Subido por Arq. Denisse K. Ayllón Mascco

luigi piccinato e la nuova architettu

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| ESEMPI DI ARCHITETTURA / 37
LUIGI PICCINATO
(1899-1983)
ARCHITETTO E URBANISTA
a cura di
Gemma Belli
Andrea Maglio
ARACNE
esempi di architettura
37
Direttore
Olimpia Niglio
Kyoto university, Japan
Comitato scientiico
taisuke Kuroda
Kanto Gakuin university, Yokohama, Japan
rubén hernández molina
universidad Nacional, Bogotá, colombia
alberto parducci
università degli studi di perugia
pastor alfonso sánchez cruz
revista horizontes de arquitectura, méxico
alberto sposito
università degli studi di palermo
Karin templin
university of cambridge, cambridge, uK
Comitato di redazione
Giuseppe de Giovanni
università degli studi di palermo
marzia marandola
università degli studi La sapienza di roma
mabel matamoros tuma
instituto superior politécnico José a. echeverría, La habana, cuba
alessio pipinato
università degli studi di padova
Bruno pelucca
università degli studi di Firenze
chiara Visentin
università iuaV di Venezia
esempi di architettura
La collana editoriale esempi di architettura nasce per divulgare
pubblicazioni scientifiche edite dal mondo universitario e dai centri di ricerca, che focalizzino l’attenzione sulla lettura critica dei
progetti. si vuole così creare un luogo per un dibattito culturale su
argomenti interdisciplinari con la finalità di approfondire tematiche attinenti a differenti ambiti di studio che vadano dalla storia al
restauro, alla progettazione architettonica e strutturale, all’analisi
tecnologica, al paesaggio e alla città.
Le finalità scientifiche e culturali del progetto eda trovano le ragioni
nel pensiero di Werner heisenberg, premio Nobel per la Fisica nel 1932.
… È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del
pensiero umano gli sviluppi più fruttuosi si verificano spesso nei
punti d’interferenza tra diverse linee di pensiero. Queste linee
possono avere le loro radici in parti assolutamente diverse della
cultura umana, in diversi tempi ed in ambienti culturali diversi o di
diverse tradizioni religiose; perciò, se esse veramente si incontrano,
cioè, se vengono a trovarsi in rapporti sufficientemente stretti da
dare origine ad un’effettiva interazione, si può allora sperare che
possano seguire nuovi ed interessanti sviluppi.
eda – collana editoriale internazionale con obbligo del Peer review (ssd a08 – ingegneria civile e architettura), in ottemperanza alle direttive del consiglio universitario Nazionale (cuN),
dell’agenzia Nazionale di Valutazione del sistema universitario e della ricerca (aNVur) e della
Valutazione Qualità della ricerca (VQr). peer review per conto della direzione o di un membro
della redazione e di un esperto esterno (clear peer review).
copyright © mmXV
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via Quarto Negroni, 15
00040 ariccia (rm)
(06) 93781065
isbn 978-88-548-7834-1
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
L’autore, esperite le pratiche per acquisire i diritti relativi al materiale della presente opera,
rimane a disposizione di quanti avessero a vantare ragioni in proposito.
i edizione: dicembre 2015
Luigi Piccinato (1899–1983)
architetto e urbanista
a cura di
Gemma Belli
andrea maglio
contributi di
Gemma Belli
Giovanna ceniccola
enrico Formato
andrea maglio
Fabio mangone
Giovanni menna
dunia mittner
Giuseppe Occhipinti
andrea pane
Giorgio piccinato
stefania piccinato puccini
Francesco rispoli
michelangelo russo
sandra sangermano
massimiliano savorra
sergio stenti
sergio Zevi
Guido Zucconi
università degli studi di Napoli Federico ii
ceNtrO iNterdipartimeNtaLe di ricerca per i BeNi
architettONici e amBieNtaLi e per La prOGettaZiONe urBaNa
i curatori esprimono la loro più sentita gratitudine a quanti hanno partecipato alla redazione di
questo volume. ringraziano inoltre in maniera particolare: Fabio mangone, direttore del centro
interdipartimentale di ricerca per i Beni architettonici e ambientali e per la progettazione urbana
(Bap) dell’università Federico ii di Napoli, per il continuo sostegno tanto alla Giornata di studi
napoletana su Luigi piccinato del 2014 quanto alla presente pubblicazione; maria Luisa scalvini,
attenta lettrice sempre prodiga di consigli; l’archivio Luigi piccinato del dipartimento di pianiicazione, design, tecnologia dell’architettura (pdta) dell’università La sapienza di roma nelle
persone del direttore sergio Zevi e di Giuseppe Occhipinti, che hanno permesso e agevolato le
ricerche di tutti gli autori; Luigi riccitiello, autore delle riprese della Giornata di studi e delle fotograie del materiale d’archivio; stefania e paola piccinato, afettuosamente vicine a chi scrive; elio
Franzin, esperto conoscitore dell’opera di piccinato, per le numerose indicazioni bibliograiche; la
Biblioteca di area architettura dell’università Federico ii nelle persone della direttrice rita introno
e di cinzia martone, prezioso supporto alle ricerche bibliograiche; nonché il personale della Biblioteca uniicata di architettura, Lingue e Letterature straniere, economia e scienze manageriali
dell’università G. d’annunzio di chieti–pescara e della Biblioteca Nazionale centrale di Firenze.
