuovo metodo di difesa personale" denominato, appunto, "Bartitsu".
Le ricerche successive portarono alla luce anche altri articoli relativi al Bartitsu e si scoprì che questo sistema di
lotta era molto completo e articolato ed includeva calci, pugni, proiezioni, immobilizzazioni, leve articolari, ecc...
In pratica, si trattava di un sistema di lotta completo composto da un mix di diverse arti marziali e che contemplava
tecniche della "Canne", della Savate, del pugilato inglese, del Wrestling e dello Ju-Jitsu, il tutto adattato alla difesa
personale e che offriva ai suoi praticanti un sistema completo, efficace ed estremamente versatile. La misteriosa
arte marziale di Sherlock Holmes era stata finalmente ritrovata!
Tutto ciò comunque, rimase confinato fra un numero ristretto di appassionati finchè nel 2002, l'inglese Will
Thomas, uno degli appassionati ricercatori, si decise a creare una mailing-list per coordinare le ricerche sul Bartitsu
e nello stesso anno fondò la "Bartitsu Society", un'associazione culturale senza scopo di lucro che aveva lo scopo di
trovare quanto più possibile su questa sconosciuta arte marziale.
Storici professionisti e appassionati ricercatori dilettanti si misero a spulciare gli archivi di giornali, riviste e case
editrici di tutta l'Inghilterra finche venne raccolto un buon corpus di informazioni, articoli tecnici, foto e disegni che
permise alla "Bartitsu Society" di andare oltre la ricerca storica ed accademica. Diversi esperti di arti marziali,
provenienti dai più disparati stili di lotta, hanno codificato tecniche ed applicazioni di questo incredibilmente
"moderno" sistema di lotta così che dopo oltre un secolo di oblìo il Bartitsu, l'arte marziale di Sherlock Holmes, è
finalmente rinata.
L'inventore del Bartitsu si chiamava Edward William Barton-Wright, un ingegnere ferroviario inglese che grazie al
suo lavoro girò in lungo e in largo per tutto l'Impero Britannico: in India, in Africa e in Asia. In particolare, egli
visse per oltre tre anni Giappone dove apprese l'allora sconosciuta arte del Ju-Jistu, presso la scuola Shinden Fudo.
Sempre in Giappone, egli studiò anche l'allora neonato Judo, presso il Kodokan di Tokio poi, nel 1898, ritornò in
patria.
In quel periodo l'Europa era in piena "Belle Epoque" ed aveva ormai le caratteristiche di una moderna civiltà
industriale. La corrente elettrica, i treni a vapore, il telegrafo, le navi con lo scafo in acciaio, la diffusione popolare
di giornali e riviste, i centri commerciali, il cosmopolitismo... Tutto questo rendeva quell'epoca straordinariamente
simile alla nostra (anche se pochi anni dopo sarebbe stata spazzata via da due guerre mondiali e da un lungo
periodo di dittature e nazionalismi).
Le classi medie, a causa dell'imperante meccanizzazione, tendevano ad avere problemi di "forma fisica" e per
questo iniziarono a diffondersi numerose palestre dove praticare la ginnastica, la scherma e numerosi altri sport,
dove le classi borghesi e benestanti potevano praticare della sana attività fisica. Nello stesso periodo, le grandi
metropoli soffrivano di gravi problemi di sicurezza: scippatori, rapinatori, tagliagole, banditi (ruffians) e violente
bande di teppisti (famosi divennero gli Hooligans di Londra e gli Apaches di Parigi) rendevano le città un luogo
molto pericoloso per le persone per bene. Particolarmente temuti erano i terribili "garroters" piccole bande di due o
tre componenti che strangolavano gli ignari passanti con un laccio o con un drappo di seta, per poi rapinarli. I
numerosi fatti di violenza venivano inoltre amplificati dall'allora neonata stampa scandalistica, facendo aumentare
nei cittadini il bisogno di sicurezza. Ecco allora che assieme ai vari sport "tradizionali", vennero aperti numerosi
club dove si praticavano le arti da combattimento, quali la scherma, il pugilato, la lotta o il wrestling.
Grande appassionato delle tecniche di combattimento, Barton-Wright conosceva bene la Boxe inglese, la Savate
francese ed il Wrestling che allora furoreggiava nelle platee, e volle aprire una palestra per sfruttare così la moda
imperante. Chiamò inoltre dal Giappone due maestri di Ju-Jitsu con cui aveva praticato negli anni precedenti e dalla
Svizzera fece venire il maestro d'armi Pierre Vigny (inventore di una scherma eseguita con il bastone da passeggio,
"la Canne" che associava alla Savate francese) ed il campione di wrestling Armand Cherpillod, svizzero pure lui.
Fu allora che Barton-Wright ebbe la grande intuizione di fondere il meglio delle tecniche europee ed asiatiche in
un'unica arte marziale, orientata alla difesa personale nel moderno contesto di una civiltà industrializzata.
Assieme ai suoi collaboratori, egli aprì un prestigioso club di autodifesa e cultura fisica, il "Bartitsu Accademy of
Arms and Phisical Culture", al numero 67b di Shaftesbury Avenue, nel quartiere Soho di Londra, ed iniziò a
mettere a punto la sua nuova arte marziale. Il nome "Bartitsu", derivava dalla fusione del suo cognome (BARTon)
con l'ideogramma "jITSU".
Il nuovo sistema di lotta prevedeva la scherma col bastone da passeggio per la lunga distanza, della Savate e della
Boxe inglese per la media distanza (o nel caso non fosse disponibile il bastone) e della tecniche del Wrestling e
della lotta giapponese (Ju-Jitsu) a distanza ravvicinata. Barton-Wright vi incluse inoltre tecniche ricavate dalla
"Lutte de rue" parigina, dallo "Chasson" marsigliese e da altri sistemi di "combattimento sporco" provenienti da
tutto il mondo. Tutte le tecniche delle varie arti marziali furono adattate per rispondere ai principi di semplicità,
praticità ed efficacia ed unite in un unico sistema organico, anticipando così di oltre un secolo i moderni ed attuali
sistemi di autodifesa (come l'israeliano Krav-Maga o il russo Systema).
Accanto all'attività del club, Barton-Wright e i suoi collaboratori organizzavano sfide dimostrative contro atleti di
tutte le discipline di lotta, dove vincevano sempre in maniera schiacciante. Fra queste fece molto scalpore l'impresa
di Barton-Wright al St. Jame's Hall dove incontrò, uno dopo l'altro, sette forti lottatori e li sconfisse tutti e sette nel
giro di tre minuti! Quest'impresa gli fece ottenere un'adesione al prestigioso ed esclusivo "Bath Club" e anche un
invito reale per comparire dinanzi ad Edoardo, Principe di Galles.
Il Club Bartitsu era organizzato sul modello dei circoli sportivi vittoriani; gli aspiranti membri presentavano le loro
domande di ammissione ad un comitato, che includeva sia il capitano Alfred Hutton, il primo a promuovere la
riscoperta della scherma tradizionale in Inghilterra, che il colonnello George Malcolm Fox, ex Ispettore Generale
del Corpo di addestramento dell'Esercito Britannico. In generale era un club molto esclusivo e i suoi componenti
appartenevano alla "creme" della società britannica di allora, sia civile che militare.
Dopo pochi anni di attività, verso la fine del 1902 la Bartitsu Accademy chiuse i battenti. La cattiva gestione
economica, le rette troppo alte ed una serie di liti fra i soci, posero fine all'attività del club.
Barton-Wright continuò l'attività aprendo dei centri salutisti dove si fornivano pratiche "esoteriche" al limite della
cialtroneria, quali l'elettro-terapia, la luce-terapia, le radiazioni e la vibro-terapia, anche se sappiamo che ha
continuato a sviluppare e praticare il Bartitsu almeno fino al 1920, anche se solamente sotto forma di lezioni
private.
I due ju-jitsuka giapponesi, Yukio Tani e Sadakazu Uyenishi, aprirono dojo di Ju-Jitsu in tutta Europa e più tardi
cominciarono a diffondere lo Judo. Vigny e Cherpillod tornarono in svizzera e ben presto il Bartitsu fu
completamente dimenticato e sarebbe scomparso nell'oblio, se non fosse stato per il racconto di Conan Doyle che
abbiamo visto all'inizio.
Per molti versi, E.W. Barton-Wright era un uomo in anticipo sul suo tempo. Fu tra i primi Europei noti ad aver
studiato le arti marziali giapponesi, e fu certamente il primo ad averle insegnate in Europa, nell'Impero britannico o
nelle Americhe.
Il Bartitsu fu la prima arte marziale ad aver deliberatamente combinato stili di lotta asiatici ed europei allo scopo di
affrontare i problemi dell'autodifesa civile/urbana in una "società disarmata". In questo, Barton-Wright anticipò
l'approccio del Jeet Kune Do di Bruce Lee di oltre settant'anni. Una filosofia simile di eclettismo pragmatico fu
adottata da altri specialisti europei di autodifesa degli inizi del XX secolo, inclusi Percy Longhurst, William Garrud
e Jean Joseph-Renaud, che avevano tutti studiato con ex istruttori del Bartitsu Club.
Bill Underwood, William E. Fairbairn ed altri, incaricati di sviluppare sistemi di combattimento ravvicinato ad uso
delle truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale, misero ugualmente a punto sistemi di combattimento
corpo a corpo di tipo pratico ed interculturale. Underwood aveva effettivamente studiato il jujitsu con Yukio Tani
ed un altro jujitsuka, Taro Miyake, a Londra durante il primo decennio del XX secolo. I sistemi fondati da
Underwood, Fairbairn e dai loro contemporanei divennero la base per la maggior parte dell'addestramento al
combattimento ravvicinato delle forze armate e della polizia in tutto il mondo occidentale durante il XX secolo.
E.W. Barton-Wright è ricordato anche come un promotore pionieristico delle gare di arti marziali miste o M.M.A.
(Mixed Martial Arts), nelle quali esperti di diversi stili di lotta competono in base a regole comuni. I campioni di
Barton-Wright, compresi Yukio Tani, Sadakazu Uyenishi e il lottatore svizzero di Wrestling, Armand Cherpillod,
godettero di notevole successo in queste gare, che anticiparono di cento anni il fenomeno delle M.M.A. degli anni
'90. Il Bartitsu Club fu inoltre tra le prime scuole del suo tipo in Europa ad offrire lezioni specializzate di autodifesa
femminile, una pratica adottata ,dopo la chiusura del Club, da parte di studentesse di Yukio Tani e Sadakazu
Uyenishi, fra le quali Edith Margaret Garrud ed Emily Watts. La signorina Garrud fondò il proprio dojo (scuola) di
ju-jitsu a Londra ed insegnò l'arte anche ai membri del movimento militante delle suffragette, creando un'iniziale
associazione tra l'allenamento all'autodifesa e la filosofia politica del femminismo.
Nel 2002, fu creata un'associazione internazionale di entusiasti del Bartitsu, conosciuta come la Bartitsu Society,
inizialmente per dedicarsi alle ricerche storiche e inseguito per far rinascere la "Nuova arte di autodifesa" di E.W.
Barton-Wright. La Bartitsu Society divide le ricerche sul Bartitsu in due campi collegati, quelli del Bartitsu
canonico (le sequenze di autodifesa che furono illustrate in dettaglio da Barton-Wright e dai suoi assistenti nel
1899-1902) e del Neo-Bartitsu (interpretazioni moderne, personalizzate, tratte specialmente dai manuali di
allenamento prodotti da ex istruttori del Bartitsu Club e dai loro studenti fra il 1905 ed i primi anni 1920).
Accanto a questo filone principale, la ricerca ha sviluppato interessi collaterali per fenomeni sociali quali le bande
di strada a cavallo fra il XIX ed il XX secolo, l'addestramento marziale del movimento militante delle Suffragette, e
lo studio delle arti marziali come parte della storia sociale vittoriana ed edoardiana. La Bartitsu Society comunica
attraverso un gruppo email fondato dall'autore Will Thomas e singoli membri offrono occasionalmente seminari
pratici delle tecniche di lotta del Bartitsu.
Nell'agosto 2005, la Society pubblicò un libro, "The Bartitsu Compendium" ("Il compendio del Bartitsu"), curato
da Tony Wolf. Il Compendium illustra in dettaglio la storia completa di quest'arte marziale nonché un corso tecnico
di studio del Bartitsu canonico.
Il secondo volume, pubblicato nell'agosto 2008, comprendeva risorse per il Neo-Bartitsu tratte sia dagli scritti dello
stesso Barton-Wright che dal corpus dei manuali di autodifesa prodotti dai suoi colleghi e dai loro studenti,
compresi Yukio Tani, William Garrud, H.G. Lang, Jean Joseph-Renaud e R.G. Allanson-Winn.
Articoli su vari aspetti del Bartitsu sono stati pubblicati su giornali (tutti in lingua inglese) tra i quali "Classical
Fighting Arts", "Western Martial Arts Illustrated", "The Chap", "History Today" e "Clarkesworld Magazine".
Nel settembre 2006, un membro della Bartitsu Society, Kirk Lawson, mise in commercio un DVD intitolato
"Bartitsu - the Martial Art of Sherlock Holmes" ("Bartitsu - L'arte marziale di Sherlock Holmes"), che è una
presentazione delle tecniche del Bartitsu secondo la dimostrazione fatta al Cumann Bhata Western Martial Arts
Seminar nella primavera 2006.
Nell'ottobre 2006, la Bartitsu Society lanciò il sito “Bartitsu.org”, che include informazioni sulla storia, la teoria e
la pratica dell'arte marziale di Barton-Wright.
Nel luglio 2008, Kirk Lawson, il già citato membro della Bartitsu Society, annunciò ufficialmente il primo corso
attivo di addestramento al Bartitsu/Neo-Bartitsu presso il suo club, il Cumann Bhata Dayton. Nell'agosto 2009 la
Bartitsu Society annunciò la realizzazione di un documentario integrale su E.W. Barton-Wright e le sue arti di
autodifesa.
Gli incassi delle vendite del “Bartitsu Compendium”, del “Bartitsu Compendium II” e del DVD “Martial Art of
Sherlock Holmes” sono stati destinati alla creazione di una tomba adeguata ed un monumento funebre per E.W.
Barton-Wright, che morì povero e dimenticato ed è attualmente seppellito in una fossa comune.
Circoli e gruppi di appassionati di Bartitsu ,sul modello della Bartitsu Society ,sono stati creati in varie nazioni. In
Italia, è attivo il Bartitsu Club Italia, fondato da Paolo Paparella, Ran Arthur Braun e Angelica A. Pedatella in
collaborazione con Tony Wolf. Anche il sito del club (Bartitsu.it) contiene varie informazioni e materiali sulla
storia di quest'arte marziale, nonché sui corsi e le iniziative ad esso dedicate.
Lo scopo di questo piccolo manuale è quello di coinvolgere il maggior numero possibile di persone e di far
conoscere meglio – e possibilmente diffondere – la nobile arte del Bartitsu nel nostro Paese.
«Il Bartitsu è stato ideato con l’idea di fornire alle persone pacifiche un metodo di autodifesa da bulli e prepotenti,
e comprende non solo il pugilato ma anche l’uso del bastone da passeggio, dei calci e delle tecniche davvero
efficaci e furbe della lotta giapponese, in cui il peso e la forza giocano solamente una piccola parte.» (E.W.
Barton-Wright, 1902).
«Il Bartitsu era l’autodifesa per gli intenditori, consentendo ai gentiluomini di riaffermare la loro presenza fisica
in strada in modo non solo scaltro ma anche esteticamente gradevole. L’arte marziale di Barton-Wright permise ai
gentiluomini di mettere alla prova le loro abilità fisiche e mentali, piuttosto che acquistare semplicemente una
delle tante armi disponibili sul mercato.» (Emelyne Godfrey, 2005)
«Nel Bartitsu è compreso il pugilato, ovvero l'uso del pugno come mezzo contundente, l'uso dei piedi sia in senso
offensivo che difensivo, e l'uso del bastone come mezzo di autodifesa. Judo e ju-jitsu, che erano stili segreti di lotta
giapponese, si potrebbero definire come azione ravvicinata applicata all'autodifesa.
Al fine di assicurarsi per quanto possibile l'immunità contro le ferite in attacchi codardi o zuffe, si deve
apprendere il pugilato, per apprezzare completamente il pericolo e la rapidità di un colpo ben diretto, e le
particolari parti del corpo che sono attaccate scientificamente. Lo stesso, naturalmente, vale per l'uso dei piedi o
del bastone.
Il judo ed il ju-jitsu non sono pensati come mezzi primari di attacco o di difesa contro un pugile o un uomo che vi
prende a calci, ma devono essere usati solo dopo essere giunti a distanza ravvicinata, e per arrivare a distanza
ravvicinata è assolutamente necessario capire il pugilato e l'uso dei calci.» (E.W. Barton-Wright, 1902).
La Belle Epoque.
Per Belle Epoque si intende il periodo storico compreso fra il 1880 ed il 1914, durante la seconda Rivoluzione
Industriale. Questo periodo temporale fu sotto molti aspetti eccezionale e presentò delle straordinarie analogie con
la nostra epoca.
Nella Belle Epoque le invenzioni e i progressi della tecnica e della scienza
furono senza paragoni con le epoche passate e i benefici che queste
scoperte apportarono agli standard di vita furono notevoli: l'illuminazione
elettrica, il telegrafo, l'automobile, il cinema, la pastorizzazione, i vaccini...
Tutto ciò permise un miglioramento delle condizioni di vita e al
diffondersi di un senso di ottimismo. La borghesia celebrava i risultati
raggiunti in pochi decenni di egemonia con Esposizioni Universali, in cui
si esibivano le ultime strabilianti meraviglie della tecnica; con conferenze
di esploratori, missionari, ufficiali, che raccontavano le grandezze e le
miserie di mondi lontani, il cui contrasto con l'Occidente inorgogliva gli
ascoltatori e li confermava nella loro certezza di appartenere ad un mondo
superiore, che nulla mai avrebbe potuto incrinare.
Le guerre, se c'erano, erano lontane: in Cina, in Africa, sulle pendici
dell'Himalaya. Tra le potenze europee ogni accordo sembrava possibile,
pur di conservare un benessere tanto evidente. Affrontare la vita con
questo spirito significava caratterizzarlo in modo spensierato e positivo.
Gli abitanti delle città avevano scoperto il piacere di uscire, anche e
soprattutto dopo cena, di recarsi a chiacchierare nei caffè e assistere a
spettacoli teatrali. Si trattava soprattutto di spettacoli di teatro d’ombre e
spettacoli di Can Can. Il primo è una antica forma di spettacolo popolare,
originario della Cina, realizzato proiettando figure articolate su uno schermo opaco, semitrasparente, illuminato
posteriormente per creare l'illusione di immagini in movimento. Esso venne rappresentato in molti locali, ma il più
noto resta il Caffè-Cabaret Le Chat Noir di Parigi che presentò numerosi spettacoli di teatro d'ombre in una forma
spettacolare che vedeva al lavoro fino a 20 animatori. Questo locale era frequentato da numerosi artisti dell’epoca e
al suo interno era inoltre possibile bere l'assenzio, un distillato dal colore verde, ad alta gradazione alcolica, con un
sapore che ricorda molto la liquirizia che veniva servito con acqua ghiacciata e zucchero.
Il secondo, invece, è uno spettacolo caratterizzato dall'esibizione di ballerine che, schierate in fila l'una a fianco
dell'altra, al tempo di una musica molto veloce e ritmata alzavano ritmicamente le gambe: durante questo
movimento esse si scoprivano parzialmente, emergendo dalle lunghe e ampie gonne e sottogonne in uso all'epoca e
suscitando l'entusiasmo degli spettatori che spesso accompagnavano il ritmo battendo le mani. Il Can Can era
ballato in numerosi locali di Parigi, ma il più noto resta il Caffè-Concert Moulin Rouge, anch’esso molto
frequentato dagli artisti dell’epoca e tutt’oggi visitabile.
In generale, durante la Belle Époque, le vie e le strade cittadine erano
piene di colori: manifesti pubblicitari, vetrine con merci di ogni tipo,
eleganti magazzini. I progressi tecnici e scientifici diedero inizio anche
alla stampa popolare e si ebbe una grande diffusione di giornali e riviste
di ogni genere. I più venduti erano quelli scandalistici e quelli che
trattavano pettegolezzi sui personaggi più in vista (un vero e proprio
“gossip” ante-litteram!).
Bisogna immaginare che inizialmente i padri e i nonni di questa
generazione di fine secolo si spostavano in carrozza o a cavallo, su
strade polverose e insicure; comunicavano con lettere che impiegavano
settimane a giungere a destinazione; le merci arrivavano in porto dopo
mesi di navigazione attraverso gli oceani e venivano poi caricate su
mezzi trainati da cavalli, muli e buoi; il lavoro nelle manifatture era spesso disumano perché si giovava quasi
esclusivamente della forza delle braccia.
Nell'arco di pochi decenni tutto questo sparì, grazie alla diffusione di efficienti macchine a vapore per treni e navi,
all'elettrificazione di molte linee ferroviarie, alla comunicazione in tempo reale attraverso il telegrafo,
all'invenzione del motore a scoppio che soppiantava dopo millenni il traino animale, alla straordinaria invenzione
dei fratelli Lumière (il cinema) e agli albori dell'aereonautica. Possiamo immaginare l'emozione nel vedere le città
illuminarsi ogni sera di migliaia di lampadine, dopo secoli di buio rischiarato da torce e pochi lumi a gas. Ce n'era
davvero abbastanza per “ubriacare” un'intera generazione!
Bisogna però anche dire che la Belle Époque fu tale solo per chi se la poteva permettere. Il progresso aveva infatti
un prezzo: il benessere di alcuni si basava sul disagio di moltissimi altri; secondariamente del proletariato operaio e
contadino. Quest'ultimo tuttavia, soprattutto quello operaio, durante la Belle Époque cominciò a godere di qualche
vantaggio, non solo grazie alle proprie durissime lotte, ma grazie anche alla logica stessa dell'economia di mercato.
In base a questa logica infatti se si vuole guadagnare di più bisogna produrre e vendere di più. Ma per aumentare le
vendite era necessario che masse sempre più estese avessero sempre più denaro per comprare. Gli imprenditori,
quindi, man mano che la produzione scendeva, accettarono di concedere aumenti dei salari, facendo salire il reddito
pro capite nei paesi sviluppati.
Dopo aver creato nuovi mercati nelle colonie, costringendole ad acquistare dall'Occidente i prodotti lavorati,
misero anche in moto una crescita esponenziale dei loro mercati interni, ponendo le basi per una vera e propria
società di consumisti-consumatori.
Per realizzare compiutamente questo allargamento del mercato si provvide anche rapidamente alla crescita della
distribuzione. Beni di consumo come abiti, calzature, mobili, utensili domestici, che prima erano prodotti
artigianalmente e venduti da piccoli commercianti al dettaglio, cominciarono a essere offerti da una rete
commerciale sempre più ampia. Si moltiplicarono i grandi magazzini, furono incrementate la consegna e la vendita
a domicilio, la vendita per corrispondenza, furono trovate nuove forme per il pagamento rateale che se da un lato
indebitavano le famiglie, nel contempo rendevano accessibile ai meno abbienti una quantità prima impensabile di
prodotti di ogni genere. In appoggio a questa massiccia strategia di vendita nasceva la pubblicità, che cominciava
ormai a riempire i muri delle città e le pagine dei giornali.
Cultura fisica.
Per la borghesia di allora le migliori condizioni di vita, l'agiatezza, i pasti abbondanti e la crescente sedentarietà,
portarono dei problemi ben noti anche nella nostra epoca, come l'obesità e la scarsa forma fisica, con tutti i
problemi medici ed estetici che ne conseguono. Ciò coincise con l’emergente ridefinizione di “sport” come
un'attività atletica di qualsiasi tipo che potesse essere svolta anche a livello amatoriale, in contrasto con la cultura
dell’azzardo, del competere per vincere un premio, delle corse dei cavalli e del libertinaggio. Questo insieme di
fattori portò alla fondazione di palestre cittadine dove si affrontavano l’obesità e gli altri problemi causati dalla
sedentarietà. Un gran numero di sistemi competitivi di ginnastica calistenica, sollevamento pesi ed altre simili
forme di esercizi erano disponibili al pubblico. Pugilato scientifico, oltre che gare di quarterstaff (un bastone lungo
da 2 a 3 metri circa, tipico della tradizione medievale anglosassone) e le arti della scherma di bastone, sciabola,
fioretto e baionetta erano tutte attività seguite con entusiasmo dagli studenti delle sale d’armi e delle palestre che
fiorirono nelle maggiori città europee verso la fine del 1800. Esempi notevoli in tal senso sono la londinese
“Young Men’s Christian Association”, la “German Gymnasium” e la “Inns of Court School of Arms”.
In queste palestre i pugili dilettanti si “scioglievano le spalle” confrontandosi con schermidori di vari stili, lottatori
ed altri appassionati delle principali arti marziali allora in voga. Il diffuso fenomeno della cultura fisica della
“classe media”, favorì lo sviluppo di un'ampia varietà di sistemi di esercizi ginnici, più o meno dipendenti
dall’impiego di attrezzi specifici, quali mazze indiane, manubri per sollevamento pesi, corde per esercizi di tiro e
arrampicata, cavalli da volteggio e simili. Molti di questi esercizi trovarono posto nei programmi della ginnastica,
delle arti marziali e nelle accademie degli sport, oltre che a volte essere impiegati in dimostrazioni pubbliche che i
praticanti organizzavano per raccogliere fondi.
Aspetti sociologici e micro-criminalità.
La rivoluzione industriale provocò lo spostamento di enormi masse di uomini dalle zone rurali verso le città,
attratte dalla grande richiesta di mano d'opera e dalla speranza di una vita migliore. Per la stragrande maggioranza
di essi però, questa fu solo una pia illusione e si ritrovarono a vivere stipati in angusti e miserabili quartieri, in
condizioni sanitarie paurose ed in completa indigenza. La crescente meccanizzazione provocò una crescente e
diffusa disoccupazione ed i fortunati che potevano ancora lavorare lo facevano con orari disumani, con stipendi da
fame e in regime di semi-schiavitù. I lavoratori più richiesti erano i bambini, che spesso si sobbarcavano il peso di
mantenere l'intera famiglia, mentre alle donne non rimaneva altra strada che la prostituzione, su cui si avviavano fin
dai dodici anni. Miseria, prostituzione, malattie veneree, elevata mortalità infantile, alcolismo, sfruttamento del
lavoro minorile, criminalità sempre più diffusa, questo fu il rovescio della medaglia della Belle Epoque.
Gli uomini rimanevano a casa nella più completa inattività, abbandonandosi all'alcool e alle prostitute. I giovani,
senza altra prospettiva che un lavoro malsano e mal pagato – quando erano fortunati! - si riunivano in bande di
teppisti che terrorizzavano interi quartieri. Ruffiani, borseggiatori, taglia gole e rapinatori cominciarono a infestare
le città di tutta Europa, specialmente nelle ore serali e notturne e la piccola e media borghesia cominciò a temere le
bande giovanili degli Hooligans e degli Scruttler, i rapinatori da strada quali i Corner Men (che aspettavano le loro
vittime dietro gli angoli dei vicoli), i Garroters (i “garrottatori”, così chiamati perchè strozzavano le loro vittime
con una sciarpa di seta, con una tecnica che vedremo più avanti) e i violenti teppisti (ruffians) che sfogavano la loro
rabbia e loro loro frustrazione nell'alcool e nella violenza gratuita.
La micro-criminalità e la violenza delle bande divennero ben presto un fenomeno sociale molto preoccupante a cui
la stampa dell'epoca diede larga eco, nonostante la polizia tendesse a minimizzare le cose e per la piccola e media
borghesia l'auto-difesa divenne ben presto una necessità primaria. Prima di proseguire, però, nel nostro excursus
storico, sarà interessante osservare più da vicino quali erano e come agivano i tipici criminali di inizio '900,
servendoci dei documenti dell'epoca.
Scuttlers e Hooligans.
Col nome di Scuttlers si intendevano i membri che
appartenevano a delle bande giovanili di quartiere (noti come
bande scuttler) formatesi in quartieri popolari di Manchester,
Salford, e dei comuni circostanti durante il fine del 19esimo
secolo. E 'possibile tracciare un parallelo con le bande di
strada di Londra del 1890 che divennero famose col nome di
Hooligans.
Un scuttler era un ragazzo, di solito tra i 14 e i 18, 19 anni, la
cui attività principale erano i combattimenti fra bande
contrapposte di giovani, armati con armi improprie di ogni
genere. Queste gangs si sono formate nei bassifondi di
Manchester, nei comuni di Bradford, Gorton e Openshaw a
est e a Salford, a ovest della città.
I primi conflitti fra bande rivali sono scoppiati a Manchester
nei primi anni del 1870 e sono continuati sporadicamente per trent'anni, con un calo di frequenza e di gravità a
partire dalla fine del 1890.
Gli Scuttlers erano bande di combattimento territoriali. Ciò si è riflesso nei loro nomi, quali le "tigri del Bengala",
acclamate dal grappolo di strade e campi intorno a Bengala Street a Ancoats. La maggior parte delle bande ha preso
il nome da una strada locale, come "Holland Street" a Miles Platting o "Hope Street”, a Salford.
Gli Scuttlers si distinguevano dagli altri giovani dei quartieri operai dal loro abbigliamento distintivo. In genere
indossavano zoccoli con una punta in ottone, pantaloni a zampa, tagliati alla marinara (chiamati "campane" con
circonferenza di quattordici pollici al ginocchio e 21 pollici all'altezza dei piedi) e un'appariscente sciarpa di seta. I
loro capelli erano tagliati corti sul retro e ai lati, ma con lunghe frange, allora note come "frange d'asino", più
lunghe sulla sinistra, di modo che ricoprivano quasi tutto l'occhio sinistro. I classici berretti con la visiera erano
indossati inclinati verso sinistra, per evidenziarne meglio la frangia. Le ragazze Scuttlers avevano anche loro uno
stile di abbigliamento particolare, composto da zoccoli, scialle, e una gonna a strisce verticali.
I membri di queste gangs hanno combattuto con una grande varietà di armi improprie, ma tutti portavano il coltello
e delle cinture con pesanti fibbie, spesso decorate con immagini, quali serpenti, cuori trafitti da frecce o nomi di
donne. Le cinture in pelle, di grosso spessore, erano i loro beni più preziosi e venivano strette attorno al polso nel
momento di uno scontro, in modo che la fibbia potrebbe essere utilizzata per colpire gli avversari. L'uso di coltelli e
delle cinture però era però studiato più per mutilare e sfigurare, piuttosto che per uccidere, infatti ben difficilmente
gli scontri avevano esiti letali.
Alcuni degli scontri tra bande rivali coinvolsero un grandissimo numero di partecipanti. Il Reporter Gorton
descrisse una gigantesca rissa, avvenuta nel maggio del 1879 che coinvolse più di 500 persone. Il fenomeno degli
Scuttlers raggiunse il picco nel 1890-1891, tanto che nel 1890 c'erano più giovani scuttlers in prigione per rissa che
per qualsiasi altro reato.
Al volgere del secolo, le bande si era quasi tutte sciolte, in parte a causa della demolizione di alcuni dei peggiori
bassifondi, in parte per l'impiego dei giovani in lavori socialmente utile e di mutuo soccorso (gli allora famosi Lads
Club) per impegnare i giovani che non lavorano in attività più pacifiche ed utili alla comunità, e per la diffusione
del footbal di strada e l'avvento del cinema.
Una delle principali iniziative intraprese per fornire ai giovani un'alternativa alla guerra di bande portò alla
formazione del St. Marks Football Club, che in seguito divenne il Manchester City Footbal Club.
In conclusione il fenomeno degli Scuttlers non fu di orientamento criminale o criminoso, ma esprimeva soltanto il
disagio sociale e psicologico dei giovani proletari di allora e una volta che si eliminarono molte delle cause che vi
erano alla base le bande scomparvero del tutto.
Nella Londra di inizio secolo invece, oltre alla
presenza di bande giovanili simili agli Scuttlers,
vi era opprimente clima di criminalità e violenza
diffuse.
Lasciando da parte l'ubriachezza, il furto era
dilagante. I bambini erano impiegati come
borseggiatori e per rubare carriole per le strade,
le donne si impegnavano nei furti ai mercati e in
tutta Londra scaltri truffatori, imbroglioni,
"magsmen" o "bari", operavano in massa. Molti
erano gli scassinatori, organizzati in bande, che
rubavano nelle case, nei negozi e nei magazzini.
La rapina, spesso brutale e violenta, era all'ordine
del giorno, anche se esistevano tecniche più
“soft”. Un fazzoletto imbevuto di cloroformio
era uno dei metodi più diffusi per sottomettere
qualcuno prima di derubarlo, oppure si premeva
un cappello sul viso della vittima per facilitare il
reato (questo trucco era chiamato "bonneting").
Un altro trucco era quello di attirare gli uomini fino alla riva del fiume, utilizzando prostitute come esche. I
creduloni sarebbero poi stati picchiati e derubati senza testimoni e non poche vittime finirono, accoltellate, sul
fondo del Tamigi. Le prostitute stesse correvano rischi enormi. Nessuno sa quante di loro sono state strangolate o
picchiate o “macellate” (Jack lo Squartatore era ben lungi dall'essere il solo cattivo in circolazione e moltissime
donne iniziavano a prostituirsi già all'età di dodici anni).
Nessuna donna rispettabile si sarebbe avventurata fuori casa dopo il tramonto, se avesse avuto possibilità di scelta.
Anche se un poliziotto poteva apparire sulla scena del crimine, non di rado si beccava una spruzzata di acido nitrico
in faccia e per questo molti di loro “passavano oltre”, facendo finta di non vedere.
Gli indifesi: donne, vecchi e bambini erano particolarmente a rischio. Questi ultimi potevano essere aggrediti,
trascinati in un vicolo, e spogliati di tutto quello che avevano, oppure rapiti a scopo di estorsione. Persino i cani
potevano sparire nel nulla, in quanto le loro pelli erano molto richieste. Intorno alla metà del secolo, a partire dal
1862, si diffusero sempre di più i "garrotters" che strangolavano, non di rado a morte, gli incauti pedoni
prendendoli da dietro, mentre loro complici gli spogliavano dei loro oggetti di valore. Questo brutale metodo di
rapina causò vere e proprie ondate di panico. Le bande di teppisti di strada si presentarono in una nuova versione di
rapina, assalendo vetturini e carrai per depredarli del loro carico, taglieggiando negozianti e commercianti,
importunando i passanti, soprattutto se donne, o massacrandosi in una delle loro frequenti risse.
Les Apaches!
La rivoluzione industriale ebbe in Francia effetti simili a quelli che abbiamo visto in Inghilterra, con la nascita di
numerosi quartieri-ghetto dove prevalevano miseria, malattie, alcolismo, prostituzione ed una sempre più diffusa
criminalità. Dopo la Semaine Sanglante (la settimana di sangue) durante la quale la Comune di Parigi venne
violentemente rovesciata, le tensioni tra la classe operaia e quella borghese si aggravarono ulteriormente ed iniziò a
prevalere un clima di anarchia e illegalità. E' in questo contesto, che sono cresciuti i monelli di Victor Hugo in Les
Miserables (I miserabili) ed il flagello che divenne noto come "Les Apaches".
Ci sono diverse storie sull'origine del nome "Apache" con cui venivano chiamate le bande criminali di Parigi
durante la Belle Epoque.
In una si dice che sia iniziato con l'articolo di un giornale che parlava di una rissa nel quartiere di Montmartre,
scrivendo: "...la furia di un violento litigio tra due uomini e una donna si alzò alla ferocia dei selvaggi indiani
Apache in battaglia".
In un altra, in seguito alla scoperta di un uomo brutalmente torturato e ucciso nel Faubourg du Temple l'articolo fu
intitolato: "Crimine commesso dagli Apaches di Belleville".
In alternativa, in una terza possibilità, avvenne alla stazione di polizia di Belleville, dove, dopo aver ascoltato un
giovane teppista chiamato "Terror" recitare la lunga lista di attentati commessi dalla sua banda, uno degli
interrogatori, esasperato, a un certo punto esclamò "voi vi comportate come gli Apaches!". Il giovane teppista,
soddisfatto per il nome, rispose: "Si, siamo Apaches!". In seguito, le bande criminali di quel quartiere furono
chiamate “gli Apaches di Belleville” e il nome si estese a tutte le bande criminali che operavano nei dintorni di
Parigi.
Al di là della sua origine, il termine "Apache" fu subito abbracciato con entusiasmo dagli stessi fuorilegge e
adottato da polizia, giornali e dal pubblico in generale, nel descrivere i briganti che infestavano La Ville Lumière, i
cui crimini squillavano quotidianamente attraverso i titoli dei giornali: "Gli Apaches Terrorizzano Parigi.", "Gang
di assassini a Parigi.", "Sanguinosa esecuzione nel centro di Parigi".
Il tipico Apache era solitamente un magnaccia, un truffatore e un ladro, i cui capi banda venivano chiamati "'les
Noctambules". Essi parlavano con un linguaggio particolare, un gergo da strada incomprensibile alle autorità o a
qualsiasi potenziale vittima e possedevano un loro codice d'onore che imponeva, fra le altre cose, una durissima
punizione a tutti i membri traditori.
Gli Apaches erano identificabili dal loro abbigliamento preferito: un paio di stivali gialli, lucidi, con bottoni d'oro il
cui numero indicava le persone uccise, una sciarpa colorata al collo, in cui il colore e i disegni indicavano a quale
gruppo avevano giurato fedeltà, un paio di pantaloni stretti al ginocchio e svasati sul fondo , chiamati Bénard e una
maglietta a righe bianche e azzurre, da marinaio, che divenne ben presto il carattere più distintivo della loro tenuta,
tanto che le magliette di questo tipo venivano chiamate "magliette Apache".
Per les Apaches nessun crimine era troppo scandaloso, siano essi il furto e l'omicidio di un'anziana vedova,
l'uccisione di un vetturino, l'aggressione agli agenti di polizia in pieno giorno o l'attacco a dei vigili del fuoco che
avevano cercare di spegnere gli incendi dolosi da loro stessi accesi.