Oltre all’archivio Luigi piccinato di roma, sono stati consultati e citati i seguenti archivi:
archivio della soprintendenza ai Beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed
etnoantropologici, Napoli;
archivio di stato, Napoli;
archivio docenti dell’università Federico ii, Napoli;
archivio privato Giovanni coppola, Benevento;
archivio privato marcello canino, roma;
archivio progetti università iuaV, Venezia;
archivio rapu, rete archivi dei piani urbanistici;
archivio storico del comune, Benevento;
archivio storico della mostra d’Oltremare, Napoli;
archivio storico municipale, Napoli;
centro di studi per la storia dell’architettura, roma.
L’archivio Luigi piccinato è indicato con la sigla aLp nel testo, nelle note e nelle didascalie del
volume. L’apparato iconografico consiste in massima parte di elaborati provenienti dal suddetto
archivio (sezione “piani e progetti”), che ne ha gentilmente autorizzato la pubblicazione;
pertanto, se non indicato diversamente, quale autore principale delle opere illustrate va inteso
lo studio piccinato, segnalato solo laddove potrebbe non risultare evidente l’attribuzione.
altre fonti archivistiche differenti dall’aLp sono parimenti indicate in didascalia, così come
le fonti edite, per la cui citazione completa si rimanda agli apparati acclusi a fine volume.
indice
9
una nota
Stefania Piccinato Puccini
11
introduzione
Fabio Mangone
15
the architect and town planner Luigi piccinato: the reasons for
a publication
Andrea Maglio
19
a short Biographical Note
Gemma Belli
23
più di mezzo secolo fa
Giorgio Piccinato
25
una igura di architetto–urbanista tra continuità e discontinuità
Guido Zucconi
37
L’esperienza urbanistica di Luigi piccinato in argentina
Sergio Zevi
53
diradamento e risanamento delle “vecchie città”. L’opera di piccinato tra continuità e rottura con Giovannoni da padova a Napoli
Andrea Pane
79
cellule dell’organismo urbano. i quartieri di Luigi piccinato
Sergio Stenti
93
sabaudia e le città nuove degli anni trenta
Dunia Mittner
7
8
Indice
107
Luigi piccinato e “la nuova architettura teatrale in italia”
Massimiliano Savorra
121
Luigi piccinato e l’insegnamento dell’urbanistica
Gemma Belli
135
cambi di scala, nuove prospettive. Luigi piccinato e Napoli
dal piano regolatore del 1939 al piano comprensoriale del 1964
Enrico Formato, Michelangelo Russo
151
una pietra miliare. il piano regolatore di Napoli del 1939
Sandra Sangermano
167
Napoli nel piano territoriale di Luigi piccinato
Giuseppe Occhipinti
187
La mostra d’Oltremare e il teatro mediterraneo
Andrea Maglio
207
il progetto di concorso per la stazione marittima di Napoli
Francesco Rispoli
223
Luigi piccinato e il “piano per il completamento del rione carità”
di Napoli (1938–40)
Giovanni Menna
239
Luigi piccinato a Benevento. antico e nuovo tra le due guerre
Giovanna Ceniccola
Appendice
257
L’archivio di Luigi piccinato
Sergio Zevi
259
elenco dei piani e dei progetti di Luigi piccinato
a cura di Giuseppe Occhipinti
275
scritti di Luigi piccinato
a cura di Sandra Sangermano
299
scritti su Luigi piccinato
a cura di Gemma Belli e Andrea Maglio
313
indice dei nomi
Luigi Piccinato
isBN 978-88-548-7834-1
dOi 10.4399/978885487834111
Luigi piccinato
e “la nuova architettura teatrale in italia”*
massimiliano savorra
Within the broad scientiic and professional production of the famous city planner
Luigi Piccinato, the theme of the theater would seem marginal, as well as limited in
terms of time. Yet, we ind it useful to deepen this aspect, which was never explored
before, to add an element to the understanding and evaluation of a complex and
multifaceted igure with his multiple cultural interests.