Particolare eco ebbe allora una vera e propria battaglia urbana che si svolse in pieno centro di Parigi.
«Place de la Bastille è stata teatro di una vera e propria battaglia campale tra loro e la polizia e supera qualsiasi
cosa finora immaginata.». Così iniziò un articolo dell'epoca che prosegui:
«Tutto è iniziato quando due bande opposte di Apache si sono scontrate e hanno dato inizio ad una battaglia
campale con coltelli e revolver, nel corso del quale tre Apaches sono stati uccisi e sette feriti gravemente. I
combattimenti si sono diffusi poi per le strade vicine e nei caffè.
Otto poliziotti, chiamati dai negozianti impauriti, hanno cercato di separarli. Allora, cosa che succede sempre in
questi casi, i teppisti hanno subito dimenticato le loro diatribe personali per fare causa comune contro gli agenti
di polizia. Da una dozzina di bar malfamati sono usciti rinforzi per gli Apache e ci è stato riferito che ben presto
più di un centinaio di malfattori si unì ai loro compagni in battaglia. Nel frattempo accorsero sul luogo tutte le
pattuglie di polizia della zona e così è accaduto che per un'ora intera la Place de la Bastille, nel centro di Parigi, è
stato un campo di battaglia sanguinoso in cui la polizia stava soccombendo. La battaglia sarebbe finita con un
trionfo dei duri, non essendoci altri agenti di rinforzo, ma all'ultimo momento arrivò un insperato aiuto da parte di
semplici passanti, soldati in licenza e vigili del fuoco che arrivarono in soccorso, rovesciando le sorti del
combattimento. Degli otto poliziotti originali, sei sono stati portati al St. Antoine Hospital, con numerose ferite
d'arma da fuoco e di coltello mentre nove Apaches feriti sono stati abbandonati dalle bande in fuga.».
[Le Petit Journal Illustré.]
Sul fatto che les Apaches fossero avversari pericolosi ci sono pochi dubbi perché quando sono entrati battaglia
erano in possesso di un vasto assortimento di armi uniche e letali:
«Combattono con pugni di ferro, chiamati" pugni americani ", con manganelli, bastoni piombati, bastoni animati e
revolver. Ma la loro vera arma preferita è un pugnale dalla punta lunga, sottile e tagliente chiamato" Zarin" o
“Surin”, che viene utilizzato dando dei colpi “a strappo".»
Oltre allo "Zarin", gli Apaches avevano un formidabile talento per trasformare oggetti comuni, come passalacci e
sciarpe, in strumenti di violenza, e indossavano degli ingegnosi anelli chiodati chiamati "puncheur épine" (thorn
puncher) che significa grosso modo "pugni spinati".
La loro arma più infame era però una pistola particolare nota come il 'Revolver Apache' o "Marguerite" (margherita
nel loro gergo, in quanto si apriva come un fiore), che poteva funzionare come una pistola, un coltello o un
tirapugni. Occasionalmente gli Apaches indossavano pure della armature e cioè delle "maniche e braccialetti di
bronzo, irti di punte acuminate, in modo che i poliziotti, nel semplice atto di cercare di bloccarli, potevano ferirsi
gravemente alle mani."
La micidiale Marguerite, aperta e chiusa.
Vari anelli "da rissa" degli Apaches. A dx. Il micidiale Thorn Puncher
Quando erano disarmati, les Apaches erano solo un po' meno pericolosi, in quanto praticavano un loro sistema
codificato di lotta di strada che si era sviluppato dalla Savatte e dalla Lutte Parisienne. La Savatte (con due ti
nell'ortografia originale che significa "vecchio stivale") era il vecchio stile di combattimento dei bassifondi. Questo
stile di lotta fu inventato per aggirare una legge francese, che dichiarava che i propri pugni dovevano essere
considerati un'arma letale durante qualsiasi rissa.
Per aggirare questa legge, si portavano duri colpi con le mani aperte e con i piedi, con schiaffi, manrovesci e dita
negli occhi che presero il posto dei pugni. Come i loro "colleghi" inglesi, gli Apaches utilizzavano inoltre calci dati
con la punta e i tacchi degli stivali, appositamente induriti con delle placche metalliche. Questo metodo segreto di
lotta è stato introdotto al resto del mondo dal famoso criminale (e in seguito criminologo!) Vidocq che lo studiò nel
1797, mentre era in prigione a Bicêtre, in attesa del suo trasferimento alla colonia penale di Brest.
La polizia di Parigi, esasperata dalle continue risse (spesso dall'esito mortale) tentò di vietare la Savate (come
adesso è conosciuta) chiedendo e ottenendo una nuova legge in cui chiunque fosse stato sorpreso a combattere con
le mani o i piedi in strada, sarebbe stato condannato all'immediato arruolamento nell'esercito con una ferma a lungo
termine.
Per aggirare la legge, ancora una volta, i ribaldi svilupparono la Lutte Parisienne che era una forma di attacco che
utilizzava testate, gomitate, strangolamenti e la torsione delle articolazioni o degli arti, ma prevedeva anche prese
alle orecchie e all'inguine per indurre il dolore o lesioni, evitando nel contempo di infrangere la legge.
Nel repertorio di Les Apaches erano inoltre inclusi una serie di "sporchi trucchi", il più noto dei quali fu il "Coup
de Pére François" (il colpo di padre Francesco) che fu poi felicemente adottato dai loro "colleghi" inglesi che
divennero tristemente noti come Garroters (Garrottatori) di cui abbiamo gia accennato.
Per farci un'idea di questo metodo seguiamo l'interessante articolo apparso sul giornale "The French Scotland
Yard: About the Paris Detective and his Work” di Alder Anderson and H. de Noussanne; pubblicato sul The
London Magazine, Volume 9, anno 1903.
«Il lettore ha mai sentito parlare del "colpo di padre Francesco?" Oppure, come si dice nel suo paese d'origine, le
Coup du Père Francois? Se ne ha o no sentito parlare, egli dovrà fare una preghiera devota che questo trucco non
gli sia mai dimostrato sulla sua persona!
E' meglio lasciare nelle mani della Polizia il compito di scoprire esattamente che cos'è il "colpo di padre
Francesco" che resta uno dei metodi più efficaci e noti importati da Parigi dai rappresentanti della "Londra
teppista" per la neutralizzazione di un tardivo borghese, che porta con se una borsa pesante, un orologio d'oro, un
gonfio portafogli od altre "sciocchezze" per le quali l'anima del teppista di ogni paese ha fame.
Correttamente eseguito, il "colpo di padre Francesco" è non poco artistico, e anche se doloroso per la vittima, si
rivela raramente fatale. Ogni persona i cui passi lo portano nei vicoli di Parigi possono vedere i giovani
interessanti della metropoli francese che utilizzano il fossato asciutto delle fortificazioni come un loro parco
giochi, praticando questo trucco e altri tra di loro. Tutto ciò che è necessario per lo scopo è un grande fazzoletto
di seta.
Un ex professore di quest'arte ha avuto la bontà di descrivere per i lettori del Magazine di Londra il suo modus
operandi. Sarebbe un peccato per i lettori non imparare il suo stile. Ecco, dunque, è una trascrizione fedele, in
lingua inglese, della sua lezione.
"Prendete una robusta sciarpa di seta, che si deve indossare molto liberamente intorno al collo. Si dovrebbe avere
(almeno) un complice, che ci segue ad una distanza di circa una dozzina di passi.
Selezionare un viandante in ritardo di aspetto sostanzioso, e camminare nella stessa direzione in cui sta andando,
e, meglio che si può, camminare a livello con lui senza destare i suoi sospetti.
Se la strada è ben illuminata o si ha ragione di sospettare che qualcuno possa essere in osservazione, stare
particolarmente attenti ad apparire del tutto indifferenti, sia per l'uomo che si sta seguendo che per l'eventuale
marmittone.
Prima o poi, si attraverserà qualche oscuro vicolo deserto. Qui ci si deve organizzare per essere di pochi passi in
anticipo. Ci si ferma in modo indifferente, come per accendere una sigaretta, mentre il nostro uomo si avvicina
piano, e finalmente ci oltrepassa.
E quindi si deve rapidamente chiudere la partita, si afferra con una salda presa ciascuna estremità della sciarpa e
la si fa oscillare sopra la nostra testa e sopra la testa del nostro uomo, in modo che gli vada sotto il mento. Nello
stesso istante si compie mezzo giro in tondo, e ci si piegai leggermente in avanti, e così facendo solleveremo il
borghese da terra per il collo.
Egli è mezzo soffocato e non ha tempo di pronunciare la minima esclamazione. Il complice, nel frattempo, si è
avvicinato e, mentre si mantiene una stretta costante della vittima, in una sola volta si esplorano tutte le tasche
della vittima, soffocata e impotente. Se necessario, si può dare al borghese un colpo alla testa per farlo stare zitto.
L'intera operazione è finita in pochi secondi. Raramente è necessario uccidere la vittima, che può essere lasciata
cadere a terra priva di sensi.
Non ci sono limiti alla fantasia nel "colpo di padre Francesco" e molto spesso il complice è una procace "signora"
che rendera facilmente meno vigile il borghese... Anche se non sono rari i casi in cui l'ingegnoso trucco viene
applicato, in onore alle rivendicazioni delle nostre Suffragette, anche alle stesse signore, come possiamo vedere in
questa rivista parigina.
A dispetto di tutte le loro precauzioni però, i devoti di padre Francesco sono occasionalmente colti in flagrante dai
guardiani della legge. Quasi inesauribili nelle loro risorse criminali, i teppisti comunemente ricorrono al
cosiddetto "trucco della testa", che consiste nel caricare il poliziotto con la testa abbassata. Un colpo così,
sferrato alla bocca dello stomaco, è di solito quasi fatale. Per questo i poliziotti francesi sono stati accuratamente
istruiti su come parare questa forma di attacco, effettuando un rapido passo laterale all'ultimo momento, seguito
dall'abbattimento dell'aggressore con un pesante colpo alla nuca, mentre questi passa. Un'alternativa per il
poliziotto è di stare su una gamba sola e controllare la corsa della imminente "ariete" con il ginocchio sollevato,
dando al tempo stesso al gaglioffo un duro colpo in testa, con il pugno.»
Les Apaches praticavano anche una particolarissima danza, dove le attività violente dei bassifondi parigini
venivano ricreate in una specie di "swing street" dove, come riferito diversi testimoni, in alcuni casi i partecipanti
venivano gravemente feriti o, peggio, e venivano abbandonati cadaveri nei vicoli o nei bar più malfamati, dopo
essere stati tempestati di colpi. Si trattava, in questi casi, di punizioni rituali per aver infranto il codice d'onore ed
inoltre servivano da esempio per gli altri componenti della banda. Nei casi più normali invece, è stato teorizzato
che questa danza era una specie di Capoeira parigino, un mezzo cioè attraverso il quale i metodi e le tecniche di
combattimento Apache potevano essere acquisite e simulate.
Dopo una notte di baldoria nel mondo sotterraneo di Parigi, Max Dearly e Maurice Mouvet prepararono una
propria versione de "le danse Apache", una sorta di tango violento, che mostrava un incontro in strada tra un
protettore e una prostituta e che fu presentato al bel mondo al Maxim e al Moulin Rouge nel 1908, lanciando così
vera e propria "Moda Apache".
La classe operaia e piccolo borghese invece, che era costretta a subire giornalmente le angherie e i misfatti degli
Apaches, era molto meno tollerante verso la "peste della città", ma con solo 8.000 poliziotti contro un esercito di
30.000 Apaches, c'era ben poco da fare.
La pressione dell'opinione pubblica e dei giornali, spinse il primo ministro, Georges Clemenceau, alla formazione
di una speciale squadra d'intervento, preparata con le più moderne tecniche investigative e nel combattimento
corpo a corpo, le famose “Les Brigades du Tigre”, “brigate mobili”. Questo corpo d'elite fu il primo al mondo a
praticare contro il crimine tutte le risorse della scienza moderna. Così, oltre alla loro buona condizione fisica, "gli
uomini della tigre", come vennero chiamati, poterono sfruttare tutti i più recenti metodi di indagine e ricerca dei
criminali quali, ad esempio, le carte antropometriche con impronte digitali ricavate dal lavoro di Alphonse
Bertillon. Les Brigades du Tigre ebbero a disposizione anche il primo archivio centrale sulla criminalità
organizzata, messo a punto da Célestin Hennion, pochi mesi prima della creazione delle brigate mobili.
Purtroppo questi “super-Flic” erano troppo pochi e nonostante avessero ottenuto diversi brillanti successi, non
poterono alleviare più di tanto i saccheggi degli Apaches. Ben presto, i cittadini cominciarono ad arrangiarsi,
formando le proprie Hooligan Hunter, cioè delle pattuglie di volontari che cercavano di tenere a bada i “selvaggi”,
mentre moltissimi si decisero ad imparare le varie arti di auto-difesa che in quel periodo conobbero una vera e
propria età dell'oro.
Alla fine però, non furono nè la polizia nè le timide riforme sociali ad eliminare radicalmente la piaga (come la
definivano i giornali di allora) degli Hooligans e degli Apaches, ma nel 1914 finirono tutti in quel gigantesco
tritacarne che fu la Prima Guerra Mondiale e ben pochi furono quelli che ritornarono a casa, perlomeno tutti interi.
La lotta delle Suffragette.
La modernizzazione e il benessere di cui godeva la borghesia di inizio secolo portò, come conseguenza, una serie di
rivendicazioni sociali fra le quali una delle più importanti ed in linea con il nostro tempo fu quello
dell'emancipazione della donna. Il movimento delle suffragette anticipò di settant'anni le lotte dei movimenti
femministi moderni e si proponeva come primo obiettivo di conquistare il diritto di voto per le donne, allora
riservato ai soli uomini e da qui prese origine il nome (dalla parola "suffragio" che significa "dichiarazione della
propria volontà in procedimenti elettivi o deliberativi"; ma anche "voto").
Il movimento delle suffragette, come movimento nazionale volto a chiedere il suffragio femminile, vide la luce nel
Regno Unito solo nel 1872. E' da questa data quindi che fu possibile parlare, a tutti gli effetti, di suffragette, perché
solo allora ebbe vita un movimento nazionale per rivendicare il diritto di voto, ancora non riconosciuto, che portò,
nel 1897, alla formazione della Società Nazionale per il suffragio femminile (National Union of Women's
Suffrage). La fondatrice, Millicent Fawcett, cercò di convincere anche gli uomini ad aderire al movimento, perché
erano i soli, in quel momento storico, che legalmente potessero concedere il diritto di voto, ma ebbe scarso
successo. I progressi sul piano del riconoscimento sociale, in quel primo periodo, furono quindi molto limitati, e
tale situazione si protrasse sino a circa il 1903.
Come abbiamo visto, sul piano economico e sociale il notevole e crescente benessere dovuto all'industrializzazione
aveva cambiato radicalmente la vita delle donne. I movimenti femminili ripresero nuovo vigore quando Emmeline
Pankhurst fondò, nel 1903, l'Unione sociale e politica delle donne (Women's Social and Political Union - WSPU),
con il preciso intento di far ottenere alle donne il diritto di voto politico, concesso solo agli uomini tranne che per le
elezioni ai consigli municipali e per le elezioni di contea. Il movimento femminile aveva come scopo il
raggiungimento di una parità rispetto agli uomini non solo dal punto di vista politico ma anche giuridico ed
economico. Le donne volevano poter insegnare nelle scuole superiori, l'uguaglianza dei diritti civili, svolgere le
stesse professioni degli uomini e soprattutto godere del diritto elettorale.
Le suffragette attuarono azioni dimostrative, incatenandosi a ringhiere, incendiando le cassette postali, rompendo
finestre e così via. Una suffragetta, Emily Davison, morì durante i disordini al Derby di Epsom del 1913, e le venne
dedicata una edizione speciale del quotidiano The Suffragette.
Inizialmente le reazioni al movimento furono ironiche e di "benevola tolleranza" ma in seguito, visto l'espandersi
della protesta e il vertiginoso aumento numerico delle simpatizzanti, il Governo inglese decise di adottare la mano
pesante, con arresti e cariche della polizia. Clamorosi furono i casi di alimentazione forzata delle prigioniere che
avevano iniziato lo sciopero della fame, emulando Marion Dunlop, la prima suffragetta ad attuare tale forma di
protesta, e questo sollevò una reazione indignata di tutta la buona società inglese, tanto che molti uomini aderirono
al movimento o perlomeno ne sostennero le rivendicazioni.
Completamente indifese di fronte alla violenza della polizia, le suffragette decisero di organizzarsi meglio e qui
entrò in gioco Edith Margaret Garrud.
Moglie di William Garrud, un istruttore di cultura fisica specializzato in ginnastica, boxe e wrestling. Edith Garrud
si trasferì a Londra, dove William aveva trovato lavoro come formatore di cultura fisica per diverse università.
Nel 1899 i Garruds furono introdotti all'arte dello ju-jutsu da Edward William Barton-Wright, che oltre ad essere
stato il primo insegnante di ju-jutsu in Europa, fu anche il fondatore dell'arte marziale eclettica chiamata Bartitsu.
Cinque anni dopo, i Garrud divennero gli studenti della scuola di jujutsu istruttore Sadakazu Uyenishi, sita in
Golden Square, Soho. Uyenishi era un ex istruttore del Bartitsu Club ed amico di Barton-Wright.
Nel 1913, in risposta alla cosiddetta legge "del gatto e
del topo" in cui le leaders delle Suffragette in sciopero
della fame potevano essere rilasciate dal carcere e subito
dopo ri-arrestate, il movimento delle suffragette creò una
speciale unità di protezione, formata da 30 membri, tutte
donne, denominata "la Guardia del Corpo".
Edith Garrud divenne l'allenatore della guardia del corpo
e insegnò loro il Bartitsu e l'uso di clave come armi
difensive. Le loro lezioni si svolgevano in un susseguirsi
di luoghi segreti per evitare l'attenzione della polizia.
La Guardia del Corpo combattè una serie di ben
pubblicizzati combattimenti corpo a corpo con gli agenti
di polizia che stavano tentando di arrestare i loro capi,
combattimenti che vide ogni volta le donne vittoriose.
In diverse occasioni la Guardia del Corpo fu anche in
grado di organizzare con successo azioni di evasione e
salvataggio, facendo uso di tattiche come il
travestimento e l'uso di esche per confondere la polizia.
La guardia del corpo fù sciolta poco dopo l'inizio della
Prima Guerra Mondiale, in quanto il leader del
movimento, Emmeline Pankhurst, aveva deciso di
sospendere le azioni suffragio militante per sostenere il
Governo britannico durante la crisi, e quindi la
protezione della Guardia del Corpo non era più
necessaria.
“Pearson's Magazine” - Marzo 1899.
Introduzione dell'autore, il signor E.W. Burton-Wright.
Prima di procedere per dare ai miei lettori le indicazioni e le spiegazioni della tecnica di auto-difesa, forse non sarà
fuori luogo fare alcune osservazioni introduttive per quanto riguarda la concezione di auto-difesa, come
generalmente inteso in altre nazioni.
All'estero la gente non lotta per divertimento o diversivo, come spesso accade in Inghilterra o negli Stati Uniti.
Tenendo a mente questo fatto, sarà più facile capire che quando gli stranieri iniziano a combattere riconoscono un
solo obiettivo che è quello di superare e sconfiggere i loro avversari, e ogni mezzo è utilizzato e considerato
giustificabile per raggiungere questo fine.
Naturalmente, ciò che costituisce l'onore in questo senso è interamente una questione di prima formazione e di
educazione. In questo paese siamo cresciuti con l'idea che non c'è modo più onorevole di risolvere una controversia
che ricorrendo alle armi della natura, i pugni, e disprezziamo approfittare di un uomo quando è a terra. Uno
straniero (così come uno qualsiasi dei nostri banditi o bulli) tuttavia, non esiterà a utilizzare una sedia, o una
bottiglia di birra, o un coltello, o qualsiasi cosa che gli arriva a portata di mano, e se non è disponibile un'arma è
probabile che impiegherebbe qualsiasi altro espediente.
È per rispondere a eventualità di questo tipo, a cui deve far fronte una persona improvvisamente e in modo
inaspettato, che ho introdotto un nuovo stile di auto-difesa, che può essere terribilmente efficace nelle mani di un
praticante veloce e sicuro di sé. Uno dei suoi più grandi vantaggi è che il praticante non deve necessariamente
essere un uomo forte od allenato, o anche un uomo particolarmente attivo al fine di paralizzare un avversario molto
temibile, ed è ugualmente applicabile a un uomo che ti attacca con un coltello , o con un bastone, o contro un
pugile, infatti, può essere considerata un metodo di autodifesa progettato per soddisfare ogni possibile tipo di
attacco, sia armati che disarmati.
Naturalmente non è possibile in un breve articolo come questo far giustizia completa dell'argomento o di spiegare
tutti i molteplici modi di affrontare un combattimento o di come eseguire degli attacchi, ma i principi che stanno
alla base del metodo possono essere brevemente riassunti come segue:
•
•
•
disturbare l'equilibrio del vostro aggressore,
per sorprenderlo prima che abbia il tempo di ritrovare il suo equilibrio e usare la sua forza,
se necessario, assoggettando le articolazioni di qualsiasi parte del suo corpo quali il collo, la spalla, il
gomito, il polso, la schiena, il ginocchio, la caviglia, ecc, che non sono anatomicamente e meccanicamente
in grado di resistere.
Le spiegazioni che seguono, con l'aiuto delle fotografie riprodotte, mostreranno ciò che un uomo debole ma con
una discreta conoscenza dei principi della leva e dell'equilibrio può fare contro un uomo più forte di lui, ma che non
ha la stessa conoscenza.
Alcune delle tecniche possono, forse, sembrare difficili ma se le istruzioni vengono seguite attentamente e le
posizioni nelle fotografie pienamente comprese, sono sicuro che la pratica costante li renderà molto facili da
eseguire.
Si può dire che sarà impossibile ottenere l'aggressore nelle posizioni indicate, ma si deve tener presente che non si è
alla ricerca di un litigio o di attaccare, ma ci si sta semplicemente difendendo.
E' del tutto inutile cercare di ottenere il vostro avversario in una posizione particolare, in quanto il sistema
abbraccia ogni possibile eventualità, e la vostra difesa e il contrattacco devono essere interamente basati sulle
tattiche del vostro avversario. Le illustrazioni mostrano come difendersi solo contro alcune delle forme più comuni
di attacco.
Infine, non posso sottolineare mai abbastanza il fatto che queste tecniche possono essere eseguite senza procedere
agli estremi. Se un poliziotto è in possesso di un prigioniero in una certa posizione, non è necessario per lui
rompergli il braccio per dimostrare il suo potere, anche se potrebbe farlo se volesse. Quindi, in questi metodi di
auto-difesa, quando l'avversario sarà alla nostra mercé griderà "Basta!" molto tempo prima che si possa seriamente
fargli del male.
Qualcuno potrebbe obiettare alla mia affermazione che un uomo che ci attacca con un coltello o un'altra arma può
essere facilmente disattivato, mentre io non mostro come questo deve essere fatto in nessuna delle spiegazioni
illustrate nelle pagine seguenti. Su richiesta del direttore - che ha ritenuto inopportuno dare grande pubblicità a
queste tecniche, pericolose per chi non le ha apprese da un istruttore esperto - le ho volutamente omesse.
Se qualche lettore di Pearson's Magazine ha il desiderio di essere ulteriormente iniziato alle tecniche più sofisticate
di questo metodo vorrei chiedergli di presentare domanda diretta a me.
Vi è, tuttavia, in un modo semplice ed efficace per contrastare un attacco con un coltello che vi spiegherò.
Supponiamo che si deve passare attraverso una località a tarda notte in cui vi è probabilità di un attacco del genere,
e non si vuole correre il rischio di infrangere la legge, portando con se una rivoltella. Procedete quindi in questa
maniera:
Portare il cappotto sulle spalle, senza passare le braccia attraverso le maniche, nello stile di un mantello militare, e
con la mano destra pronto sulla tua spalla sinistra per usare il cappotto nel modo illustrato di seguito, nel caso
dovesse sorgerne la necessità. Attenzione a camminare sempre in mezzo alla strada!
Subito il vostro aggressore vi attacca, guardarlo in faccia, e aspettare fino a quando non si trova a una distanza di
due o tre metri. Poi avvolgergli la testa e le braccia tirando le cappotto su di lui, con un ampio movimento circolare
del braccio. Ciò oscurerà momentaneamente la sua visione, ma non la propria, e vi darà tutto il tempo per assestare
il nostro attacco, che dovrebbe assumere la forma di un colpo da knock-out alla bocca dello stomaco, effettuato con
la mano destra (fig.4).
Oppure, mentre è ancora avvolto nelle pieghe del tuo cappotto, scivolare alle sue spalle, afferrarlo per la caviglia
destra, e spingerlo sotto la scapola con la mano sinistra. Egli cadrà molto violentemente in avanti e nel suo cercare
di rompere la caduta e proteggersi la faccia dovrà appoggiare le mani e così facendo, involontariamente lascerà
cadere la sua arma.
Egli si troverà quindi disarmato e in una posizione in cui gli si può spezzare immediatamente la gamba, se lo si
desidera, o se non si desidera procedere agli estremi, lo si può tenere premuto nella posizione indicata nel nella
fig.6, fino all'arrivo della polizia.
Questo è solo uno dei tanti modi possibili di affrontare una simile eventualità. Posso affermare che sono stato
ripetutamente attaccato, durante un lungo soggiorno in Portogallo, da uomini con un coltello o con un bastone
ferrato, e in tutti i casi sono riuscito a disattivare il mio avversario senza essermi fatto male, anche se non ho avuto
nemmeno un bastone in mano con cui difendermi.
Per darvi un'idea della portata di questa nuova arte di auto-difesa, posso affermare che comprende circa trecento
diversi lanci, attacchi, contrattacchi e trucchi basati sull'equilibrio e sulla leva. Una selezione di questi saranno
pubblicati sulle pagine di questa rivista, e poi io spero di portarli tutti insieme in forma di libro.
Note dell'Editore:
Il signor E.W. Barton-Wright, l'autore di questo articolo e del suo compagno che sarà pubblicato il mese prossimo,
ha appena introdotto nel nostro paese un sistema di auto-difesa che sembrerebbe rendere chi lo conosce
praticamente inespugnabile contro tutte le forme di attacco, comunque pericolose e inaspettate possano essere.
E' possibile, tuttavia, che dopo un esame delle tecniche che seguono, molti lettori esclameranno: «Oh, questo è
tutto molto bello sulla carta, ma in pratica sarà probabilmente tutto diverso!» . Dobbiamo confessare che quando il
signor Barton-Wright venne per la prima volta in questo ufficio con le sue credenziali (un uomo non molto alto e di
bell'aspetto con molte indicazioni, però, di una forza inusuale) siamo stati un po 'scettici, ma alcune prove pratiche
hanno presto dimostrato che eravamo in grave errore! Anche altri, hanno sorriso in un primo momento – forti
lottatori, ginnasti e atleti in genere - ma tutti questi, dopo aver incontrato il signor Barton-Wright e avendolo messo
alla prova, alla fine, sono stati costretti ad ammettere che il suo sistema è irresistibile.
Le sue risorse straordinarie per soddisfare ogni tipo immaginabile di attacco sono state esemplificate in modo più
notevole in una performance che abbiamo avuto l'opportunità di assistere a un paio di settimane fa. In questa
occasione, il signor Chipchase, campione dei dilettanti di Wrestling del Cumberland e del Westmoreland, ha fatto
molti tentativi per superare la difesa del signor Barton-Wright, i quali non hanno avuto successo. A titolo di
esperimento, al signor Chipchase è stato permesso di prenderlo per una gamba per dimostrare che, con questo
vantaggio, poteva ribaltarlo all'indietro. Ma, per quanto incredibile possa sembrare, il signor Barton-Wright,
apparentemente senza il minimo sforzo, lanciò a terra il suo avversario e contemporaneamente si staccò da lui.
Successivamente il signor Barton-Wright si alzò con entrambi i piedi uniti e permise al signor Chipchase di
prenderlo per entrambe le caviglie. Nonostante questo handicap, però, il signor Barton-Wright è riuscito a
districarsi, gettando il suo avversario a terra istantaneamente. Poi si è lasciato prendere da dietro, con le braccia
distese al suo fianco, ma ancora una volta ha gettato facilmente il suo avversario a terra, facendolo cadere sulla
schiena.
Forse la sua impresa più notevole è stata quella di consentire al campione dilettante, di mettersi in piedi con la
schiena rivolta a lui, e di prenderlo per il collo e la testa, facendo leva con la schiena per buttarlo proprio sopra la
sua testa. Ma mentre era in aria il signor Barton-Wright ha colto signor Chipchase in qualche modo, che, a causa
della velocità con cui è stato eseguito era impossibile per l'occhio da seguire, e anche se apparentemente gettato,
nel momento che giunse la terra, gettò il suo avversario e si era inginocchiata su di lui! Molti altri colpi talentuosi,
altrettanto straordinari e altrettanto conclusivi, sono state ancora effettuati anche in questa occasione,
apparentemente senza sforzo da parte del signor Burton-Wright.
Straordinario interesse in questa nuova arte di auto-difesa è stato manifestato da parte dei pochi privilegiati che
hanno già avuto la possibilità di formarsi un'opinione circa la sua efficacia. Il colonnello G.W. Fox, per esempio,
Assistente Generale del distretto York ed ex-ispettore di ginnastica dell'Esercito, scrive:
«Non ho alcuna esitazione a pronunciare che il sistema del signor Barton-Wright è assolutamente buono in teoria,
estremamente pratico e molto scientifico . Sono stato molto impressionato dal modo estremamente semplice ed
elegante, in cui egli rompeva l'equilibrio del suo avversario per renderlo impotente. E anche se il signor BartonWright ha ripetutamente permesso al suo avversario di scegliere la propria presa, ottenendo così il massimo
vantaggio, questi non sembrava avere nessuna difficoltà, e lanciava il suo avversario a terra istantaneamente.
Sono abbastanza certo che se i nostri poliziotti potranno imparare alcuni dei suoi tiri e prese, potrebbero far
fronte con successo contro ogni tipo di resistenza. ».
Il parere del signor Chipchase come un esperto non può essere priva di interesse. Egli dice: «Nonostante io sia un
uomo molto più pesante del signor Barton-Wright, il suo sistema di difesa e di ritorsione è molto più scientifico
rispetto al mio stile, tanto che, quando ho lottato con lui, per quanto grande possa essere stata la mia
determinazione a rimanere fermo sulle mie gambe per mantenere l'equilibrio, i miei sforzi sono sempre frustrati, e
sono sempre stato ignominiosamente gettato a terra. La mera forza non ha alcuna possibilità di sostenere la
scienza di questa nuova arte.».
Il signor Chipchase raccomanda anche questo nuovo sistema di auto-difesa alla polizia, e con questa
raccomandazione siamo tutti cordialmente d'accordo, infatti è in atto, al momento attuale, l'adozione di misure per
presentare il signor Barton-Wright al Commissario Capo di Scottland Yard.
Tecnica Nr.1: Un buon modo di condurre una persona fuori dalla stanza.
Ecco un ottimo metodo per costringere una persona indesiderata a lasciare la vostra stanza. Lo si trova
particolarmente utile nel caso in cui lui potrebbe cercare di colpirvi..
Tenendo la gamba destra avanzata, si prende l'avversario per il polso sinistro con la mano sinistra, alzando la mano
destra per proteggere il viso da un eventuale colpo. Tiratelo quindi verso di voi con il braccio sinistro, senza
alterare la posizione delle gambe (foto a sin).
Poi girare sui vostri talloni, e passare il braccio destro sopra il suo braccio sinistro. Quindi si passa la mano destra
sotto il suo avambraccio sinistro, poco sopra l'articolazione del gomito e bloccare il braccio avversario afferrando il
proprio polso (foto a ds.). Infine, raddrizzando entrambe le braccia, si è in grado di esercitare una tale influenza, e
di gettare un tale sforzo sul suo gomito, che questo potrebbe rompersi se tentasse di resistere. Inoltre, se la leva è
esercitata in modo corretto, si scoprirà che è del tutto impossibile per l'avversario colpirci o reagire in alcun modo.
Nel caso in cui qualcuno fosse ritroso di fare uso pratico di questo trucco, si può aggiungere che la persona su cui
lo sperimentiamo, se tentasse di resistere, sentirebbe un tale dolore che sarebbe costretto a sottomettersi docilmente
molto prima di subire qualsiasi lesione grave.
Non sarà necessario imprimere al lettore l'importanza di sapere come qualsiasi visitatore indesiderato possa essere
prontamente espulso da una stanza. Migliaia di casi si sono verificati in cui la conoscenza di questo metodo sarebbe
stato di servizio inestimabile. Nessuno poteva resistere al trattamento che ho suggerito, come il lettore sarà in grado
di capirlo da solo, effettuando una prova su qualcuno dei suoi amici.
Tecnica Nr.2: Come atterrare, un aggressore che cerca di colpirvi in faccia.
Si tratta di una tecnica molto utile, che lo studente della nuova arte di auto-difesa, farà bene a capire a fondo.
Partiamo dal presupposto che il vostro aggressore inizia il suo attacco cercando di colpire in faccia.
La prima cosa da fare è la più difficile, ma l'arte di farlo potrebbe presto essere acquisita, e il resto seguirà
facilmente. Supponiamo che il vostro aggressore colpisce con la sua mano destra. Dovete parare alzando il braccio
sinistro, e ricevere il colpo sul vostro avambraccio. Poi, fate scivolare la mano sul braccio del vostro aggressore, e
afferratelo per il polso. (foto 1 e 2).
Un movimento rapido e pulito della mano è tutto ciò che è necessario, ma dovete assicurarvi di afferrare
l'avversario al primo tentativo. Poi si fa un passo di lato con il piede sinistro (foto 3), colpite il vostro aggressore
dietro l'orecchio con la mano destra (foto 4), e continuare il movimento, ponendo la vostra gamba destra dietro la
sua gamba destra (foto 5).
Mantenere una presa sicura del suo polso destro con la mano sinistra, tiratelo verso di voi. Quindi premere sulla
parte superiore del braccio avversario, con l'avambraccio destro, e appoggiandosi sul suo braccio destro con il peso
del proprio corpo, lo si può buttare a terra senza ulteriori problemi (foto 6).
Tecnica Nr.3: Come atterrare un aggressore che ti attacca da dietro e ti afferra le
braccia.
Supponiamo di essere improvvisamente e inaspettatamente attaccati da dietro, in qualche luogo solitario, con una
forte coppia di braccia che circondano il il nostro corpo, in modo che le nostre braccia siano immobilizzate lungo i
fianchi. La posizione potrebbe apparire a prima vista come assolutamente impotente e si potrebbe supporre che se
non siate stati in grado di liberarvi lottando e calciando, niente avrebbe potuto evitarvi di essere gettato sulla vostra
schiena.
Dopo l'esecuzione delle seguenti istruzioni, tuttavia, vi accorgerete che sarà il vostro assalitore e non voi, che verrà
sdraiato sulla schiena nel giro di pochi secondi. Questa tecnica è una prestazione particolarmente pulita, e in ogni
modo soddisfacente per risolvere l'emergenza che ho descritto.
In primo luogo, quando trova le braccia immobilizzate lungo i fianchi, piegarsi in avanti e forzare i gomiti verso
l'esterno e verso l'alto, come nella seconda illustrazione. Farsi “più corti” piegando le ginocchia, in modo da
costringere, la presa dell'antagonista a scivolare sopra le vostre spalle (fig.2).
Poi, liberare le braccia. Ciò sarà fatto probabilmente senza alcuna difficoltà, tuttavia, se il tuo avversario ci stringe
così saldamente che le braccia restano ancora immobilizzate, slanciare la testa all'indietro, colpendolo in faccia.
Dopo questa manovra efficace il vostro avversario allenterà sicuramente la presa, quindi prendere il suo polso
destro con la nostra mano sinistra, e la spalla della sua giacca con la mano destra, lasciando cadere allo stesso
tempo il vostro ginocchio destro, e tirandolo sopra la spalla destra, accompagnando il movimento con una rotazione
del corpo sinistra a destra. Quindi proiettate il vostro avversario che cadrà con un tonfo pesante sul dorso, davanti a
voi.
Tecnica Nr.4: come atterrare un aggressore quando ti afferra per la cintura o tenta
di afferrare la tasca del tuo cappotto.
(Si vedrà che in questo caso il signor Barton-Wright è l'aggressore)
Per gettare sulla schiena, nello spazio di pochi secondi, un aggressore che vi prende per la vita, sono sufficienti
cinque semplici movimenti. In primo luogo dobbiamo afferrargli il polso destro con la nostra mano sinistra,
tenendo il palmo della mano girato verso l'esterno. In secondo luogo, si fa un passo di lato con il piede destro, dopo
di che lo si colpisce con un manrovescio con il pugno destro (Uraken Uke). In quarto luogo, si posiziona il piede
destro dietro il ginocchio destro, e infine si preme col la nostra destra sulla sua spalla destra e contemporaneamente,
con la nostra mano sinistra, ruotiamo il suo polso destro verso l'esterno e le nostre anche nella stessa direzione, col
risultato che egli sarà gettato ignominiosamente sulla schiena.
Ecco un altro modo di difendersi, rovesciando un aggressore che tenta di prendervi per la tasca del cappotto.
Supponiamo che egli esegua l'attacco con la mano destra. Con la mano sinistra afferrare saldamente il polso destro
(con il palmo della mano verso l'esterno, come nel metodo precedente). Poi afferrargli la gola con la mano destra,
costringendo il pollice nelle sue tonsille. Questo gli procurerà un dolore intenso, e lo costringerà a piegare la testa e
il corpo all'indietro per cercare di liberarsi. In questa posizione egli è in piedi e fuori dal suo equilibrio, ed abbiamo
così la possibilità di posizionare il piede destro dietro il suo ginocchio destro, per poi procedere a buttarlo come
abbiamo visto prima.
Tecnica Nr. 5: Come liberarsi da una presa e rovesciare un aggressore che ti afferra
per la falda del cappotto con la mano destra.