Piccinato is interested in theater from professional beginning until the early ifties,
conducting studies, giving lectures on the radio, in clubs and in universities, writing
articles on stagecraft and on the sense of the modern prose theater. He does this by
showing a full knowledge of the subject and the needs of the actors, enactment, and
the new theater of dramatized. Moreover, for a few years, just after the Second World
War, he also teaches Stagecraft at the Academy of Dramatic Art in Rome. Moreover,
while he is focused on the study and the realization of many plans, Piccinato has
the opportunity to conceive a variety of projects for theaters and places for the show.
The “re-establishment” of the theater in which Piccinato made reference was to
enhance the environment which was uniformly understood as “space of relationship
and experience”, for the viewer as well as for the actor. But mostly the fusion of diferent types should lead to a new theater architecture to serve as the essential element of
drama. He was rejecting the idea that space was an a priori unchangeable, external
to the staging factor, almost like an indiferent to the possible content neutral container. Indeed, the spatial dimension of a show could become part of the creative process
of the show itself; theatrical container could be designed so every time in a diferent
way and ad hoc.
«progettare un teatro, oggi, non è certo più cosa così semplice come un
secolo fa»1.
Luigi piccinato esordisce in questo modo in un articolo pubblicato nel
gennaio 1940 sulla celeberrima rivista di teatro «scenario», fondata da silvio
d’amico e allora diretta da Nicola de pirro.
all’interno della vasta produzione scientiica e professionale del noto urbanista e docente universitario, il tema del teatro sembrerebbe marginale,
oltre che circoscritto anche in termini temporali. eppure, riteniamo utile
* ringrazio Gemma Belli, andrea maglio e sandra sangermano per avermi supportato
nella ricerca di materiali documentari nell’archivio di Luigi piccinato (d’ora in poi aLp) depositato presso il dipartimento pdta della sapienza – università di roma.
1. L. piccinato, La nuova architettura teatrale in Italia, in «scenario», iX, n. 1, gennaio, 1940, p. 12.
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massimiliano savorra
approfondire tale aspetto, inora mai esplorato, per aggiungere un tassello
alla comprensione e alla valutazione di una igura complessa e poliedrica,
dai plurimi interessi culturali.
come ricordava qualche anno fa Bruno Zevi2, piccinato è introdotto dal
fratello carlo (1901–78) musicista e apprezzato regista, ai problemi del teatro e della regìa teatrale proprio in un periodo in cui il teatro di prosa vive
una “rivoluzione contro il testo”, con la sistematica rideinizione dei principi della messa in scena (dal suo superamento ino alla negazione completa),
e con l’afermarsi — in ritardo rispetto agli altri paesi europei3 — del teatro
di regìa, dove il “direttore–corago” (prima chiamato organizzatore) diviene
il vero demiurgo dello spettacolo, in conlitto con quello che era stato deinito “teatro d’attore”. Va da sé, che in tale contesto anche la sala teatrale e
lo spazio scenico vivono una completa rivoluzione.
piccinato si interessa di teatro dagli esordi professionali ino ai primi anni
cinquanta, realizzando studi, tenendo conferenze alla radio, in circoli e in
sedi universitarie, scrivendo articoli su questioni di scenotecnica e sul senso del teatro di prosa moderno4. Lo fa mostrando una piena conoscenza
dell’argomento e delle esigenze degli attori, delle messe in scena e del nuovo teatro di regìa. peraltro, per qualche anno, subito dopo la seconda guerra mondiale, insegna anche scenotecnica all’accademia d’arte drammatica
di roma5. inoltre, mentre è occupato nello studio e nella realizzazione di
piani regolatori, piccinato ha l’occasione di concepire una serie di progetti
per sale teatrali e luoghi per lo spettacolo.
i primi lavori in tal senso arrivano grazie a marcello piacentini (1881–
1960), che gli ofre l’opportunità di afrontare il tema degli ediici per lo
spettacolo con il rifacimento del teatro pacini di catania e gli studi per il teatro eden di roma, entrambi nel 1926, e con il teatro Berenice di Bengasi6,
progettato e costruito tra il 1927 e il 19327.
2. B. Zevi, Luigi Piccinato “l’uomo”, in F. malusardi, Luigi Piccinato e l’urbanistica moderna, Oicina, roma 1993, p. 531.
3. cfr. s. Brunetti, L’anomalia italiana, in u. artioli (a cura di), Il teatro di regìa. Genesi
ed evoluzione (1870–1950), carocci, roma 2004, pp. 173–185.