Il nostro aggressore ci afferra il cappotto con la mano destra, forse con l'intenzione di strapparci l'orologio con la
sinistra. Noi desideriamo non solo frustrare il suo progetto, ma anche gettarlo sulla schiena con il minimo sforzo, in
modo che egli non potrà sfuggirci, così da essere debitamente consegnato alla polizia. Vi accorgerete che il metodo
seguente potrà soddisfare le vostre esigenze:
Subito egli ci afferra come abbiamo visto. Afferriamo dunque il suo polso destro con la mano sinistra, l'esterno
della nostra mano deve essere rivolto verso l'alto, o sulla parte superiore, e il pollice sotto il suo polso.
(Nell'allenamento di questa tecnica, come in molte altre che ho descritto, sarà solo necessario far finta di sferrare il
colpo, lo scopo del colpo sarà non tanto quello di ferire il vostro aggressore, ma per indurlo a buttare indietro la
testa per evitare il colpo. In questo modo egli perderà involontariamente l'equilibrio)
Poi premere sulla parte superiore del suo braccio (che parte dalla spalla e termina al gomito) con la parte esterna del
avambraccio come illustrato nella fotografia nr.4.
Mentre si sta facendo questo, mantenere una stretta costante sul suo polso destro con la mano sinistra. Tirandolo
verso di noi con la mano sinistra, e appoggiandosi sul braccio destro con il peso del nostro corpo, inducendolo a
perdere l'equilibrio, e con questo vuol dire che sarà facilmente gettato sulla schiena.
Questa serie di movimenti deve, naturalmente, essere eseguita il più velocemente ed ordinatamente possibile.
L'effetto sarà molto disastroso per l'assalitore che sarà completamente alla nostra mercè.
[Nel nostro prossimo numero speriamo di dare un'ulteriore selezione di queste tecniche notevoli -. Ed. P.M.]
“Pearson's Magazine” - Aprile 1899.
Introduzione dell'autore, il signor E.W. Burton-Wright.
I lettori del numero di marzo ricorderanno che ho descritto in esso alcuni dei 300 metodi di attacco e contrattacco
che compongono la mia nuova arte di auto-difesa, a cui ho dato il nome di "Bartitsu".
A beneficio dei nuovi lettori, sarà bene precisare che il mio sistema è stato concepito allo scopo di rendere una
persona assolutamente sicura dal pericolo, contro qualsiasi metodo di attacco che sia utilizzato.
Non è destinato a prendere il posto della boxe, scherma, lotta, savate, o qualsiasi altra forma riconosciuta di attacco
e difesa. Tuttavia, esso comprende tutti i migliori punti di questi metodi, e sarà di inestimabile valore quando
sorgeranno occasioni in cui né la boxe, né la lotta, né alcuna delle altre modalità note di autodifesa sono utili. Il
sistema è stato accuratamente e scientificamente pianificato e il suo principio può essere riassunto in una solida
conoscenza dei principi dell'equilibrio e della leva, applicati all'anatomia umana.
Tecnica Nr. 1: Come mettere alla porta un uomo fastidioso.
Nell'introdurre un'ulteriore selezione di queste tecniche, è utile menzionare nuovamente il fatto che non ve n'è una
tra loro che qualsiasi persona di media forza non possa imparare ed eseguire. Alcune sono così semplici che
saranno subito capite e rapidamente eseguite solo dopo alcune prove. Altre invece richiedono una certa quantità di
pratica prima di essere padroneggiate.
Supponiamo, nel primo caso, che qualche persona indesiderata entri nella nostra stanza e che siate ansiosi di farlo
ripartire senza indugio. Supponiamo inoltre che egli sia particolarmente insistente e che ne la persuasione ne altri
metodi simili riescano ad allontanarlo. Può anche darsi che sia un uomo più grande di noi e per questo si può esitare
a spingerlo fuori dalla porta con il metodo comune. Con l'adozione del seguente piano il vostro indesiderato ospite
sarà subito allontanato senza ulteriori problemi:
Afferrargli il polso destro con la mano destra, girando l'interno del suo braccio verso l'alto, come mostrato nella
prima fotografia. Poi fare un passo verso di lui con il piede sinistro, passare il nostro braccio sinistro sotto il suo
braccio in alto a destra (sopra il gomito, vicino all'ascella) ed aggrapparsi alla falda della sua giacca, in modo da
sostenere il braccio sinistro ed evitare lo scivolamento della mano verso il basso.
Ora esercitare una pressione verso il basso sul braccio la nostra vittima, e con la leva così ottenuta è possibile
ridurlo all'obbedienza. Se tentasse di resisterci, egli si romperebbe il braccio all'altezza del gomito.
In questa posizione non avremo la minima difficoltà nel costringerlo ad uscire dalla stanza.
Tecnica Nr. 2: Uno dei molti modi di gettare a terra un uomo, senza esercitare forza,
quando lo si afferra da dietro.
Afferrare l'uomo per il bavero della giacca, da dietro, e puntare il piede destro dietro il suo ginocchio. Tirare con la
mano e premere con il piede, ed egli sarà subito depositato sulla schiena!
Senza rilasciare la presa sul suo collo, passare vostra mano destra intorno al suo collo, in modo da poter portare il
vostro avambraccio sulla sua gola. Poi, afferrare la falda destra del suo cappotto con la mano sinistra, per evitare
che il cappotto si muova, far gravare con tutto il peso, attraverso la trachea con il braccio destro, rendendolo così
incapace di resistere e - se necessario – strozzarlo!
n.d.t. : dopo aver afferrato il bavero con la destra ed aver iniziato la pressione col proprio piede destro dietro al
ginocchio sinistro dell'avversario, come nella prima foto, afferrargli il bavero posteriore sinistro anche con la mano
sinistra, mettendola a fianco della destra, e tirare a terra l'avversario con entrambe le mani. Una volta che questo è a
terra, lasciare la presa con la destra. In questo momento la nostra mano sinistra terrà per il bavero l'avversario che
sarà appoggiato con la nuca sul nostro avambraccio sinistro. Rapidamente, mettere l'avambraccio destro sulla gola
dell'avversario ed afferrargli il bavero sinistro, nella parte anteriore, come nella seconda foto, premendo poi il
gomito destro verso il basso, appoggiandovi tutto il peso del corpo.
NB: per evitare che l'avversario ci colpisca al volto con una delle due braccia, abbassarsi con la testa fino a
toccargli il petto o la spalla sinistra, mantenendo sempre la pressione sulla gola.
Tecnica Nr. 3: Come tenere un uomo a terra in una posizione in cui è incapace di
muoversi.
Nel più breve tempo possibile, afferrare il piede del vostro avversario. Poi, torcerlo elegantemente nel modo
indicato nella prima figura, non troverete alcuna difficoltà a girare l'avversario faccia a terra.
Immediatamente dopo che questo è stato fatto, rilasciare la presa di una mano, e posizionare l'avambraccio
ermeticamente dietro il ginocchio, come mostrato nella fotografia No. 2. Poi, forzando il suo piede all'indietro, si
può svolgere una trazione tale che se il nostro avversario volesse ancora cercare di resistere, si potrebbe rompere
sia il ginocchio che la caviglia.
n.d.t. : nella sequenza sottostante si afferra col le mani il piede destro dell'avversario, e lo si torce in senso orario,
ovvero verso la propria destra. Una volta che l'avversario è girato faccia a terra, si posiziona l'avambraccio destro
dietro al ginocchio destro dell'avversario e spinge il suo piede con la mano sinistra.
Tecnica Nr. 4: Come rovesciare un aggressore che ci attacca da dietro, e ci blocca le
braccia.
Si potrebbe supporre che se un uomo è stato attaccato alle spalle, ed il suo aggressore gli ha immobilizzato le
braccia, sarebbe una questione difficile per lui liberarsi. Questo, tuttavia, non è affatto il caso, e seguendo
scrupolosamente le indicazioni riportate di seguito si vedrà che è un'impresa semplice per un uomo, non solo
liberarsi quando attaccato nel modo descritto, ma anche per gettare il suo aggressore pesantemente al suolo senza
esercitare una forza straordinaria.
Alzare il piede destro, come mostrato nella seconda fotografia, e pestare pesantemente sul piede destro del vostro
assalitore. Questo fa sì che egli si tiri immediatamente indietro, in modo da tenersi fuori dalla portata da ulteriori
pericoli. Afferrare quindi la gamba destra con la mano destra, nella posizione precisa indicata nella terza fotografia,
ed esercitando una forte pressione con il pollice. Questo causerà immediatamente un forte dolore all'avversario che
istintivamente allenterà la presa.
Approfittate immediatamente di questa occasione per inserire il vostro braccio destro attorno al suo corpo, e la
gamba destra dietro il ginocchio, come nella quarta foto. Poi si colpisce l'avversario dietro al ginocchio con la parte
interna della gamba, e accompagnando il movimento con una rotazione del corpo da sinistra verso destra, indurlo a
perdere l'equilibrio e gettarlo lo pesantemente sulla schiena.
Quando un uomo vi attacca da dietro, e vi immobilizza le braccia, come mostrato nella prima foto, la sua intenzione
sarà probabilmente di tenervi in modo sicuro mentre un suo complice vi attaccherà frontalmente. Con le braccia
immobilizzate, le tasche e gli oggetti di valore sono così in balia dei vostri assalitori. Ci sono, naturalmente, altri
metodi di liberarsi di un avversario che attacca in questo modo; quello illustrato, tuttavia, è il più semplice ed
efficace, e ha l'ulteriore vantaggio di non richiedere una forza particolare.
E' anche il momento di spiegare perché il mio vis-a-vis, che figura nella maggior parte delle tecniche è un
giapponese, in costume tradizionale. E 'stato in Giappone che ho preso le idee per molti dei metodi di questa nuova
arte di auto-difesa. I giapponesi sono stati a lungo famosi come lottatori e molti dei trucchi che impiegano per
superare i loro avversari sono particolarmente ingegnosi.
Tecnica N ° 5: Come rovesciare un aggressore che ci afferra entrambi i polsi.
In questo caso, supponiamo che si sono improvvisamente attaccati in modo tale che entrambi i polsi sono
imprigionati dal vostro aggressore. Il vantaggio è, ovviamente, con lui ma, tuttavia, egli può essere facilmente
rovesciato se le seguenti tattiche vengono eseguite.
Il nostro aggressore probabilmente ci affronterà con il piede destro in avanti. A questo proposito si segue il suo
esempio. Poi afferrare il suo polso sinistro con la mano sinistra, liberare il polso destro, spingendo il braccio
improvvisamente verso il basso.
Afferrare il polso destro del vostro avversario con la mano destra appena liberata, e, con uno strattone verso il
basso, indurlo a liberare la presa del polso sinistro. Appena fatto questo, portare il suo braccio destro sopra
l'avambraccio sinistro, in modo che la parte posteriore del gomito passi attraverso il centro del suo braccio sinistro.
Seguire il movimento alzando il braccio sinistro, e piombando sul suo braccio destro.
Il risultato sarà istantaneo, e molto sorprendente per il nostro avversario che sarà costretto a fare una capriola in
aria, cadendo pesantemente sulla schiena. Sempre mantenendo la presa sui suoi polsi, ora lo avremo
completamente alla nostra mercé.
Nel compiere questa impresa sui vostri amici, non è necessario costringerli a eseguire una capriola dalla posizione
mostrata nella figura n° 2, ma immediatamente dopo aver incrociato le braccia dell'avversario, è possibile applicare
la leva, accucciandosi, per quanto possibile, in modo da toccare quasi terra. In questo modo si eviterà al nostro
amico di correre alcun rischio di farsi male, facendolo facilmente rotolare sulla schiena, senza alcuno sforzo, come
abbiamo dimostrato nella terza ed ultima figura.
Fare attenzione a non applicare questa leva di scatto, ma a poco a poco, altrimenti rischieremo di danneggiare
involontariamente il braccio del nostro amico.
Tecnica Nr. 6: come liberarsi e rovesciare il nostro aggressore, quando siamo
afferrati per le falde della giacca.
Quando un uomo ci afferra per le falde del cappotto, egli spesso dimentica o trascura il fatto che in questo metodo
di attacco il suo volto è indifeso. Il primo movimento sarà, pertanto, di colpirlo (o se si pratica le gesta con un
amico, si fa finta di colpirlo) in faccia con il pugno destro.
Questo consiglio può sembrare inutile. Non è, tuttavia, spesso seguito e invece le maggiori probabilità sono che, in
questi casi, si seguirà il desiderio naturale e istintivo di liberarsi mettendo le mani sulle braccia dell'avversario e
premendo su di esse, che è un metodo di resistenza debole e inutile.
Ricordate, quindi, che il vostro primo movimento dovrebbe essere quello di colpire il vostro aggressore in faccia
con il pugno destro. Se questo non lo induce a lasciare la presa, proseguire nell'azione passando l'avambraccio
destro tra le sue braccia tese, e portare il proprio avambraccio sul lato esterno del suo avambraccio destro. Quindi
afferrare il polso destro con la mano sinistra, e con la leva così ottenuto si può facilmente forzare le sue braccia
verso l'alto, e rompere la presa.
Questo movimento di rottura della presa deve essere effettuato con rapidità e con uno scatto veloce se il vostro
avversario è un uomo forte con una presa potente. Dopo di che egli sarà quindi in parte girato. Cogliete l'occasione
per portarvi con la gamba sinistra dietro di lui, passandogli l'avambraccio sul petto, e afferrandogli la gamba destra,
come mostrato nella terza foto, spingerlo all'indietro. Egli cadrà subito sulla schiena e sarà completamente alla
nostra mercè.
Tecnica Nr. 7: come liberarsi e rovesciare il nostro aggressore, quando ci afferra per
la giacca ed inizia a scuoterci.
E 'molto umiliante essere scosso. Ed anche molto sgradevole. Ho visto una volta l'operazione eseguita su un uomo,
e non dimenticherò l'espressione indifesa e senza speranza sul suo volto. La sua testa sobbalzava violentemente
avanti e indietro, e il suo corpo ondeggiava in ogni direzione, poi è stato finalmente buttato a schiantarsi a terra.
Un energico scuotimento è una punizione molto reale e terribile, come coloro che sono stati così sfortunati da aver
sperimentato possono testimoniare. Ed è un metodo di attacco che non è affatto raro, essendo in particolare
utilizzato a da uomini grandi e forti, che si vantano della loro forza e del loro peso, ed esitano a colpire un uomo in
faccia, ma lo vogliono ugualmente umiliare. Un energico scuotimento riduce molto presto la vittima in uno stato di
collasso completo. E' bene, quindi, sapere come abbattere un avversario che ci afferra per la giacca e tenta di
scuoterci. Il metodo seguente sarà trovato molto efficace:
Appena siete stato afferrato, colpite il vostro aggressore, contemporaneamente con entrambe le mani, in faccia, e
portare i gomiti giù molto forte sui suoi polsi. Questo ha l'effetto di rompere la presa dell'aggressore e gli fa scattare
la testa leggermente in avanti e verso il basso, per un momento.
Cogliere immediatamente l'occasione per prenderlo per la testa, mettendogli la mano destra dietro la testa, e il cavo
della mano sinistra sotto il mento. Poi, facendo un passo verso di lui con il piede sinistro, e portando il piede destro
dietro il suo piede sinistro (che agisce come una sorta di perno per consentire di trasmettere un movimento circolare
o torsione al collo) lo si scagli pesantemente sulla schiena.
Tecnica Nr. 8: Uno dei tanti modi di difendersi, quando un uomo ci colpisce in faccia
con il pugno destro.
Ho già dimostrato un metodo di trattare con un aggressore quando tenta di colpirci in faccia. Ecco un piano
alternativo, molto terribile in effetti.
Quando si considerano i vantaggi di questa nuova arte di auto-difesa, si deve ricordare che ci sono momenti in cui
nessun metodo è troppo grave per essere adottato al fine di rovesciare un aggressore. Ma, naturalmente, il seguente
metodo non dovrebbe essere portata alla sue estreme conseguenze se non in un caso molto critico.
Parare il colpo con l'avambraccio destro. Far scivolare la mano sul braccio del vostro aggressore e prenderlo per il
polso con pollice e l'indice, allo stesso tempo, tirandolo leggermente in avanti, e afferrandolo per il gomito con la
mano sinistra.
Egli istintivamente tenderà a resistere quando lo stiamo tirando verso di noi con la mano destra. Vediamo quindi di
sfruttare questo momento per invertire il movimento e piegargli il braccio all'indietro come mostrato nella figura 4.
Fare poi un passo avanti e posizionare la gamba destra dietro la sua gamba destra, e, spingendo il suo gomito destro
in una direzione verso l'interno e verso l'alto, e la sua mano verso l'esterno e verso il basso, questo movimento
torcente gli causerà un tale dolore che egli sarà obbligato a cadere all'indietro .
Mantenendo la presa, lo si tiene a terra in questa posizione, e così grande sarà il nostro potere che se si volesse si
potrebbe ora rompergli facilmente il braccio.
Naturalmente, l'impresa stessa può essere eseguita quando un uomo ci colpisce con la mano sinistra o un pugno
sinistro. Si para il colpo con l'avambraccio sinistro, con la stessa mano si afferra il polso sinistro, e poi si procede a
gettare a terra l'aggressore, come descritto in precedenza .
Tecnica Nr. 9: Uno dei tanti modi di liberarsi quando siamo stati afferrati alle spalle,
per il colletto del cappotto.
Forse una delle più comuni forme di attacco è quello in cui un aggressore lascia passare la sua vittima, poi fa una
corsa alle sue spalle, e lo afferra per il bavero del cappotto.
Se siete stato attaccati in questo modo, si potrebbe supporre che la posizione vi ha reso del tutto impotenti, che il
vantaggio sia tutto sul lato del nostro avversario, e che non si potranno usare le mani con grande effetto, e che
probabilmente saremo gettati immediatamente a terra. Al fine di evitare questa disgrazia, è necessario agire
prontamente.
Appena si è stati afferrati per il colletto è necessario voltarsi e affrontare il nostro aggressore, afferrandolo appena
dietro il gomito con il pollice e l'indice della mano sinistra. Poi esercitare una pressione sull'osso divertente del
nostro avversario (nervo ulnare) che si trova appena dietro il gomito.
Questo farà sì che il vostro aggressore subisca un dolore insopportabile, e sarà obbligato a rilasciare
immediatamente la sua presa. Poi, senza lasciare la presa, gettare il suo braccio verso l'alto con la mano sinistra,
fare un passo avanti con il piede destro, e posizionarlo dietro la sua gamba destra.
Sarà poi trovato una questione relativamente semplice prenderlo per la gola con la mano destra, e gettarlo sulla
schiena.
Si può sostenere che si tratta di una questione difficile trovare e comprimere l'osso divertente del nostro aggressore
in un momento di pericolo, soprattutto se si indossa un cappotto pesante, attraverso la quale la pressione avrebbe
poco effetto. Questo, senza dubbio, è il caso, e sarà necessaria un po 'di pratica prima che sia possibile posizionare
immediatamente il pollice sul punto sensibile. Tuttavia, l'impresa non è poi così difficile come qualcuno che non ha
mai fatto il tentativo potrebbe pensare.
Qualora si trovi difficile liberarsi della presa dell'avversario nel modo descritto, un colpo secco al gomito, verso
l'alto, avrà comunque l'effetto desiderato. Appena l'aggressore rilascia la presa, dobbiamo però subito afferrargli il
braccio col nostro sinistro e quindi il metodo di lancio può essere continuato come sopra descritto.