4. tra i diversi contributi dell’architetto, conservati nell’aLp (citati nella monograia
di malusardi), si ricordano gli scritti: Palcoscenici moderni, testo della conferenza tenuta al
“Giornale parlato” a roma, 1939; i problemi dell’architettura teatrale, relazione al i convegno del teatro, roma 1945; Problemi del palcoscenico, testo della conferenza tenuta al circolo “ritrovo” di roma, 1946; Presente e futuro della tecnica teatrale, testo della conferenza
tenuta alla Facoltà di architettura di Firenze, 1947.
5. cfr. www.accademiasilviodamico.it/public/documenti/chisiamo_ita50250320141455181.pdf.
il sito è stato consultato nel settembre 2014.
6. alcuni disegni del teatro Berenice, insieme ai progetti dei circoli coloniali di Bengasi e di derna, furono esposti alla mostra internazionale di edilizia tenutasi a torino dal
maggio al giugno del 1926. cfr. G. minnucci, La mostra internazionale di edilizia a Torino
(magio–giugno 1926), in «architettura e arti decorative», n. Vi, 1926–1927, pp. 111–114.
7. cfr. aLp, cartella 01.04.000, teatro di Bengasi.
Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia”
Figura 1. teatro Berenice, Bengasi, 1927–32 (aLp_01.03_00).
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110
massimiliano savorra
come è stato notato, da tempo gli sorici ritengono che non sia esistito
un “teatro fascista” in quanto manifestazione del regime (come invece era
accaduto nella Germania nazista o nell’unione sovietica)8; sebbene questo
non signiichi che il potere centrale non abbia avuto interesse ai teatri,
«come forma di acquisita coscienza dell’importanza propagandistica della
cultura e, quindi, anche del teatro, tra gli strumenti principali adottati per
l’organizzazione del consenso»9. Va ricordato che con la nascita nel 1923
della corporazione nazionale del teatro, formata da tutti gli operatori del
settore (scrittori, gestori di teatri, attori e maestranze), si avvia un tavolo
allargato di discussione sulla necessità di interventi diretti del governo.
Va da sé, che accanto ai soggetti privati, per il tramite di enti pubblici
e locali, il regime si fa via via negli anni arteice del processo di aggiornamento architettonico dei teatri esistenti e della costruzione di nuove sale
per lo spettacolo nelle città italiane e in quelle della cosiddetta “quarta
sponda”10. in tale ottica va considerato il progetto elaborato da piccinato per il teatro di Bengasi, che risente dell’inluenza dell’insegnamento
di piacentini e rammenta nella tipologia e nello stile decorativo i teatri
sistemati da quest’ultimo, quali il Quirino e il corso a roma e il savoia
a Firenze (va sottolineato che l’architetto romano si avvaleva spesso di
giovani collaboratori brillanti, come ad esempio Giorgio Wenter marini
per il teatro corso)11. anche nel progetto di restauro del politeama di terni, sempre realizzato con piacentini, sono evidenti i tentativi di rinnovare
tipologia e linguaggio, sulla falsariga dell’intervento eseguito per il iorentino savoia12.
comunque, tanto per l’adeguamento di quelli esistenti, quanto per la
realizzazione dei nuovi ediici teatrali, sempre più tra la ine degli anni
Venti e i primi anni trenta vengono coinvolte molteplici igure professionali, legate ai diversi settori artistici (come compositori e direttori di
teatro), che forniscono utili suggerimenti agli architetti impegnati nella
progettazione, in modo che lo spazio realizzato possa funzionare al meglio per la messa in scena di spettacoli.
8. cfr. F. cruciani, Lo spazio del teatro, Laterza, roma–Bari [1992] 2007, p. 135.
9. cfr. a. martini, Teatri e teatri d’opera in Italia tra le due guerre mondiali. Modelli, protagonisti, progetti, in L. mozzoni, s. santini (a cura di), Architettura dell’Eclettismo. Il teatro
dell’Ottocento e del primo Novecento. Architettura, tecniche teatrali e pubblico, atti del convegno
( Jesi 28–29 settembre 2009), Liguori, Napoli 2010, pp. 322–323.
10. cfr. m. talamona, Città europea e città araba in Tripolitania, in G. Gresleri, p. G. massaretti, s. Zagnoni (a cura di), Architettura italiana d’oltremare 1870–1940, catalogo della mostra
(Bologna 1993 – 94), marsilio, Venezia 1993, p. 270.
11. cfr. m. savorra, Stile rustico e identità montane: Giorgio Wenter Marini e il dibattito
fra tradizione e modernità, in m. docci, m. G. turco (a cura di), L’architettura dell’“altramodernità”, Gangemi, roma 2010, pp. 280–289. si veda anche s. salamino, Architetti e cinematograi. Tipologie, architetture, decorazioni della sala cinematograica delle origini 1896–1932,
prospettive, roma 2009, pp. 102–112, 164–169.
12. cfr. a. s. de rose, Marcello Piacentini. Opere 1903–1926, Franco cosimo panini, modena 1995, p. 160.
Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia”
Figure 2-3. teatro di sabaudia, 1933–34 («architettura», n. 6, 1934).
111
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massimiliano savorra
allo stesso modo, si cerca di sperimentare una tipologia adatta alle differenti forme di rappresentazione (dalle commedie brillanti popolari alle
opere drammaturgicamente più complesse) e lessibile agli usi più diversi
(dalla conferenza alla proiezione cinematograica). L’esempio del teatro di
sabaudia, realizzato da piccinato con Gino cancellotti (1890–1987), eugenio montuori (1907–1982) e alfredo scalpelli (1898–1966), è interessante in
tal senso13. situato sulla piazza della rivoluzione, il teatro doveva contenere
600 posti e funzionare anche come sala cinematograica. i progettisti concepiscono una pianta a settore di cerchio con una copertura digradante verso
il palco e una platea in pendenza. inoltre, dotano il complesso di tutti gli spazi necessari a un teatro moderno, compresi un sottopalco, gli alloggi per le
salite “in prima” dei fondali e sedici camerini, mentre la cabina di proiezione
viene posta sopra il foyer14. inaugurato nell’anno in cui nasce l’accademia
Nazionale d’arte drammatica (1934), il teatro di sabaudia è la dimostrazione di un radicale ripensamento dello spazio teatrale, in virtù di una lessibilità, dovuta non solo alla possibilità di messa in scena di diversi generi
drammaturgici, ma anche alla richiesta di nuovi tipi di spettacolo. L’ediicio
può essere interpretato come un contenitore che contribuisce a creare un
nuovo rapporto tra lo spettacolo e il pubblico, basato sul superamento del
teatro e della scena all’italiana, con l’obiettivo, come scrive marco de marinis a proposito delle trasformazioni dello spazio scenico nel Novecento, di
modiicare in profondità «la relazione frontale, distanziata, passiva e tendenzialmente illusionistica fra spettacolo e spettatore»15.
intanto, il 10 settembre 1936 viene emanato un apposito decreto (n.
1946) per disciplinare la costruzione di teatri o l’adeguamento di quelli
esistenti16. si assiste così alla “modernizzazione” di ediici storici, non solo
per andare incontro alle necessità tecniche, ma anche per renderli accessibili a un vasto pubblico, e soprattutto, per rispondere alle nuove richieste
drammaturgiche, come accade per il teatro eliseo di roma.
Le esigenze che portano all’intervento di piccinato erano dettate dalla mancanza di profondità del palcoscenico, dall’assenza di ridotti per il
pubblico, dalla inadeguatezza degli impianti tecnici, dalla scarsa visibilità
13. sulla costruzione della città di sabaudia esiste un’ampia bibliograia; si rimanda
comunque a r. Besana, c. F. carli, L. devoti, L. prisco (a cura di), Metaisica costruita.
Le città di fondazione degli anni Trenta dall’Italia all’Oltremare. Dagli archivi storici del Touring
Club Italiano e dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dai fondi locali, catalogo della mostra (roma 2002), touring club italiano, milano 2002.
14. cfr. aLp, cartella 01.04.000, teatro di sabaudia. si veda anche Sabaudia, in «architettura», n. 6, giugno 1934, p. 357.
15. m. de marinis, Le rivoluzioni del Novecento, in L. allegri, r. alonge, F. carpanelli et al., Breve storia del teatro per immagini, carocci, roma 2008, p. 253.
16. cfr. B. moretti, 39 esempi illustrati in 140 tavole con 130 piante e disegni con notizie sulle
vicende dell’architettura del teatro e appunti utili alla impostazione di massima del progetto di un
ediicio o di una sala per spettacoli, hoepli, milano 1936, passim.
Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia”
113
Figura 4. teatro eliseo, roma, 1936-38, 1955–59 (aLp_01.03_00).
ai lati delle gallerie. anche l’acustica era da migliorare, date la notevole
altezza del soitto e la forma della cupola schiacciata17. Vincenzo torraca,
nuovo impresario del teatro, convince la società Beni stabili, proprietaria
del complesso, a non vendere l’ediicio e con il sostegno inanziario del senatore Luigi albertini, avvia i lavori di ristrutturazione. chiama così piccinato che interviene con un progetto di radicale trasformazione, e non
solo di aggiornamento dei canoni teatrali tradizionali18.