Tecnica Nr. 10: Come rovesciare un avversario che ci afferra il braccio destro.
Le quattro piccole fotografie sottostanti, ci mostrano un metodo molto grazioso ed efficace per rovesciare un
aggressore che ci afferra per il polso destro con entrambe le mani.
Non appena il braccio è preso, come mostrato nella prima fotografia si alzi la mano davanti al petto verso la spalla
sinistra. Ma se il nostro avversario è troppo pesante e forte, è necessario fare un piccolo passo verso di lui con il
piede destro e piegare le ginocchia in misura sufficiente a portare la nostra mano quasi a livello della nostra spalla
sinistra (foto 2).
Poi raddrizzare le ginocchia e ruotare di lato in senso antiorario. Si sentirà subito che potremo rompere la sua presa
quando vorremo. Subito, ruotare i piedi in modo tale da poter esercitare la forza nel modo più proficuo nella
direzione desiderata, vale a dire, in modo da poter facilmente squilibrare il nostro aggressore con un gesto del
braccio. Ma prima di utilizzare la nostra forza, è bene piegare le ginocchia, al fine di abbassare il nostro baricentro
e rendere il nostro lavoro più proficuo. Poi, con un vigoroso movimento del braccio, accompagnato dal
sollevamento delle ginocchia, lo squilibreremo, posizionandoci in modo che la mano destra sia di fronte al suo
volto.
Di seguito, fare un lungo passo con il piede sinistro, portandosi alle sue spalle, ed afferrarlo per il mento con la
mano destra, e nella parte posteriore della testa con la mano sinistra. Poi, portare all'indietro il piede sinistro, con un
lungo passo all'indietro sulla nostra destra, conferiscono un movimento di circolare alla testa e al collo del vostro
assalitore, gettandolo pesantemente sulla schiena.
Coloro che desiderano conoscere più da vicino questo nuovo sistema dovrebbe scrivere direttamente all'autore, che
intende in futuro, se tutto va bene, aprire una scuola per lo studio di questa nuova arte di difesa personale.
J. St. A. Jewell, "The Gymnasiums of London: Part X. -- Pierre Vigny's".
Health and Strength, Maggio 1904, pagine 173-177.
Boxe, lo stile francese e quello inglese, la scherma, con la sciabola, il duello
con la spada, il fioretto, o un bastone singolo, il wrestling, la moda del
momento, il Ju jitsu e il combattimento con qualsiasi arma, da un pugno di
ferro a un ombrellino parasole. Lui è a casa in ognuna di queste discipline.
Immaginate una figura alta, in piedi, vestita di una tunica aderente bianca,
calzoni neri, di seta, al ginocchio, calzettoni neri e scarpe di tela bianche; la
figura di un uomo nel fiore degli anni, con i capelli tagliati corti, ben pulito e
rasato , tranne che per un paio di baffi scuri, gli occhi ben aperti, e una
mascella che denota una forte volontà. Mettetegli un sorriso sul volto, un
luccichio negli occhi gentili e un bastone di Malacca dal pomo d'argento
nelle mani, e si disporrà di un ritratto di Pierre Vigny nella sua palestra col
suo costume preferito, pronto a prendere in mano uno dei suoi numerosi
allievi.
Pierre Vigny è francese di nascita e di educazione, dalla cima della testa fino
ai tacchi degli stivali, eppure lui non soddisfa la concezione popolare di un
figlio di La Belle France. Per noi, come nazione, il francese è ancora come le
nostre tradizioni ce lo hanno dipinto - una persona volubile, fantastica nel
vestire, con manierismi esagerati, piena di emozione, un brillante vincitore,
ma un ben povero perdente, un uomo a cui il successo è assolutamente
essenziale per la felicità, e che rompe terribilmente quando le avversità lo fanno cadere. Nessuna di queste
caratteristiche si adatta l'uomo che ho appena ritratto, per il suo carttere sempre tranquillo e sottomesso, egli può
competere con la tenacia di un bulldog in una corsa in salita, e avere comunque la mente fredda e un sorriso
perenne sul suo faccia.
Per lo sportivo inglese questo lo rende subito degno di ammirazione, perché egli ama la "nobile arte" per lo sport
in sè, e anche se ha passato anni in tutti gli altri tipi di passatempi virili, i guanti tengono ancora il primo posto
nei suoi affetti.
All'età di dieci anni aveva già acquisito una conoscenza molto profonda della Savate, della scherma e della boxe
inglese, e desideroso di aumentare la sua conoscenza, passò da accademia a accademia, imparando tutto quello
che poteva, abbandonandola per un'altra solo quando aveva raggiunto la piena conoscenza della precedente.
Poi entrò in quella fase della sua carriera che lo ha contrassegnato come un appassionato, la cui fase di “pratica
scolastica” è stata messo da parte per la brutale esperienza pratica. Pieno di fiducia nelle proprie capacità, come
tecnica di auto-difesa, ha fatto escursioni notturne nei più duri e malfamati quartieri di Parigi, Lione, Marsiglia,
Napoli, Genova, con la consapevolezza che presto avrebbe avuto ampie opportunità di provare contro se stesso
uomini che derubavano per sopravvivere, gente che avrebbe commesso una brutale aggressione a cinque franchi,
e un omicidio per venti.
Poi, frequentò in molti locali malfamati dove imperano il bere e il gioco d'azzardo, e nei vicoli puzzolenti di quegli
orridi quartieri ebbe modo di mettere in opera tutte quelle mosse brillanti con cui si dilettano ora molti del
pubblico alla moda di Londra, e, come prova che era un allievo di istruttori buoni se ne sempre andato, in ogni
caso, senza un graffio. Dei suoi molti assalitori, il meno si parla e meglio è.
"Il bastone da passeggio come mezzo di autodifesa"
di Pierre Vigny, Health and Strength, luglio 1903, pagine 253-254.
Miss Sanders e Pierre Vigny
L'attuale moda in fatto di bastoni da passeggio è quella di avere una sfera d'argento montata sulla canna di Malacca;
tutti ne usano uno. Tutti sanno che la scelta di una canna di Malacca, non ha solo lo scopo di avere qualcosa da
portare in mano, ma che questa bellissima canna , la più aggiornata di tutti i bastoni, può rendere un grande servizio
come un mezzo di auto- difesa, perché può diventare un'arma formidabile nelle mani di coloro che hanno imparato
a usarla.
Gli esercizio di bastone rientrano essenzialmente sotto la categoria della ginnastica, ma oltre allo sviluppo della
forza muscolare si deve anche ricordare che questi esercizi rendono morbidi gli arti e danno a tutti l'agilità,
l'eleganza e la grazia nei loro movimenti. Inoltre, con riferimento alla mia lunga esperienza come professore di
esercizio fisico adattato all'auto-difesa, posso tranquillamente affermare che il bastone è la più perfetta arma di
difesa, in quanto con esso nessuno può essere ostacolato dalle proprie dimensioni, peso, o forza. Quando si
scontrano due persone armate di bastone, si parificano le probabilità di successo.
La boxe è, senza dubbio - e lo dico con la massima enfasi - un esercizio salutare e da dei vantaggi ormai noti a tutti.
Dà rapidità, agilità, forza e resistenza, senza l'aiuto di macchine e pesi, e fa anche in modo che un uomo acquisti
fiducia in se stesso, così da consentirgli di affrontare il pericolo senza paura. Ecco, allora, ho affermato alcuni dei
suoi vantaggi reali, ma dobbiamo ammettere che essi perderebbero buona parte del loro valore qualora si dovesse
incontrare un avversario più grande e più forte di noi. Eleganza e rapidità, lo ammetto, possono prendere spesso il
posto delle dimensioni e della forza, ma si deve anche ammettere che la lunghezza delle braccia, delle gambe, il
peso e la forza, danno dei vantaggi più efficaci e di più grande importanza. Pertanto, da quanto sopra esposto, si
deve ammettere che un uomo più piccolo e più debole, qualunque sia la sua intelligenza e la forza relative, sarà
quasi sempre tenuto sotto controllo da un uomo più grande e più forte, anche se questi fosse meno intelligente e
veloce.
Con la canne tutta l'inferiorità scompare e affermo con la massima enfasi, dalla mia lunga esperienza e pratica che
un uomo armato di un bastone, e che ha imparato ad usarlo, non teme un uomo più grande e più forte, anche se
armato allo stesso modo. Dirò di più: se capisce perfettamente come usare il suo bastone come arma di difesa, può
reggere il confronto contro diversi avversari perchè chi è colpito da quest'arma, che acquista una forza enorme
grazie ai suoi movimenti oscillanti, sarà fuori combattimento definitivamente e non potrà più rialzarsi. Quindi il
bastone è l'arma più perfetta per l'auto-difesa, ma per fare in modo che sia veramente efficace, deve possedere le
qualità necessarie, che si riassumono in una sola parola: solidità.
E 'per questo motivo che ho fatto costruire un bastone, appositamente sotto le mie indicazioni, che abbraccia tutte
le qualità necessarie. Si tratta di una canna di Malacca di medie dimensioni, con montata una spessa sfera di
metallo, e così saldamente fissata alla canna che non possa staccarsi nemmeno con l'utilizzo più ruvido.
L'impugnatura di metallo è di uno spessore tale che non verrà intaccata, ma nonostante questo la canna è molto
bella ed elegante, ed è stata così apprezzata che si vedono sempre più persone portarla con loro. Tutti arrivano
presto a capire che questo bellissimo bastone è in realtà la più perfetta arma di difesa, che solleva completamente
uno dal pericolo di portare un revolver e dalla sensazione di disgusto che si prova ad avere un pugnale.
E' appena il caso di aggiungere che, come si impara l'uso della spada o del fioretto, così si dovrebbe certamente
imparare ad usare un bastone da passeggio, che sotto il mio sistema di istruzione può essere imparato in dodici
lezioni. Lo studio del mio sistema di difesa personale con il bastone non comporta un duro e fastidioso lavoro, la
gente prende un grande piacere e interesse fin dalla prima lezione, e così anche acquisisce rapidità, morbidezza,
freschezza e fiducia di se.
Ci sono diversi modi di utilizzo del bastone:
1 ° - Tenendo il bastone con l'impugnatura della mano, tutto il colpo viene fornito con un colpo oscillante.
2 ° - La mano sinistra può essere usata altrettanto bene come la destra, facendo passare alternativamente il bastone
da una mano all'altra.
3 ° - Il bastone può essere tenuto anche alla fine della ghiera.
4 ° - Il bastone può anche essere tenuto in entrambe le mani.
I colpi sono diretti alla testa, al viso, al corpo, sulle mani e sulle gambe. Per colpire di punta, il bastone viene fatto
scivolare attraverso le mani. L'estremità del bastone può anche essere usata come una baionetta.
Per eseguire un colpo efficace, è necessario colpire evitando la risposta ed il contatto dei bastoni, perché se il tuo
bastone viene a contatto con il bastone del tuo avversario prima di colpirlo, il colpo viene reso inutile, avendo perso
tutta la sua forza.
Se si è colpiti, si dovrebbe tornare in guardia e non cercare di dare un altro colpo. E 'consentito prendere, ovvero
“catturare” il bastone dell'avversario, e questa è davvero una cosa eccellente da fare.
Usando il bastone come mezzo di autodifesa per la strada, non si può solo combattere un uomo altrettanto ben
armato, ma anche diversi uomini allo stesso tempo, altrettanto bene armati come noi, il bastone viene fatto passare
attraverso ogni possibile direzione intorno a voi con una rapidità meravigliosa, proteggendo così ogni parte del
proprio corpo e, allo stesso tempo, acquista forza enorme da parte dei suoi rapidi movimenti oscillanti per
l'esecuzione di un colpo, di modo che nessuno può resistergli.
“Pearson's Magazine” - Gennaio 1901.
Autodifesa con un bastone da passeggio.
I diversi metodi di difendersi con un bastone da passeggio o un ombrello quando si viene attaccati
in condizioni di disparità.
A cura del sig. E.W. Barton-Wright
Introduzione.
Si deve capire che la nuova arte di autodifesa con un bastone da passeggio, qui introdotto per la prima volta,
differisce essenzialmente dal singolo bastone o della spada, per il fatto che un uomo può essere un campione
nell'uso della spada o bastone singolo, e tuttavia non essere assolutamente in grado di dare al bastone da passeggio
un qualsiasi uso efficace come arma di difesa. La ragione semplice e sufficiente per tenere conto di questo è che sia
nel bastone singolo che nella spada un'estremità è sempre occupata dall'elsa dell'arma mentre se si cerca di parare
un colpo con un bastone da passeggio - che non ha elsa - nello stesso modo come si farebbe con una spada, il colpo
scivolerebbe lungo il bastone fino ad arrivare alla mano, disabilitandola. Pertanto, al fine di rendere un bastone un
mezzo reale di difesa, è stato necessario escogitare un sistema che permetta di parare un colpo in modo tale da farlo
scivolare via dalla mano anziché verso di essa, ed evitando il rischio di essere disarmato dopo essere stato colpito
sulle dita.
Dopo una quindicina di anni di duro lavoro, un tale sistema è stato ideato da un Maestro d'Armi svizzero, il
professor Pierre Vigny. Di recente è stato da me assimilato nel mio sistema di auto-difesa chiamato "Bartitsu," ora
insegnato alla mia Scuola d'Armi e cultura fisica al 67B, Shaftesbury Avenue, nel quartiere Soho di Londra.
Nella tecnica di autodifesa con un bastone da passeggio, il bastone è tenuto in mano con il pollice in
sovrapposizione alle dita, e non, come nel bastone singolo o nella spada, con il pollice appoggiato sulla lama. Il
bastone è quindi manipolato con il polso - e non con le dita come nella spada - e i colpi sono dati facendo oscillare
il corpo sui fianchi, - e non semplicemente lanciati dal gomito. In questo modo i colpi possono essere sferrati in
modo formidabile, tanto che con un normale bastone di Malacca è possibile staccare la vena giugulare di un uomo
attraverso il bavero del suo cappotto!
Tecnica Nr. 1: La guardia sulla distanza. Come evitare qualsiasi rischio di essere
colpiti sulle dita, braccia e corpo uscendo dal raggio di tiro del nostro avversario, ma
allo stesso tempo tenerlo all'interno del raggio di tiro del nostro bastone.
La modalità di difesa che sto per descrivere
l'ho chiamata la “Guardia sulla distanza," per
distinguerlo dalla "Guardia sulla resistenza".
Si noterà che in questo metodo di difesa
l'uomo aggredito non tenta di proteggere un
colpo alzando le mani per fermarlo, ma
semplicemente cambiando il piede avanzato
da sinistra a destra. In altre parole, il difensore
passa dalla sua originaria posizione, nella
quale il piede sinistro è avanzato di fronte al
destro, ad una posizione in cui il piede destro
è di fronte a quello sinistro. In tal modo, si
evita di essere colpiti, rimanendo però con la
certezza di essere in grado di colpire
l'avversario.
Quando si esegue la guardia sulla distanza, si
prende la posizione di guardia arretrata. Vale
a dire, vi sollevate con il piede sinistro in
avanti, le ginocchia leggermente piegate,
braccio destro tenuto sopra la testa, e il
braccio sinistro buttato ben al di là di fronte a
voi (foto 1).
Dovrei dichiarare qui che questo non è un
atteggiamento molto facile da assumere, e che
è necessaria una certa quantità di formazione
in cultura fisica prima di poter essere adottato
con facilità, ma quando avete acquistato
l'elasticità necessaria del corpo, questa è una
posizione molto sicura e affidabile.
È necessario prestare attenzione a mantenere
la stessa distanza tra noi e il nostro avversario,
originariamente presa, ritirandosi (prima il
piede destro) man mano che egli avanza, ed
avanzando (prima il piede sinistro), come lui si ritira. Poi giocare d'attesa, e invogliare l'avversario a colpirci il
braccio o la testa esponendo uno dei due, in modo però da essere pronti a ritirarsi istantaneamente alla primo segno
di pericolo.
L'aggressore, invogliato dalla posizione apparentemente esposta del braccio sinistro, cercherà di colpire questi
bersagli ma, anticipando l'attacco, ritirarsi molto rapidamente, e ruotare il braccio all'indietro e verso l'alto. Questa
rotazione verso l'alto del braccio farà automaticamente ruotare il piede sinistro fin dietro il destro, portando la parte
inferiore del corpo fuori dalla portata dell'avversario, e al tempo stesso conferirà lo slancio iniziale per il braccio
destro, aiutandoci a portare il bastone verso il basso molto rapidamente e pesantemente sulla testa del nostro
avversario prima che abbia il tempo di recuperare il suo equilibrio, perso nel tentativo di colpirci.
Tecnica Nr. 2: Un altro modo per evitare di essere colpiti, uscendo fuori dalla portata
del bastone dell'avversario.
E 'sempre vantaggioso cercare di invogliare l'avversario a un un colpo apparentemente certo, verso un bersaglio
scoperto, mentre in realtà stiamo preparando per lui un efficace contro colpo. Per indurre l'avversario a puntare un
colpo alla testa si prende la stessa posizione di retroguardia, come descritto nella tecnica precedente, ma invece di
esporre il braccio così tanto, ci si spinge più in avanti con la testa, lasciandola apparentemente del tutto incustodita.
Il nostro aggressore, stupidamente accettarà l'invito, e noi ci porteremo subito fuori pericolo facendo oscillare il
piede sinistro dietro al destro. Questo movimento darà impulso ad un automatico contro-movimento al lato destro
del busto, e ci aiuterà a sferrare un colpo molto pesante sul polso dell'avversario che potrà essere, quindi,
facilmente spezzato.
Tecnica Nr. 3: Gioco di bastone a due mani – Dove si mostra il modo migliore per
gestire con due mani un bastone che è troppo pesante per manipolarlo velocemente
con una mano, quando siamo aggrediti da un uomo armato di bastone leggero.
Nel padroneggiare l'arte dell'auto-difesa con il bastone, è importante imparare come si può utilizzare al meglio la
propria arma con due mani, altrimenti si potrebbe essere in un grave svantaggio avendo un bastone pesante che non
si poteva usare liberamente con una mano, se attaccati da un uomo con un bastone più leggero con il quale avrebbe
potuto fare veloce, con una sola mano il gioco.
I movimenti del nostro aggressore in questo caso sarebbe molto più veloce dei nostri e in questo caso si sarebbe in
grave difficoltà , maneggiando un'arma più pesante.
La posizione preparatoria per effettuare un colpo a due mani alla testa dell'avversario è una posizione di guardia in
cui si tiene il bastone con entrambe le mani, in orizzontale, sopra la testa, con i pollici lontano dal volto, e le mani
alle estremità del bastone. La bellezza di questa posizione sta nel fatto che l'avversario non sa quale estremità del
bastone intendiamo utilizzare per colpirlo. Supponiamo che abbiate in mano il bastone con l'estremità più pesante
nella mano destra, e che si propongono di colpirlo con questa estremità.
Il colpo è fornito così: si fa scorrere la mano destra, tranquillamente, fuori dalla estremità destra del bastone, e
richiamarla nuovamente indietro, tenendo il bastone con il pollice sul lato più vicino al viso. Poi, usando la mano
sinistra come perno, si fa scorrere la mano destra fino a sinistra con un movimento circolare, consentendo così un
duro colpo laterale al volto dell'avversario.
Se si desidera colpire l'avversario con l'estremità opposta del bastone - l'estremità più leggera - si fa scivolare la
mano sinistra l'estremità sinistra del bastone, riportarlo con il pollice sul lato più vicino il tuo volto, e poi far
scivolare la mano sinistra verso destra, per conferire un movimento circolare per il bastone come prima.
Questa tecnica richiede di essere una persona molto morbida con le spalle, per poter far lavorare il bastone bene e
con grazia usando ambedue le mani.
Tecnica Nr. 4: Come difendersi, senza correre alcun rischio di essere feriti, quando si
porta in mano solo un piccolo bastone (o un ombrello), e siamo minacciati da un
uomo con un bastone molto robusto.
Immaginate di camminare in una
parte solitaria del paese, portando un
bastone leggero o un ombrello,
quando improvvisamente vi trovate
davanti un malfattore con un bastone
robusto, con il quale vi minaccia.
E 'ovvio che in queste condizioni, se
all'aggressore viene dato il tempo di
assumere l'offensiva, egli non avrebbe
alcuna difficoltà ad abbattere la lieve
guardia che potrebbe offrire il nostro
bastone leggero (o ombrello), e
finiremo ben presto abbattuti.
Conoscendo questo inconveniente, e
senza dargli il tempo di rendersene
conto, si deve passare subito
all'attacco.
Si dovrebbe tirare un colpo di
distrazione alla testa del nostro
assalitore, tenendo la mano molto alta,
al fine di costringerlo ad alzare la
guardia. Contemporaneamente, si
deve balzare in avanti, dalla posizione
d'attacco mostrata nella seconda
fotografia, alla posizione mostrata
nella terza fotografia, e colpirlo con la
mano aperta sul petto, e
contemporaneamente arpionargli il
piede destro col nostro piede destro,
tirandolo in avanti, al fine di turbare il
suo equilibrio, e togliendogli così ogni
possibilità di colpirci. Essendo ora
l'aggressore in nostra mercè, potremo
colpirlo con un un pugno sulla faccia,
in modo da renderlo privo di sensi o,
naturalmente, potremo scaricargli
addosso il nostro bastone, qualora
questi fosse adatto allo scopo.
Tecnica Nr. 5: Un altro modo per difendersi quando il nostro avversario è armato di
un bastone robusto, e noi portiamo solo un ombrello o un bastone inaffidabile.
Nel caso in cui lo studente dell'arte di autodifesa con un
bastone da passeggio trovi difficoltà a padroneggiare il
metodo precedente di difesa, ecco un'alternativa,
altrettanto efficace, e, forse, un po' più sicura per i
principianti.
Come prima, apprezzando l'inaffidabilità della vostra
arma, si assume velocemente l'offensiva prima che
l'avversario abbia il tempo di scoprire il vostro
svantaggio. Cominciate le operazioni esattamente come
descritte nel l'ultima tecnica, tirando un colpo alto,
verso la testa del vostro aggressore, costringendolo ad
alzare la guardia. Contemporaneamente si scatta nella
posizione mostrata nella terza fotografia, cogliendo
l'avversario appena sotto il gomito, in modo da
disturbare completamente il suo equilibrio, e così gli
impedirgli di colpirci. È ora possibile tirare un pesante
colpo di mano destra, con il pugno, sul suo mento, o sul
cuore, il che lo renderebbe privo di sensi.
Un uomo esile che però è attivo, e che a un tempo
esegua bene questo movimento, potrebbe peraltro
stravolgere l'equilibrio di un uomo due volte il suo peso
e portarlo a terra in un secondo.
Nel caso in cui si sta portando un bastone che potrebbe
essere abbastanza forte per dare un colpo pesante, un
altro metodo di attacco è il seguente: Dopo aver
disturbato l'equilibrio del vostro assalitore, afferrandolo
per il gomito, indietreggiare subito, ritirando il piede
sinistro con una rotazione indietro e a destra, e poi,
tenendo la testa e il corpo lontano da ogni possibile
pericolo, si tira un duro colpo con il bastone nel
ginocchio il nostro assalitore.
Quando si pratica questo trucco è bene ricordare che un
colpo secco sulla rotula è molto pericoloso, e
metterebbe del tutto fuori combattimento un uomo, se
ben tirato. Si consiglia, pertanto, di non colpire troppo
forte quando si mostra il trucco ad un amico.
Tecnica Nr. 6: Un modo molto sicuro per neutralizzare un pugile che tenta un
affondo, quando siamo armati con un bastone.
Immaginate il caso di un uomo armato di un bastone utile
essere attaccato da un pugile esperto. Uno dei metodi più
sicuri e più affidabili di difesa contro i pugni di un pugile è
la seguente: L'uomo con il bastone affronta il pugile in posizione di
guardia arretrata, vale a dire, con il piede sinistro e il
braccio disteso, e il suo braccio destro a guardia la testa. Il
suo braccio sinistro, è libero di difendere il viso o il corpo,
se, per caso, egli non dovesse sfuggire al colpo.
Non appena il pugile apre il suo attacco con un colpo diretto
sull'uomo con il bastone, salti questi ultimi con un solo
movimento della gamba sinistra verso destra, piegandosi
bene in avanti in posizione rannicchiata, in modo da evitare
qualsiasi possibilità di essere colpiti. Poi, facendo perno
sulla punta del piede destro, ruoti velocemente il corpo in
movimento orario, che trascinerà seco il piede sinistro.
Questa vigorosa rotazione del corpo gli permetterà di tirare
un fendente di estrema potenza al ginocchio del pugile, che
sarà prontamente neutralizzato e portato a terra.
Ma per amor di discussione, supponiamo che nella
concitazione della lotta, noi manchiamo il colpo al
ginocchio del pugile, e lo percuotiamo invece allo stinco,
nel qual caso il pugile potrebbe essere ancora in grado di
ingaggiar lotta. Recuperando rapidamente il suo equilibrio,
il pugile ruota sulla punta del piede sinistro e facendo un
passo verso destra con il piede destro, affronta il suo
avversario, e tenta un altro colpo. Ma qui, nuovamente,
l'uomo con il bastone anticipa la mossa del pugile
affondando un colpo “a baionetta” verso il suo cuore prima
che il colpo avverso possa arrivare. Il bastone ci dà una
portata più lunga di quella del pugile, noi non corriamo
alcun pericolo, mentre la forte spinta verso l'alto del bastone
dovrebbe mettere completamente fuori combattimento
l'avversario.
Vorrei che il lettore arrivi a comprendere fino in fondo che
in ogni forma di auto-difesa, la prima cosa e più importante
è quello di avere un occhio allenato. Questo trucco dipende
tutto dalla velocità dello sguardo nel giudicare il momento
giusto per saltare di lato, in modo che il pugile non è a
conoscenza del fatto fino a quando non ci ha mancati e
oltrepassati, ma allora è ormai troppo tardi per lui per
recuperare il suo svantaggio.
Tecnica Nr. 7: Un modo sicuro per per un uomo per neutralizzare un avversario,
quando entrambi sono ugualmente ben armati di bastoni.
Supponendo che siamo attaccati da un uomo armato,
come noi, con un robusto bastone, ecco un modo molto
carino per disattivarlo.
In piedi nella posizione di guardia anteriore, piede destro
in avanti, le ginocchia piegate, il braccio destro esteso, si
invita un attacco alla testa tenendo la guardia piuttosto
bassa. Il nostro avversario accetta l'invito, e ci tira un
colpo alla testa.
Si para il colpo - una cosa facile, visto che aspettavamo
proprio questo tipo di colpo! - e allo stesso tempo,
saltando ben a destra del nostro avversario, ci si
accovaccia e si esegue un largo e basso fendente
all'altezza delle sue ginocchia, che lo porterà
immediatamente a terra.
Tuttavia, se per caso questo risultato non fosse raggiunto,
perché il colpo è caduto sulla tibia dell'avversario, invece
che sulle ginocchia, si avrà ancora la migliore della
situazione.
Dal momento che ci troviamo sotto la sua guardia, il
nostro avversario tira indietro il piede destro e si prepara
a darci un fendente di rovescio al viso. Noi, però,
sventeremo questo tentativo mantenendoci molto vicini a
lui, togliendogli la distanza e frustrando il suo tentativo, e
gli affonderemo un colpo a baionetta con la punta del
bastone.
Ho appositamente consigliato questo e il trucco di prima
all'attenzione del lettore, sia esso signora o signore,
essendo per entrambi molto semplice ed efficace. La parte
più difficile del trucco è quella di imparare a fare in modo
che l'avversario ci segua, e portarlo ad agire nel modo che
noi desideriamo. Ma questo diventa molto semplice, con
un po' di pratica.
Tecnica Nr. 8: uno dei più sicuri piani di difesa per un uomo alto, che non ha molta
fiducia nella sua rapidità e conoscenza del gioco di bastone, quando deve contrastare
un avversario più basso e più competente.
Un uomo alto, lento. Mentre sta passando, viene
attaccato da un rapido, avversario più piccolo di lui. E'
in grave svantaggio, in quanto l'uomo basso porta i suoi
attacchi alla velocità della luce e nei posti più inattesi,
riducendo così ogni possibile vantaggio che l'altro
potrebbe ottenere dalla sua altezza . Date le circostanze,
sarebbe opportuno per l'uomo alto, cercare di indurre il
suo avversario per portare un colpo per il quale egli sarà
completamente pronto.
La miglior soluzione sarà quella di mettersi nella
posizione di guardia arretrata, con il piede sinistro in
avanti, il braccio sinistro esteso, e il braccio destro
sopra la testa, come descritto in precedenza. Porta poi il
braccio sinistro in avanti, come esca. In novantanove
casi su cento l'esca si rivelerà irresistibile. Non appena,
però, ha un uomo basso inizierà a muovere il suo
bastone, con l'intenzione di attaccare il braccio
dell'uomo alto, questi deve anticiparlo con un passo
avanti, al fine di spezzare la forza del colpo in arrivo,
poi, bloccandogli il bastone, l'uomo alto scarichi il suo
bastone sulla testa del suo avversario.
Naturalmente, resta inteso che, se l'uomo alto ha in
mano solo un bastone debole o ombrello, questi gli
sarebbe utile solo per fare la finta necessaria per
ottenere un'apertura, una volta che egli ha ottenuto il
vantaggio mostrato nella foto n ° 2 , dovrebbe invece
usare il pugno per colpire il suo avversario in faccia o
sopra il cuore, al fine di disabilitarlo.
Tecnica Nr. 9: Un modo molto efficace per disattivare un uomo più alto di noi,
quando si è molto distanti.
Per catturare l'attenzione del nostro avversario quando questi è ad una distanza notevole, è necessario esporre la
testa, abbassando un po' la guardia, o tenendo la mano e il bastone spostati di lato, al fine di invitare un attacco a
testa . È necessario contare sulla nostra velocità proprio per proteggere la testa quando il colpo cade.
Appena il nostro avversario vedrà l'apertura, egli sferrerà un colpo diretto alla nostra testa. Proteggersi allora
ricevendo il colpo sul nostro bastone, come si è visto nella prima fotografia. Il polso destro ruota in senso
antiorario, dall'interno verso l'esterno finchè il dorso della mano è rivolto verso l'avversario. Quindi, senza perdere
tempo, scattare velocemente nella posizione successiva, proiettando il corpo in basso e in avanti e colpendo “a
baionetta” il nostro aggressore sul cuore.
Tecnica Nr. 10: Esempio di una guardia molto graziosa e del relativo contro-colpo
quando un aggressore tenta un colpo alla nostra testa con un bastone.
Quando un aggressore cerca di colpirvi alla testa con il suo bastone, si para ricevendo il colpo sul nostro bastone,
portando la mano destra sul volto, e portando il braccio sul lato sinistro della testa, con il dorso della mano rivolto
verso l'esterno, di fronte all'avversario. Il nostro bastone deve puntare leggermente verso il basso per evitare che il
bastone dell'avversario scivoli lungo il nostro bastone, colpendoci sulle dita. Nello stesso momento fare un passo
un po' verso il lato destro del nostro avversario con il piede destro, e descrivere col braccio un arco da destra a
sinistra e indietro, fino ad arrivare con la mano di taglio verso il nostro viso, che dovrebbe essere sufficiente per
impedirci di preoccuparsi ulteriormente.
Tecnica Nr. 11: Un esempio di
guardia a due mani, in combinazione
con ambi-destro.
In questo esempio l'uomo a sinistra nella foto si
vede prendere la guardia a due mani, ma il suo
aggressore si rifiuta di accettare l'invito a colpirlo
al corpo, anche se questo è esposto. Invece egli
mira un colpo al polso sinistro , o al lato sinistro
della testa. Su questo attacco l'uomo con due mani
di guardia, al fine di evitare di essere colpito sulle
dita, lascia andare l'estremità sinistra del suo
bastone, e altalena la mano sinistra dietro di lui –
con un movimento che conferisce automaticamente
il movimento iniziale per un colpo con la mano
destra. Questo egli consegnerà attraverso il polso
del suo avversario, che avrebbe in tal modo
rompere, così come l'aggressore è in atto di
colpire.
Tecnica Nr. 12: Un altro esempio di
guardia a due mani, in combinazione
con ambi-destro.
In questo esempio il difensore, come nel Nr. 11,
invita un attacco al suo corpo custodendo la testa
in modo esagerato, e quindi esponendo il suo
corpo. Il suo avversario tenta immediatamente di
sfruttare l'apertura colpendo il corpo esposto, il
difensore sposta semplicemente il piede sinistro
verso la sua destra, e così si ritira a distanza
notevole dal suo avversario. Quindi, rilasciando la
sua presa sul bastone con la mano destra, porta il
bastone pesantemente con la sua sinistra sul capo
del suo assalitore, come si vede nella fotografia più
basso.
Nota conclusiva.
Con riferimento alla breve descrizione della scherma col bastone da passeggio e i diversi trucchi descritti in questo
e nel numero precedente di Pearson Magazine, posso affermare che l'arte dell'auto-difesa con un bastone da
passeggio è particolarmente adatta alle condizioni in cui si è attaccati da più di una persona. Può essere facilmente
imparato sia dagli uomini che dalle donne, e una volta appreso ci consente di difendersi, in assoluta sicurezza, a
fronte di un coltello, boxe, savate, ecc. I metodi più pericolosi non sono stati indicati.
Oltre ad essere utile e pratica, questa nuova arte di auto-difesa con un bastone da passeggio è consigliata anche
come un esercizio divertente e grazioso.
E.W. Barton Wright.
Auto-difesa in bicicletta.
La bicicletta si stava diffondendo sempre di più nelle classi borghesi e ben presto questo agile, economico e pulito
mezzo meccanico divenne un fatto di costume. Le gite domenicali in campagna erano ormai diventate un rito
irrinunciabile per tutta la borghesia europea, sia essa del continente che delle colonie, come si può vedere nella foto
qui sopra, ambientata in un villaggio del Sud Africa.
Nemmeno i ciclisti però – naturalmente - poterono dirsi al
sicuro dalla criminalità e settimanalmente i giornali portano il
resoconto di aggressioni e rapine avvenute ai danni di qualche
pedalatore. Lo stesso Barton-Write rimase vittima di una tale
aggressione, ma anche se riusci “ad abbattere facilmente gli
assalitori” (come affermarono i testimoni) ne ebbe come
conseguenza la frattura di una mano. Barboni, vagabondi,
sfaccendati e briganti di professione infestavano i boschi, le
piste ciclabili e le campagne, attendendo al varco gli incauti
ciclisti che viaggiavano da soli, o peggio, di notte, per
derubarli del denaro o della stessa bicicletta. Questo spronò
agli istruttori del Bartitsu Club a studiare degli speciali metodi
di auto-difesa orientati a chi dovesse subire un'aggressione
mentre va in bicicletta ed alcun di queste notevoli tecniche
vennero presentate in un interessante articolo, fra il serio e il
faceto, di Marcus Tinsdal pubblicato sul “Pearson's
Magazine. Vol XI, nr. 28 – year 1900”, intitolato appunto
“Self-Protection on a Cycle” e che riportiamo integralmente.
Osservando nel dettaglio le tecniche e i disegni di questo
gustoso e piacevole articolo, non si potrà fare a meno di notare
una non troppo velata ironia, che traspare anche nel testo.
Particolarmente “cattiva” e tipicamente “english humor” la
parte che tratta del metodo da utilizzare per punire i ragazzini
che, tirando il cappello fra i raggi delle ruote dei ciclisti, li facevano cadere.
Nonostante il taglio ironico dell'articolo, le tecniche illustrate si sono dimostrate estremamente pratiche ed efficaci.
I ragazzi del Bartitsu Club di Chicago le hanno provate dal vero, attrezzando l'aggressore con una pesante tuta di
protezione ed affondando del tutto i colpi - così da ottenere il massimo realismo - e i risultati sono stati, in alcuni
casi, devastanti!
Auto-difesa in bicicletta.
Come si può difendersi al meglio quando si viene attaccati dai briganti moderni, che mostra come si
dovrebbe agire quando minacciati da un uomo a piedi, quando si è inseguiti da un altro ciclista, e
quando si viene attaccati in varie altre circostanze. Si mostrerà, inoltre, come la bicicletta può
essere utilizzata come un'arma.
E 'un errore supporre che tutto il romanticismo delle strade notturne sia ormai tramontato. Nei bei vecchi tempi i
banditi stavano in agguato, in attesa di un viaggiatore ritardatario o un po' ubriaco, su ogni strada solitaria di
campagna, in ogni bosco, e su ogni tratto disabitato. Gli attuali attacchi di briganti ai ciclisti ricordano, almeno in
parte, il fascino dei vecchi tempi ed è ad essi che vanno le menti di coloro che leggono di queste rapine stradali sui
giornali - anche se i ciclisti aggrediti non possono certo guardarli sotto questa romantica luce!
Potrebbe sembrare, a prima vista, che un ciclista sia una facile preda per un brigante da strada, specialmente di
notte, e che possa essere attaccato con più certezza di successo rispetto a un cavaliere. In primo luogo, un ciclista di
notte di solito rispetta le normative e porta una lampada montata sul manubrio. Così si preannuncia la sua avanzata
da molto lontano. Egli è a cavallo di un “destriero” da cui può essere abbattuto molto più facilmente che se fosse su
un alto e solido cavallo. Un bastone tra i raggi della sua ruota, uno scatto improvviso al manubrio, o un filo teso
attraverso la sua strada e lui sarà gettato a terra, inevitabilmente.
Come usare la bicicletta come scudo
D'altra parte, bisogna considerare i vantaggi del ciclista. Egli arriva in silenzio e passa rapidamente, come uno
spirito. Un momento prima ed è troppo presto, un attimo dopo ed è già troppo tardi per attaccare, e il brigante
perderà la sua preda. Il ciclista ha quindi buone possibilità di oltrepassare il brigante prima che quest'ultimo possa
agire, e se si cavalca senza una luce si hanno molte probabilità di passare inosservati - a meno che, naturalmente,
un' astuta trappola non sia stata preparata in anticipo.
Quando si è minacciati da un uomo lungo il percorso, se si guida di punto in bianco verso di lui, deviando solo
all'ultimo momento, lo si sorprenderà e potremo passare in sicurezza...