L’architetto si concentra su quelli che egli ritiene i quattro punti fondamentali di un teatro moderno: il palcoscenico, la sala, i ridotti, e gli
impianti19. amplia il palco di circa due metri sfruttando una parte dell’attiguo giardino rospigliosi. per consentire il tiro “in prima” delle scene,
la copertura viene demolita e sostituita da un solaio in cemento armato portato a una quota più alta. ciò consente di allargare il boccascena,
grazie anche al rinforzo delle spalle in cemento armato per sostenere la
copertura ellittica. il palcoscenico viene ricostruito in piano, per ospitare
una piattaforma girevole di undici metri, considerata la prima in italia20. i
palchi sono sostituiti da ampie gallerie, e i servizi, il magazzino e i camerini vengono sistemati nelle aree risultanti dalle demolizioni delle vecchie
17. Il nuovo teatro Eliseo in Roma, in «architettura», n. 3, marzo 1939, pp. 655–664.
18. cfr. m. tafuri, Il luogo teatrale dall’Umanesimo a ogi, in Teatri e scenograie, touring
club italiano, milano 1976, p. 38.
19. cfr. aLp, cartella 01.04.000, teatro eliseo di roma.
20. p. O. rossi, Roma. Guida all’architettura moderna 1909–1991, Laterza, roma–Bari 1991,
p. 119.
114
massimiliano savorra
costruzioni adiacenti di via della consulta. in tal modo si ottiene una relazione spettacolo–spettatore più diretta e coinvolgente, e al tempo stesso non illusionistica, con l’abbattimento igurato della “quarta parete”.
Lo scrittore e commediografo cesare Vico Lodovici commentava
a questo proposito: «se non fosse quel tratto di via Nazionale tra santa
maria degli angeli e il Foro traiano a ristabilire la competenza per territorio, chi entra all’eliseo potrebbe aver l’impressione di trovarsi in un teatro milanese moderno: cioè fatto nuovo dai milanesi d’oggi»21. in efetti,
l’eleganza formale della sala e dei ridotti richiama alcuni teatri realizzati
a milano, in particolare quelli progettati da eugenio Faludi (1899–1991)22,
architetto con il quale piccinato aveva avuto modo di collaborare, come è
noto, per i piani di Brescia e di padova.
piccinato dedica maggiore attenzione alla sala in cui crea un sistema
statico del tutto nuovo, che si addossa a quello precedente. il rifacimento
della gradinata della platea con andamento parabolico consente di ottenere una perfetta visibilità da ogni poltrona. il soitto a inta volta viene
demolito e sostituito da una copertura ribassata per migliorare l’acustica, oltre che per dare all’ambiente una forma più raccolta. L’attenzione
dell’architetto per i materiali moderni combinati ad altri più tradizionali
si manifesta nell’adozione dei recenti prodotti dell’industria edilizia accordati con elegante maestria: le pareti sono protette da intonaco silexine, i
pavimenti ricoperti in parte in linoleum e in parte in marmo bianco, i pilastri rivestiti di un rainato marmo nero. uno studio attento dell’illuminazione interessa, tanto la sala, quanto i ridotti e i disimpegni, praticamente
inesistenti nel vecchio ediicio. inoltre, la parete del ridotto principale a
più livelli viene impreziosita da una composizione in maiolica di Faenza, rappresentante Orfeo ed euridice, commissionata allo scultore pietro
melandri (1885–1976)23. Va ricordato che nel periodo in cui inizia a partecipare all’elaborazione del piano dell’esposizione universale di roma e
si interessa di urbanistica medievale, piccinato collabora allo spettacolo
Il cafè dei naviganti di corrado alvaro, che va in scena proprio al teatro
eliseo. e sempre nello stesso teatro l’architetto ritorna a lavorare nel 1955,
quando viene incaricato di recuperare la seconda sala, allora denominata
sala apollo, per farne un teatrino di trecento posti, il cosiddetto ridotto
dell’eliseo.
21. c. V. Lodovici, L’Eliseo, teatro di buona famiglia, in «scenario», iX, n. 10, ottobre,
1940, p. 440.
22. cfr. Architetture di Eugenio Faludi, Oicine graiche esperia, milano 1939.
23. sull’attività dell’artista, cfr. G. Fanti, “pietro melandri”, ad vocem in Dizionario
Biograico degli Italiani, vol. 73, 2009.
Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia”
Figure 5-6. progetto di teatro, carbonia, 1938 (aLp_01.03_00).