...Ma se si tenta di sfuggire passando semplicemente dall'altra parte della strada gli, si darà una buona possibilità
di metterci un bastone tra i raggi della ruota.
Supponendo anche che si tratta di una lotta, sia di giorno che di notte, il ciclista ha per se un'arma nella propria
bicicletta, con cui si può confondere l'attaccante in più maniere di quanto si immagini.
L'auto-difesa in bicicletta è un'arte ricca di possibilità. Il ciclista che è un abile pilota, che possiede coraggio e
slancio, che ha imparato le regole elementari dell'auto-difesa in bicicletta, e che è armato con una conoscenza di
come usare la sua macchina come arma, può star sicuro che sarà in grado di difendersi perfettamente, quando
attaccato, nella la maggior parte delle situazioni .
Forse la più comune occasione in cui un po' di conoscenza della tecnica di autodifesa in bicicletta sarebbe di grande
utilità è quando un pilota è minacciato da un villico che gli blocca la strada. Una signora, ad esempio, è in sella da
sola su una strada di campagna, quando un barbone si avvicina improvvisamente ed assume un atteggiamento
ostile, in piedi davanti a lei con le gambe divaricate e le braccia tese fuori, in modo da sbarragli efficacemente la
strada.
Ora, questo è il segreto per la rimozione del vagabondo, e per oltrepassarlo in sicurezza. La signora dovrà scattare
improvvisamente e, di punto in bianco, puntare al suo assalitore, per poi deviare all'ultimo momento. Certamente
questo richiede nervi saldi, ma è davvero semplice, e meravigliosamente efficace. Il vagabondo non potrà superare
l'istinto di protezione che lo farà saltare da una parte, così il ciclista, ovviamente all'ultimo momento, devierà nella
direzione opposta.
Quasi ogni ciclista porta un'arma sulla sua macchina un'arma inaspettata che, in molte circostanze, può utilizzare
con grande effetto: une forte, lunga, pompa in metallo pesante che ci offre un'arma che più comoda non si poteva
desiderare.
Il pilota che è minacciato da un brigante provi a puntare la sua pompa in faccia all'aggressore, e rimarrà sorpreso di
quanto velocemente e precipitosamente l'aggressore salterà indietro. Un colpo formidabile potrebbe essere
consegnato alla faccia di un uomo con una pesante pompa, specialmente durante la guida ad alta velocità.
Normalmente la pompa è attaccata con delle molle alla barra superiore della macchina - o, nel caso di una
macchina da signora, al manubrio – ed è così a portata di mano in caso di emergenza, che può essere staccata in un
momento.
I moderni e pacifici cavalieri meccanici possono disporre di armi inaspettate e sorprendentemente efficaci.
Spruzzare dell'acqua in faccia al brigante si rivelerà un ottimo espediente per sorprenderlo e distrarlo quel tanto
che ci permetterà di allontanarci in sicurezza. Mentre una robusta e pesante pompa in metallo ci permetterà di
portare duri colpi agli occasionali mariuoli.
E' bene anche sapere come utilizzare la quantità di moto della bicicletta per atterrare efficacemente un avversario.
Per dare un colpo durante la guida - per esempio, alla testa di un ragazzino birbante che indulge nella pericolosa
pratica di gettare un berretto nei raggi della nostra ruota, e ha bisogno di una punizione - o alla testa di un
aggressore adulto - è necessario sterzare improvvisamente appena gli si arriva a fianco, inclinandoci verso di esso
in modo da trasmettere la quantità di moto della macchina verso di nostro aggressore.
Il colpo dovrà essere basculante, dall'alto in basso, pesante e frontale, effettuato con la mano (con il pugno a
martello) o con la vostra arma. Se il colpo sarà assestato bene e a tempo - e si dovrà tener conto dello shock del
rinculo, altrimenti sarebbe disastroso – esso non avrà alcun effetto diverso da quello di rimettere la macchina di
nuovo in posizione eretta, e ritroverete il vostro equilibrio con facilità, terminando la vostra cavalcata in trionfo.
Un colpo in avanti, dal momento che acquisisce l'impulso della bicicletta, può essere fornito con grande forza
durante la guida veloce, al contrario di un colpo all'indietro che è ridicolmente impotente.
Ci sono occasioni in cui è più sicuro, in caso di attacco di un aggressore smontato, piuttosto che in bici, utilizzare il
seguente metodo. Si deve dirigersi a tutta velocità verso l'avversario utilizzando la macchina stessa come un ariete.
La ruota anteriore diverrà un'arma formidabile, nelle mani del ciclista esperto. Anche in questo caso bisognerà
tener conto del rinculo che si avrà al momento dell'urto.
Come usare la bicicletta come arma.
Vediamo un altro esempio calzante. Si sta percorrendo una strada di campagna, quando improvvisamente, si è
sorpresi da un uomo che appare di fronte a noi uscendo da una siepe, e cerca di prenderci la macchina. Non avete la
possibilità di adottare la strategia di sorprenderlo con le precedenti strategie, eppure è necessario agire sul momento
se si vuole proteggersi. Il miglior piano è questo: - Dare uno scatto ai pedali e spostare di scatto il peso all'indietro,
tirando contemporaneamente il manubrio, e inducendo così la nostra macchina a impennarsi sulla sua ruota
posteriore.
(Supponiamo che in questo caso non si è del gentil sesso. È possibile allora effettuare lo scatto all'indietro saltando
a terra con l'aiuto di passo indietro, sbalzando dalla sella)
Ora si è faccia a faccia con il nostro aggressore, con la macchina impennata perpendicolarmente davanti a noi. Si
può mantenere la presa del manubrio con entrambe le mani, o appoggiare la mano destra sulla sella - in entrambi i
casi si ha un perfetto controllo completo della macchina, e la si può scagliare in avanti, a destra o a sinistra, come si
desidera, a seconda di dove sarà posizionato il vagabondo.
Il vostro antagonista rimarrà completamente sorpreso nel momento in cui la parte anteriore della vostra macchina si
alzerà verso di lui. Cogliendo questa opportunità, si deve scagliare – con forza - la macchina verso l'aggressore, e
questa proseguirà la sua corsa sulla sua ruota posteriore, così che la ruota anteriore e poi l'intera bicicletta gli
arriveranno pesantemente addosso. Egli necessariamente barcollerà all'indietro sotto il peso della macchina,
offrendovi un'occasione d'oro per fare uso dei vostri pugni.
Non sempre è necessario, ovviamente, ricorrere a tali misure drastiche. E 'del tutto possibile che la sorpresa e la
confusione con cui si cogliete il vostro aggressore quando la vostra macchina si solleva con la parte anteriore, vi
permetta di fare un breve tratto a piedi – velocemente - davanti a lui, e altrettanto velocemente rimontare in sella e
andarsene. Oppure si può attendere il suo attacco, con in mano la bicicletta con la ruota anteriore sollevata, e
affrontare i colpi avversari con questa ruota, senza in realtà lasciare la macchina e senza togliere le mani dal
manubrio.
Ecco un altro modo in cui una bicicletta può essere utilizzato sia come scudo che come arma.
Siamo smontati e supponiamo di incontrare, a piedi, un attacco inaspettato. Si dovrebbe fare attenzione, in queste
circostanze, a porre la nostra macchina tra noi e il nostro aggressore, tenendola per il manubrio.
E' possibile inoltre sollevare la bicicletta e descrivere un mezzo semicerchio intorno a noi, con esattamente lo
stesso movimento che si impiegherebbe se si stesse utilizzando una falce in un campo di fieno. In questo modo è
possibile mantenere il nostro aggressore a distanza, fino a quando – passata la sorpresa - arriva il momento
psicologico in cui si possiamo contrattaccare nella maniera più proficua.
La bicicletta usata come scudo, e il vagabondo viene preso alla sprovvista!
Questo sarà quando lui avanza su di noi, e sporge un piede, per prepararsi a colpirci. Nel momento in cui egli
assume l'atteggiamento del pugile, quando sta per attaccare, fare un rapido movimento della macchina, che si
tradurrà in cattura la sua gamba tesa, come in una morsa, tra la ruota anteriore del ciclo e la barra inclinata del
telaio.
Questa presa si ottiene ruotando il manubrio, in primo luogo allontanandolo da noi, e poi, dopo un po' modificando
la posizione della ruota, in modo da avvolgere il piede dell'antagonista, con un movimento rotatorio, tirando
bruscamente verso di noi. Contemporaneamente si girerà il manubrio con la mano in modo da esercitare una forte
pressione con la parte posteriore della ruota anteriore contro la gamba del nostro aggressore. Questo gli procurerà
un dolore tale da renderlo impotente di farci del male. Bisogna ora solo piegarsi in avanti e tirargli un colpo sul
petto con il pugno, turbando il suo equilibrio già vacillante, e atterrandolo ignominiosamente sulla schiena.
I vari movimenti con cui viene eseguito quest'esito felice della vicenda, dovrebbe essere fatto con una sola rapida,
forte, scansione completa della bicicletta, e il pugno dovrebbe seguire quasi contemporaneamente, in modo che
tutto sarà finito in un momento, e non ci sarà nulla che potrà impedirci di rimontare in bicicletta e continuare
allegramente la nostra gita.
Un altro caso: supponiamo che di stare in piedi, faccia a faccia con un aggressore che si è avvicinato vicino a noi,
ed egli ci minaccia con i pugni. Noi teniamo in mano la bicicletta, una mano sul manubrio l'altra sulla sella.
Per proteggere se stessi e contrattaccare nel migliore dei modi, tutto ciò che dovete fare è quello di dare alla vostra
bicicletta una leggera spinta, in modo che cada addosso al nostro avversario, quindi, senza nessuna pausa, tirargli
un pesante pugno al petto o al mento.
Istintivamente, involontariamente, egli abbasserà le mani per prendere la bicicletta e fare un passo indietro incautamente - così ci offrirà un'occasione d'oro per l'attacco.
Questo piccolo trucco è molto semplice, ma estremamente efficace quando un ciclista smontato si ritrova dover
affrontare un furfante aggressivo che si avvicina ingiustificatamente vicino a noi, e il risultato non potrà essere che
positivo, perché nessuno può fare un assalto efficace con una bicicletta che gli cade sulle gambe.
Non sempre, tuttavia, è possibile affrontare un assalitore con tali scarsi rischi di un sé come nel caso precedente. In
casi di emergenza disperata a volte è necessario agire disperatamente, e correre dei rischi disperati.
Si supponga, per esempio, di guidare lungo una pista ciclabile, o uno stretto sentiero, quando improvvisamente un
uomo ci sbarra la strada.
Scansarlo o fuggire è impossibile qui, dunque, la cosa migliore, secondo le circostanze, è quella di guidare con
coraggio fino ad arrivare a lato del nostro assalitore, saltare impavidamente dalla nostra macchina e gettarsi su di
lui, buttandogli le braccia al collo, un ginocchio fra le gambe, e lasciando andare la bicicletta dove vuole.
Ci si abbatterà su di lui con uno slancio irresistibile, come se fossimo caduti dal cielo, e se non lo abbiamo
sufficientemente danneggiato gettandolo al suolo, noi, almeno, gli saremo sopra. In seguito, dopo averlo trattato
come ci pare, è molto probabile che ritroveremo la bicicletta, incolume, sul lato della strada.
Guidare con coraggio fino ad arrivare a lato dell'assalitore, poi saltare impavidamente dalla nostra macchina,
scagliandoci con impeto irresistibile sul nostro assalitore e facendolo rovinare al suolo.
Gli ultimi tre o quattro metodi di difesa che ho descritto non sono affatto adatti per l'uso da parte di ciclisti donna, a
meno che esse non siano particolarmente forti di mente e di corpo! Un mezzo semplice di difesa che può essere
altamente raccomandato per l'uso dei ciclisti è lo spruzzatore d'acqua. Questa è un'arma ingegnosa ed è venduta in
tutti i negozi di ciclismo. Realizzata a forma di pistola, ha un manico di caucciù che trattiene l'acqua, e che, se
premuto, spruzzerà una doccia d'acqua per una distanza di 20 piedi o giù di lì.
Lo spruzzatore d'acqua è garantito per fermare l'attacco di un cane feroce o di un uomo - e certamente il brigante
che tentasse di avvicinarsi ad un ciclista donna, sarebbe accolto con una doccia di acqua fredda, ricevendo un duro
colpo, che probabilmente lo costringerebbe ad un passo indietro abbastanza lungo da permettere alla sua preda di
fuggire.
Purtroppo, è successo più di una volta che i piloti donna hanno sofferto il fastidio di ciclisti un po' maniaci, che le
hanno seguite lungo le strade solitarie, e hanno pedalato dietro di loro per lunghe distanze, non senza fare
commenti. Un pilota donna può però perseguire ad un rimedio molto semplice, con cui può facilmente sconvolgere
chiunque persista in questo sgradevole e sconveniente comportamento, che nel gergo ciclistico si chiama
"appendersi" alla sua ruota posteriore.
La dama-pilota, dapprima rallenterà impercettibilmente la sua andatura, facendo avvicinare l'inseguitore poi,
improvvisamente, azionerà i freni con tutte le sue forze, in modo da permettere alla ruota anteriore della bicicletta
del suo inseguitore di entrare in collisione con la propria ruota posteriore. Il risultato immediato sarà che
l'inseguitore sarà gettato dalla sua macchina, e il pilota donna potrà fuggire con uno scatto leggero, e difficilmente
cadrà. Qualsiasi persona che abbia fatto un incidente su una pista ciclabile o altrove, sa come sia istantaneo e
disastroso il risultato del minimo contatto della propria ruota anteriore contro la ruota posteriore di un altro ciclista
e di come sia, per contro, infinitesimale l'effetto sul ciclista davanti.
Quando siete inseguite da un pappagallo o da un borseggiatore...
Rallentate impercettibilmente, facendolo avvicinare il più possibile, poi frenate improvvisamente, facendo finire la
sua ruota anteriore contro la vostra ruota posteriore. Il risultato sarà disastroso per lui.
Ripartite, poi, con un leggero scatto e salutate con grazia il pappagallo abbattuto!
A volte un ciclista ha bisogno di auto-protezione, non da un particolare aggressore, ma dalla sua stessa follia.
Ecco un modo utile per un ciclista, che sta guidando senza freni e che vuole tirare su un tratto, per ottenere un
grande potere di pedalata all'indietro. Fare una presa salda con una mano sulla sella dietro di noi, ed otterremo una
tale influenza che si potrà pedalare all'indietro con grande forza, e probabilmente diventerà una questione facile il
controllare la nostra ruota.
Un altro eccelso metodo di frenare una macchina priva di freni: il pilota deve inserire la punta della scarpa nello
spazio tra la parte superiore della sua ruota e la parte inferiore della barra montante anteriore, in modo che la suola
prema, a pattino, sul pneumatico come un freno. Oppure si possono utilizzare entrambi i piedi per frenare,
premendo con le suole delle scarpe su entrambi i lati del pneumatico, di fronte alle forcelle.
Supponiamo che un ciclista stia correndo con la sua macchina lungo una ripida collina, e si accorga che una
collisione con un muro, in fondo alla discesa, sia ormai inevitabile. Quando sarà a pochi metri del muro, dovrà
togliere entrambe le mani dal manubrio, e tenerle estese il più avanti possibile, di fronte a lui. Come la sua ruota
anteriore si bloccherà contro il muro, e lui sarà buttato in avanti, le braccia assorbiranno il colpo, e gli
proteggeranno la testa.
Un altro suggerimento. Quando si va di notte, o nel traffico, è accaduto che dei ciclisti sono stati travolti dalle loro
macchine e si sono gravemente feriti urtando le stanghe di carri o carretti, sotto le quali le ruote anteriori erano
sufficientemente basse da passare. Quando non c'è tempo per tirare il freno, e una collisione di questo tipo è
inevitabile, il ciclista non può fare nulla di meglio che mettere una mano davanti, il più avanti possibile, sopra la
ruota anteriore, e assorbire l'urto della collisione con la mano e col braccio.
A volte un ciclista ha bisogno di protezione dal braccio della legge, come quando si ritrova a molte miglia da casa,
all'imbrunire, e senza una lampada. I questo caso la presenza di un marmittone lo farebbe incorrere in una salata
sanzione. Molti e geniali sono i dispositivi che i ciclisti hanno adottato in tali occasioni di urgente necessità. Una
lanterna cinese, se ottenibile, e un pezzo di candela salveranno la situazione, anche se non posso raccomandare
l'idea di un uomo che ha raccolto tutte le lucciole che riuscì a trovare sul ciglio della strada, e le portò trionfalmente
davanti a lui in un fazzoletto in luogo di una lampada!
C'è inoltre un metodo semplice e affidabile per superare le difficoltà. Il ciclista ritardatario dovrebbe procurarsi una
bottiglia - non ci dovrebbero essere grandi difficoltà in questo, in un paese civile - e un pezzo di candela. Una
bottiglia normale, di vetro bianco, con un lungo collo è la migliore per questo scopo. Poi fare un buco nel fondo
della bottiglia, rovesciarla e spingere la candela verso l'alto, lungo il collo della bottiglia.
Una luce eccellente - anche se ha il potere di una sola candela - e il ciclista, tendendo la bottiglia davanti se, potrà
cavalcare con coraggio e senza paura di infrangere la legge.
Finora i mezzi di auto-protezione da assalitori stradali che ho descritto hanno per lo più richiesto una certa quantità
di coraggio, o un pizzico di forza da parte del ciclista. A beneficio dei ciclisti deboli e timidi che a volte guidano
con la paura dei briganti, ecco un semplice trucco con cui i progetti dei malfattori potranno essere confusi.
Il ciclista che ha paura di una rapina dovrà armarsi con una borsa vuota. Supponendo che il pilota così armato sia
minacciata da un barbone, lungo suo percorso, che gli impone di consegnargli del denaro, egli dovrà
semplicemente gettare la borsa vuota verso il vagabondo, in modo che cada sul bordo della strada. Così facendo,
ovviamente, dovrà far mostra di una grande di riluttanza. Il vagabondo si muoverà, naturalmente, verso il bordo
della strada, a prendere la borsa, dandoci così la possibilità di fuggire.
Un ciclista gentiluomo e solidale, anche se timido, pedalando dopo il tramonto porterà con se due borse: una per
uso proprio, e l'altra ad uso e beneficio di altri gentiluomini stradali notturni.
Una fase dei test delle tecniche di auto-difesa in bicicletta, eseguiti dagli istruttori del Bartitsu Club di Chicago.
Tutte le tecniche si sono rivelate semplici ed efficaci, e in alcuni casi addirittura devastanti!
Conclusioni.
Siamo giunti alla fine di questo nostro piccolo viaggio nel tempo, alla scoperta della nobile arte del Bartitsu. Ne
abbiamo approfittato anche per dare uno sguardo in giro, tanto per farci un'idea del periodo, dei luoghi e del
contesto storico, economico, politico e culturale dove quest'arte marziale si è sviluppata ed ha prosperato, e infine
ne abbiamo assaggiato alcune tecniche.
Al momento è in preparazione il secondo volume che affronterà il Bartitsu da un punto di vista più tecnico, anche
se non mancheranno certo notizie, foto, curiosità ed eventi di quel periodo affascinante che fu la Belle Epoque.
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