115
116
massimiliano savorra
con il progetto elaborato per carbonia, piccinato torna a confrontarsi
con la tipologia di ediicio adatto sia al teatro che al cinema24, dedicando
particolare attenzione allo studio della forma della sala al chiuso e del
cinema–teatro all’aperto, collegati da un corpo contenente gli spazi di
servizio. L’abolizione del sipario, l’eliminazione dell’arcoscenico, l’avanzamento e lo sviluppo del proscenio, caratterizzano il progetto per carbonia, che si arricchisce di uno spazio en plein air25.
Nel già citato articolo apparso su «scenario», l’architetto notava come
non esistesse più un solo tipo edilizio, immutabile, ma vi fossero più tipi:
«diferenti l’uno dall’altro, ciascuno con proprie esigenze tecniche e pratiche, ciascuno reclamante speciali schemi e strutture, alcuni non ancora
chiariti e precisati nella vita pratica»26. La rifondazione del teatro a cui piccinato faceva riferimento consisteva nel valorizzare l’ambiente unitariamente inteso come “spazio di relazione e di esperienza”, dello spettatore
oltre che dell’attore. ma soprattutto la fusione di tipi diversi doveva portare a una nuova architettura teatrale che servisse da elemento essenziale
della drammaturgia. si trattava di riiutare l’idea che lo spazio fosse un
fattore a priori immodiicabile ed esterno alla messa in scena, quasi come
un contenitore neutro indiferente ai possibili contenuti. anzi, la dimensione spaziale di uno spettacolo poteva entrare a far parte del processo
creativo dello spettacolo stesso; il contenitore teatrale poteva essere così
progettato ogni volta ex novo e ad hoc.
in tal senso, il teatro di Lecce rappresenta la summa di un’impostazione teorica basata sulla fusione di più “tipi edilizi”, diversi per forme
ed esigenze sceniche. per la città pugliese, nel 1938 piccinato predispone un progetto di teatro destinato a ospitare 1800 spettatori, in cui possano convivere la prosa, la lirica e il cinema27; una compresenza di funzioni e tipologie diverse di spettacolo che si sta difondendo nelle località di provincia, proprio perché la pluralità di eventi e manifestazioni
consente di ottenere una riduzione e una ottimizzazione dei costi di
gestione. per certi versi, in questo progetto piccinato afronta anche
il tema del teatro di massa, assai dibattuto, come si sa, nel corso degli
anni trenta grazie ai ben noti tentativi sperimentali di Gaetano cioc-
24. cfr. G. peghin, a. sanna, Carbonia città del Novecento, skira, milano 2009. si
veda anche L. Nuti, r. martinelli, Le città di strapaese. La politica di “fondazione” nel
ventennio, Franco angeli, milano 1981, pp. 218–219.
25. L’ediicio di piccinato non viene realizzato; cfr. r. pisano, Carbonia 1938/1940,
in «parametro», n. 235, luglio–ottobre 2001, monograico “Nuove città tra le due
guerre. L’esperienza del moderno in sardegna”, p. 43.
26. L. piccinato, La nuova architettura teatrale in Italia, cit., p. 12.
Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia”
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ca (1882–1966)28. La sala viene impostata sopra un impianto circolare
al piano della platea, che si trasforma in uno schema ellittico sempre
più vasto in corrispondenza del piano delle gallerie e della copertura.
un giro di palchi e barcacce chiude il fondo della platea, mentre una
prima galleria abbraccia la sala, portando gli spettatori in avanti verso
il proscenio. inine, un vasto loggione sovrasta la galleria, in modo che
nell’insieme la struttura della sala si allontani dallo schema a ventaglio
e torni ad avvicinarsi alla forma del teatro “all’italiana” a base circolare. per questo teatro piccinato studia con attenzione le attrezzature
e i servizi, disegnando anche in questo caso un palcoscenico dotato
di una piattaforma girevole, montata su pistoni idraulici in modo che
possa muoversi in orizzontale e in verticale.
Figura 7. teatro massimo, Lecce, 1938–41 (aLp_01.03_00).
27. cfr. aLp, cartella 01.04.000, teatro di Lecce. il teatro viene costruito in via
Vito Fazzi e battezzato con il nome di teatro massimo; cfr. m. Fagiolo, V. cazzato,
Lecce, Laterza, roma–Bari [1984] 1988, p. 179. si veda anche la scheda di a. torsello
contenuta in G. rossi (a cura di), Lecce e l’immagine della città fascista. Le opere pubbliche
del II decennio, aesei, martina Franca 2014, pp. 115–120.
28. sul teatro di massa, voluto da Benito mussolini, per una sintesi si veda J. t.
schnapp (a cura di), Gaetano Ciocca. Costruttore, inventore, agricoltore, scrittore, skira, milano 2000, pp. 43.
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massimiliano savorra
Nelle intenzioni dei committenti il teatro doveva essere un luogo per gli
spettacoli e al contempo uno spazio per riunioni e conferenze, oltre che un
centro di cultura aperto a tutti. date le dimensioni e la notevole capacità
di accoglienza, come osserva piccinato nel succitato articolo, la sala ideata
per il teatro di Lecce avrebbe potuto consentire anche maestosi spettacoli per il popolo. in questo momento storico si assiste infatti — come già
accennato — a un articolato dibattito sui teatri per la massa, all’aperto o
al chiuso, in sintonia con quanto stava accadendo su scala internazionale. piccinato ben conosce il progetto del teatro totale, ideato nel 1927 da
Walter Gropius per erwin piscator e — come è noto — presentato dallo
stesso architetto al iV convegno Volta del 1934 dedicato al tema del teatro
drammatico29. secondo piccinato, quello di Gropius è il solo spazio in grado di moltiplicare la possibilità di azione scenico–drammatica e «di ofrire
il campo più vasto alla impostazione della interpretazione del dramma (ciò
equivale alla possibilità di creare il dramma)»30. signiicativo in questo senso è il teatro mediterraneo realizzato a Napoli nel 194031, uno spazio nel cui
interno piccinato prevede un palcoscenico avanzato e mobile, in grado di
consentire molteplici possibilità di utilizzo per l’opera lirica, il dramma e la
commedia, oltre che per i concerti sinfonici.
Naturalmente, i teatri di piccinato non furono eccezionali in assoluto,
anche perché, «che lo si volesse o no, che se ne fosse o meno consapevoli,
l’uso dello spazio ha fatto sempre parte, in qualche misura, della drammaturgia complessiva di uno spettacolo»32. ma la novità risiedeva nel fatto
che gli ediici da lui creati o ristrutturati33, a valle dell’avvento della regìa e
della cosiddetta “riteatralizzazione del teatro” secondo la formula di Georg
Fuchs34, erano caratterizzati dal notevole grado di consapevolezza — in
largo anticipo sui tempi — della radicalità dello spazio, inteso come elemento drammaturgicamente attivo, e della responsabilità del progettista
come coprotagonista, nell’ombra, dell’azione teatrale.
29. Le sezioni 2 e 3 del convegno internazionale Volta erano dedicate all’architettura dei
teatri di massa e alla scenotecnica. sul noto convegno che si tenne a roma nel 1934 e che fu
presieduto da Luigi pirandello, si veda reale accademia d’italia, Atti – Convegno di Lettere:
Tema – Il teatro drammatico, 8–14 ottobre 1934, Fondazione alessandro Volta – reale accademia,
roma 1935. sul teatro di Gropius si rimanda a m. tafuri, La sfera e il labirinto. Avanguardie e
architettura da Piranesi agli anni ’70, einaudi, torino 1980 (in particolare al capitolo dal titolo
“La scena come ‘città virtuale’. da Fuchs al totaltheater”, pp. 113–136).
30. L. piccinato, Avvenire del teatro di prosa, in «metron», n. 44, 1952, p. 54.
31. si rimanda al saggio di andrea maglio contenuto in questo volume.
32. m. de marinis, Le rivoluzioni del Novecento, cit., p. 255.
33. si segnala che nel 1941 piccinato fu incaricato dall’amministrazione comunale di Legnago, sua città natale, di ristrutturare il teatro salieri. tuttavia, il progetto che prevedeva
la “modernizzazione” della sala e della facciata in chiave razionalista rimase inattuato. cfr.
www. osservatoriospettacoloveneto.it/schede_proilo.asp?tipo=teatro&user=200.
34. cfr. p. degli esposti, I profeti della “riteatralizzazione”: Fuchs, Appia, Craig, in u. artioli
(a cura di), Il teatro di regia. Genesi ed evoluzione (1870–1950), carocci, roma 2004, p. 69.
Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia”
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Nel 1952, nel momento in cui esordiscono le “azioni concertate”35, piccinato scriveva:
dire che la nuova architettura del teatro condiziona il dramma nuovo è inesatto:
sarebbe un atto di orgoglio di noi architetti. afermare altresì che sono le necessità della nuova regìa che impongono l’architettura è, d’altro lato, eccessivo. È più
logico dire che i due fatti sono concomitanti e collaboranti: ed è infatti in quei
momenti eccezionali della storia dell’arte drammatica nei quali, in slancio collettivo, si veriica l’aderenza perfetta e reciproca tra attori, autori, registi e architetti
intorno al dramma, che può essere creato il teatro nuovo36.
35. m. de marinis, Il nuovo teatro 1947–1970, Bompiani, milano 1987, p. 12.
36. L. piccinato, Avvenire del teatro di prosa, cit., p. 55.
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